NEGLI STUDI DI FAHRENHEIT…

…per esempio, oltre a reincontrare alcuni vecchi amici, oltre a partecipare alla discussione con Carla Benedetti e Benedetta Centovalli, avviene, assolutamente a sorpresa, di imbattersi in Sergio Endrigo, ospite di Marino Sinibaldi per presentare il suo libro. Marino ha raccontato del circuito blog-giornali-radio che si è innestato in questa occasione. Endrigo ha parlato, anche, del nuovo romanzo che sta scrivendo. Frase del pomeriggio: “Quando una società promette e non mantiene, diventa una società pericolosa”.

76 pensieri su “NEGLI STUDI DI FAHRENHEIT…

  1. Andrea, quando non s’ha più nulla da dire, di solito si dice che l’interlocutore ti ha “coperto di insulti”. Io non ho “coperto d’insulti” nessuno, come non avevo scritto che “tutto va bene”, come non ho scritto che Carla Benedetti ha torto sulle tendenze di fondo (ma solo che ha sbagliato bersaglio perchè le prove tecniche di genocidio culturale stanno avvenendo con altri mezzi e altri libri), come non ho mai scritto che “Nazione Indiana non fa niente”, come non ho mai scritto che Benedetti *è* apocalittica ma che rischia di sembrarlo. Quando la smetterai di inventarti di sana pianta le posizioni e opinioni altrui, allora forse si potrà discutere. Prima, è impossibile, perché questa non è una discussione, è solo una ridda di errata corrige, o un “Wu Ming for Dummies”, anzi, for a dummy.
    Che poi il linguaggio di Wu Ming non sia capito dal “pubblico”, beh, è una cosa che mi risulta nuova. Vuol dire che ci comprano senza leggerci, che andiamo in classifica per sbaglio, che i lettori ci scrivono e commentano senza capire, e vengono alle presentazioni perché li obbliga la cricca tecno-brigatista, o forse il regime di Fidel Castro.
    Se Dio vuole, su quel versante (quello della presa “popolare” – non populista) siamo molto più vicini a Faletti che ad altri. E forse anche questo fa un po’ rodere il culo a certi. Dixi 2.

  2. Ilpostodeilibri, le difese di categoria a me non piacciono. Però ti assicuro che non tutti i recensori, stupidi o intelligenti che siano, leggono solo le quarte di copertina.

  3. Torno qui dopo un po’ di tempo e, se mi è permesso, vorrei far notare che:
    in letteratura, essere (o meglio, sembrare) “facili” è molto più difficile di quel che sembra, mentre sembrare “difficili” è spesso facilissimo.
    Una frase come “se vuoi la biodiversità vai in Costarica” è una frase indegna e deficiente. Non so se sia deficiente chi l’ha scritta, ma certo la frase lo è.

  4. le discussioni sui non libri si facevano quando Roberto D’agostino pubblicò un volume gonfiabile da usare al mare dopo averlo letto come salvagente. siamo sopravvissuti e da allora abbiamo letto molte cose interessanti, facili, difficili, così così. i libri scemi non hanno mai ammazzato nessuno. gli integralisti sì.

  5. Roberto Bui, rileggiti il post del 2005-01-27 03:58:18.0: non rispondi a nulla, sono solo insulti. Tra l’altro dài giudizi su di me senza conoscermi. Veramente non mi sarei mai aspettato una risposta del genere.
    Quello che secondo te ho inventato, l’ho trovato nei tuoi post ed è citato tra virgolette.
    Stai bene e coi Wu Ming chiudo qui.

  6. Scusa, Loredana, non vorrei rispondere come Wu Ming ad Andrea. ma dove ho detto, “tutti”? Dimmelo. Cerchiamo di pensare che gli altri abbiano almeno le nostre stesse capacità e sensibilità, no?

  7. ilpostodeilibri, sei l’ultima persona con vorrei polemizzare, davvero. E nemmeno sottilizzare sulla differenza fra un e tutti: semplicemente, ho precisato che non sempre l’immagine che a volte ci si fa dei recensori corrisponde al vero. Se ho inteso male la frase, pardon. 🙂

  8. …anche perchè spesso una buona recensione, oltre che informarci su un buon libro, può essere “illuminante” su un altro che abbiamo già letto, no? Anche io credo nella validità della buona recensione. Solo per quello mi ero stranita. Scusa se ho capito male.

  9. Loredana quando parliamo di Best Off, la nuova antologia di Minimum Fax sulle riviste off?
    Non ce l’ho ancora, ma pare già un argomento interessantissimo.

  10. Consiglio per rilassarvi:
    Ehi tu, baby!
    di Leyner Mark.
    Che cosa può accadere a uno scrittore esordiente il cui equilibrio psicologico è stato definitivamente minato dall’improvviso e inaspettato successo? Cosa può e deve fare uno che è stato definito dal New York Times, dal Washington Post, dal Rolling Stone e da molti altri giornali “l’autore culto degli anni 90”? Tra biografia e finzione ecco la storia di un artista che ha perso il contatto con la realtà.
    Mi trovo d’accordo con Michele Monina.
    Sono contro l’eugenetica e a favore della biopolitica.

  11. interessante personaggio, il “passante”, che appunto passa e molla qui luoghi comuni un tanto al quintale. Ad esempio, criticare qualcuno perché sta “nel mercato”. Infatti lui si connette a Internet da un universo parallelo in cui non esiste il denaro ma, stranamente, sono sopravvissuti boria, rancore e clichés 🙂

  12. Quando si arriva agli sgoccioli degli sgoccioli argomentativi, si scrive: “Non mi sarei mai aspettato una risposta del genere”. Poi si fa qualche affermazione che vorrebbe essere conclusiva (ma che non reggerebbe una frazione di secondo se a qualcuno interessasse davvero proseguire la tiritera), infine si raccoglie il pallone da terra, si dice “Questo è mio e io non gioco più”, e ci s’incammina sdegnati verso casa, gambe rigide, sperando di aver rovinato il pomeriggio agli altri ragazzi, après moi le deluge!
    Una mossa che non funziona mai, perché appena il tizio ha girato l’angolo, i calciatori trovano un’altra palla e la partita prosegue gioiosa, in quelle giornate estive che sembrano non finire mai, col sole che tramonta tardissimo, terriccio tra le dita dei piedi, sulle ginocchia le impronte rosso scuro dei fili d’erba.
    Io giocavo in porta e devo dire che ho compiuto alcune prodezze. Un prato incolto dietro casa di mia cugino, intorno a noi soltanto una striscia di paesello e distese di frutteti.
    Ti ringrazio, Andrea, per avermi rammentato quei pomeriggi, quando l’adolescenza non faceva ancora male e non c’eravamo accorti di che fossero gli anni Ottanta e quanto potevano colpire duro.

  13. Andrea, che significa “coi Wu Ming ho chiuso qui”? “Coi”? Perché hai preso di petto uno di loro (secondo me hai esagerato e ti sei fatto capire male, ma il mio parere non conta) vuoi chiuderti alle produzioni di quella che, tutto sommato, è una delle officine più interessanti oggi in attività? Non l’avevi scritto anche tu che apprezzi il loro lavoro, che ti è piaciuto ‘Guerra agli Umani’…?

  14. Anch’io sono molto divertito dagli interventi del passante, spero continui a farne perché sembrano quasi “black propaganda” a mio favore. Giuro che non sono io sotto falso nome!

  15. Scusate sarò scema io, ma a me il “passante” mi fa ridere. No giuro, passante, non ti sto prendendo in giro! Lo giuro. Mi fa ridere la citazione del libro di plastica. Perchè me li ricordo! Quando eravamo piccoli – per entrare nella lunghezza d’onda di Wu ming – dicevamo “Guarda quello che cagata!”, riferito al pirla che faceva lo spiritoso con il suo librino di plastica. “Passante”, ma come ti viene in mente? Non stai a Roma, vero? Se no ti saresti chiamato Nord Ovest pure, vero? Io ci speravo. Almeno ci sarebbe stato qualcuno con un nome più lungo del mio.

  16. Mi è stato chiesto di venire qui a continuare la discussione ma vola molta roba… allora mi faccio pubblicità, segnalo il mio librino di poesie (rigorosamente inedito, ospitato da Giulio Mozzi in Vibrisse, sezione “in versi”, nonché sul sito che cogestisco) e invito a parlare di libri, tenendo il resto fuori. Devolvo eventuali schizzi alle entità immateriali Popolo, Populista, Elite e saluto le persone in carne e ossa che conosco, anche solo come lettore. Pace.

  17. Scusa, Giusco, che fai dipingi? No, perchè se no non capisco gli “schizzi”. Anche se sono d’accordo con te sull’abolizione di paroloni quali Popolo, Elite…oltretutto, visto l’efficacia che ha “passante” con i suoi”ossignur”, mi sa che ci conviene tenerci terra terra. Ma dì la verità, Passante, sei di Milano, eh?

  18. niente pittori, è che entrando in festicciole movimentate come questa discussione si rischiano torte (e ben altro) in faccia, allora mi cautelo… 🙂

  19. Guerra agli umani e New thing rimangono buoni libri anche se mi sono stufato di discutere con Wu Ming 12345. In particolare penso ancora che Bui sia un bravo scrittore, lo dimostra anche quel pezzetto sopra sulla sua infanzia. Purtroppo essere un bravo scrittore non implica azzeccare i giudizi sulla realtà o avere grandi qualità umane.

  20. ma cos’è per voi la letteratura di genere
    a me pare che in italia non ci sia mai stata una vera letteratura di gnere, tranne autori isolati come Scerbanenko o Salgari.
    e questo perchè è mancato il “motore” di tale letteratura, cioè le riviste ( i pulp) e perciò un modo di produzione/consumo molto particolare.

  21. Andrea, adesso ti rendi colpevole tu della stessa cosa di cui accusavi lui pochi post più sopra: dài giudizi sulle “qualità umane” di una persona che non conosci, e solo sulla base di un veloce e irrilevante scambio di vedute, in cui tra l’altro, a mio parere, ti sei rivelato astiosetto e un poco prevenuto, non solo nei confronti suoi ma anche della Lipperini.
    Tra l’altro, da quando ti sei messo in testa di fare a cornate con lui, lo hai chiamato insistentemente “Bui”, cosa un po’ irritante, e crassa: che si chiami Bui è noto e non è un segreto, ma se uno si sceglie un nome d’arte, e con quel nome d’arte è conosciuto e si presenta al mondo, credo sia giusto interloquire usando quello. Soprattutto se, come nel tuo caso, non è noto il cognome di chi sta interloquendo! Nessuno chiamava Walter Chiari “Walter Annichiarico”. O, per restare in tema wuminghiano, nessuno chiamava Cary Grant “Archibald Leach”.

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