SCHEGGE

Meditazione del venerdì. Leggevo questo post di Lorella Zanardo. Leggevo soprattutto la parte finale:
“Noi non vogliamo che ci si dimentichi del corpo delle donne. Non vogliamo che, finiti gli scandali che hanno acceso i riflettori sui nostri corpi umiliati, si torni a considerare il tema del corpo delle donne un tema di scarso valore. Non vogliamo essere “di moda”.
Non c’è tempo. Urge occuparsi seriamente di dare delle regole alla televisione, così come accade in Europa. Urge informarsi  di cosa guardano i ragazzini e le ragazzine tutti i giorni in tv e verificare le conseguenze di una sessualizzazione precoce sui loro comportamenti.
Occupiamocene da subito: c’è qualche politico, imprenditore, organizzazione che vuole farsi carico di questa nostra istanza? Non per convenienza ma perchè è giusto farlo?”
Molto vero. Come segnalavo una settimana fa, bisogna parlare, osservare, sottolineare e, insieme, fare concretamente.
Riflettevo sulla vicenda Claudia Mori, ieri: non ho idea se la sua polemica a X Factor sia dettata dalla moda, da un autore dotato di fiuto o sia assolutamente sincera. Però è positivo che il problema venga sollevato, sia pure per astuzia: anche se è e resta una goccia nel mare degli orrori televisivi.
Molto più difficile è sollevare la questione in ambito editoriale. Leggere per credere la scheda che mi è arrivata ieri (grassetti non miei):
“pubblicheremo per la prima volta in Italia il primo libro del nuovo genere letterario, Paranormal Romance, ai primi posti delle classifiche americane. Secondo una ricerca di mercato commissionata dal “Publishers Weekly” il Paranormal Romance è il genere più in crescita in America negli ultimi due anni. La novità è la scelta di unire il fantasy, normalmente destinato ai più giovani, e il romanzo rosa in un’atmosfera dark; libri scritti da donne per le donne ma apprezzati da un pubblico eterogeneo adulto per la loro carica erotica”.
Chiudo con una frase di Virginia Woolf che ho ritrovato poco fa. E che, ho idea, finirà nell’apertura delle mie vecchiette:
“…le donne sull’angolo della strada, le mani puntate sui fianchi, con anelli incastrati nel grasso delle dita ringonfie, che parlano gesticolando e i loro gesti hanno il ritmo sostenuto delle parole di Shakespeare; le donne che vendono villette, che vendono fiammiferi, le vecchie che sostano negli anditi dei portoni; le ragazze che vanno alla deriva…
Tutto questo tu dovrai esplorare”.

19 pensieri su “SCHEGGE

  1. Non mi sono mai definita femminista: per età (ho appena compiuto trent’anni) ed esperienza, penso di non sapere nemmeno bene cosa sia il femminismo. da ragazzina forse storcevo anche un po’ il naso, mi davano fastidio le proclamazioni delle mie coetanee che mi sembravano sempre un po’ vuote, come introdotte dall’esterno. ho sempre rivendicato la mia individualità, pensando che bastasse dichiarare che come tutti avevo pensieri, sentimenti, capacità di riflessione, argomentazione, immaginazione; forze, insicurezze, dubbi, paure. ma so di essere sempre stata una privilegiata (e ancor di più dopo il documentario della Zanardo ne scopro le ragioni) lettrice da sempre, ho anche passato buona parte della mia infanzia/adolescenza lontana dalla televisione, per educazione genitoriale. una specie di disadattata sociale, per alcuni! ora sto recuperando, ma mi pare con una capacità critica, che ai più manca.
    ho guardato la puntata di X Factor l’altra sera, e un attimo prima di Claudia Mori (e devo dire che sua reazione mi è sembrata spontanea) mi sono arrabbiata per la malizia dell’operazione di accostamento fotografico. e c’è da dire che a molti, se non tutti, la volgarità della cosa sarebbe potuta passare inosservata vista l’assuefazione ormai totale a certi giochetti. basti vedere la reazione delle mie colleghe il giorno dopo, che di Claudia Mori dicevano solo “esagerata, pesante, speriamo che la mandino via!”. per poi ritrovarsi, una di loro, durante la pausa pranzo, presa in giro da qualche maschio di passaggio per le verdure al vapore nella schiscia: “Ma mangi sempre quella roba? Non la farai mica mangiare anche a tuo marito? Altrimenti non c’è da stupirsi se divorzia”.
    Io, forse perché isterica da ciclo potrebbe dire qualcuno, ho osato sottolineare che il caro marito poteva anche cucinarsi da solo se non gradiva il cibo della moglie, che tra l’altro fa i suoi stessi identici orari di lavoro. è caduto il silenzio in sala.
    sgradevole il fatto che sia stata poi proprio la mia collega a ribadire il fatto che era chiaro che ero nervosa e arrabbiata.
    in effetti, però, sono molto nervosa e arrabbiata!

  2. la mia generazione (nata nel 72) ha liquidato con sufficienza l’esperienza femminsita dando per scontati molti tragurdi raggiunti.
    ma erano anni ricchi, c’era trippa per gatti, e anche l’italia poteva permettersi di fare “allargare” un po’ pure le femmine…
    certo, a stare un po’ attente, ci si poteva pure accorgere che i nostri coetanei, da adolescenti, vivevano già in branco, e che tu ragazzetta contavi qualcosa nel branco finché eri “la ragazza di..”. Quando non lo eri più, cominciava la caccia del maschio beta, etc (ovviamente se non ci stavi si diffondevano incontrollabili voci di tuoi trascorsi sessuali innominabili).
    Siamo state prede indifese delle tempeste ormonali maschili, ma erano gli anni 80, 90, e facevamo a gara a dire quant’era stupido festeggiare l’8 marzo, già prima degli spogliarellisti. siamo andate avanti fiere, non ci accorgevamo che alle feste tra amici le lasagne in forno dovevamo metterle noi, e i maschi tutti nsieme a parlare..e noi fiere “l’uono mio queste cose non le fa..ci epnso io”.
    Abbiamo aiutato i nostri amici maschi per gli esami universitari, ci siamo laureate prima e con voti più alti di loro ma adesso loro guadagnano più di noi…quando eravamo “dottoresse” ci chiamavano “signorina”, ora che siamo “avvocate” ci chiamano signora, al massimo dottoressa.
    dopo 12 anni di lavoro ancora siamo sotto tutela, ci viene cambiato “il cielo è azzurro” in “azzurro è il cielo”, a 35 anni se facciamo figli ci fanno fuori, se non li facciamo ci fanno fuori lo stesso, una scusa si trova.
    e adesso, loro a 37 anni sui giornali sono ancora “ragazzi”, viaggiano veros la pienezza dell’età adulta, noi siamo considerate “con un piede nella fossa”, senza più valore di scambio. E inorridiamo per il burka, i talebani, e mia madre mi racconta come in un paese del lazio, solo 40 anni fa, in pieno 68, mio zio, sulla piazza, picchiava mia zia e un ragazzo con cui stava chiaccheirando, colpevoli di “disonorare la famiglia”.

  3. a proposito di sessualizzazione precoce, più di un anno fa alla festa di compleanno di una nipotina, una ragazzina sui 16 o 17 anni mia ha detto che una sua compagna di scuola era rimasta incinta e che secondo lei era fico (o qualcosa del genere)…io non ho avuto successo nel cercare di falre capire che avere un bambino è una questione complessa fatta di sacrifici e responsabilità ecc.!

  4. Mi piacciono queste testimonianze di persone piu’ giovani. Io sono vecchia abbastanza da aver vissuto in pieno il femminismo, partecipando con convinzione, e da aver conosciuto anche il periodo successivo, quello, si’, in cui tutto veniva dato per scontato, anche con un po’ di fastidio. Salvo scoprire poi nei fatti e picchiandoci il muso che no, tanto scontato non era, come molte altre conquiste sociali ed economiche costate lotte aspre, e ora evaporate.
    Sul lavoro ho visto arrivare le post femministe, le “superdonne”, quelle che invece di chiedere parita’ di doveri e diritti e dignita’, pretendevano di lavorare, divertirsi, far carriera, metter su famiglia, fare le vacanze, tenere casa…tutto, insomma, in una specie di masochistica affermazione di superiorita’.
    E che sono state debitamente sfruttate nel loro ingenuo velleitarismo, usate e poi tranquillamente gettate per prime quando i tempi si sono fatti duri e solo pochi privilegiati dovevano salvarsi.
    Poi ho visto le nuove generazioni regredire a livelli pre sessantottini, a ruoli e atteggiamenti da anni 50. Con contorno, pero’, di orribile sessualizzazione precoce, perche’ alimenta i consumi.
    Al momento, a fronte delle tante emergenze del nostro paese, ho dovuto scegliere un impegno piu’ generale, nel quale cerco di agire e farmi rispettare come persona. Pur constatando gli atteggiamenti e le battute che si perpetuano tranquillamente, in un maschilismo di sottofondo neppure avvertito da tanti, in buona fede.
    Ma non dimentico e non abdico alle mie idee. Una sola cosa non ho mai capito ne’ accettato in un certo femminismo di un tempo: quello che rivendicava per le donne atteggiamenti e ruoli uguali all’uomo, intesi come parita’. Una bella forzatura, che era poi come ammettere che tutto cio’ che e’ inteso come “maschile” nella nostra societa’ sia per natura superiore.
    Il mio femminismo personale, invece, crede che in noi ci siano aspetti e qualita’ “maschili” e “femminili”, piu’ o meno mescolati.
    La vera conquista sarebbe, in ciascun individuo, lasciarli emergere liberamente senza condizionamenti e far si’ che convivessero in armonia e arricchimento, personale e sociale.

  5. Insomma, allora viene fuori un quadro di ‘analfabetismo di ritorno’ anche per alcuni valori portati avanti dal ’68, nel senso che a parte acquisizioni che si sono tramutate in legge (aborto, divorzio) tutto ciò che è strettamente legato alla dignità della persona sembra tornato indietro a mo’ di elastico, quindi non è stato metabolizzato né si è integrato nelle nuove generazioni… ma l’Italia non è tutta uguale: ci sono zone dove in realtà l’emancipazione non ha mai riguardato che pochissimi (perché pochi studiavano e ancor meno leggevano) e mai comportamenti maschili come non cucinare, non lavare i piatti o non rifare i letti. E’ sempre una questione di modelli culturali, ma anche un fatto geografico. Nelle campagne il benessere ha portato la voglia di riscatto e di evitare ai propri figli le fatiche subìte in passato, e in assenza di altri modelli ciò ha significato dar loro praticamente tutto ciò che era sempre mancato, soprattutto materialmente, comprese le ‘comodità’, ma il modello non era e non è cambiato! C’è veramente da rimboccarsi le maniche e lavorare sodo, ma ovunque, e in mille modi, e a tutti i livelli.

  6. Diceva Nanni che le parole sono importanti.
    *
    Allora, ecco.
    “Femminismo”: movimento internazionale che, specialmente nella seconda metà dell’Ottocento, ha rivendicato l’uguaglianza giuridica, politica e sociale della donna rispetto all’uomo | Negli anni sessanta-settanta, movimento (quindi diverso dal precedente, ndr) che ha posto l’accento sulla posizione antagonistica della donna rispetto all’uomo, sulla contestazione dei ruoli tradizionalmente attribuiti alla donna e sulla riscoperta di alcuni valori tipicamente femminili.
    “Maschilismo”: concezione e comportamento secondo cui all’uomo viene riconosciuta, in contesti sociali e privati, una posizione di superiorità, e quindi di privilegio, nei confronti della donna, non giustificata da altro motivo che non sia quello tradizionalmente connesso ai caratteri della virilità.
    (voci riprese da “lo Zingarelli, 2004).
    *
    A me sembra che come molte delle parole che hanno trovato humus assai fertile nei decenni precedenti, oggi abbiano perduto forza, e guadagnato invece ulteriore ambiguità.
    E pertanto vadano sostituite.
    Ho letto qui fino allo sfinimento, giustamente, che bisogna iniziare a capire che aldilà di tutte le altre questioni, la donna è una persona. Non una categoria a sé stante.
    E allora se questa è la nuova dimensione del femminismo – sfido a parlare di “valori tipicamente femminili” nel 2009 – allora mi pare impossibile pensare che qualcuno non sia femminista. Né maschio né femmina. Non può più essere accettato il ricatto morale di chi dice “ah, le femministe”, differenziandosi da loro.
    Non può essere accettato in primis da una donna, ma senz’altro neanche da un maschio.
    Tenendo ovviamente presente che alcune delle istanze del movimento nato dell’800 ancora sono lungi dall’essere realizzate.
    *
    E dall’altro canto, anche l’aggettivo “maschilista”, non può essere pensato come un peggiorativo soft, una sorta di “sbruffoncello”, “teppistello”. Maschilista deve essere considerata una qualità degenerativa della persona. Un grave difetto.
    Come si può accettare – da ambedue le parti – una frase come “No vabbè, il mio ragazzo sì è maschilista però mi vuole bene”? (Una risposta per niente rara. Basta fare la domanda giusta).
    *
    Da questo punto di vista, beh, mi pare che l’informazione latiti e la consapevolezza ancora sia ben lungi dal prendere piede. E gli sforzi vadano sostenuti primariamente in tale direzione. Cosa che in altri paesi, civili – e senza virgolette – già sono avvenute.

  7. Mi sembra che il post della Zanardo vada proprio in questa direzione.
    E poi bisogna che aumentino le persone che alla frase “No vabbè, il mio ragazzo sì è maschilista però mi vuole bene” dicano semplicemente: “Ma che sei pazza?” Pura indignazione, consapevolezza della follia – dico sul serio.

  8. A una mia amica insegnante alla primaria ho regalato due libri della Pitzorno, tra cui Ascolta il mio cuore. Lo ha letto in classe con gran successo: molti comprarono il libro per finirlo prima e alcuni esplorarono le altre opere dell’autrice.
    In seguito, mi chiese consiglio su altri romanzi possibilmente ambientati nell’antica grecia. Da buona fan, non potei fare a meno di ricordare “L’amazzone di Alessandro Magno”. L’anno successivo mi chiese qualcosa sul medioevo…”La bambina col falcone”. In questi libri non manca l’avventura che sempre ha per protagoniste intraprendenti bambine. Mia madre nelle sue classi legge parecchi libri della Bianca e sono quelli che appassionano di più sia i maschi che le femmine.
    Beh, sono rimasta proprio male quando la mia amica, recalcitrante, mi chiese se, oltre a “La bambina col falcone”, conoscessi pure qualcos’altro che potesse “accontentare anche i maschi”. Non ricordo di essere riuscita a ribattere qualcosa.
    La Zanardo porta l’attenzione sullo *sguardo* che è necessario posare su ciò che fruiscono i ragazzini e sugli effetti che ne conseguono.
    A scuola ogni giorno lo sguardo si posa su bambine e bambini. Uno sguardo, più potente delle parole, è sufficiente per condizionare: approvare, inibire, disprezzare. Purtroppo, non solo il problema non si affronta, ma manca un esercizio alla riflessione, all’autocritica e all’osservazione relativamente ai condizionamenti e ai pregiudizi che chi opera in ambito educativo porta inevitabilmente con sè. La maggior parte del personale è costituito da donne, le stesse che mal sopportano i corsi e le riunioni perchè devono correre a preparare la cena per figli e marito grandi e autonomi; le stesse che pronunciano frasi tipo “non fare la femminuccia, sei un ometto tu!” oppure “una signorina come te che si comporta così?”; le stesse che pensano che la questione femminile sia superata e liquidata e intanto organizzano spazi e giochi diversi “per maschi e per femmine” (ho visto persino laboratori di cucito vs costruzione plastico). Poi affermano con incosciente tranquillità che maschi e femmine giocano separati perchè “non sono uguali e non amano gli stessi giochi”.
    Mi guardano di traverso o cercano di ignorarmi quando cerco di esprimere una mia critica in proposito. Tutte sulla difensiva però e con la testa ben ficcata sotto la sabbia.
    E a me sembra di stare ancora al primo Dalla parte delle bambine della Gianini Belotti!
    Ho speso un capitale in copie di “Ancora dalla parte delle bambine” da regalare alle amiche, sia quelle con cui sento di essere in empatia che quelle che…presuntuosamente ho pensato ne avessero bisogno. (Andavo in librerie diverse perchè dopo un po’ mi vergognavo…)
    Qualcosa di buono succederà, c’è parecchio fermento.

  9. Al volo: considero molta positiva la reazione di Claudia Mori. Mi è sembrata sincera ma, anche qualora fosse dovuta all’imbeccata di un redattore molto intuitivo (e, torno a dire, non mi pare), va bene lo stesso, perché quell’intuizione vorrebbe dire che si annusa in giro un qual certo fermento che, pure se ancora in gran parte sotterraneo, c’è.
    E, certo, non ci si deve fermare qui.

  10. p.s. il ‘però mi vuole bene’ mi ricorda tanto quella canzone dei Cetra, risentita qualche giorno fa in tv, in cui una donna si ostina a dire, oltre ogni evidenza, che lui le vuole bene … bene da morir. E alla fine il ‘da morir’ si rivela letterale visto che il suo beneamato, dopo tanti segnali espliciti ma parecchio sottovalutati, la uccide. Più chiaro di così.

  11. Mah, comunque oggi guardavo il “processo” a x factor (sì, avevo tempo da perdere 😉 ) e, a proposito della “vicenda Claudia Mori” (non mi interessa ora se lei fosse sincera o lo abbia fatto apposta per montare un caso), a scagliarsi contro la Mori chi è stato? Le uniche due donne presenti in trasmissione (Benedetta Mazzini e Antonella Elia, non due “cime”, ok). E come? Con le armi peggiori: trasformando quella che (vera o falsa) voleva essere una rivendicazione “di genere” contro la volgarità della nostra tv in un problema di vanità e mancanza di ironia di una 65enne isterica. 🙁

  12. Anche io ho trovato sgradevole sia la messa in onda di quelle foto sia il comportamento degli altri personaggi femminili e non presenti (tra l’altro già molto squallidi anche prima di questa volta). Anche se a onor di provocazione mi chiedo che cos’altro poteva aspettarsi la Mori da un programma del genere in una televisione sempre più volgare. Negli ultimi tempi mi è capitato di leggere un bello spunto sulla questione, anche se di qualche anno fa, s’intitola “Alcune note sulla misoginia” di Dominque Fauquet.

  13. ah, ecco, l’ironia! e mi pareva che qualcuno se l’era fatto mancare quest’asso nella manica.
    Ho visto quello spezzone di Clauda Mori su blob, l’ho cercato in giro per il web e non l’ho tovato, ho trovato però molti atri spezzoni di X Factor. Troppo pochi per farmene un’idea precisa, ma quello che ho visto non mi è piaciuto affatto.
    Lorella Zanardo giustamente invita a stare all’erta, a non permettere che la “questione donna” diventi di moda. In effetti non vorrei che adesso la donna di 65 anni diventi un tormentone dei media.
    Come nei canovacci della commedia dell’arte era segnata l’entrata delle diverse maschera con la dicitura del tipo “entra Arlecchino e fa i suoi lazzi”, non vorrei che sui copioni ci fosse da oggi in poi quest’altra “Entra la donna di 60 anni e fa i suoi lazzi”, anzi no, che dico: “La babbiona” come di se e della Mori dice Mara Maionchi.
    Ma con ironia, si capisce, con molta molta ironia.

  14. Già, ci sarebbe tanto da dire sul modo in cui spesso ci si riferisce all’ironia… spesso diventa solo uno “strumento del potere”, quando è per es. l’ironia asservita propria della tv. Ma anche nella normalità, cioè questa cosa di x factor non mi interessa come episodio in sé ma perché è un meccanismo tipico anche nella realtà normale e spesso le più feroci sono le donne, di solito per fare bella figura davanti agli uomini facendo a gara a chi sa stare più al gioco (pazienza se stare al gioco significa essere trattata male). Almeno parlo dell’esperienza di me trentenne e del piccolo mondo che conosco.

  15. Premetto che ho una vera e propria fissazione riguardo alla coerenza tra pensiero e azione e che probabilmente, in quest’ottica, esagero. Ciò detto vorrei esprimere il mio sconforto nel vedere nella pagina di apertura del vostro sito la “notizia” che Erika è miss maglietta bagnata con inclusa foto. Allora mi domando se per caso per La Repubblica questa campagna in difesa delle donne non sia strumentale. Mi domando come sia possibile che in un giornale che vuole essere portavoce dell’esigenza di una riconsiderazione del valore e del ruolo della donna nella società non ci sia nessuno (ma soprattutto nessuna) che chieda un vero e totale cambio di direzione per arrivare allo smantellamento definitivo della visione contemporanea della donna come oggetto. E che si impegni nella pratica per farlo, evitando di riproporre tale modello, senza limitarsi a condannarlo quando fa comodo perchè collegabile a personaggi ben precisi. Non c’è posssibilità di commento alla suddetta foto quindi ho cercato un blog nel quale gli argomenti affrontati fossero coerenti con questo discorso, chiedo quindi scusa per l’invadenza e il mancato collegamento con le vostre discussioni, ma avevo davvero bisogno di sfogarmi. Mi viene lo sconforto. Daria.

  16. a proposito di moda e di donne che soridono quando vengono offese… puntata delle iene di questa settimana. intervista ad Alessia Marcuzzi da parte di paolo e luca, a proposito della trasmissione “così fan tutte” censurata su italia uno. come loro abitudine i presentatori televisivi accerchiavano la “vittima” e le parlavano sopra dandole ripetutamente con allusioni e battutine:
    a. della prostituta
    b. di aver avuto successo grazie a favori sessuali
    c. di essere una stupida senza cervello
    d. di aver un’ età in cui ora non è certo più appetibile
    l’intervistata (complice) non ha potuto pronunciare una sola parola…e…orrore degli orrori, si sbellicava dalle risate.
    non credo di sbagliare dicendo che se si fosse “zummato” sui suoi occhi avremmo visto l’umiliazione più profonda, invece lei rideva…doveva ridere.
    sono andata a dormire con un peso sul cuore, forse anche perchè ho una bimba si sette mesi…
    grazie a tutte meno male che ci siete anche voi dalla parte delle bambine.

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