LA FIORIERA

La fioriera in questione, a dire il vero, è vecchia di quasi dieci anni.
All’epoca c’era Veltroni sindaco di Roma e c’era Berlusconi. Che c’è ancora, ma questa è un’altra storia.
All’epoca capitò nella mia casella di posta un gioioso comunicato stampa dove si annunciava il posizionamento di nuove fioriere a piazza Bologna. Ricordo di aver pensato: “maledizione, ma prima di posizionare le belle fioriere non potevano posizionare una pensilina al capolinea degli autobus davanti alle poste, frequentatissime da pensionati esposti al solleone in estate e alla pioggia d’inverno?”.
La fioriera stava a indicare, nella banalità della parabola di cui chiedo venia in anticipo, che in politica comunicare era più importante del fare: abbiamo la fioriera, che si vede e si ammira e si annusa. Siamo stati, dunque, bravi. La pensilina, più utile, è meno esteticamente e comunicativamente efficace: anche il suono, pensilina, è bruttino. Fioriera è meglio.
La fioriera mi è tornata in mente sabato pomeriggio. Ero stata invitata a presentare “L’ho uccisa perché l’amavo”, scritto con Michela Murgia, alla festa delle donne del Pd. Ho accettato con gioia. Perché sono un cane sciolto, come si suol dire: e i cani sciolti, per loro natura, dialogano con tutti coloro che perseguono lo stesso obiettivo, sia pure con metodologie e strade diverse. Credo di averlo sempre sottolineato e rivendicato: di volta in volta, ho partecipato a iniziative di Snoq, ho condiviso pensiero e azioni di Femminismo a Sud, ho partecipato a Ferite a morte, sono stata al fianco di Lorella Zanardo e così via.
Stavolta, però, sia io sia chi mi ha invitata, della cui ottima fede sono certa, abbiamo peccato di ingenuità. Perché, una volta arrivata a Perugia, mi sono resa conto che all’ottanta per cento delle presentanti il libro, del medesimo importava pochissimo. Breve premessa: non cerco festeggiamenti. Sono venuta con i miei mezzi e non ho chiesto alcun rimborso. Non volevo abbracci o complimenti. Però un po’ di perplessità era dovuta, davanti agli sguardi scivolanti (“ma questa chi è?”) di quella parte delle organizzatrici che faceva invece gran festa alle parlamentari del Pd, Fabrizia Giuliani e Monica Cirinnà. “Di che parliamo?”, mi ha chiesto la moderatrice. “Forse del libro?”, ho suggerito io, ancora più perplessa, visto che la locandina recitava proprio questo: “incontro con Loredana Lipperini, autrice di L’ho uccisa perché l’amavo (il nome di Michela in locandina sarebbe stato gradito). Intervengono: Maria Grazia Pugliese, Maria Grazia Passuello, Fabrizia Giuliani, Monica Cirinnà”.
Avrei constatato che l’unica ad aver letto attentamente il libro era Fabrizia Giuliani, che infatti ringrazio.  Avrei constatato che c’era un altro intervento, a sorpresa: quello dell’assessora alle Pari Opportunità del Comune di Perugia, Lorena Pesaresi, che, arrivata durante il mio breve intervento iniziale, ha trascorso tutto il tempo dell’incontro (tutto, sul serio) a parlare col il suo vicino di sedia, nonostante i ripetuti inviti del pubblico a fare silenzio. Eccezion fatta per il proprio intervento, lunghissimo, e volto a magnificare quanto fatto dal proprio assessorato.
Fin qui, siamo nella cronaca spicciola e ininfluente. Ma andando avanti mi sono resa conto che davvero del libro non importava nulla a nessuno, che l’incontro era un’occasione, per molte politiche locali, di incontro con le rappresentanti nazionali. E che infine le medesime si sono trovate nella scomodissima condizione di dover difendere il decreto legge sul femminicidio.
E questo è il punto.  Perché infine ho deciso di parlare (per quanto ho potuto) di questo. Ricordando un episodio preciso: nel 1978, quando il mondo era giovane o quanto meno lo ero io, Emma Bonino pianse mentre votava contro la legge sull’aborto. Lei, che era stata in galera per garantire alle donne il diritto di scelta. Votò contro perché era una brutta legge, che sarebbe stata svuotata dall’interno negli anni. Oggi, l’obiezione di coscienza è intorno all’ottanta per cento, con punte di cento per cento.
Questo ho detto. Il decreto legge sul femminicidio, a meno di cambiamenti, è il frutto di un compromesso. Ma i compromessi non li pagano i politici: li pagano, nel caso e nel tempo, le donne. Questo ho detto, e ho dato alle parlamentari presenti la mia solidarietà umana, che Monica Cirinnà ha scambiato per sarcasmo, ma non lo era. Perché infine si sono trovate a difendere un decreto che non ha senso, che non ha finanziamenti, che è (parole di Cirinnà) “stato scritto da un uomo” (devo dedurre: Alfano?), che non rafforza i centri antiviolenza e che include derive securitarie al proprio interno. Perché si sono trovate a difendere un governo che ha abolito il ministero delle Pari Opportunità. Perché erano e sono in una posizione scomodissima: mentre la mia, lo so bene, è comoda. Sono una scrittrice, non una parlamentare. Proprio per questo,  non ho alcuna voglia di demonizzare nessuno: ma non posso rispondere alla chiamata all’unità delle donne che è stata fatta quando non condivido un percorso, soprattutto quando sono invitata – diciamolo – non a parlare di quanto Michela e io abbiamo scritto e non della cultura da cui il femminicidio scaturisce, ma a dare copertura a un evento politico. La mia solidarietà c’è ancora, e anche la mia disponibilità a lavorare per ottenere un risultato. Ma non a fare, mai, la foglia di fico. Per nessuna e nessuno.
Ps. Qui un resoconto della serata da parte di una donna del pubblico.

12 pensieri su “LA FIORIERA

  1. In tutti i parlamenti è presente il “cretinismo” che:”porta a considerare la vita politica, i processi storici, la sfaccettata e complessa dinamica dell’interazione e del conflitto tra le espressioni organizzate di classi e frazioni di classi, solo attraverso il prisma, su questa scala in verità assai limitato e persino fuorviante, delle vicende connesse all’attività parlamentare”. Però in Italia il suddetto cretinismo sta raggiungendo vette inesplorate, e si riflette su tutti i funzionari di partito e perfino su certi militanti. Così tutto è subordinato alla politica del parlamento e al disperato tentativo di tenerlo in vita. Le leggi e i decreti diventano dunque dogmi del dio governo, che non possono essere modificati. Inutili dunque, oggi, incontri e discussioni con i membri di partito e coi parlamentari che sostengono il governo. Poi, in questo caso, mi pare si possa anche parlare di maleducazione.

  2. avevo letto su femminismo a sud.
    ho molto riflettuto sulla difficoltà della situazione e sulla necessità di lavorare sul confine tra compromesso e “foglia di fico” espressione che devo dire calza a pennello. ma al di là delle mie opinioni, mi illumina il richiamo al pianto di emma bonino. non lo sapevo. ed è un ottimo spunto di riflessione, mi pare quasi si riallacci a quella necessità di riguardare a quel che è accaduto negli anni 70. riguardare gli altri percorsi, quel che ne è stato, come ci si è arrivati. non so, però l’idea di quel pianto mi sta facendo molto pensare.
    e.

  3. Signor Federico degli Alberighi, tre ipotesi:
    1)o il suo commento è ironico ( e quindi solidale con quanto esposto da Loredana);
    2)o non conosce per niente Loredana Lipperini (ma non credo);
    3)o non ha letto nessuna parola dell’articolo (e allora che commenta a fare?)
    Spero che sia la prima l’ipotesi giusta.

  4. Tu sei troppo buona. Sabato ho visto una presentazione di Corona a Udine, e dopo aver strapazzato gli assessori presenti ha parlato per un bel pezzo dei problemi della Val Cellina (casa sua) e gli interventi che vanno fatti. Quando si dice sfruttare gli spazi 😀 La prossima volta lo spedisco alle donne del pd.

  5. Leggerti è stato come una autoanalisi: forse le parole sarebbero diverse, ma le osservazioni le sensazioni e la realtà che spesso ci circondano sono proprio quelle. Dove l’importante è apparire, e non essere; dove altri ti dicono”intanto prendiamoci questo, meglio di niente”, e ogni volta si ricomincia, magari una generazione dopo. Solo perché ci si abitua a leggi parziali, a vite parziali,a lavoro parziale, spesso anche ad amore parziale.
    La “gioiosa fioriera” è la “gioiosa macchina da guerra” di oggi: apparenza, apparenza…

  6. Ciao Loredana,
    da perugino mi spiace che politici della mia città ti abbiamo costretto a fare da foglia di fico: è stato il riflesso del loro agire politico.
    Sul decreto legge, sul resto, continua, continuiamo ad agire come hai fatto oggi.
    a presto,
    sr
    (Io comunque ho sempre un bel ricordo di un altro tuo intervento a Perugia con Alice Bigli sulla letteratura per ragazzi e non solo.)

  7. Ringrazio per il racconto. Vivo da quelle parti da qualche anno: gli ambienti sono piccoli, circoli e iniziative sorgono continuamente, gli incontri sono veramente tanti, e meno male. Però lo svolgimento di una serata è spesso quello che ha descritto Loredana. Accade da parecchie altre parti, a me qui è accaduto in una percentuale preoccupante di casi, con una conseguenza: ovunque ci si riunisca (anche) per ascoltare diversi e nuovi punti di vista su un problema, di lì a poco la politica ufficiale si appropria delle tematiche, dei discorsi, li fa suoi, con la scusa di ‘organizzar meglio’ il discorso, in realtà tarpando sul nascere qualunque diversa narrazione. Questa è la cosa più dannosa. Non si riesce a non ‘reimpostare’ dall’alto, a non dare le solite forme consuete alle idee (altrimenti ‘non funziona’). Qui poi, dove l’ultimo studio della banca d’Italia indica (statisticamente parlando) un ottimo piazzamento per le donne umbre negli studi e nel lavoro, ma rileva che per il trattamento all’interno della famiglia la situazione è totalmente rovesciata.
    Mi dispiace, ma temo che non sia stata una eccezione. E’ pure vero che la crisi ha inasprito alcune ‘prassi’, di politici e non: meglio ribadire, e non rischiare nessuno degli equilibri (finché si può).

  8. La mia solidarietà va a te e a tutte quelle che, come in primis Barbara Spinelli, sanno bene cosa occorre fare – e siamo in tante con lei e con te – e non sono disposte a fare da foglia di fico e a sostenere chi vorrebbe continuare a farci piangere. Io vorrei smettere di dover piangere. Come ha scritto Sheri Tepper in uno dei suoi bei romanzi di fantascienza femminista, solo se il mezzo è giusto il fine è giustificato. Perché non solo il fine non giustifica affatto tutti i mezzi, ma mezzi sbagliati portano, come stiamo purtroppo vedendo, a fini che non sono quelli giusti e condivisi da tante, e soprattutto non cambieranno di una virgola la situazione, se non in peggio. E sì, il problema politico è grave, gravissimo.

  9. Ho letto il libro tutto d’un fiato e mi accingo a rileggerlo. Ancora una volta si dimostra che c’è da vergognarsi dei nostri politici uomini e purtroppo donne! So che continuerà la sua battaglia per migliaia di donne. Per dirla con Dante: Non ti curar di lor/ ma guarda e passa

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