LA GUERRIGLIA ODONOMASTICA E I GIOCATORI DI STRATEGO

Ripassiamo. Perché quel che stupisce, in queste giornate di furibonde discussioni sulla statua di Indro Montanelli, è che non ci si ricordi di come, in tempi nient’affatto lontani, si siano fatte e si facciano battaglie e azioni su luoghi, strade, monumenti.
Comincio da quel conosco: sono nata in via dei Galla e Sidama, a Roma, in quello che si chiamava  Quartiere Africano.  Non ho mai saputo che Galla e Sidama si riferisse al Governatorato dell’Africa Orientale Italiana istituito nel 1938 finché non ho lasciato la scuola, perché a scuola nulla ho imparato sul punto. Non ho mai saputo che l’intero Quartiere Africano (viale Eritrea, via Dessié, via Migiurtinia, viale Libia, eccetera) fosse una rete di odonimi celebrativi delle colonie italiane. Non a scuola.
Passo avanti: esiste qualcosa che si chiama Resistenze in Cirenaica. Questo è, questo fa:
“Resistenze in Cirenaica è un cantiere culturale permanente che vuole fare del rione Cirenaica un laboratorio di memoria storica, unificazione delle resistenze, antirazzismo, solidarietà a migranti e profughi, ritorno del rimosso coloniale, antidoti ai veleni della guerra e del terrore. È un cantiere che vuole liberarsi di ogni sguardo italocentrico ed eurocentrico, che si propone di leggere le resistenze europee come parte di un ciclo più lungo e d’inserirle in un contesto planetario, quello della lotta anticoloniale.
Il nostro obiettivo è valorizzare il “rovescio” del Discorso sul colonialismo di Aimé Césaire: se il progetto hitleriano, all’osso, consisté nell’aver «applicato all’Europa metodi colonialistici che fino a quel momento avevano subito solo gli arabi d’Algeria, i coolies dell’India e i negri dell’Africa», allora la resistenza al nazifascismo fu anche una guerra anticoloniale nel cuore d’Europa.
Si può e si deve “sprovincializzare” e “creolizzare” la narrazione delle guerre partigiane e, a noi, i doppi nomi delle vie della Cirenaica hanno fornito uno spunto narrativo utilissimo.
In nessun punto della discussione della seduta del consiglio comunale di Bologna del 16 aprile 1949, che terminò con la decisione di cambiare i nomi delle vie della Cirenaica, con l’eccezione di via Libia, troverete la critica al colonialismo che oggi siamo in grado di fare. Nondimeno, la decisione fu presa, e su quella decisione oggi noi possiamo fare leva, per andare oltre quelle cautele, quelle circonlocuzioni, quelle frasi pesate col bilancino.
E non è che l’inizio…”
Si chiama guerriglia odonomastica. Muta i nomi delle strade. Si riprende quella che è stata definita “memoria collettiva” (di chi?):
“Sappiamo bene, però, che la memoria collettiva è la memoria di un determinato gruppo di appartenenza, un gruppo ristretto rispetto all’insieme della popolazione (…) La memoria è una narrazione con carattere retrospettivo e a livello soggettivo seleziona e assimila ciò che ha senso in funzione del proprio presente e del proprio futuro. Questo vale anche per la memoria istituzionale, costruita dallo Stato e dal governo in carica. La sostanziale differenza è che nel caso della memoria istituzionale si tratta di memoria che diventa Storia e che viene trasmessa alle generazioni future attraverso l’educazione scolastica”.
Ora, è interessante che pochissimi abbiano ricordato il progetto in questi giorni, affannandosi a tirare in ballo il Colosseo e Canova (giuro, è stato fatto), confondendo estetica e arte con qualcosa che non ha niente a che vedere con le medesime. Su Giap! lo hanno sottolineato i Wu Ming:
In queste settimane di tumulto globale si è tornati a parlare di monumenti e memoria pubblica, della toponomastica tossica, dei retaggi fascisti e colonialisti nello spazio urbano. Su questi temi, negli ultimi anni abbiamo scritto (e agito) molto – come Wu Ming (si veda ad esempio l’inchiesta su Predappio) e nell’ambito di progetti come Resistenze in CirenaicaViva Menilicchi! – e continueremo a occuparcene.
Negli ultimi giorni non abbiamo potuto commentare gli eventi in presa diretta, ma Wu Ming 2 e Mariana E. Califano di RIC hanno rilasciato un’intervista a Euronews, nella quale riepilogano il nostro approccio”.
Compito di chiunque intervenga in una discussione pubblica dovrebbe essere quello di aggiungere argomenti di discussione, ma a quanto pare, da ultimo, si preferisce agire come se si giocasse a Stratego: dove sta la bandiera, dove il colonnello, dove lo spione, dove la bomba? Ecco, non dovrebbe funzionare così, sta funzionando così. Purtroppo.

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