LA MIA RAI E LE LACRIME DEI COCCODRILLI

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Ricordate, vero, questo video? Ricordate di esservi commossi, un anno fa, ed era giugno anche allora,  davanti alle lacrime della violinista bionda mentre, per l’ultima volta, l’orchestra nazionale greca suonava nella sede della radiotelevisione pubblica, l’Ert, annientata in un sol gesto perchè così si doveva, perchè a un popolo stremato dall’austerity si doveva offrire in sacrificio qualcosa o qualcuno. I dipendenti della tv di stato, quelli degli stipendi d’oro, quelli che non fanno niente, che sono là perchè qualcuno ce li ha messi, quelli che rubano. Quelli.
Lavoro in Rai dal 1979. Ho iniziato a collaborare per puro caso, come ho appena scritto su Facebook alla signora Daniela Tani, insegnante in  Firenze, che pure, in quanto docente, dovrebbe sapere cosa significa essere ingiustamente additata, per distogliere attenzione, alla rabbia abilmente suscitata a suon di “nonfannonientedallamattinallasera” e che scrive: “chi ti ha infilato alla RAI? Non ce n’è uno che non sia stato spinto un pochettino o spinto tantino. Il mondo è piccolo, alla fine si sa tutto di tutti.” Ecco la mia storia, perché in questi casi sono le proprie vite che vanno messe a disposizione per evitare che tutto finisca nello stesso calderone. In quel 1979, ho risposto a una telefonata mentre ero in pausa dalla conduzione a Radio Radicale. Cercavano voci giovani per un programma di Radio2. Poteva rispondere un’altra, o un altro. Ho risposto io. Ho partecipato a un provino, l’ho superato, ho cominciato a condurre. Sono stata assunta nel 2000, vecchia precaria di anni 44 con due figli piccoli e maternità senza retribuzione, perché nasceva RaiNet e volevano che mi occupassi del canale cultura.  Oggi conduco un programma di tre ore, guadagno poco e attorno a me vedo persone che lavorano dodici ore al giorno, con passione, e guadagnano meno del poco che guadagno io.
Questa è la Rai che conosco. Non è tutta così, naturalmente, ma è ANCHE così. Per questo motivo leggo con preoccupazione e dolore quello che si dice e si scrive, con una generalizzazione imperdonabile, a proposito dei dipendenti Rai, che sarebbero tutti e indistintamente pletora di raccomandati e starlette in disarmo, mangiapane a tradimento, gozzoviglianti a spese del popolo italiano. Semplificare, uniformare, schernire ha una sola definizione: populismo. Il servizio pubblico è un facile bersaglio dei lazzi e delle pietre altrui: ma senza servizio pubblico non esiste democrazia. Prima di piangere lacrime di coccodrillo, come è avvenuto in Grecia, sarà bene ricordarlo.

25 pensieri su “LA MIA RAI E LE LACRIME DEI COCCODRILLI

  1. Ho letto con attenzione e condivido. Ormai è pratica comune generalizzare nel giudicare, è meno impegnativo, non ti devi sforzare a pensare con la tua testa e farti mille domande e puoi, così, fare a meno di ascoltare il cuore.
    Ascoltandoti alla radio ho sempre pensato: ” ma quanto sa sta’ donna? Ma quanto preparata è? (detto con il linguaggio della mente) voglio dire che dietro al lavoro che fai c’è ricerca, studio, e tanto tempo impiegato!
    In una società ideale non ci sarebbe bisogno di spiegare quello che si è o quello che si è fatto, è dalla qualità del proprio lavoro che traspare ciò che una persona è! Mi dispiace!

  2. E’ ben triste quando un altro dipendente pubblico cade nel tranello della “brunettizzazione” dei dipendenti pubblici, senza rendersi conto che si sta proseguendo nella serie inaugurata, appunto, da Brunetta. Maestri, insegnanti, professori universitari sono stati messi da parte per un momentino ma torneranno fra poco appena cambierà il vento.
    E’ anche vero che viviamo in un periodo in cui non si vede più la fine dei processi sommari a intere categorie, imprenditori e partite iva inclusi.

  3. Credo di averlo scritto tempo fa a proposito del dipendente Amazon che compra un iPhone e dell’operaio Foxconn che acquista via Amazon: il grande problema è il riconoscimento delle reciproche schiavitù, oggi.

  4. Alessandra De Stefano segue il ciclismo per la Rai con discreta preparazione, passione infinita e parla correttamente almeno 4 lingue. Ah, e` di Napoli. Da sola sconfigge almeno 3 luoghi comuni sulla rete televisiva nazionale. Quasi come te

  5. Occorre stare molto attenti per non cadere nella trappola dello scontento che ti fa vedere tutto nero e additare il primo che ti capita sottomano. E’ una fatica che dobbiamo (dobbiamo) fare perchè a qualcuno fa comodo che ci si scanni fra noi.
    Ti seguo da anni ed ogni pomeriggio che trascorro con te è un bel pomeriggio. Imparo senza accorgermene, vado a cercare per approfondire quel che mi è rimasto “attaccato” e quella piccola crescita mi fa contenta. Tu sei una delle mie insegnanti preferite. Vorrei poterlo decidere io il tuo stipendio.

  6. Ho dimenticato di dire che la Rai è anche Radio3 che seguo in tutto il tempo libero. Lo sguardo sul mondo, la scienza, la tecnologia, gli eventi, la poca pubblicità, le buone maniere e l’ottima musica me la fanno preferire e mai vorrei fosse privatizzata. Seguirò con attenzione le intenzioni del governo, darò voce a questo tuo post e aderirò ad ogni iniziativa che tuteli il patrimonio che è radio3rai.

  7. ogni giorno, tutti i giorni e tutte le ore del giorno, ringrazio Radio 3 e i suoi incomparabili conduttori con le loro redazioni delle quali conosco ogni nome. Siete un patrimonio nazionale e i vostri approfondimenti sono indispensabili per rimanere coscienti di questo mondo. Chi abbia mai incontrato un suo programma non potrebbe generalizzare sul lavoro condotto, Loredana, gli ascoltatori di radio3 non permetteranno facilmente che il loro ascolto prezioso venga meno! pochi ma buoni!!!

  8. Sono insegnante della scuola pubblica, anche io. Seguo RadioTre, RaiNews, Raistoria e molti altri programmi della Rai. La ringrazio per il programma che lei conduce, che ho sempre trovato bellissimo. E nel ringraziare oggi lei, voglio ringraziare anche tutti coloro che nella Rai lavorano e che non conosco ma che hanno contribuito alla crescita culturale del paese che ha voluto seguirli. Consiglio alla collega Tani di guardare qualche programma serio prima di parlare. E poi, ovviamente, consiglio comunque alla collega di tacere (almeno la prossima volta).

  9. mboh. Io ho un sacco di amici in rai. Tutti cazzo tutti: con contrattoi a termine, piuttosto penosi che venigono rinnovati s.olo previo un buco di due mesi scoperto. Solo una, dopo anni e anni è riuscita a farsassumerutte regolarmente – tramite trafila piuttosto regolare. Si confonde credo il vecchio con il nuovo, le logiche della gerarchia di pochi con la routine dei tanti, che vede anzi parecchie consistenti ingiustizie.

  10. Acolto solo radio Maria e radio 3. Devo dire che si equivalgono per tendenziosità e assenza di pluralismo. Ma il fatto è che radio 3 Non è come radio Maria, che va avanti libera con le libere offerte dei fedeli, per radio 3 si paga il canone tutti , anche i cattolici, e allora il sinibaldi, anche senza trasmettere il Santo Rosario tutti i giorni potrebbe ogni tanto far sentire ‘l’opinione di qualche cattolico bambino e dei non dei soliti smandrappati pseudo gnostici come lui . Comunque a parte gli scherzi , anche radio 3 è peggiorata tantissimo, davvero non so se vale più la pena pagare il canone. E mi domandavo perché è sempre più difficile da ascoltare, Perché? e la risposta cari lippini è che è sempre più insopportabile il sempre maggiore spazio dato agli “ascoltatori”;. Social, twitter, sms, mail etc. ogni 30 secondi bisogna sentire le 30 opinioni di tutti gli sfaccendati dall’italia e dal mondo che intasano l’etere con la propria incisiva e imperdibile “opinione”. Non se ne può più. Il risultato è un minestrone informe senza senso, sempre più difficoltoso da seguire che distrugge ‘le umanità sotto il peso insostenibile di queste leggerissime piccinissime brunettissime opinioni tutte uguali. In questo senso sono favorevole ai tagli.
    ciao,k.

  11. E perché un sms di un ascoltatore non dovrebbe avere la stessa dignità di chi un commento su un blog? 😀 (ps. la radio non riceve il canone, a quanto mi consta, l’argomento non funge).

  12. Cara Loredana,
    hai dimenticato di dire che in Grecia oltre al danno c’è stata pure la beffa: la nuova ERT, infatti, è stata rifondata ri-assumendo personale ancor più politicizzato e raccomandato: in pratica hanno salvato il posto i più ruffiani che ora fanno gli amplificatori del Governo in carica! Certo, se non ricordo male gli articoli che ho letto su “Le Monde”, adesso dovrebbero essere solo 1/3 dei precedenti, ma non credo siano i migliori: nelle epurazioni come nelle guerre si salvano sempre i più scaltri, non i più preparati; tantomeno i più corretti.
    Detto questo, torniamo in Italia e in Rai: essendo (stato) dell’ambiente conosco bene la realtà Rai e quella dell’emittenza privata e non posso tacere degli immensi sprechi di risorse e della direzione a dir poco “allegra” che veniva fatta del personale soprattutto televisivo. Ricordo che quando ascoltavo amici che lavorano in Rai da assunti regolari (in altri tempi) e raccontavo loro le mie condizioni di lavoro nel privato, il rapporto era mediamente di 3:1, nel senso che quel che in Rai veniva fatto da 3 persone, nel privato veniva svolto da una! Si trattava di due eccessi a confronto: clientelismo e lassismo da un lato, sfruttamento dall’altro.
    Il risultato è che in Rai da anni non si crea più -o quasi- lavoro fisso sfruttando collaborazioni e tempi determinati, mentre i privati, finita la pacchia della deregulation settoriale, hanno bellamente licenziato in massa “esternalizzando” (come si dice in gergo tecnico). Da un lato è venuta fuori una mancanza di serietà gestionale anche minuta, dall’altro s’è palesata la sostanziale assenza di imprenditori propriamente detti: un altro volto -o forse il principale- della crisi di questo povero Paese, ovvero l’incapacità di troppa parte della sua cosiddetta “classe dirigente”.
    Così, invece di pretendere semplicemente che tutti i dipendenti Rai facessero il loro dovere e invece di nominare dirigenti capaci di razionalizzare al meglio le risorse umane ed economiche proprio perché pubbliche (e quindi di tutti), la “nuova” (?) politica preferirebbe fare tabula rasa senza però avere progetti seriamente alternativi. È il nuovo che avanza: rottamare, rottamare, rottamare. In fretta e col maggior clamore possibile ma senza un serio piano alternativo che tenga conto anche degli scenari reali entro i quali il servizio pubblico opera in Italia.
    Questa è demagogia d’accatto, fondata sulla vendetta degli invidiosi, non certo su un’idea di miglioramento del servizio offerto: è la “brunettizzazione”, baby!
    La radio pubblica si prende una piccolissima parte della torta, cioè delle risorse del Canone, e fa caso a sé. Ancor più Radio3, credo unico esempio vero di “servizio pubblico” che nessun privato potrebbe mai offrire, a meno di essere un mecenate illuminato dalle risorse pressoché inesauribili.
    Ascoltandovi da (ex) “addetto ai lavori” non posso che apprezzare la vostra preparazione, le vostre capacità tecniche ma soprattutto la vostra passionaccia e, lasciamelo dire, una grossa armonia generale di lavoro. Immagino che molto del merito vada a chi dirige la Rete, ma intuisco che la maggior parte di voi ci metta tanto di suo; persino il tenore dei tweet di quelle persone che lavorano a Radio3 con le quali ho l’amicizia mi conferma quel che mi arriva ascoltandovi.
    E allora. La Rai -soprattutto il settore televisivo- va profondissimamente riformato. Ma la scelta è tra un “apocalittismo” spettacolare che tutto cambia per nulla cambiare (se non in peggio, stile ERT) o una seria rivoluzione che razionalizzi promuovendo buone pratiche quotidiane, valorizzando chi vale davvero e penalizzando chi tende a “sedersi”. Il che ha a che fare col concetto di “responsabilità” e con quello di “direzione”, quest’ultima in tutti i sensi del termine.
    Bentornata alla conduzione, Loredana: spero finalmente di poterti conoscere di persona a Civitanova, tra qualche settimana (àrmati di pazienza, ti chiederò di firmarmi tutti i tuoi libri in mio possesso!!!).

  13. Dopo la “brunetizzazione” non ostacolata dal viscido PD, ecco ora la “renzizzazione” di marca PD trionfante, ma sempre più viscido.
    Dopo questa brutale lettura politica, permettimi, cara Loredana , di ringraziarti e ringraziare Radio 3: sono senza TV da moltissimi anni, ma non rinuncerei mai a Radio 3.
    Se restassimo poveri poveri, spererei almeno in “pane e Radio3” eva

  14. Secondo cifre apparse apparse oggi in diversi giornali, la Rai ha 12500 dipendenti, mentre i concorrenti Sky e Mediaset ne hanno rispettivamente 4mila e 4700. Viale Mazzini ha 1750 giornalisti, Sky ne ha 181 e Mediaset 300. Inoltre la Rai ha 700 dirigenti (!), Sky 120 e Mediaset 350.
    La Rai spende 900 milioni di euro in stipendi, il 37 per cento del fatturato; Sky il 7%, Mediaset il 13%. Gli altri soldi appaiono – ho detto appaiono – prevalentemente buttati in insulsaggini – anche se poi lo so che il primo a pagare lo scotto dei 150 milioni da far saltar fuori sarebbe Fahrenheit o similari.
    Prima “rottamare” (anche se un taglio di una bazzecola come 150 milioni mi chiedo quali tragiche conseguenze alla greca possa avere), poi il “serio piano alternativo che tenga conto anche degli scenari reali entro i quali il servizio pubblico opera in Italia.”

  15. ( a lipperini). un sms di un ascoltatore e un commento su un blog hanno pari dignità, ma un grado invasività molto diverso. Nessuno è obbligato a leggere i miei geniali commenti nascosti sotto un articolo, mentre alla radio tutti quelli sintonizzati devono per forza sorbirsi la lettura degli insulsi sms degli ascoltatori. va aggiunto che internet, permette a chi lo vuole di esprimersi argomentando, alla radio invece l’inevitabile sintesi di mail o sms affastellati l’uno su l’altro, tende a spersonalizzare anche la migliore idea, trasformando tutto nel solito brusio che ovunque ci assedia. seriamente anche a radio 3 ci potreste fare una riflessione.
    ciao,k.

  16. Sky e Mediaset però non incassano proventi da canone. Io credo che qualche problema il servizio pubblico radiotv in Italia ce l’abbia, a cominciare dalle modalità di assunzione e di promozione del personale, e di utilizzo delle risorse. Inutile nasconderselo. Ci sono molti precari, è vero. Ma spesso il precariato è stato il modo con cui entrare e farsi assumere, previa causa. Poi ci sono quelli che sono entrati con la politica, i “figli di”, e hanno avuto nomine e stipendi. E ci sono quelli entrati perché un genitore, andando in pensione, gli lasciava il posto a tempo indeterminato (lasciando all’azienda un pezzo di TFR), stile medioevo. Tutto, tranne che concorsi pubblici. E questo è innegabile. Poi, ci sono alcune persone che sono entrate in modo più fortunoso o meritevole, e tanti che lavorano seriamente, anche tra i raccomandati, se è per questo.

  17. Grazie Loredana. E grazie a tutti dei commenti molto argomentati e interessanti. Sono una lavoratrice Rai. Entrata con regolare concorso dopo corso di studi al centro sperimentale di cinematografia (entrata per concorso anche li). Quando decisi di partecipare a entrambe le selezioni molti cercavano di scoraggiarmi dicendomi che non valeva la pena chè tanto entravano solo i raccomandati. Ora io so che non è vero. La peggior schiavitù che ci possano imporre è quella di farci credere che ‘tanto non cambia mai niente’ e ‘sono tutti uguali, tutti rubano allo stesso modo’. Mi fa soffrire sentire questo accanimento contro la tv pubblica non perchè mi senta insultata personalmente ma perchè mi sembra contenga il pernicioso germe del disfattismo. Non ci piace quello che la Rai ci ha offerto fino a oggi? Alziamo la voce come fa potentemente Loredana e cerchiamo di cambiare le cose! È quello che noi lavoratori dei “titoli di coda’ chiediamo da tempo.
    Svendere un pezzo di azienda (che potrebbe essere sfruttato molto lucrosamente) per fare cassa non ci libera dalla tv spazzatura o dai compensi esorbitanti. Impoverisce solo l’azienda pubblica. Azienda che appartiene a tutti i cittadini onesti che pagano il canone. Svendere non è un dispetto a chi della Rai ha fatto il suo orticello personale, ma a voi. Per questo sciopereremo. Per conservare il patrimonio di tutti intatto e cominciare a fare delle riforme serie. E per la cronaca gli 80 euro di Renzi li hanno presi anche tanti lavoratori Rai, perchè hanno stipendi sotto i 25.000 euro. Aiutateci a difendere la vostra televisione pubblica e a sviluppare progetti e iniziative per migliorarla (che ce n’è sicuramente bisogno).
    RAI TI VOGLIO BENE (COMUNE)

  18. La cosa più bella della Brunettizzazione è che le rimostranze contro questa o quella categoria di presunti privilegiati vengono dirette sempre e comunque verso gli elementi più deboli di quella categoria. Certo, Brunetta e Renzi affrontano Floris, che ha le spalle abbastanza larghe (però, curiosamente, non si rivolgono a Vespa, ad esempio), ma il cittadino comune se la prenderà con una conduttrice radiofonica non famosissima e che non naviga nell’oro. Alla stessa maniera, se devo prendermela coi dipendenti pubblici fannulloni, non andrò a cercare dirigenti, presidenti e direttori, ma possibilmente un’insegnante precaria supplente fuori sede, o un bidello sulla soglia della pensione, o un usciere, o un operatore telefonico.
    P.S. Kataweb le sta provando proprio tutte per convincerti a cambiare piattaforma.

  19. Caro fabrizio, concordo sui dati ma dissento completamente sulle tue conclusioni: a distruggere sono tutti bravi, ad annunciare basta allenarsi su Twitter, a (saper e voler) costruire bisogna avere vere capacità, anche fuori dalla norma.
    Se faranno come proponi tu (e come pare voler disporre Renzi) otterremo un altro caso ERT con la distruzione definitiva del Servizio Pubblico, un ulteriore, artificale, artificioso, schifoso vantaggio ai due monopoli privati nazionali (Sky e Mediaset), la distruzione definitiva dell’emittenza locale. Un Paese le cui informazioni dipendono essenzialmente dalla televisione non può permettersi questo: è sempre meglio una voce in più (anche se lottizzata) che una in meno.
    Infine: tu pensi davvero che le “proposte” renziane rottamerebbero il peggio facendo emergere il meglio? Povero illuso! I più allineati e ruffiani (stra)vinceranno alla grande, i tagli cominceranno -e termineranno- su tutto il vero servizio pubblico, salvo qualche specchietto per le allodole giusto per giustificarsi e twittarci sopra. Quando avremo un serio antitrust privato ne potremo parlare, ora certo no.
    P.S.: le vere rivoluzioni sono quelle che incidono efficacemente nel quotidiano, ma sono anche quelle che costano si più perché bisogna dire qualche no e metterci la faccia.

  20. Standing ovation, Loredana.
    Questa della Rai è un’altra trovata per avere un nemico da attaccare e insultare. Dopo i professoroni, la Rai. Per far vedere che si fanno delle cose. La poteva inventare Grillo. L’ha inventata il “nuovo”, Renzi.
    Tutto questo polverone per mimetizzare l’intenzione di vendere RaiWay: fatto ciò la Rai dovrà pagare qualche privato (che avrà acquistato gli impiani di RaiWay) per poter trasmettere! Questo non lo dice nessuno, o lo dicono in pochi.
    La cosa, dicevo, la poteva inventare Grillo, per la serie suoi attacchi ai giornalisti e simili. L’ha inventata Renzi perché gli servono i soldi per coprire i famosi ottanta euro. Quindi detournement sui privilegi.
    Allora tutti fannulloni.
    Anche quelli a contratto come me, magari: che fino all’anno scorso prendevo 150 euro lordi per due-tre giorni di lavoro e trasferta da anticipare a mio carico, rimborasta a sessanta giorni come se fosse un REDDITO (quindi pagavo io le tasse sulle trasferte che facevo per Rai, come se fossero miei guadagni).
    Racconto questa cosa non per lamentazone ma solo per far capire come stanno in molti casi le cose (come tu parlavi dei colleghi che lavorano dodici ore).
    Ma la Rai, per usare un termine grillino, è “ka$ta” per definizione.
    Quindi, dagli ai privilegiati.
    Che tristezza.

  21. brava Loredana,
    hai riassunto benissimo la storia di tutti noi. Andiamo avanti, dobbiamo farcela. Un abbraccio.

  22. Si, ci sono eccellenze, di fatto però combattono sempre in difesa. Abbiamo bisogno di dare spazio alle ns proposte e ad un pensiero critico. Il Lavoro e l’impegno dovrebbero aumentare, altro che difesa della condizione …! È ora di intervenire denunciando il muro di gomma che impedisce qualsiasi proposta formulata da esperti lavoratori e che invece dona spazio ai soliti tromboni che parlano senza conoscere davvero il Lavoro.

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