LE CATENE DI SETA DI BODEI E, ANCORA, LA PECORA ELETTRICA

“Quello che oggi colpisce è, semmai, da un lato, lo spreco di intelligenza, la sproporzione tra le possibilità offerte dalla tecnica e dalla scolarizzazione moderne e, dall’altro, il deperimento del senso comune diffuso, che tende ad appiattirsi, raggiungendo talvolta incredibili livelli di credulità.
Sul piano della comunicazione interpersonale e della politica mutano mentalità e pratiche quotidiane
Sul piano della comunicazione interpersonale e della politica mutano in tal modo la mentalità e le pratiche quotidiane dei cittadini e, assieme a esse, si trasforma la grana dell’identità personale. Anche i desideri dei singoli si intrecciano in «catene di seta», resistenti quanto quelle di ferro, per informarli, farli discutere, persuaderli, orientarli, ma anche condizionarli e manipolarli.
Molti hanno la sensazione che in democrazia la politica si sia svuotata dall’interno tanto delle sue motivazioni razionali, quanto delle sue passioni civili. Non resterebbe altro che il guscio della spettacolarità riempito da un’emotività povera di contenuti. Con l’ampia diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, colpisce l’apparente incongruenza per cui nei sistemi parlamentari e nell’«età dei diritti», la democrazia sembra servirsi sempre di più delle stesse armi di simulazione e dissimulazione «disonesta» usate dai regimi totalitari.
Certo, la dose di violenza fisica utilizzata per far credere ed eventualmente obbedire è generalmente modesta o nulla, ma quella di seduzione, di adescamento e di inganno non è forse divenuta più sofisticata ed efficace? E i cittadini non sono sempre più frastornati da un eccesso di informazione ed esaltati da una partecipazione mimata alla vita politica che assomiglia più al «tifo» per una squadra di calcio o al divismo per un eroe del tempo libero che non alla conoscenza ragionata e appassionata nella ricerca di soluzioni ai problemi da affrontare?”
E’ parte di un testo pubblicato due anni fa: l’autore è Remo Bodei, il filosofo che ci ha lasciato ieri, il tema sono le mutazioni dovute dal nostro vivere online. Servono, oggi, per capire come stiamo cambiando, e dove possono portarci le nostre esaltazioni, la nostra, appunto, partecipazione mimata.
Siamo sempre convinti di essere nel giusto e di poter e dover dire la nostra: sui genitori che hanno deciso di non tenere presso di sé il bambino gravemente malato, prontamente definiti “infami” da grandi firme, ma anche sui cari, amati librai della Pecora elettrica, che “devono” riaprire dov’era com’era, perché, ehi, abbiamo bisogno di eroi.
Ecco, io ho sempre avuto paura degli eroi, e soprattutto del desiderio di spingere altri a esserlo, e più ancora della facilità con cui questo desiderio diventa collettivo, senza tener conto mai, o quasi mai, di quello che il designato al ruolo desidera davvero. Esercitiamoci a metterci nei panni degli altri, che è cosa che, a dispetto delle apparenze, facciamo sempre meno.

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