I FEMMINISMI MARKET FRIENDLY: SOSTIENE FRASER, CON RAGIONE

In un certo senso, questo post si collega a quello di ieri.
Nell’intervista rilasciata a Francesca De Benedetti su Repubblica di oggi, la filosofa e politologa e femminista  Nancy Fraser dice una cosa scomoda e importante. Dice che “il femminismo è stato rinnegato con campagne social, è diventato mainstream e si è trasformato in brand, come la campagna Lean in di Sheryl Sandberg, direttrice di Facebook”.
Avercene. Perché la sensazione è che il femminismo, almeno in Italia, sia stretto in una morsa tremenda: da una parte il tentativo di recuperare un terreno che si perde giorno dopo giorno (ultima testimonianza,  la sconcertante rivolta, di cui Luciana Littizzetto è stata solo l’ultima portavoce, nei confronti delle raccomandazioni sul linguaggio non sessista), dall’altra l’idea di un femminismo trasversale, che unisca destre e sinistre, neolib e antagoniste, supermanager e precarie, e che rischia di essere un boomerang. Anzi, lo è. Perché per alcune (le neolib e le supermanager, temo), quell’idea del femminismo sarà comunque più fiore all’occhiello, più brand che pratica.
Fraser (di cui Ombrecorte ha pubblicato Fortune del femminismo: dal capitalismo regolato dallo Stato alla crisi neoliberista) cita come esempio lampante delle contraddizioni la direttrice del Fondo Monetario Christine Lagarde:
“Il fatto è che la seconda ondata femminista, a cavallo tra fine anni Sessanta e fine Settanta, si focalizzava sul tema della redistribuzione: un approccio solidaristico vicino alla tradizione socialdemocratica. Quando lo Zeitgeist è cambiato a favore del neoliberismo, anche il femminismo ha preso un’altra direzione: l’emancipazione legata all’equità è stata soppiantata dall’emancipazione in senso individualistico. Prendiamo proprio Lagarde: una donna potente, ai vertici, ma che al tempo stesso ha supportato politiche di austerity di fatto molto dannose per le condizioni delle donne. Il suo femminismo neolib rivendica un ruolo più attivo delle donne nel lavoro, ma quali precondizioni garantisce loro? Oggi il lavoro è malpagato, le donne ricevono salari più bassi, i governi tagliano la spesa sociale”.
Non solo: “La nuova forma di capitalismo – dice Fraser – non vuole le donne a casa come madri full time, anzi: le vuole lavoratrici, ma con stipendi bassi. Insomma, il passaggio è stato da un modello di svantaggio a un altro modello di svantaggio”.
Quel che Fraser denuncia, in sintesi, è che anche i femminismi stanno soffrendo del vizio individualista che ci caratterizza e che ci porta a  considerare come centrale il proprio personalissimo punto di vista senza uno sguardo complessivo e soprattutto comunitario. E’ quello che sostiene Naomi Klein sull’ambientalismo, su cui pure Fraser ha parole dure: femminismo e ambientalismo, dice, sono stati usati “per legittimare pratiche market friendly che non risolvono i divari…I movimenti sono stati indirizzati su queste chiavi: privatizzare, consumare, individualizzare”.
Allora, questo è il punto e questo il passo: perché per far capire a chi ancora sostiene che ambientalismo e femminismo attentano alla propria libertà personale (si tratti del consumo di carne  o del tacco a spillo, che non sono in discussione), non c’è che una via. Come dice Fraser, la via è l’ alleanza per la democrazia: “ma perché siano i popoli e non i mercati a dettare la linea ai governi, dobbiamo abbandonare l’ossessione individualista. E recuperare la solidarietà”.
Non è affatto facile, ma l’alternativa è decisamente peggiore.

8 pensieri su “I FEMMINISMI MARKET FRIENDLY: SOSTIENE FRASER, CON RAGIONE

  1. Io ho una lettura meno sconcertata, e più miserabilista, del monologo littizzettiano contro (un pezzettino del discorso di) Boldrini: il riposizionamento politico che si avverte evidente in RAI, e in particolare in certe trasmissioni i cui conduttori devono dar prova di fedeltà politica, non avendone dato testimonianza in passato. Così accade che, non potendo (cito dalle memorie di Saint-Simon) adorare il posteriore del sire dichiarandolo più pulito del sedere d’un bambino (quand’era invece lordo e maleodorante), al tempo che fa non si perde occasione per ironizzare sulle figure sgradite al sire. Vedi Gramellini, che un sabato si e l’altro pure non ci risparmia una salace battuta su Varoufakis, sempre facendo attenzione a non rivelare che il ministro greco è autore di libri (peraltro ben recensiti persino sul Sole24Ore) dai quali si potrebbe trarre un giudizio sulle sue visioni politico-economiche più argomentate del suo (di V.) appartamento, o chiodo; o l’accostamento della parola “partito” al nome “Landini”. In questo edificante quadretto in cui si gareggia a indicare gli ostili (veri o presunti) al sire dal culo più sporco di quello regale, stupisce che Littizzetto attacchi Boldrini, per di più col frame renziano “fatti, non parole”, nel momento in cui Boldrini s’è permessa, da presidente della Camera, di criticare Renzi per il nullo rispetto mostrato verso la camera con i decreti attuativi del Job Act? Se poi questa passata di lingua è al costo di sputare sulle battaglie in difesa delle donne, vuoi che conti, per gente che si riempie la bocca col progressismo da salotto, e intanto coopera al mantenimento di quel mondo le cui ingiustizie forniscono, quando c’è l’audience da alzare, argomento per un monologo?

  2. D’accordo sull’uso strumentale del ‘femminismo’ (ma de che) come brand e moda. Per altro, a me piace molto poco anche l’enfasi altrettanto di moda sulla presunta “differenza” positiva delle donne – il che obbliga poi a scomodi inerpicamenti logici quando le donne sono stronze come gli uomini, tipo la Thachter, nel qual caso il mantra recita “sì, vabbeh, ma è che hanno accettato il modello maschile…”. Mah. Io all ‘utopia di un diverso uso del potere al femminile non ci credo, se non altro perché da donna riconosco agevolmente in me pulsioni di aggressività e di volontà di potenza che hanno molto poco a che fare con la nostra presunta vocazione alla cura. Forse che le controlliamo meglio? Ne dubito, se guardo a certe mie colleghe iene.. Oltretutto, il femminismo della differenza mi sembra molto adatto proprio a quella lettura ecumenica e innocua del femminismo- brand, con la sua insistenza su un femminile non storico, non determinato, quasi – o proprio esplicitamente, in certe formulazioni estreme – biologico, genetico. La ‘donna’: detta così, come lo direbbe la bibbia o il corano, o un qualsiasi studioso razzista ottocentesco, la donna e basta, senza uno straccio di determinazione storica o culturale o politica, è una definizione che contiene in sé già la propria retorica ( donna = cura, terra, materno, dolcezza, tolleranza, blabla…), aperta a qualsiasi uso pubblicitario. Non era proprio ciò di cui volevamo liberarci, questa peste del femminile, questa gabbia soffocante? Com’è che ci siamo ricascate? Domanda retorica: lo so benissimo com’ è che ci siamo ricascate, e la responsabilità sta anzitutto nella deriva essenzialista e beatamente narcisista di molto femminismo dagli anni 80 in poi. Che essendo diventato contemplazione del proprio meraviglioso ombelichino, è diventato anche molto innocuo, perché ha perso completamente di vista la politica e i rapporti di potere ( si può ancora dire di classe?).
    ps. Avendo a che fare tutti i giorni, a scuola, con ragazze sui 14-18 anni, ho preso atto con infinita amarezza che loro del femminismo non sanno niente. Dico di quello elementare, l’abc, diritti, uguaglianza, dignità, autonomia (mica le ambigue raffinatezze della differenza). Per dire: discuto un po’ per caso in classe sul fatto che magari farsi sempre pagare cene e pizze ecc. non è tanto dignitoso, e che allude che lo sappiano o meno a rapporti di dominio impliciti, a un ‘vendere’ i propri favori che ha poco a che fare con la libertà, anche sessuale. Commento del giorno dopo di un allievo: ‘prof, lo sa, la mia ragazza ha detto di’ alla tua prof di farsi un po’ i cazzi suoi!’. Ah bon.
    Ragazze che si godono libertà un tempo inimmaginabili, ma che ritengono che una donna
    debba essere corteggiata con regali costosi, principessine che elargiscono se stesse al miglior offerente. E che pensano che femminismo significhi ‘che le donne vogliono essere superiori’ oppure ‘che devono comandare loro’ e che soprattutto ‘odiano i maschi’. Frasi di ragazzine perbene, mica coatte di periferia estrema, con genitori spesso giovani, democratici, midcult. Sconfortante. Come se bisognasse ricominciare tutto da capo..

  3. scusi lacurra, se mi intrometto, io non sono un insegnante e certo non ho la sua esperienza, ma forse dire alle proprie allieve che si stanno (anche solo inconsapevolmente) “vendendo” in quanto si fanno offrire una cena dal loro ragazzo (o aspirante tale) e guardarle come “principessine che elargiscono se stesse al miglior offerente” non è esattamente il modo migliore per spiegare il femminismo o i femminismi e neanche per introdurre il tema. E poi io capisco lo sconforto, capisco che gli adolescenti di oggi ci sembrano sempre più superficiali, più sciocchi o più stronzetti di quanto eravamo noi alla loro età ma davvero dubito che si possa insegnare alcunchè a giovani persone di cui noi per primi non abbiamo stima e rispetto anche quando non ci assomigliano, anche quando i loro ragionamenti non ci piacciono (per usare un eufemismo) ..e quel “principessine” non denota una grande stima verso le proprie allieve e la loro intelligenza.

  4. @paolo
    Lo so, lo so, l’ho detto male e in fretta. Ovviamente non è l’offerta di una cena, ma la sistematica pretesa di essere omaggiate in quanto femmine, senza comprendere (per ingenuità e ignoranza) che in quell’omaggio si nasconde un dominio, e comunque un codice simbolico umiliante. Tutto qui. Quanto al non rispettare o non amare gli studenti, mi spiace aver dato questa impressione, visto che stare in classe con loro è la cosa che più mi piace fare nella vita.
    E lo sconforto sta soprattutto nel non riuscire, noi adulti e ormai vecchi o quasi, a trasmettere un certo tipo di consapevolezza e anche di memoria ( che il femminismo sia tramandato pubblicamente come orrido tempo dell’odio per i maschi e i tacchi, per esempio, dà un po’ fastidio…)

  5. capisco di cosa parla, ho letto articoli al riguardo anche se mantengo le mie riserve, forse sono ingenuo ma credo che una ragazza possa essere emancipata a prescindere dal fatto che gradisca o no la pizza offerta, (personalmente non dò importanza a certe formalità, per me è buona regola che chi invita fuori paghi ma ognuno faccia come vuole). L’errore è pensare che simili gesti bastino a valutare la bontà e i sentimenti di un ragazzo: in realtà il ragazzo che ti offre la cena e che ha questo tipo di attenzioni per te può essere davvero un ragazzo gentile, buono ma può essere anche uno stronzo..nei casi peggiori è joffrey baratheon.
    Al di là di questo, quel che volevo dire se si vuole parlare del femminismo ai ragazzi e alle ragazze è meglio non dare la minima impressione di star giudicando negativamente i modi in cui vivono i loro corpi, le loro relazioni sentimentali, le loro vite altrimenti il rischio è di generare reazioni difensive del tipo “si faccia i cazzi suoi”

  6. capisco lo sconforto, ma il fatto è che la consapevolezza e la memoria non si trasmettono, si apprendono praticandole. Su questo piano per forza si ricomincia da capo, è questa la natura umana. Per cui ha poca importanza che le ragazze sappiano di femminismo, l’importante è che crescano in un ambiente favorevole alla loro autodeterminazione. Il femminismo di cui si parla è passato da essere pratica ad essere chiacchiera, questo è il suo problema.

  7. E quindi il femminismo e l’ambientalismo o sono radical-left o non sono. (Che è’ anche comodo per distinguere chi è autentico – http://en.wikipedia.org/wiki/No_true_Scotsman)
    Nell’enunciato è anche contenuto il riconoscimento che gli -ismi, di cui si parla, sono in fondo considerati vicari e secondari rispetto all’impianto ideologico preferito.

  8. Sono molto più pessimista di tutt* voi: secondo me, una cosa la si apprezza solo quando si rischia seriamente di perderla o la si è effettivamente perduta. Temo che solo il ritorno della discriminazione esplicita e del bavaglio collettivo potranno risvegliarci da questo e da altri torpori (lo so, sono senza scampo).

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