LA TARTARUGA PENSA, LA TARTARUGA FA

Sono quella che cammina piano. Sono la tartaruga di Zenone e di Achille non mi curo. Sono quella che nelle giornate normali, prima di tutto questo, veniva sorpassata da  persone sbuffanti (“eh mamma mia che lentezza”) e mandata a quel paese dai motociclisti mentre attraversava (sulle strisce, ma sempre piano). Non è mai stata colpa dell’artrosi. E’ che immagino un sacco di cose quando cammino (quali fiori piantare, quanto sono belli i figli, dove sarà finito stanotte il gatto, che meraviglia il libro che sto leggendo – o che delusione -, quali storie si stanno intrufolando per essere scritte). Ho sempre pensato che il mondo fosse in grado di sopportare anche le tartarughe trasognate, come me.
Dunque, vado lenta, anche stavolta. Il mio oggi non è diverso da ieri, se non per piccoli dettagli. Continuo a lavorare da casa, continuo a provare a scrivere senza riuscirci, ma non per questioni di blocco, ma per la colonna sonora continuata dai balconi, non canti ma impianti di amplificazione da discoteca (e ci fosse una volta, dico una, che mandassero musica decente), continuo a leggere e studiare.
Una cosa fra le molte che ho imparato: il lavoro intellettuale non è considerato lavoro, per lo più. Se devo giudicare dai miei condomini, sono pronti a riservare rispetto e comprensione per chi sta costruendo un tavolino, o ridipingendo il balcone, ma chi ha un libro o fogli stampati davanti a sè può essere disturbato, interrotto, guardato con stupore (ma che sta facendo?). Peggio mi sento sul lavoro intellettuale delle donne. E arrivo alla seconda cosa che ho imparato.
Durante le guerre le donne sono state spesso un’icona: quasi sempre della sofferenza e della maternità orbata, con frequenza del coraggio (femminile) nel proteggere e sfamare la famiglia, a volte della ribellione attiva, come durante la Resistenza. Però, una volta finito il tempo eccezionale, le donne tornavano dov’erano prima, e questo è sempre accaduto, dai tempi di Olympe de Gouges, ghigliottinata dopo aver pubblicato la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, poco dopo la Rivoluzione francese, “perché si era dimenticata le virtù che convengono al suo sesso”. Non la sto mettendo giù dura o drammatica, ma mi sembra che tiri una brutta aria, per le donne, in questo primo giorno di “ripresa”.
Come sono state raccontate le donne, in questi due mesi e passa? Come mamme che si prendono cura dei figli, li nutrono, intrattengono, sostengono durante lo studio, consolano per la tristezza da reclusione. Anche i padri, certo. Ma in misura minore. Sono state raccontate come insegnanti che preparano montagne di lezioni a distanza. Come infermiere in prima linea. E poi? Perché i comitati di pensatori sono a maggioranza maschili? Perché gli inserti culturali dei quotidiani, interrogandosi sul mondo che verrà, interpellano solo uomini, scrittori o filosofi che siano?
Uh, la lagna femminista, dirà qualcuno. Perché ci sono cose che non cambiano, e basta postare una foto struccata in affettuosa solidarietà a Giovanna Botteri e agli sberleffi che attira presentandosi come donna normalissima in televisione, che partono i soliti, noiosi interventi di quelle che temono che si sottragga loro il diritto alla bellezza, al trucco e al reggiseno a balconcino (ma quando mai è stato così? Da oltre un decennio scrivo che questa è una visione demente e da oltre un decennio mi si accusa di voler proibire il fard).
Non c’è nessuna lagna, non c’è la rivendicazione della quota rosa in giornalismo e nelle task force. E’, fin qui, un’osservazione, la constatazione che, come è sempre avvenuto, il carico di lavoro delle donne si moltiplica senza che la retribuzione, laddove oggi esista, si alzi di un centesimo. E che, lentamente, la scena le espelle.
Noi tartarughe andiamo piano, non alziamo la voce, prendiamo nota. Duriamo, però.

5 pensieri su “LA TARTARUGA PENSA, LA TARTARUGA FA

  1. Quanto hai ragione! Per dirne una, ancora oggi dopo dodici anni insieme devo far notare a mio marito che se sto leggendo o studiando non può piombarmi addosso con i suoi discorsi, senza chiedere, come se un libro davanti sia insignificante, invisibile. E viva le tartarughe!

  2. Le piccole rivoluzioni nascono nelle case e sono più silenti, avvengono.
    Nelle famiglie i cui genitori sono degli anni ‘80 e ‘90 c’è una buona collaborazione, paritaria tra le mura domestiche e con i figli.
    Alcune donne impugnano Lo scettro della regina della casa (porelle) relegando il loro uomo al ruolo del “capace ma io son meglio”, con i figli, con la gestione domestica, salvo elevarlo grande chef occasionalmente, pur lamentandosi del disastro da pulire poi. Resistiamo dunque al calzino a terra, resistiamo a raccoglierlo, occhi al cielo e sospiro. Non autoattribuiamoci il ruolo che poi ci consente la palma del martirio. Con i figli, si sa, conta l’esempio non le parole. Il potere è nelle madri dei maschi.
    Chiarastella

  3. Le piccole rivoluzioni nascono nelle case e sono più silenti, avvengono.
    Nelle famiglie i cui genitori sono degli anni ‘80 e ‘90 c’è una buona collaborazione, paritaria tra le mura domestiche e con i figli.
    Alcune donne impugnano Lo scettro della regina della casa (porelle) relegando il loro uomo al ruolo del “capace ma io son meglio”, con i figli, con la gestione domestica, salvo elevarlo grande chef occasionalmente, pur lamentandosi del disastro da pulire poi. Resistiamo dunque al calzino a terra, resistiamo a raccoglierlo, occhi al cielo e sospiro. Non autoattribuiamoci il ruolo che poi ci consente la palma del martirio. Con i figli, si sa, conta l’esempio non le parole. Il potere è nelle madri dei maschi.
    Chiarastella

  4. Condivido…Probabilmente lo hai già visto, bellissimo l’intervento di Lorella Zanardo nella diretta di un paio di giorni fa su fb Il corpo delle donne

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