IL GIORNO PIU' BELLO

Ci sarà da discutere ancora su Siena, sul comportamento dei media nei confronti di Siena, sulla rete, sugli obiettivi, sulle modalità. Ho intenzione di farlo, ma nei toni e nei modi che mi interessano: come dice giustamente Lorella Zanardo nel suo blog, Internet sembra animarsi solo quando avverte profumo di rissa. Non è il nostro modo, non lo sarà, non serve: serve cercare, invece, di capire. Capire come lavorare sfuggendo, anche, alla “notiziabilità”. Come cambiare i media. Come svincolarli da quella che, quattro anni fa, chiamavo la “coazione a ripetere”, e che sembra essere diventata più forte.
Ci vuole tempo, e ci vuole pacatezza.
Intanto, comincio col postarvi l’articolo di Erica Jong di cui vi parlavo ieri. Riguarda la sessualità e il matrimonio. Su quest’ultimo, inteso come obiettivo centrale dell’immaginario delle giovani e giovanissime donne, interverrò ancora. Ecco qui:

Che può esserci di più eterno della sessualità? La vertigine confusa del desiderio, l’ossessione per la voce, l’odore, il tocco della persona amata. Il sesso scombussola e distrae, rende impermeabili a soldi, idee politiche e legami familiari. E a volte mi viene da pensare che la nuova generazione abbia voglia di rinunciarci.
La gente mi chiede continuamente che cosa è successo al sesso dai tempi di Paura di volare. L’anno scorso, quando ho curato un’antologia di opere sul sesso scritte da donne, intitolata Sugar in My Bowl (Zucchero nella mia ciotola), sono rimasta intrigata riscontrando fra le donne più giovani una nostalgia per gli atteggiamenti verso la sessualità tipici degli anni ’50.
Le donne più anziane, nell’antologia, erano più sboccate di quelle più giovani. Le ragazze sono ossessionate dalla maternità e dalla monogamia.
C’è una logica. Le figlie vogliono sempre essere diverse dalle loro madri, e se le madri hanno scoperto il sesso libero, loro vorranno riscoprire la monogamia. Mia figlia Molly JongFast, che ha sui 35 anni, ha scritto un saggio intitolato They Had Sex So I Didn’t Have To (“Loro hanno fatto sesso, perciò io non ne ho avuto bisogno”). La sua amica Julie Klam ha scritto Let’s not talk About Sex (“Non parliamo di sesso”). La romanziera Elisa Albert ha detto: «Il sesso è sovraesposto. Ha bisogno di prendersi una vacanza, staccare il telefono, sganciarsi da tutto». Meg Wolitzer l ‘ a u t r i c e d i The Uncoupling (“Il dis a c c o p p i a mento”), una riedizione immaginaria della Lisistrata di Aristofane, parla di «una specie di chiacchiericcio in sottofondo sulla perdita di interesse per il sesso da parte delle donne». Min Jin Lee, una delle scrittrici che hanno contribuito all’antologia, sostiene che «per le single cosmopolite, il sesso abbinato all’intimità non sembra essere la norma e nemmeno l’obbiettivo». Generalizzare le tendenze culturali è uno sport insidioso, ma dovunque ci si volti si vedono segnali che sembrano indicare che il sesso ha perso quel suo frisson di libertà. Il sesso è meno stuzzicante quando non è proibito? Il sesso in sé magari non è morto, ma la passione sessuale ormai sembra agli sgoccioli.
Internet fa la sua parte offrendo sesso simulato senza intimità, senza identità e senza timori di infezione. Ci si può comportare in modo rischioso senza correre rischi (a meno ovviamente che non usiate il vostro vero nome e ricopriate una carica elettiva).
Non solo non siamo riuscite a corrompere le nostre figlie, ma abbiamo fornito loro un modo sterile di fare sesso, elettronicamente. L’attrattiva del sesso internettaro chiaramente è la mancanza di coinvolgimento. Vogliamo tenere il caos del sesso imprigionato in uno strumento che pensiamo di poter controllare. Così come la parola d’ordine della mia generazione era libertà, quella della generazione di mia figlia sembra essere controllo. È solo la prevedibile oscillazione del pendolo di una nuova passione per l’ordine in un mondo sempre più caotico? Un po’ tutte e due le cose. Noi abbiamo idealizzato il matrimonio aperto, le nostre figlie tornano a idealizzare la monogamia. Non siamo riuscite a estinguere questa brama di proprietà.
Punire la donna sessuale è un’abitudine antica e scontata, che ritroviamo da Jane Eyre alla Lettera scarlatta fino a Sex and the City, dove la donna più lussuriosa si ritrova con un cancro al seno. Il sesso per le donne è pericoloso.
Una donna che fa sesso finisce pazza in una soffitta, ammalata di cancro e bruciata sul rogo. Meglio andare in bici e scrivere libri di cucina.
Meglio lasciar perdere gli uomini e dormire con i propri figli. Meglio andare bardate con bambino a tracolla per tenere a distanza gli uomini, e allattarlo in continuazione per far capire al tuo compagno che i tuoi seni non appartengono a lui. La nostra orgia attuale di maternità multiple lascia davvero poco spazio alla sessualità. Con i figli nel letto, che spazio rimane per la passione sessuale? La domanda aleggia nell’aria senza risposta. Questo significa forse che non è rimasto nessun tabù sessuale? Non proprio. Il sesso tra anziani è la nuova frontiera dell’immenzionabile, la cosa che fa strillare ai nostri figli: «Bleah, che schifo!». Non trovate molti film o spettacoli televisivi su settantenni che si innamorano, anche se magari nella vita reale succede.
La reazione antisesso è durata più a lungo della rivoluzione sessuale. Il controllo delle nascite e l’aborto sono sotto attacco in molti Stati.
Nelle trattative sul bilancio, la salute femminileè considerata sacrificabile. E la destra vuole difendere solo i bambini non nati. (Quelli già nati presumibilmente sono in grado di difendersi da soli).
La brama di controllo alimenta l’attuale ossessione per il deficit, il nostro rifiuto della passione, la nostra marcia indietro sui diritti delle donne. Quanta parte dell’uguaglianza femminile dovrà essere distrutta prima che una nuova generazione di femministe si risvegli? Stavolta speriamo che le femministe siano di entrambi i sessi, e che gli uomini capiscano quanto conviene anche a loro l’uguaglianza. Per quanto diversi, uomini e donne sono stati programmati per essere alleati, per compensare i reciproci limiti, per allevare i bambini insieme e offrire modelli diversi dell’età adulta. I tentativi malriusciti si sprecano in questo campo, ma ci vuole coraggio a cercare di farlo bene, a cercare di curare il mondo e la spaccatura tra i sessi, a cercare di perseguire la guarigione della casa e per estensione la guarigione della terra. Il piacere fisico lega insieme due persone e le mette nelle condizioni di sopportare i dolori e le perdite inevitabilmente legate all’essere umani. Quando il sesso diventa noioso, di solito c’è un problema più profondo: risentimento, invidia o mancanza di sincerità. Per questo mi preoccupa questa improvvisa frenesia per la soluzione di Lisistrata. Perché scegliere l’aceto invece del miele? Non meritiamo tutte un po’ di zucchero nella nostra ciotola?

22 pensieri su “IL GIORNO PIU' BELLO

  1. Dunque, a me non convince molto la contrapposizione tra sesso e maternità, perchè nella maternità c’è una dimensione progettuale che nel sesso di per sé manca, quindi come dire non mi pare si possano paragonare. Ma per il resto provo a ragionare.
    Un conto è il sesso come espressione del desiderio per una data persona, che non mi pare sia in declino; un altro il sesso come gioioso sfogo vitale di un individuo a prescindere di chi ne è il, diciamo, destinatario. Immagino che questo modo di vivere il sesso avesse un grande senso negli anni ’60, dopo secoli di negazione del piacere femminile: un senso di liberttà, ddi autoaffermazione, di presa di potere sul proprio corpo contro le regole di una società normativa e opprimente. Tutto questo senso mi riesce difficile ritrovarlo oggi, che il sesso viene proposto alle donne come l’ennesimo dovere e destino (dovere di perdere la verginità non troppo tardi, di essere sexy, seducente, disinibita, un po’ trasgressiva, di farlo godere in tre semplici mosse, di arrivare all’orgasmo in simultanea ecc. ). Oggi fare sesso, di per sé, non ha nulla di liberatorio, per una donna non è riprendersi il proprio corpo, ma è esattamente conformarsi a quello che il mondo ti chiede.

  2. Aggiungo che non so in America, ma qua il sesso è sempre più precoce e slegato dall’emotività, spesso consumato per conformarsi a un certo modello, ad ottenere vantaggi diciamo di visibilità sociale o economici (parlo di ragazzini/e).

  3. Confermo quanto detto da francesca qui sopra. Bisogna essere davvero motivate, sicure delle proprie doti e avere conferme sufficienti in altri campi per resistere a questa tentazione per le ragazze di oggi. Una ragazza disponibile a “divertirsi” in ogni senso, poco rompiballe e polemica, poco “pesante” intellettualmente è invitata e gradita ovunque lo sguardo degli uomini alfa imponga atteggiamenti e comportamenti. Non a caso sempre di più le ragazze che a questo sguardo monodimensionale si ribellano si trovano fra loro, si danno regole altre, si regalano rassicurazioni reciproche, si scambiano competenze e stimoli culturali in separata sede. Una notazione interessante: molte fanciulle si sono impegnate moltissimo sui referendum, ed è in quei gruppi “politici” atipici che hanno scovato maschi diversi e più sfaccettati, finalmente: si sono riconosciuti con grande gioia e hanno capito che la giovinezza può essere anche molto piena, di idee e anche di amore, con modalità diverse dalle solite dello sballo.

  4. 1. Se riesco ne scrivo meglio nel mio blog. Ma trovo contraddittorio asserire che la rete si sia molto occupata delle questioni di genere e se non ora quando non ne abbia preso atto, e simultaneamente attaccare la rete dicendo che si anima solo con la rissa. No io credo che era vera la prima e non la seconda – e la seconda vuole invece generare rissa, e non rispondere in maniera interlocutoria e attenta alla discussione agli aspetti proposti. Ho trovato il comportamento di Zanardo in questa vicenda molto discutibile. Pieno di risentimento e rissoso. Poi che i commenti si scatenino nelle aree critiche, aumentino è fisiologico, come lo è nella realtà. Ma c’è modo e modo. Per esempio Giorgia Vezzoli ha fatto un bell’intervento, Giovanna Cosenza anche, e altri siti critici etc che non possono essere tacciati di essersi svegliati solo ora.
    Su Jong. Boh- mi sembra uno sguardo vecchio che guarda un mondo nuovo riproponendo l’aut aut di allora e con la convinzione che tutto quello che si proponeva allora fosse bellissimo- e condivisibilissimo, per cui il problema è stata un’errata trasmissione del concetto – di sesso di lettura di genere di vissuto nella relazione – e non che questo concetto potesse essere soggetto a critiche. Sono infastidita addirittura dal latente discredito anche diciamo politico che si percepisce sriguardo la relazione stabile, la monogamia come anatema, la monogamia come immaturità culturale. Una specie di bigottismo alla rovescia, che poi porta tanti pazienti in terapia – come tutti gli estremismi. Loredana insomma per me nell’articolo nei toni e in tutto c’è qualcosa che non mi piace. Che non je la fa.

  5. Proverò a esprimere il mio pensiero anche se è un po’ fumoso.
    Purtroppo la precocità del sesso sempre più spesso slegato dall’emotività e quindi anche dalla passione è diventato NON un atto liberatorio, ma piuttosto l’espressione più evidente della prigionia del genere femminile all’interno di certi canoni.
    Quindi ne siamo vittime.
    Ricordo che quando andavo alle superiori (10 anni fa) uno dei principali obiettivi per una ragazza era perdere la verginità PRIMA dei 17 anni. Ci siamo riuscite quasi tutte, devo dire. Ed è questo il punto: l’obiettivo era raggiunto ma il piacere non stava nell’atto in sé quanto nel nuovo status conquistato.
    Io ho impiegato anni per rendermi conto che il sesso era un’altra cosa, e che può essere vissuto in mille modi anche diversi e che DEVE essere vissuto in altri modi.
    Il piacere è ormai considerato quasi esclusivamente in relazione all’esterno (società, lavoro ecc…), e sempre più spesso scaturisce dal riconoscimento che ci perviene dall’esterno. Il sesso non fa eccezione e anzi, sia per gli uomini che per le donne è diventato il principale mezzo con cui si ricerca il riconoscimento da parte di terzi.
    Per quanto riguarda la maternità ammetto invece di avere qualche dubbio in merito a quanto esposto nell’articolo. Sarà che ormai anch’io sono prossima al matrimonio, e quindi poco oggettiva. Ad ogni modo mi riservo di ragionarci un po’ su anche con l’ausilio di questo commentarium.

  6. “…e allattarlo in continuazione per far capire al tuo compagno che i tuoi seni non appartengono a lui. La nostra orgia attuale di maternità multiple lascia davvero poco spazio alla sessualità. Con i figli nel letto, che spazio rimane per la passione sessuale? ”
    In qualità di madre di tre figli piccoli ovviamente non posso che confermare che in questo periodo della vita non è che si trombi granchè (ma spero proprio che ci sarà modo di recuperare in futuro, anche prima della terza età, intendo 🙂 )…ma c’è una cosa che non capisco. Jong auspica un’alleanza tra uomini e donne, ma poi bolla senz’altro le scelte di procreazione e modalità di allevamento della prole come frutto di scelta e decisioni esclusivamente femminili: il fatto che per ogni neomamma che non fa sesso ci sia il neoadre corrispondente che non fa sesso non conta? Insomma questa “rinuncia” temporanea al sesso, perchè dev’essere considerata come femminile?

  7. Sebbene la Jong sia stata una lettura interessante e mai banale dei miei 18 anni, questo articolo mi sembra piuttosto confuso e ispirato a ideali ormai datati, perlomeno per quel che riguarda la situazione italiana.
    la contrapposizione tra matrimonio aperto e brama di proprietà mi sembra un modo per estremizzare dei rapporti, che considero “pericolosa”.
    uno spunto che trovo interessante, che qualcuno riprende anche nel commentarium, è invece il richiamo “alle femministe di entrambi i sessi”, la necessità di aprire un confronto vero che coinvolga in prima persona anche gli uomini mi sembra oramai impellente, come saranno le coppie di domani?

  8. In momenti di crisi molti sono spinti a cercare la “stabilità”, i “vecchi valorei di una volta”; che per lo più siano illusori, è un altro discorso.
    Sulla maternità: ancora nel 2011 (sic!) la donna che non ha avuto figli trova sempre qualcuno che le chiede “perché?” Il che dimostra che il concetto che essere madri sia *uno* dei possibili progetti di vita di una donna è ancora lungi dall’affermarsi.
    Il sesso: invase da stereotipi, modelli prestazionali e via dicendo, forse è inevitabile che tante giovani non ci si riconoscano. La paura di un contatto intimo tra persone è in crescita (prima o poi sarebbe il caso di capire l’origine di questa fobia). Il sesso libero non significa necessariamente sesso liberato (nel senso di autentica espressione di sé), così come tempo libero non significa tempo liberato.
    Le vie della liberazione sono ancora tutte da percorrere.

  9. Su Siena penso che sia importante riparlarne, esprimere dubbi. A me premeva insistere sul discorso del cambiamento culturale, sulla totale trasformazione del bagaglio di suggestioni e limitazioni che ci condizionano – e condizionano gli uomini – perché è un processo lento che però si tira dietro, di colpo, tutto quanto. E alla base ha donne che educano diversamente altre donne (e altri uomini), che si relazionano diversamente, che fanno le cose diversamente, anche e soprattutto a cominciare da casa propria (in senso allargato).
    E qui, sul discorso della Jong mi viene un dubbio: quando leggo commenti simili penso al contesto da cui partono, a paesi in cui la situazione femminile è un tantinello diversa. E mi chiedo se questi ‘ripensamenti’ su sesso, matrimonio, figli, ecc. abbiano lo stesso valore lì e qui.
    Figlie di amiche straniere (nord Europa) mi fanno a volte discorsi assai beceri sugli uomini, sul matrimonio, ecc. ma non si sognerebbero mai di rifargli il letto o lavargli i calzini : sono ormai dentro un regime di condivisione totale per figli e incombenze varie. Hanno scelto lavoro, carriera, matrimonio, su basi di parità più evolute delle nostre. Quindi il loro lamentarsi è diverso dal nostro, pur con le stesse parole…
    Tralasciando le ovvie differenze culturali, mi chiedo se una base così diversa non presupponga un valore diverso di parole e concetti simili: sesso, famiglia, matrimonio compresi.

  10. Sull’articolo della Jong: sicuramente si riferisce ad un contesto diverso, ma mi sembra anche che parlando di “ragazze” indichi soprattutto la fascia delle trentenni che affrontano rapporti stabili. In questo non capisco cosa ci sia di male a pensarsi tendenzialmente monogame e soprattutto non capisco perché contapporre necessariamente monogamia e sesso, come se l’uno escludesse l’altro. Se le generazione della Jong ha idealizzato il matrimonio aperto, mah, buon per loro, non è detto che la cosa debba andare bene anche per noi che, francamente, più che idealizzare la monogamia, forse ci accontentiamo semplicemente di un uomo per volta.
    Mi sembra nel complesso un articolo un po’ confuso che sfiora e accomuna problematiche diverse senza cogliere il segno. Una riflessione sull’ansia da matrimonio e soprattutto, da maternità (e che tipo di maternità!) è, a mio avviso necessaria e auspicabile oggi, ma con modalità ben diverse.
    Ps:
    “allattarlo in continuazione per far capire al tuo compagno che i tuoi seni non appartengono a lui”
    Suvvia, è ovvio che seni della donna non appartengono al suo compagno, non appartengono neppure a suo figlio, appartengono solo a lei!!!

  11. Ho un paio di considerazioni su questo articolo della Jung.
    la prima riguarda la frase (a cui altri commenti hannno reagito): “allattarlo in continuazione per far capire al tuo compagno che i tuoi seni non appartengono a lui”. Come mamma di un bambino allattato a lungo, non posso che concordare con Frá qui sopra: prima di tutto, i seni sono miei, e decido di metterli a disposizione delle persone da me amate (compagno o prole) a seconda di come mi va, e allattare non esclude necessariamente il piacere del sesso (lo sono le notti insonni, piuttosto!)
    la seconda riguarda la questione matrimonio: abitando in Svezia, paese dove la paritá é buona, l’occupazione femminile alta, e i diritti alle coppie conviventi sono riconosciuti, vedo che i matrimoni non sono cosí popolari come in altri stati, e molte coppie scelgono di sposarsi dopo anni di convivenza e un paio di figli, piú che altro per avere una completa garanzia giuridica per la famiglia (non ho statistiche alla mano ma vedo come va tra i miei conoscenti e quelli del mio compagno, o tra i colleghi).
    Non é che il matrimonio venga considerato un sogno dalle ragazze quando la precarietá sociale ed economica e le diseguaglianze economiche tra i sessi rendano piú difficile ad una donna realizzarsi come individuo indipendente?

  12. Non per quanto riguarda il testo della Jong, ma Siena, e in generale sulle strategie per evitare sì la trappola mediatica, ma anche la futilità e il corpo a corpo col mulino a vento, segnalo questa iniziativa, andata a buon fine. (Non so se il movente può essere associato al “profumo di rissa”; in ogni caso non sottovaluterei l’aspetto performativo della rissa verbale). Mi sembra un bell’esempio, che si potrebbe seguire altrove.
    http://www.danielemuriano.com/blog/opinioni/dignita-delle-donne-e-contenuti-tossici-un-caso-di-boicottaggio/

  13. Che può esserci di più eterno della sessualità? La vertigine confusa del desiderio, l’ossessione per la voce, l’odore, il tocco della persona amata.
    Che vuol dire?
    A parte il modello Lisistrata, il resto mi risulta oscuro.
    Sono preoccupato.

  14. Anch’ io trovo che l’ analisi di Jong parta da un presupposto vecchio e superato, che non tiene conto della realtà. Dov’ era la Jong con il suo sesso libero negli anni ‘ 80 quando l’ AIDS ne faceva fuori più dell’ overdose?
    A me il suo discorso fa pensare a quegli insegnanti sessantottini che a noi adolescenti degli anni 80 rimproveravano il qualunquismo e la mancanza di passioni politiche e a me veniva da dire: cocchi, stiamo uscendo or ora dagli anni di piombo in cui abbiamo trascorso la nostra infanzia, e vi stupite? I nostri genitori avranno pure vinto il referendum per aborto e divorzio, a noi è toccato quello sul nucleare, il buco nell’ ozono e l’ AIDS e una si meraviglia che è nella maternità consapevole e nella monogamia che cerchiamo un futuro?
    E quanti bambini cresciuti nelle comuni senza riferimenti educativi e pedagogici anche minimi, con casi documentati di abuso sessuale (o vi siete scordati che negli anni ‘ 70 c’ era chi sosteneva che anche i bambini hanno diritto allo sviluppo sessuale, meglio se per mano dell’ adulto quasi convivente?) sono cresciuti come adulti armoniosi, sicuri di se e liberi dai pregiudizi?
    Cara grazia che la Jong è un’ intellettuale e comprensibilmente sua figlia scrive articoli, vogliamo vedere dove stanno le figlie di tante sue coetanee con meno agganci di crescita e sviluppo intellettuale?
    Sto facendo un grosso fascio confuso, ma queste sono le reazioni che mi vengono nel leggere questo tono di discorsi.
    Ed è secondo me un po’ di questo sottotono delle grandi rappresentanti ufficiali che ha dato fastidio a tante persone che per forza di cose, essendo cresciute in un contesto diverso, con prospettive (di precariato a vita?) diverse, con strumenti di diffusione diversi (vedasi rete) e modi di rapportarsi ai propri compagni sicuramente molto diversi da quelli delle proprie madri, non possono che vedere con occhi diversi la propria manifestazione a una protesta di genere.
    Da Giovanna Cosenza la discussione iniziale era dominata da uomini, mi sembra. Dove sono i coetanei della Jong a dibattere di questioni di genere? A me sembrano meglio rappresentati da DSK, quei coetanei lì.
    Quindi si, interessante il dibattito, ma la mia vita si svolge altrove, io ci sono assolutamente in mezzo solo per motivi anagrafici, la Jong in questo momento sta sulla banchina della stazione a guardare il treno dellla sua vita e della sua giovinezza e del suo impegno sociale che sta arrivando al capolinea, e posso immaginarmi che questo susciti riflessioni. Ma io sul quel treno ci sto sopra e la mia prospettiva è per forza diversa. Non posso considerarla una maestra di pensiero.

  15. Commenti interessanti, e molto. E’ chiaro, e mi riferisco a Mammamsterdam, che chi è – come me – sulla banchina della stazione tende a faticare nell’identificarsi. Però, pongo sul piatto un dato: come mai, in tutto l’immaginario delle giovani donne, il matrimonio torna ad essere un aspetto centrale del destino femminile? Il che non significa essere “contro” il matrimonio. Significa: guardate, per favore, alla rappresentazione del destino maschile nel medesimo immaginario, e fate i confronti. Per esempio.

  16. ma Loredana tu intendi matrimonio come aspirazione a un rapporto stabile con progetto di famiglia, oppure proprio il matrimonio come evento, come momento apice dell’esistenza?

  17. Commentando un tuo post tempo fa parlavo di un libretto che è stato regalato a mia figlia, della serie Principesse Disney, in cui c’erano tre mini storie con Cenerentola, Aurora e la Sirenetta alle prese con l’organizzazione delle rispettive cerimonie nuziali (fiori, torte, vestito…). 🙁

  18. Cara Loredana, io non penso che il matrimonio “torni” ad essere un aspetto centrale del destino femminile. Secondo me infatti non è mai veramente “passato di moda”. Io ho 40 anni e quando ero ragazza (parlo del liceo, anni ’80) la maggior parte delle mie amiche non faceva altro che sognare abiti bianchi e principi azzurri (carriere, lavoro… non se ne parlava molto). Forse solo nel ’68 il fascino del matrimonio si è un po’ appannato, ma per rifiorire subito dopo. Magari conta il fatto che io abito a Varese, città piuttosto provinciale. Vedo più libertà nei costumi (convivenze “pre-matrimoniali” ad esempio) però sottostante tutto l’idea che una donna si realizzi veramente solo con matrimonio e maternità. Io non la penso così, ma, come dire, ho sempre sentito attorno a me questo tipo di “pressione sociale”. Non a caso sono poi fuggita dall’Italia, per approdare però in luoghi (giappone e corea del sud) dove questa pressione sociale è ancora maggiore!

  19. Dite che in tempo di crisi, economica e morale, la sindrome di Cenerentola dilaga? e’ possibile che sia la precarietà a spingere molte donne a sposarsi? e forse anche una certa voglia di “protagonismo”, la voglia di vivere una giornata da principessa?
    Non saprei a me pare che la precarietà negli ultimi tempi sia diventata decisamente più unisex (è triste raggiungere l’uguaglianza nei problemi e non nelle soluzioni) anche se quella femminile è più radicata e considerata in qualche caso naturale (Raccontavo al lavoro del caso della ditta di inzago e nn poche donne mi hanno risposto “meglio a casa la donne che i loro mariti”, non commento neppure)
    davvero non saprei forse perché non sento la voglia ne la necessità di sposarmi, sarò una 30enne atipica ma se guardo al mio passato, alla mia infanzia e adolescenza sognavo cosa sarei stata, al massimo come o dove (Ok mi sognavo pittrice a parigi ma solo fino ai 9 anni), ma non ricordo d’essermi mai immaginata il giorno del matrimonio o d’aver mai legato l’idea di felicità e realizzazione esclusivamente alla sfera sentimentale o sessuale della mia vita.
    forse nonostante il fatto di essere cresciuta in piccolo paese ai margini della classica provincia italiana non ho subito la pressione sociale, e perché no anche quella familiare, che molte ragazze sentono.
    quando le mie coetanee mi domandano “scusa ma tu perché non ti sposi?” le risposte che ottengono sono frutto della mia personale riflessione ed esperienza, non sempre posso dire la stessa cosa delle risposte che ottengo alla domanda “Tu invece perché ti sposi?”
    forse la soluzione sta nella ricerca di un equilibrio, sottrarsi a quella pressione sociale senza cadere nell’estremo opposto (sesso libero e matrimonio aperto) come scrive la jong.

  20. Condivido molti dei commenti che sono stati fatti. io la voglia di monogamia, di stabilità sentimentale coronata, dal matrimonio (preceduto da un periodo di convivenza) che preoccupa tanto Jong, la capisco benissimo perchè la provo anch’io (e non sono una giovane donna)..una simile prospettiva un po’ mi spaventa (avere un progetto di vita con un’altra persona significa diventare adulti) ma al tempo stesso mi attrae moltissimo: voglio innamorarmi (ed essere ricambiato, ovviamente), voglio un rapporto stabile e al tempo stesso non so se sono pronto, non so se avverrà mai…sarà che anche se ammiro Gregory House in realtà sono più simile a quei due romantici insicuri e sognatori di J.D (scrubs) e Ted Mosby (How i met your mother).certo è sicuro che se continuo a stare davanti al computer a citare i miei telefilm preferiti non incontrerò mai la donna della mia vita…ma è un problema mio.
    Perdonate il parziale OT

  21. Ci sono voluti vent’anni, Morgaine, di lunga e accurata preparazione (politica, economica, sociale, culturale e anche psicologica) affinché il matrimonio tornasse ad essere un destino per le donne e alla fine ci sono riusciti benissimo quelli (e quelle) che si sono impegnati con tanta cura a ridividerci in due categorie (sante e puttane) e per confondere un po’ le idee hanno fabbricato come variabili, veline ed escort. Ma il progetto è riuscito alla grande, tanto che, come ho letto, scritto da una donna intelligente, , mi sembra nel blog di Lorella Zanardo, sono stati ribaltati, letteralmente, alcuni principi del femminismo, complici, aggiungo io, le accusatrici delle femministe storiche per arrivare a rivendicare la maternità come diritto quando noi la rifutavamo, appunto, come destino. Pensa che capolavoro!

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