LA STORIA SBAGLIATA DEI CATTIVI MAESTRI

Bisogna ricominciare a parlarne. Bisogna ricominciare a smontare il mantra dei cosiddetti “cattivi maestri” e della storia tutta sbagliata che oscura  tutte le altre, e sono tante, che narrano gli anni Settanta.
Ripartiamo da Erri De Luca: chi ha seguito il prosieguo della discussione da venerdì sera a stamattina, sa che il senatore Esposito ha fatto marcia indietro sull’invito al boicottaggio, confermando la propria “delusione” nei confronti di De Luca, che sul punto sono usciti anche un articolo (sabato) e un’intervista (domenica) su Repubblica e che, come potete notare nei commenti al post di venerdì e sui social network, la discussione non si placa ma si avvita, da parte di chi contesta le parole di De Luca, sugli stessi punti. Cattivi maestri, gli anni Settanta, la violenza, terrorismo, cattivi maestri e via ricominciando.
Cosa è stato raccontato davvero di quegli anni, al di là delle autobiografie, delle malinconie, dell’eravamo la meglio gioventù che giustamente non molto possono dire a chi non c’era? Non così tanto come pensate. Anzi, pochissimo: perché, analogamente a quanto è avvenuto con il femminismo, di cui è passata la versione “baffute e castranti e separatiste e isteriche” che è andata a coprire come un soffocante mantello tutte le altre, non solo degli anni Settanta si espelle la vitalità delle riforme costituzionali e dei diritti civili, ma tutte le altre narrazioni possibili.
Allora, comincio la settimana riprendendo parte di un post di Girolamo De Michele del maggio scorso. Post duro ma, come si diceva ai tempi, necessario.  Partiamo da qui. Perché la teoria del cattivo maestro (nel caso in questione, Toni Negri) è sbagliata?
Teoria rassicurante: perché rimuove la violenza dello Stato, le decine di operai e studenti ammazzati nelle piazze e nei cortei dalle forze dell’ordine con licenza di sparare per uccidere, che fecero credere alla necessità della violenza per difendersi dalla violenza dei gendarmi. Chi avrà pagato la pensione al gendarme che ghignando sul cranio spappolato di Antonino Zibecchi, falciato da un blindato dei carabinieri, dichiarò ridendo a un giornalista: «non credevo che un comunista avesse tanto cervello»? Chi avrà finanziato l’attività commerciale aperta all’estero dal carabiniere che sparò alle spalle  a Francesco Lorusso su ordine del ministro democristiano Cossiga, che voleva il morto – e lo ebbe – alla vigilia della grande manifestazione del 12 marzo? Quali contribuenti avranno pagato lo stipendio al gendarme travestito da autonomo che sparò con una pistola non d’ordinanza su Giorgiana Masi?

Teoria autoassolutoria: perché cancella le stragi di Stato operate dalla manovalanza fascista al servizio di quei Servizi Segreti che con ipocrisia si definiscono “deviati”; i tentati colpi di Stato e le schedature – a partire da quelli e quelle del generale Di Lorenzo, su ordine del presidente Antonio Segni – degli oppositori nella politica, nei sindacati, nell’informazione; l’infiltrazione della Loggia P2 nei vertici dello Stato; le responsabilità della classe dirigente democristiana, che se non era complice era imbelle – in una parola, quella strategia della tensione che (con le parole di Aldo Moro) «ebbe la finalità di rimettere l’Italia nei binari della “normalità” dopo le vicende del ’68 ed il cosiddetto autunno caldo», e sulla quale «non possono non rilevarsi, accanto a responsabilità che si collocano fuori dell’Italia, indulgenze e connivenze di organi dello Stato e della Democrazia Cristiana in alcuni suoi settori». E che fece credere a un’intera generazione che non erano possibili vie pacifiche per cambiare l’Italia.

Teoria infame: perché nega a un’intera generazione la capacità intellettuale e politica di comprendere l’enorme ingiustizia di classe su cui poggiava l’Italia, lo sfruttamento feroce del lavoro con salari tra i più bassi d’Europa, col quale fu costruito il “miracolo italiano”; la strage dei lavoratori morti sul lavoro per assenza di misure di sicurezza – alla Montedison di Marghera un documento aziendale raccomandava di «non manutenere, o manutenere il meno possibile» –; le malattie professionali, i tumori, le leucemie tenute nascoste per non intaccare il profitto (come la Solvay di Ferrara); l’enorme divario tra la ricchezza prodotta e quella redistribuita. E negando la percezione dell’ingiustizia, nega – qui sta l’infamia nella sua interezza – la volontà di creare un mondo più giusto da parte di una generazione che si trovò schiacciata tra il potere democristiano che l’ingiustizia difendeva, e il PCI che davanti all’ingiustizia voltava gli occhi dall’altra parte e gettava nel fango le proprie bandiere e i propri valori, per poter avere dalla DC il permesso di accedere al potere all’interno delle regole del potere democristiano. Accettando, ammantandoli con la retorica dell’austerità, l’ondata di licenziamenti e ristrutturazioni sulla pelle degli operai che causarono la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, facendo di Torino, città-simbolo della classe operaia, la città d’Europa col più alto numero di suicidi, quasi tutti fra chi era stato buttato fuori dalla fabbrica.

La favola del cattivo maestro, dell’incredibile potere di convincimenti dei suoi esili e talora criptici libretti che quasi nessuno ha letto (ma di cui tutti credono di conoscere il contenuto per averne sbirciato una o due frasi estrapolate a caso), ridistribuì i ruoli: i buoni tutti di qua, i cattivi tutti di là. Come se, per dire, qualcuno non avesse avuto responsabilità nell’aver lasciato alle Brigate Rosse il compito di fare il “lavoro sporco” eliminando Aldo Moro. Come se in Sicilia, mentre Andreotti governava a Roma, altri andreottiani e democristiani “punciuti” – da Gioia a Lima a Ciancimino a Nicoletti allo stesso Andreotti – non fossero collusi con il capo della mafia Stefano Bontate; come se la mafia, eccezion fatta per le bombe contro i giudici, fosse una realtà con cui si potevano stringere accordi, come se i morti per mafia (relegati nelle pagine interne della cronaca) non fossero, proprio negli anni cosiddetti “di piombo”, maggiori di quelli “di terrorismo” (che invece erano in prima pagina): e tanto peggio per quei pochi – da Piersanti Mattarella a Pio La Torre – che non obbedivano agli ordini di farsi complici, o fingere di non vedere. E peggio ancora per quelli come Peppino Impastato e Mauro Rostagno, di cui si può parlar bene solo da morti, e ancora ancora…

Si è condannata una generazione alla confessione pubblica e perpetua, a un senso di colpa inestinguibile: come se questa generazione non avesse fatto da decenni, in modo pubblico, i conti col proprio passato, la propria violenza, i propri errori; come se questa generazione non avesse subito e scontato nelle patrie galere un carico di anni di gran lunga superiore a quello che fu inflitto ai fascisti nel dopoguerra, e ai briganti (reali e presunti) dopo l’unità d’Italia.
(e non finisce qui)

8 pensieri su “LA STORIA SBAGLIATA DEI CATTIVI MAESTRI

  1. Condivido parola per parole ciò che scrive Girolamo De Michele. Non dimentichiamoci però delle responsabilità e degli errori storici del PCI di quegli anni, la criminalizzazione di tutto ciò che si muoveva fuori dall’area parlamentare, l’affossamento e il depistamento dei movimenti, quella magistratura che ancora oggi, da sinistra, tira e molla l’elastico del garantismo a suo piacimento.

  2. Per correttezza, devo purtroppo segnalare che il tribunale di Ferrara ha stabilito che i dirigenti della Solvay non sono responsabili, perché non potevano sapere della nocività del CVM, delle morti degli operai (hanno definito nelle motivazioni “suggestiva” la tesi che potessero saperlo).
    E, se posso, mi permetto – prendetelo come un invito a leggere i libri recensiti, che davvero meritano – di segnalare quest’altro mio testo: Uomini che sapevano tutto. Vite parallele di Giulio Andreotti e Elio Ciolini.

  3. Eh sì, purtroppo sono di Ferrara e confermo quanto detto da girolamo…dicono che nessuno poteva sapere…quindi tutti innocenti.
    Così va la vita…che della morte pare non freghi nulla a nessuno.
    I testi li leggerò, dato che non ho vissuto gli anni 70 e nulla so al riguardo.

  4. “badate a dove mettete i piedi,portatevi dietro sempre il libero arbitrio,ben agganciato a un passante dei pantaloni,e usatelo. Mi permetto di insistere:se vi sentite piombare addosso un’influenza eccessica,se perdete il filo dei pensieri e il baricentro del raziocinio,fate rapidamente marcia indietro e andate a prendervi un caffè”
    Fred Vargas – critica dell’ansia pura (sempre a proposito di cattivi maestri)
    http://www.dingo.sbs.arizona.edu/~aokal/TURK/AUDIO/ALBUMLER/yabanci/Ennio%20Morricone%20-%20Film%20Music%201966-1987%20%28Disc%202%29/211-a_fistful_of_dynamite-star.mp3

  5. viva internet che fa a tutti opinionisti. comunque, per dire la mia , non saprei se hanno pagato di più i fascisti del dopoguerra, o la generazione dei 70.. penso sia sbagliato porsi il problema in questi termini commercialisti. certo ha ragione girolamo nel sottolineare che movimenti e sobbollimenti storici non nascono certo dalle penne dei “maestri, che per quanto bravi e veloci possono solo inseguire. Ma per quanto lievi siano i nostri comportamenti, ne siamo comunque responsabili. Il movimento Antitav, non lo ha concepito Erri De Luca, ma se pubblicamente si esprime a favore dei sabotaggi, possiamo almeno semplicemente osservare che fa apologia di reato? Proprio oggi ho sentito di tre betoniere e parte di un capannone dati alle fiamme dai notav, roba da mettere un paio di famiglie sul lastrico, speriamo di no. Mi chiedo cosa ne penseranno De Luca e i suoi sodali, magari, (suggerisco) io potrebbero aggiungere che si riferivano a un “sabotaggio culturale capace di sollevare dal basso la coscienza di una paese schiacciato da anni di … etc.etc.”. Oppure, mi parrebbe più coerente, difendere ancora gli incendiari della Val di Susa.
    Per fare una cosa del genere però ci vuole una coerenza forte , una forza morale, quale proviene solo da una chiarezza d’idee , che pochi, temo, oggi possono avere
    Ci scandalizza , che un senatore inviti a boicottare i libri di De Luca. Qualche anno fa Mauro Corona, che adesso si accoda tra gli esagitati antitraforo, veniva boicottato dai No Tav per ragioni opposte:
    “BOICOTTIAMO MAURO CORONA, SOLIDARIETA’ AGLI ABITANTI DELLA VALLE DI SUSA
    Mauro Corona noto scrittore, residente nella zona del Vajont nelle montagne tra il Veneto e il Friuli, ha dichiarato, venerdì pomeriggio in diretta sul programma radiofonico di Radiotre FAHRENHEIT, da buon montanaro (secondo lui) di essere favorevole alla TAV offendendo più volte gli abitanti della Valle di Susa ….. Boicottiamo Mauro Corona!
    http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_evento.cfm
    Chissà perché avrà cambiato idea, magari a volte, i boicottaggi funzionano
    ciao,k.

  6. @ k.
    “Proprio oggi ho sentito di tre betoniere e parte di un capannone dati alle fiamme dai notav”
    Hai sentito di tre betoniere e parte di un capannone dati alle fiamme. Se accusi di questo i notav, lo stai facendo senza prove, senza processo, senza niente.

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