INVETTIVA ALLA VECCHIA MANIERA

Se passate da queste parti per la prima volta, magari dopo aver letto l’articolo dell’Espresso che parlava di blog, e se magari siete interessati alla questione più trendy del momento, quella che occupa pagine  di giornali e ore di talk show. Se siete davvero interessati alla questione femminile, dunque, e non perchè avete un libro in scrittura sull’argomento, un elzeviro nella tastiera, un discorsetto assembleare in preparazione.
Se tutto questo è vero, lasciate che vi parli di Maya Fox.
Maya Fox nasce nel 2008 dalle menti di Igino Straffi, creatore delle Winx, e della giornalista Silvia Brena, già direttrice di Cosmopolitan e docente di Teorie e Tecniche della Comunicazione alla Cattolica di Milano. Maya Fox vive nei libri (Mondadori) e in un fumetto leggibile sul suo magazine Maya Fox-Tag your life. E su Internet.
Destinatari, gli young adults (dodici-diciassette anni). Anzi, le young adults. Non diventerà un cartone, si legge nei forum dedicati, perchè affronta tematiche “dure”: l’aborto, a quanto pare, e la cosa darebbe fastidio ai pro-life.
Interessante, vero? Un’eroina femminile in grado di agire nella contemporaneità e di affrontare le problematiche che alle adolescenti sono care. Ma che bravi. Ma che bello.
Guardatela, però. Sì, sembra una Winx cresciutella, doverosamente dark: e fin qui nulla di nuovo. Anche le Winx sono un frullatore di cose già sperimentate da altri: la magia di Harry Potter, il gruppo femminile di Sailor Moon e delle Witch, con quel pizzico di sex appeal enfatizzato che è perfettamente in linea con ciò che piace e che vende.
Il marketing fatto narrazione.
Dunque, Maya Fox paga i suoi debiti a Bella di Twilight e a Emily The Strange, e persino alla profezia Maya secondo la quale il mondo finirà nel 2012. Fin qui, niente di nuovo, in tutti i sensi.
Ma visitate il sito. Magari, provate il Maya Love Memory Game e scoprite tutte le dritte per “far impazzire il tuo lui”.  Leggete i commenti, anche (“nn vedo l’ora di fare tutto qst”, “k figata mi metto subito all’opera”). Oppure andate in edicola e provate il Sexy Trivial, il Super Game della prima volta. Ma potete limitarvi a creare il “look che fa per te” con il “Maya Fashion Game”. O girate per la rete e scoprite cosa si dice della Maya in carne e ossa, interpretata per il Maya Fox Day da Melita Toniolo (un commento a caso: “ah però non male la pupa,ma il nome non mi è nuovo,mica è per caso la stessa melita dell’isola dei famosi???”).
Forse tutto questo non vi interessa.
Forse pensate che sia un banale dettaglio, e che di magazine così il mondo delle adolescenti è pieno.
Forse pensate che protestare verso una quisquilia del genere sia sintomo di bigottismo, ottusità, problematiche personali allargate all’universo mondo, e che questo articolo della Costituzione venga citato a sproposito.
Liberissimi. Però, la prossima volta che qualcuno si chiederà come mai si sia diffuso un determinato modello del femminile, e attraverso quali canali, e come mai non ce ne siamo accorti, ricordatevi di Maya Fox e delle sue consorelle. Ricordatevi di tutti quei prodotti (non personaggi, prodotti) che sono nati all’unico scopo di vendere e non di raccontare o intrattenere, utilizzando quel che si sa di facile e immediato effetto. Ricordatevene.
Ps. Ci sono scrittori che se ne accorgono. Ed è importantissimo. Per fortuna.

22 pensieri su “INVETTIVA ALLA VECCHIA MANIERA

  1. Che dire Loredana come al solito hai colto nel segno, anch’io ho cercato di dire la mia e di diffondere questa notizia nel gruppo che ho su Facebook, non certo per fare pubblicità ma per far conoscere e sperare che altre e altri come noi possano rendersi conto della sottile e perversa macchinazione che menti fragili, come quelle delle adolescenti, possono subire senza poi trovarsi a criticare quella gioventù che per colpa anche nostra è frutto di modelli proposti ai quali noi siamo rimasti indifferenti.

  2. Ma perché una dodicenne può venire classificata “giovane adulta”? O una tredicenne? Io credevo che la categorizzazione young adults valesse per dopo i sedici anni.

  3. E se penso a tutte quelle mamme che, per non dire no alle figlie, comperano a scatola chiusa. Anche per internet, controllano effetivamente ciò che le figlie ( jn questo caso, ma vale anche per i figli ) guardano, con chi chattano?

  4. C’è una bella ironia nel fatto che venga dalla direttrice di “Cosmopolitan” (una rivista che già dal nome vorrebbe farsi portavoce di una mentalità aperta) una iniziativa commerciale come questa che puzzano di ripiego su immagini stantie sin dalla home page.

  5. Anghelos: a me invece non stupisce. Semplicemente è un sistema (che funziona) per adolescentizzare la società. Eliminare l’infanzia e relegare la maturità ben oltre i 50. A scopi di lucro, ovviamente. Scusa se vado con l’accetta. Cosmopolitan, se dai un’occhiata in edicola, sta cambiando il target.

  6. Barbara, no, vale fra i dodici e i diciassette-diciotto: almeno in fiction.
    Nina, grazie.
    Anghelos: l’ironia maggiore, per me, viene dal fatto che l’autrice insegni teorie e tecniche della comunicazione.

  7. Intervengo poco nei blog che leggo, ma in questo è la seconda volta che mi faccio tirare. Due storie.
    La prima riguarda la visita in Italia della ex fidanzata di un caro amico, francese. Ricordo che rimase sconvolta dalla nostra televisione. Disse che se in Francia si fosse vista una trasmissione che portava avanti quell’immagine delle donna, il giorno dopo tutte le francesi sarebbero scese in piazza per protestare. Non stento a crederlo. I francesi, in fatto di proteste, sanno di cosa parlano.
    L’altra sera, lo stesso amico -ormai senza fidanzata francese per altre ragioni – ci riporta una battuta di Berlusconi gridando al genio. Il mio amico è uno di quegli elettori di sinistra che, in una fondamentale confusione esistenziale, critica aspramente tutto quanto fa il PD riconoscendo all’avversario una sorta di intrinseca superiorità, o perlomeno l’onore delle armi. La battuta che ci riporta è quella rivolta alla Bindi, che recita più o meno: “Devo constatare anche in questa occasione che lei, signora Bindi, è sempre più bella che intelligente”.
    Posso dirlo che ho riso? In effetti in sé la battuta, come commento al vetriolo, funziona. E’ solo il giorno dopo, in una riflessione articolata e di ritorno, he mi sono reso conto che funziona in una logica sessista, e solo in questa. Lo dico per affermare che io, che mi ritengo al di fuori di questa logica, ne sono intriso fin nel profondo della carne, per osmosi, da quando sono nato.
    Ma la domanda è. Posto che siamo immersi in una società sessista, e posto che l’immaginario condiviso è informato da segnali precisi in un senso dato – e Lipperini li ha analizzati abbastanza da non doverli ripetere – da chi deve venire il rifiuto? Il motore del cambiamento?
    Ecco, credo che la risposta sia nel commento scandalizzato dell’amica francese di cui sopra. E’ utopico, in qualche senso. Perdonate l’utopia.
    Ma se dopo certi fatti – certi insulti – tutte le donne fossero scese in piazza…
    (NB non sto scaricando nessuna responsabilità sul genere femminile. Apro solo una riflessione su quante donne oggi in Italia aderiscano al modello maschile che viene loro proposto. Sarebbe forse il caso di analizzare , in questo processo, le connotazioni legate alla nostra struttura familiare e alla dinamica dell’atto sessuale in sé, ma non c’è tempo..)
    Paolo

  8. Mi sono letto in giro i commenti ai vari articoli, e devo dire che se uno fosse edotto “uno libro”, beh invocherebbe al più presto San Giovanni e l’Apocalisse.
    E sta Maya mi pare alquanto pericolosa, perché appunto si presenta come falsa amica, darkettona e con un chara design meno attaccabile del solito…

  9. Loredana, per me quell’aspetto invece non è molto ironico, almeno non in un contesto come quello italiano (ma mi sembra che anche in altri paesi, a cominciare dagli Usa, sia in atto da tempo un processo simile) dove discipline e orizzonti teorici nati per spiegare e, tramite la spiegazione, svelare/confutare/smontare il potere siano diventati funzionali al potere stesso. Quanti anni sono che la destra ha fatto proprie certe lezioni di Gramsci per costruire un consenso maggioritario nella società? Allo stesso modo non mi stupisce che chi insegni teoria della comunicazione la applichi poi in maniera tale da perpetuare una immagine di genere stereotipata e limitante.

  10. Ciao Loredana.
    Sono venuto in disaccordo come al solito. Quindi preparati, armati di pazienza e alza pure gli occhi al cielo: non mi offenderò 😉
    Se ne sta discutendo anche dal GL, quindi quello che leggerai sarà abbastanza simile.
    In sintesi, secondo me il problema non è Maya, ma sta più in alto. Maya Fox è a valle. E’ un sintomo di qualcosa d’altro, qualcosa di più grosso.
    Lamentarsi di questa testata è come trovare il sapore cattivo nell’acqua, mentre la fabbrica ci versa il cromo esavalente.
    Il problema non è l’acqua, è la fabbrica.
    Io ho letto Maya Fox.
    Ho comprato in edicola il numero 3, quello con Johnny Depp in copertina.
    L’ho preso perchè la forma editoriale (fumetto + rivista adolescenziale) mi sembrava innovativa e interessante.
    Dentro ho trovato un fumetto che è un mix di Twilight e Criminal Minds. Nè bello, nè un capolavoro. Un fumetto di intrattenimento, come ce n’è tantissimi in giro.
    In alternativa al giochino “love memory game”, su quel numero ho trovato:
    – a pag 30 e 31
    un articolo che parla di Rihanna e dei maltrattamenti che ha ricevuto dal fidanzato.
    Al fondo ci sono i numeri e i siti delle associazioni che aiutano le ragazze vittime di maltrattamenti. E ci sono le statistiche dei casi in cui le donne non denunciano, rimanendo in silenzio. E quelle statistiche sono usate per esortare le ragazze a rivolgersi alle autorità e a chiedere aiuto.
    – pag 21 – 22 – 23
    articoli che parlano di ovulazione, degli alti rischi di rimanere incinte e dell’uso del preservativo.
    Ben vengano articoli che si danno da fare in queste direzioni, prima che le ragazzine si facciano accompagnare dalle amiche ad abortire, naturalmente di nascosto dai genitori.
    Per altro, i consigli del “love memory game” non sono esattamente il massimo della perversione.
    Ci scandalizziamo per robe come “Bacia il lobo dell’orecchio, chè gli piace” oppure “accarezzagli il polso”?
    Gli articoli sugli exploit del Nostro-Caro-Silvio-Sempre-Sia-Lodato raccontano ben di peggio.
    Là dovrebbe puntare il nostro dito, contro la triste Videocrazia. Non contro Maya Fox, che al limite è una spia d’emergenza.
    Sempre che sia davvero così terribile.
    E una società occidentale globalizzata che usa il marketing come arma di manipolazione? A cui importa più del mercato che dell’umanità?
    Non sono questi gli obiettivi a cui dovremmo puntare?
    Se avessi una figlia, non avrei problemi a trovarla con in mano Maya Fox. Mi preoccuperei se leggesse SOLO Maya Fox.
    Ma nonè che i genitori latitanti sono troppo impegnati ad andare alle riunioni del MoIGe, piuttosto che parlare con i figli? Oppure stanno facendo i tardo-adolescenti anche loro…

  11. Fabrizio, un po’ me lo aspettavo quindi sono tranquillissima. Anche perchè l’obiezione dei genitori-che-fanno è classica. Ed è peraltro vera. Detto, però, che un adulto dovrebbe gettare lo sguardo sui libri (perchè di libri parliamo) che i figli leggono senza farsi rassicurare dal fatto che il libro medesimo è il lasciapassare per “ciò che non fa male”, il problema non si risolve affatto. E, ti prego, non tirare fuori il Moige: la questione Maya Fox non ha nulla a che vedere con il bigottismo dei medesimi, ma con il “come” vengono trattate questioni come la sessualità e la contraccezione. In purissimo stile Top girl: per cui ogni argomento, dal sesso orale a Casa Pound, rientra sotto lo stesso ombrello. E’ trendy. E’ figo (qualcuno ricorderà, credo, il servizio che Top girl dedicò al fenomeno giovani fascisti, in questa stessa chiave).
    Non è una questione di scandalo: è una questione di tasselli. Tassello dopo tassello, faccio credere a una ragazzina delle medie che quel che conta è far impazzire il proprio lui a letto. Questo, perdonami, non è una spia d’emergenza: è parte integrante del contesto. E’ a monte, non a valle.

  12. “Young-adult fiction (often abbreviated as YA) is fiction written for, published for, or marketed to adolescents and young adults, roughly ages 14 to 21″… “The first recognition of young adults as a distinct group was by Sarah Trimmer, who in 1802 described “young adulthood” as lasting from ages 14 to 21.”
    http://en.wikipedia.org/wiki/Young-adult_fiction

  13. Scusate l’OT ma da diversi giorni se uno digita ilprimoamore.com si ritrova di fronte alla scritta “This domain name expired on Oct 05 2009 11:11AM”. Cioè il dominio è scaduto da dieci giorni e nessuno lo rinnova. Il primo amore si è sciolto come gruppo e/o ha deciso di lasciare la rete? Almeno avvisassero…

  14. Le parole sono molto importanti, e credo si debba sempre riflettere quando, come scrive con precisione LL, qualcuno spaccia per narrazione quella che é un’operazione di marketing, e per personaggio un prodotto della medesima operazione. Automaticamente i giovani lettori diventano non più menti e corpi in crescita, ma consumatori direzionabili. Di cosa, buona o cattiva, non ha più importanza. E le conseguenze – tristissime – diventano un effetto collaterale. Grazie per aver tenuto alta l’attenzione.

  15. “Il marketing fatto narrazione.”
    Pare proprio di sì. Dunque se è marketing vuol dire che corrisponde alle esigenze del mercato. Non sono “Il grande fratello” o “L’isola” ad aver creato dal nulla il gusto di “guardare dalla serratura”, questo desiderio era ben preesistente nell’animo umano e queste trasmissioni si sono incaricate di soddisfarlo al meglio utilizzando tecniche modernissime e autori ad hoc.
    Allo stesso modo questa Maya Fox sarà stata ideata conoscendo i gusti e le tendenze di questi “young adults” e sarà stata “ottimizzata” ovviamente tenendo conto di un feedback, cioè dell’evoluzione continua fra desideri e offerte…ma niente viene creato che già non fosse richiesto “in nuce”.
    L’erba cattiva non si riproduce facilmente solo sui campi, l’animo umano ne è l’incubatrice per eccellenza.

  16. Lessi i primi capitoli del libro di Maya Fox. Ne rimasi totalmente deluso e lo abbandonai dopo poco. Parolacce ogni tre righe, trama insulsa… ma il peggio a quanto pare me lo sono perso.
    In tutta sincerità, forse si pensa che i ragazzi d’oggi cerchino questo nei libri: uno specchio dell’adolescenza deformata, tormentata, ai limiti.
    A prescindere da una vena educativa, realistica o puramente commerciale, mi accorgo poi che i romanzi per ragazzi di successo planetario in realtà affondano le radici non sull’esasperata ricerca dell’originalità, della lolita, della trasgressione pura. Hanno successo i romanzi che reinventano i temi sempreverdi, troppo spesso classificati a ogni costo semplicistici e banali.

  17. Volevo aggiungere una nota sul concetto “marketing fatto narrazione”.
    Attenzione ad usare la parola marketing che è oramai diventata un supermercato dove ci si può fare tranquillamente la spesa.
    Perché a seconda di come la si prende, anche una cosa come “Lost”, il più famoso serial degli ultimi 10 anni, può essere espresso in termine di marketing.
    L’idea certo nasce per vie creative, ma viene sviluppata e manipolata dagli esperti di marketing che sono poi i veri reggenti della tv.
    Solo che negli States, sono spesso e volentieri dei geni, e da noi degli emeriti imbecilli.

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