LA MUTA

Da diverse settimane, ormai, ho contratto una piccola abitudine da social network: ogni sera posto su Facebook qualche verso di Franco Fortini, sotto la dicitura “il Fortini della sera”.  Oggi scelgo un frammento fortiniano (da “Gli ospiti”) per aprire questo post, che a sua volta è fatto di tre segnalazioni.
Tutto è divenuto gravemente oscuro.
Nulla che prima non sia perduto ci serve.
La verità cade fuori della coscienza.
Non sapremo se avremo avuto ragione.
Ma guarda come già stendono le loro stuoie
attraverso la tua stanza.
Come distribuiscono le loro masserizie,
come spartiscono il loro bene, come
fra poco mangeranno la nostra verità!
Di noi spiriti curiosi in ascolto
prima del sonno parleranno.
Devastazione e saccheggio di Girolamo De Michele
Devastazione e saccheggio: è questa la formula entro la quale la Cassazione ha, in via definitiva, rinchiuso e circoscritto ciò che accadde nei tre giorni del G8 2001 a Genova. Al di là dei tecnicismi giuridici che hanno portato alla modifica della sentenza di secondo grado – peraltro lieve in termini formali, e difficile da percepire per le vite e i destini dei 10 compagni colpevoli di essersi fatti catturare –, il significato tutto politico di questa sentenza resta, ed è inequivocabile. (segue qui)
Genova 2001 e la sentenza 10×100/Orizzonti di gloria di Wu Ming 4
La giustizia italiana ha deciso che cinque persone pagheranno per tutti. Altre cinque potrebbero aggiungersi. E così si ottiene il pari e patta politico con la sentenza sull’assalto alle scuole Diaz. Poco importa che le condanne dei poliziotti riguardino il pestaggio e il massacro preordinato di persone, per di più indifese, mentre quelle dei manifestanti siano motivate dalla distruzione di cose, di oggetti inanimati, in mezzo al caos generalizzato. Qualcuno di loro si becca dieci anni di galera. (tratto da qui)
I POLIZIOTTI “RIBELLI” NON SOLIDARIZZANO CON I POLIZIOTTI DELINQUENTI (Lettera di Maurizio Matrone, scrittore, ex poliziotto e di altri “ribelli”)
È davvero bizzarra la nostra democrazia.
Dopo la sentenza della Corte di Cassazione sui fatti della Diaz, ai poliziotti della cosiddetta base si vieta di parlare in pubblico (persino di pellicole cinematografiche!) mentre ai vertici attualmente in servizio si permette di solidarizzare bonariamente con i delinquenti (e persino biascicare disinvolte scuse alle vittime). Ho scritto delinquenti non soltanto per ribadire una verità giudiziaria, ma per rimarcare una verità “storica” rimasta inspiegabilmente muta e congelata sotto gli occhi di tutti per ben undici anni.
Si è persino detto che la sentenza ha decapitato le eccellenze investigative della Polizia di Stato!
Questi alti dirigenti della Polizia di Stato che, a sentire certe autorità politiche dello Stato “si sono distinti in importantissimi servizi di Polizia Gudiziaria…”, a Genova hanno violato principi che stanno alla base della democrazia dimostrando di possedere una forma mentis criminale e dunque non degni di appartenere, neanche in un prossimo futuro, alle Forze di Polizia il cui compito è quello esclusivo di seguire le regole democratiche e tutelare sempre – con onestà e coraggio – i diritti della collettività.
Paragonare dei meschini alti burocrati ai veri, onesti e competenti investigatori della Polizia di Stato, offende i bravi poliziotti e imbroglia i cittadini.
Ne sono convinto e ne scrivo a nome di quei poliziotti “ribelli” di Bologna (organizzatori del recente convegno sulla polizia e la democrazia) e miei ex colleghi che, se firmassero queste condivise riflessioni, passerebbero guai seri.
Per me e per loro i fatti di Genova, già minuziosamente scandagliati, illustrano una realtà manipolata e non rispondente alle norme imposte dal Codice di Procedura Penale, dove, vigliaccamente, sono stati violati i diritti della persona e i cui responsabili sono stati individuati in alti funzionari dello Stato che, senza alcun ritegno, hanno manifestato – nei fatti – una crudeltà inaudita ordinando l’irruzione violenta all’interno della Diaz, alterando lo stato dei luoghi (molotov), riferendo all’Autorità Giudiziaria delle falsità ovvero quanto di più grave possa mai compiere un poliziotto.
I poliziotti dovrebbero invece comportarsi come dei “fotografi” che, con coraggio e grande senso di responsabilità, cercano la “verità” da consegnare (intatta e non manipolata) all’Autorità Giudiziaria. Forza (non violenza) & Trasparenza (non falsità). Null’altro.
I fatti della Diaz e, ahinoi, tantissimi altri – altrettanto gravi – dove soggetti in divisa sprovvisti del patrimonio culturale delle regole di trasparenza e di verità hanno depistato con falsità e bugie le indagini, inducono i poliziotti “ribelli” ad affermare che godiamo di una democrazia a metà.
I poliziotti “ribelli” NON solidarizzano con chi, per 11 anni, ha comandato servizi di intelligence, servizi segreti e tantissimi onesti poliziotti.
I poliziotti “ribelli” solidarizzano, invece, con quei poliziotti che vengono destituiti, minacciati e maltrattati dalla Amministrazione o sbattuti in galera molto prima di qualsiasi giudizio per fatti (anche banali e poco chiari) che hanno ammesso con coraggio per via della enorme complessità e difficoltà del proprio lavoro.
E invece di Pasolini i poliziotti “ribelli” citano Primo Levi: “… il fascismo era ben lontano dall’essere morto, era soltanto nascosto; stava facendo la sua muta, per ricomparire poi in una veste nuova, un po’ meno riconoscibile, un po’ più rispettabile… io credo nella ragione e nella discussione come supremi strumenti di progresso…” .

6 pensieri su “LA MUTA

  1. A me pare che questa sentenza, esagerata fino alla mostruosità soprattutto se confrontata con i buffetti sulle guance comminati ai responsabili del massacro della Diaz, voglia riaffermare una volta ancora il principio che il dissenso va considerato innanzitutto come un atto delinquenziale. Io penso che queste persone di qualcosa siano certamente colpevoli e vadano quindi punite, ma per qualcosa che si limita ai danneggiamenti che hanno effettivamente compiuto, non di quella che a sentire il PM sembra una rinnovata calata dei lanzichenecchi, per giunta pianificata e preordinata. Bastavano e avanzavano due mesi con la condizionale a testa più il risarcimento dei danni, e invece ci troviamo di fronte a persone rovinate per sempre, che dovranno scontare cinque, dieci anni di galera, roba che in certi casi oggi non te la danno nemmeno se ammazzi o stupri e te la strameriteresti. Il principio mi pare chiaro: guai a disturbare il manovratore. Si voleva con ogni evidenza produrre una sentenza esemplare, un po’ come quelle sporadiche megamulte che ogni tanto si becca qualche malcapitato sgamato a copiare CD, facendo quello che qualche altro milione di persone fa senza pagare alcun dazio. Fa vomitare. E fanno vomitare quelle alte cariche dello stato che si sono permesse di solidarizzare con i poliziotti condannati, e cioè con dei delinquenti, ora che la sentenza definitiva ci consente finalmente di chiamarli così. Delinquenti a cui dovrebbero dare la caccia, e a cui invece strizzano l’occhio. Ma al paese, o quanto meno al grosso del paese, evidentemente le cose stanno bene così.

  2. buonasera, non vorrei essere off topic, ma torno ai fatti della Diaz con una domanda: si è mai accertato (o ci si è mai chiesti) perchè accadde proprio in quella scuola? penso che ci fossero decine di altri ostelli, palestre o scuole che ospitavano i manifestanti. Qualcuno sa perchè il massacro accadde proprio alla Diaz? Grazie.

  3. Non lo so, era proprio una domanda, non retorica. Avevo pensato ad una tragica “fatalità”, una elevata concentrazione di elementi fascisti all’interno della squadra, ma i poliziotti presenti quella notte mi sembra di aver letto fossero 150, non 10, la statistica non regge. Non so, non riesco a capire. Mi stupisce anche che nessuno si sia posto questa domanda.

  4. Sì, però basterebbe informarsi un minimo se si è davvero interessati ai fatti.
    Tragica fatalità? ma di cosa?
    1) I poliziotti erano circa 400 (quattrocento), con tutti i vertici operativi presenti. Poi diventati capi ai massimi livelli in ogni ordine e grado delle forze dell’ordine(?).
    2) La Diaz era l’ostello “ufficiale” del GSF (Genova Social Forum), ed era di fronte al Centro Stampa del GSF medesimo, la sede ufficiale della comunicazione del movimento. Entrambi furono attaccati e sgomberati, solo la presenza di telecamere e strumenti di registrazione impedì di fare la stessa fine a quelli che erano in quel luogo, e assistettero al massacro che avveniva dietro le finestre di fronte.
    Si voleva così affermare l’equazione cruciale in quel momento. E cioè che i violenti, i terroristi, i black bloc, le bestie, erano il cuore e la mente stessa del movimento. E quindi le tute nere e le molotov portate dentro a provare il tutto. Ricordatevi sempre che la prima versione fu “li abbiamo presi”, i devastatori,gli organizzatori. E “hanno reagito, anche con i coltelli”, con tanto di giubbotto che aveva salvato l’eroico agente accoltellato.
    Esistono immagini, documentari, libri, ogni sorta di inchieste, giornalistiche e giudiziarie.
    E siamo ancora qui con le domande retoriche, le statistiche che non reggono, e il ‘non mi dica, signora mia!’.
    Su queste cose l’ignoranza non più da tempo una scusante.
    Chi non sa, non vuole sapere.
    L.

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