LA NEBBIA

Esercito su di me, in questi giorni, la difficile pratica del vivere attimo per attimo. A dire la verità, lo faccio dalla fine di febbraio, quando è diventato chiaro che avremmo vissuto tempi non pensabili prima. Non sono una santa, non sono una mistica, non sono una filosofa. Sono una donna qualunque, che prova a fare del suo meglio: nel caso, il mio meglio è provare a mantenere la calma, a prendermi cura delle persone a cui voglio bene, ad andare avanti cercando di capire quale sarà la direzione. Guidare nella nebbia, insomma: perché quando la nebbia ti sorprende puoi procedere solo lentamente, a seconda di quel che riesci a vedere davanti a te.
Non sto dicendo che debbano farlo tutti. Se c’è una cosa che ho imparato in questi mesi è che nessuno ha il diritto di parlare per gli altri. Soprattutto in questo preciso momento. Invece, continuo a leggere disprezzo reciproco. Una scrittrice che, felice (giustamente) del suo pranzo in terrazza, stigmatizza gli altri (“Intorno a noi tutti rintanati in casa a “difendersi” dal covid. O dalla vita? Ecco forse si è persa l’abitudine alla vita”. E aggiunge “gli altri avrebbero potuto fare lo stesso. Tutto regolare. Se non lo hanno fatto c’è un problema di testa. Magari potete rivolgervi allo stesso professionista”). Di contro, altri che contano il numero di persone presenti in un prato, in una piazza, in un parco, e quante mascherine erano indossate correttamente e quante no. E giù con la condanna, lo stigma, le accuse.
Lo so, l’ho già scritto altre volte, in primavera. Che non servisse, lo sapevo allora e lo so ora. Ma ci riprovo, perché una  cosa mi turba e preoccupa: la facilità con cui si giudicano gli altri. Non siete d’accordo con la narrazione dominante? Siamo segregati da una strategia del terrore? Benissimo, malissimo. Ma lasciate agli altri il diritto di avere paura. So benissimo, avendo letto Dune a 15 anni, che la paura paralizza, come ricordano le Bene Gesserit (“non devo aver paura. la paura uccide la mente. la paura è la piccola morte che porta alla distruzione totale. affronterò la mia paura, permetterò che passi oltre e mi attraversi. e quando sarà passata, seguirò il suo percorso con il mio occhio interiore. dove è andata la paura non ci sarà nulla, rimarrò soltanto Io”). Ma non si disprezza chi ha paura e non lo si invita a farsi curare (anche se in questi casi la cura aiuta eccome, potendo). Di contro, non si può dare del negazionista a chiunque esprima un dubbio sulla gestione di questa faccenda. Non si può bollarlo, isolarlo, farlo sparire da ogni scenario perché pensa in un altro modo.
Insomma, sono stufa.
Stufa di chi pensa di superare questo momento solo attaccando gli altri, solo convincendosi che la sua è l’unica posizione corretta e che quella altrui è frutto di pavidità, di stupidità, di desiderio di obbedire a qualcuno, oppure che è frutto di cinismo, individualismo, ignoranza. Siamo diversi, tutti. Rispettiamolo, perché questa continua contrapposizione tra la via giusta e la via sbagliata avvelena i pozzi. Non esistono vie giuste, in questo momento. Esiste una strada nella nebbia, su cui continuare a procedere. Ed è vita pure questa, per piccola che sia, almeno finché la nebbia c’è. E chi scrive, chi conosce il potere delle parole, dovrebbe pesarlo, quel potere, ovunque, prima di usarlo.
“Ti assicuro, io ce l’ho il coraggio, quando vengo a casa, di prendere semplicemente il caffè con te, di ascoltare il canto degli uccelli, di fare una passeggiata, di scambiare qualche parola coi vicini e di lasciar tranquillamente passare il giorno: la vita umana è questo!”
(Robert Musil, L’uomo senza qualità)

Un pensiero su “LA NEBBIA

  1. Gentile Loredana,
    volevo semplicemente ringraziarla, perché in questi mesi difficili le sue parole mi hanno aiutato a non perdere di vista quella luce che dovremmo sempre alimentare, per non smarrirci tra la nebbia e l’oscurità che ci circondano, ahimè.
    Ps: La notte si avvicina è davvero un libro sapiente! Lo sto centellinando. Carmela

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