L’ESPERIENZA: LA VISIBILITA’, IL TERRITORIO, IL TURISMO DA GRANDE DANTON

Non c’è bisogno di evocare Michel Foucault per dire che abbiamo un problema di visibilità, magari diverso da quello che intendeva lui. Però lo abbiamo, e ogni volta la questione della visibilità si intreccia con quella del potere: c’è un libro di Stefano Catucci che consiglio di recuperare, riguarda Foucault e ha per titolo “Potere e visibilità”:

“Intorno alla lotta per la visibilità si gioca infatti una parte fondamentale dei rapporti fra gli individui e il potere. Non è un fenomeno a senso unico. Per un verso siamo catturati in un regime di visibilità sempre più esteso che mira ad afferrare ogni dettaglio delle nostre esistenze. Per un altro, conquistando nuove forme di visibilità, otteniamo dignità di parola nello spazio pubblico e rivendichiamo il nostro ruolo di soggetti politici.”

Ecco, però dal mio piccolo osservatorio mi sembra che ci sia un ulteriore livello, o problema: ritenere che la visibilità possa essere salvezza. Faccio un esempio pratico: fra una quindicina di giorni inizia Montelago Celtic Festival, che compie vent’anni. La festa è visibile, certamente: ma lo è perché ha lavorato sul territorio e per il territorio, cercando di fornire una prospettiva diversa dal turismo mordi, fuggi, lascia soldi, ovvero la famosa trasformazione del paesaggio in “esperienza” di cui abbiamo parlato la settimana scorsa a Fahrenheit, complice questo articolo di Alessandro Calvo per l’Essenziale. Semmai, MCF ha cercato di capirlo, quel territorio, e dargli valore preservandolo, e non snaturandolo o rendendolo “visibile” secondo l’altrui aspettativa.
Invece, mi sembra che la questione della visibilità (guarda, quel determinato paese ha un sacco di like su Facebook, facciamolo anche noi; guarda, dobbiamo acchiappare turisti pure noi in questo modo) porti, d’abitudine, nella direzione sbagliata: invece, più turismo non significa necessariamente salvezza. Dipende da quale turismo. Dipende se quel tipo “disneyzzato” di turismo trasformerà i luoghi in caricature di se stessi, offrendo l’immagine del vecchio casale o dell’antico mulino esattamente come ci si immagina di trovarli in un depliant. O su Facebook, certo.
Naturalmente, in genere, vince esattamente questa versione. Experience, esperienza: come se il turismo fosse un’attrazione, il numero del Grande Danton in The Prestige, roba forte. Magari dovrebbe e potrebbe essere altro, cercando di capire come i luoghi parlino e cosa può venire da quei luoghi, invece di snaturarli.

Ps. Un altro esempio di turismo che ascolta i luoghi è Elba Book Festival, che si svolge in un piccolo paese dell’isola, Rio, ragionando proprio sulla sua storia e non annientandola.
Pps. E comunque a Montelago veniteci. Saremo in tanti, consultate il programma: ma niente “esperienza”. Semmai, comunità.

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