LIBERTA' DI ESPRESSIONE

“Nell’aula del tribunale di Torino il 28 gennaio 2015 non sarà in discussione la libertà di parola. Quella ossequiosa è sempre libera e gradita. Sarà in discussione la libertà di parola contraria, incriminata per questo. Per questo diritto sto nell’angolo degli imputati. Ho detto le mie convinzioni a un organo di stampa e i pubblici ministeri le hanno fatte rimbalzare su tutti gli altri. Se quelle frasi istigavano, la pubblica accusa le ha divulgate molto di più, ingigantendole e offrendo loro un ascolto di gran lunga maggiore. Quelle parole dette a voce al telefono sono state messe tra virgolette e dichiarate capo d’imputazione. Quelle virgolette attorno alle mie parole sono delle manette. Non posso liberarle da lì, ma quelle manette non hanno il potere di ammutolirle. Posso continuare a ripeterle e da quel mese di settembre 2013 lo sto facendo su carta, all’aria aperta e ovunque. Se la mia opinione è un reato, continuerò a commetterlo”.
“È bene che il giudice chiamato a pronunciare la sentenza sia informato delle intenzioni dell’imputato: se dichiarato colpevole delle mie parole, ripeterò lo stesso reato da criminale incallito e recidivo. Se condannato, mi neghi tranquillamente il beneficio della sospensione condizionale della pena, che si applica all’ipotesi che il reo non ci ricaschi. Se condannato non inseguirò altri gradi di giudizio in cerca di più favorevoli sentenze. Subire condanna per le mie opinioni è offesa sufficiente per non tornarci sopra con altro processo, altra replica dei miei argomenti. Proseguirò la mia opposizione dietro il muro prescritto dalla sentenza. Il mio corpo è d’accordo con me, come succede quando scalo una parete. La nostra libertà non si misura in orizzonti sgombri, ma nella conseguenza tra parole e azioni. Scrivo questo contro il parere dei miei valorosi avvocati, Gianluca Vitale e Alessandra Ballerini, che si sono presi la briga di difendere un cliente intrattabile. A sostegno del pericolo sociale delle mie parole è stata portata la mia vita, il mio passato di militante della sinistra rivoluzionaria italiana negli anni settanta. Non intendo pronunciare una sola parola sulla mia vita in un’aula di tribunale. Non sono incriminato per avere fatto, ma per avere detto. Non devo difendere una circostanza del mio passato, ma le mie frasi. Rispondo a difesa dei miei libri: in quale di essi ho istigato a commettere dei reati? Non nella mia vita, ma nelle mie pagine gli accusatori sono tenuti a trovare riscontri di precedenti istigazioni. Considero un abuso di potere qualunque argomento che coinvolga la mia biografia di cittadino. Qui si processa uno scrittore per le sue frasi. I testimoni che posso presentare sono quelli che hanno letto le mie pagine. Non ne disturberò nessuno. Se crederanno, testimonieranno con un gesto, una firma, una lettura in piazza”.
“Qualcuno a proposito della mia incriminazione ha commentato aggiungendomi la qualifica di cattivo maestro. È titolo che non posso usurpare, dopo il liceo non ho proseguito gli studi. A diciotto anni mi sono congedato definitivamente da esami e maestri. Se voglio imparare una lingua nuova, faccio da me. La nomina di docente, anche se cattivo, non mi spetta. Ma se per maestro si vuole alludere al ruolo di mandante occulto di qualcuno, allora la faccenda va specialmente contraddetta. Né mandante né mandato: quello che ho detto e fatto è opera della mia sola volontà e mostrandomi di persona. Nessuna circostanza della mia vita può servire a farmi passare da mandante o da mandato. Se c’è da andare pure a quel paese, mi ci spedisco da me. Se avessi inteso il verbo sabotare in senso di danneggiamento materiale, dopo averlo detto sarei andato a farlo”.
“Dalle mie parti, al Sud, esiste un altro tipo di responsabilità della parola. Uno augura il peggio a una persona e quella più tardi subisce un incidente. Il tale del malaugurio viene ritenuto responsabile dell’accaduto e dà così avvio alla sua fama di iettatore. Quando in uno stadio del Nord Italia si incita la natura invocando “Forza Vesuvio” si sta istigando un vulcano all’eruzione. La reazione da parte meridionale non è stata una denuncia ma l’esorcismo efficace di una grattatina in zona pubeale. Che la linea Tav in Val di Susa possa essere sabotata, che possa non sbucare dall’altra e da nessuna parte. Che possano finire i fondi pubblici destinati all’affarismo di aziende collegate ai partiti. Che un governo di normali capacità di intende-31 re e volere la lasci incompiuta, come già altri 395 (trecentonovantacinque) grandi lavori in Italia. Che possa essere dichiarata disastro ambientale e i suoi responsabili perseguiti per questo. La linea Tav va sabotata: la frase rientra nel diritto di malaugurio”.
“Oggi la mia parola intralcia il malaffare dei lavori pubblici in Val di Susa, domani potrà fare di più. Insieme alla linea Tav in Val di Susa, si potrà sabotare la volontà di censura. In margine al diritto di parola contraria, desidero scrivere che per me si tratta di dovere. Se non lo facessi, se per convenienza tacessi, badando ai fatti miei, mi si guasterebbero le parole in bocca. Il mio vocabolario di scrittore si ammalerebbe di reticenza, di censura. Perderei la bella compagnia che la scrittura mi tiene dalla remota età del primo raccontino. Per me, da scrittore e da cittadino, la parola contraria è un dovere prima di essere un diritto. Torto: non sto subendo un torto, che riguarda un comportamento scorretto tra privati. Un torto lo può fare un automobilista a un incrocio. Sto subendo un abuso di potere da parte della pubblica accusa che vuole impedire, dunque sabotare, il mio diritto di manifestazione verbale. Sto subendo un processo per questo e non lo sgarbo di un estraneo”.
(Da “La parola contraria”, di Erri De Luca, Feltrinelli)

51 pensieri su “LIBERTA' DI ESPRESSIONE

  1. Le parole contrarie, i pensieri non allineati, fanno paura ad ogni potere, piccolo o grande che sia. Ma perchè non difendiamo chi sa pensare, parlare autonomamente… chi sta dalla nostra parte di cittadini liberi?
    Lo spiega Ken Follett nel suo “Inverno del mondo”:
    “Erik cantava con abbandono. Sosteneva ciecamente il regime sovietico, così come aveva sostenuto quello nazista. Carla all’inizio si era sentita confusa e infuriata, ma adesso vedeva una certa triste logica: Erik era una di quelle persone inadeguate e così spaventate dalla vita che preferiscono assoggettarsi a un’autorità spietata, sentirsi dire cosa fare e cosa pensare da un governo che non ammette alcuna forma di dissenso. Si trattava di persone stupide e pericolose, ma erano tantissime.”
    Sosterrò Erri De Luca in ogni modo.

  2. Un discutibile processo penale non è paragonabile ai kalashinkov ma è sempre un vulnus alla libertà di espressione anche se non c’è spargimento di sangue

  3. Replica numero 1:
    Questo è un giornalista che per il solo fatto di aver scritto qualcosa che a certi ambienti NO TAV non piace ha rischiato e temo continui a rischiare la pelle
    http://www.lastampa.it/2013/10/03/italia/cronache/bomba-mascherata-da-hard-disk-inviata-al-giornalista-de-la-stampa-LHG2w7P4VoQHhweFgbUxPL/pagina.html
    Come mai De luca, questo impavido alfiere della libertà di parola, questo intellettuale così attendo ai fatti intorno alla TAV, non dice una parola su questa vicenda?
    Torniamo poi indietro nel tempo, a quella età dell’oro della rivoluzione in Italia tanto rimpianta da De Luca, allorché Carlo Casalegno e Walter Tobagi furono uccisi dai terroristi perché scrivevano articoli che a tali terroristi non piacevano. Vi ricordate la parola di De Luca suonare squillante contro queste barbarie oppure il nostro non smise di professare la sua simpatia e vicinanza agli assassini?
    Insomma siamo di fronte a un intellettuale che scrive libelli quando a lui viene intentata una causa (peraltro da lui fortemente voluta) e che non vede o che fa finta di non vedere o che neppure si pone il problema di vedere quando è in gioco la vita di altri che esprimono opinioni che lui non piacciono.

  4. Replica numero 2
    Vi racconto una storia, già che siamo in un forum che ha la sua principale ragione di essere nella letteratura.
    Il prefetto dell’Haute-Savoie (la zona di CXhamonix) vieta il traffico nel tunnel del Monte Bianco ai camion più vecchi e inquinanti (da Euro 0 a Euro 3) perché la concentrazione delle polveri sottili PM10 nella valle dell’Arve ha superato i limiti di sicurezza. Di conseguenza questi camion sono dirottati al traforo del Frejus e vanno a seminare i lor veleni nella valle francese della Maurienne e nella Val Susa dei NO TAV.
    http://www.ledauphine.com/savoie/2015/01/06/la-haute-savoie-envoie-ses-camions-pollueurs-en-savoie
    Ovviamente le autorità locali nella Maurienne la prendono male, ma non possono fare molto, visto che per i limiti della ,loinea ferroviaria attuale è impensabile trasferire le merci trasportate da quei camion su treni merci. A questo punto credo sia chiaro perché in Maurienne di NO TAV se ne trovano proprio pochi, anzi lì la TAV è vista come una occasione di lavoro a breve termine e come una liberazione dai veleni del trasporto su gomma a medio termine.
    In Val Susa ovviamente i sindaci NO TAV non fiatano, a partire da quello di Susa che di mestiere fa il dirigente nella società che gestisce il traforo del Frejus, e pensano che la salvaguardia del loro territorio verrà dall’impedire la costruzione di un tunnel di base e dall’aumento del traffico su gomma. Per sovrapprezzo si concedono la compagnia del De Luca che, non volendo essere qualificato quale maestro, può esser perlomeno definito quale compagno di sbronza, ovviamente nel senso di sbronza retorica fondata sul nulla.

  5. Replica numero 3
    Non capisco perché De Luca se la prenda con i maestri. Io ho avuto la fortuna di averne avuti di ottimi, cui devo molta riconoscenza e che ben volentieri riconosco come tali

  6. Il fatto che Picobeta commenti su questo blog solo quando si parla di Tav dovrebbe far capire che a) è ossessionato b) è direttamente coinvolto c) entrambi.

  7. @ Nonsiamoscemi
    Sotto un post dal titolo libertà d’espressione e più in generale direi che le nostre opinioni potrebbero restare nell’ambito del merito e non spostarsi sul piano personale. Anche se picobeta interviene solo e se si parla di TAV ciò non porta affatto a inferire alcunché su di lui.

  8. ok, adesso faccio come De Luca e scrivo un libello sulla mia liberta di parola contraria messa in discussione da Nonsiamoscemi. Potrebbe uscire qualcosa di non malaccio, comincerei dal presuntuoso Ulisse che zittisce Tersite e continuerei con Macbeth che liquida Banquo per metterlo a tacere.
    Ribadisco comunque che il mio parlar di TAV deriva dal discutibile fascino di questa vicenda. Proprio mi sconcerta il vedere lo spreco di intelligenza che questo vuoto maelstrom retorico riesce a provocare e calamitare e mi preoccupo per quanta gente brava, generosa, degna di rispetto, con una grande capacità di impegno e di mobilitazione butti via il suo tempo, le sue energie, la sua generosità e financo rischi la sua libertà personale per una faccenda basata sul nulla.
    @jackie brown
    grazie per il tuo intervento, ma sono un convinto alfiere oltre che della libertà di parola anche della libertà di inferenza. Anzi nutro una certa simpatia anche se non la pratico per quella particolare inferenza a briglia sciolta che da minimi indizi crea un un universo e che da una macchia sulla lente di una macchina fotografica deriva un ufo e qualche civiltà aliena

  9. La storia di questo paese lascia pensare che i pacchi bomba ai giornalisti possono avere i mittenti più svariati: dai vendicativi partigiani di una causa ferita ai volenterosi incriminatori della stessa causa.
    Il processo a Erri De Luca è intentato dall’autorità pubblica: è ben chiaro chi sono gli attori in causa e quali le parole incriminate. La censura e il processo alle opinioni possono essere luogo comune da bar, movente per un attacco armato o perfino per un pacco bomba, oppure possono pretendere di diventare sistema nel momento in cui si inscrivono in una sentenza della repubblica. La differenza è evidente. La violazione armata di un diritto civile non è la stessa cosa di una violazione legale e giudiziaria di tale diritto. Nel primo caso puoi assegnare una scorta (vedi Saviano), nel secondo devi auspicare l’intervento della Corte di Cassazione o della Corte Costituzionale, a meno di non voler accettare un principio di dittatura. E’ una distinzione difficile da fare entrare in testa in un paese abituato alla paradossale ordinarietà delle leggi speciali. Non così altrove (vedi la “fu” dottrina Mitterand).
    Resta comunque il fatto che la ventennale lotta contro la TAV in Val Susa e il successo del piccolo fronte popolare contro la costruzione di un ecomostro è un interessante caso di studio per molti osservatori, più o meno coinvolti. Lo rimarrà per molti anni, perché è uno dei pochi casi in cui un’azione dal basso contro una Grande Opera Dannosa Inutile Imposta ha avuto ragione dalla storia. Con buona pace di chi di tale interesse si meraviglia, ovviamente, giacché la politica, come la poesia, è nell’occhio di chi guarda il mondo. Cioè di chi ha voglia di farlo.

  10. @Wu Ming 4
    ipotizzare che il mittente del pacco bomba inviato a Numa agli incriminatori mi pare un esempio di applicazione di quella inferenza a briglia sciolta cui accennavo prima.
    Per quel che ricordo, il processo a De Luca è intentato in seguito a una querela di parte di LTF (Lyon-Turin Ferroviaire) i cui cantieri erano oggetto dei sabotaggi, non è quindi originato da una iniziativa della Procura della Repubblica.
    Sono d’accordo con lei che il movimento NO TAV sia un interessante caso di studio, ma la mia quasi veneranda età che fa di me un testimone dal vivo dei fottuti anni 70 mi fa temere una involuzione autoreferenziale verso un nuovo Moloch che ingoi esperienze, vite, energie producendo al più futuro rimpianto in qualche scrittore in cerca di steroidi per dare forza alla sua ispirazione (non parlo di lei, sia chiaro). Per il poco che posso capire del movimento NO TAV dalle tracce che lascia su internet, mi pare che da un lato ci sia un calo della partecipazione e dall’altro una tendenza alla radicalizzazione, con gli esponenti di Askatasuna, che fino a pochi mesi fa erano la guida politica del movimento, in difficolta a arginare spinte sempre più marcate in direzione anarchica. Ovviamente spero di sbagliarmi e di non aver capito alcunché.
    Credo infine che si possa arrivare a a definire la TAV inutile e dannosa solo a partire da una confusione sui generi letterari, assegnando cioè la produzione degli esperti NO TAV, che è fondante per questa definizione, alla categoria della letteratura tecnico-scientifica e non alla categoria della propaganda.
    Perché a tutti gli effetti di letteratura di propaganda si tratta, con tutte le distorsioni, le parzialità, le omissioni della letteratura di propaganda, che deve convincere e non indagare in modo il più possibilmente oggettivo un problema. E ne è indizio il fatto che gli esperti che condividono tali posizioni sono sempre gli stessi da anni, senza riuscire a guadagnare consensi nella comunità scientifica. Ad esempio, non mi risulta che un solo docente o ricercatore o esperto di geologia abbia dato segno di condividere le affermazioni sui rischi da asbesto e da uranio.

  11. Il fatto che il processo a De Luca muova da una querela di LTF implica altresì che la procura l’abbia ritenuta fondata e abbia deciso di avviare il procedimento giudiziario. I PM parlano chiaro: http://www.huffingtonpost.it/2014/06/05/erri-de-luca-procura-chiede-processo_n_5452615.html
    Dunque i PM ritengono che se un privato cittadino si dichiara favorevole al sabotaggio della TAV, quando poi il sabotaggio avviene, ancorché indipendentemente dalla sua persona e dai suoi atti materiali, costui sia da ritenersi correo e condannabile penalmente. Altroché se si sente puzza di anni Settanta e del loro peggiore lascito: l’eccezionalità giuridico-giudiziaria, per l’appunto, che in questo paese, di emergenza in emergenza, non è mai passata di moda.
    Il movimento No Tav vince non solo e non tanto perché trova appoggi e solidarietà presso certe aree politiche o certi intellettuali – abbastanza marginali, per altro.
    No Tav vince non solo perché è un movimento composito e radicato sul territorio, che ha saputo proiettarsi oltre il problema specifico di vedere stravolto il luogo in cui si vive e ha inserito una lotta locale in un discorso propriamente politico sul modello di sviluppo e viabilità ed economia che vogliamo.
    No Tav vince perché al netto delle “conte” di quanti esperti e tecnici troviamo sull’una o sull’altra barricata, quella grande opera non interessa più nessuno, se non chi avrebbe dovuto farci affari: le grosse cooperative di costruzione legate a cordate politiche, con annesso giro di appalti e subappalti (a ingrassare la criminalità organizzata). Perfino il più strenuo paladino in loco del progetto, l’esponente del PD Esposito, ha dichiarato che i costi di realizzazione si sono talmente gonfiati da rendere controproducente l’opera.
    La verità è che la TAV sarebbe stata la più grande truffa mai organizzata, e sempre più persone, anche a Bruxelles, hanno iniziato a capirlo. Piano piano tutti i soggetti in causa stanno saltando giù dal treno, consapevoli che quel treno è un carrozzone inutile. Il famoso corridoio Lisbona-Kiev è morto e sepolto. Tra l’altro tanto il Portogallo quanto soprattutto l’Ucraina in questi anni si sono ritrovati ben altre gatte da pelare. Mano a mano che la crisi economica procede e l’Europa affonda, i grandi progetti faraonici partoriti in un’epoca di vacche ingrassate a stereodi si rivelano per quello che sono: volani per un PIL dopato. Quel mondo è finito. Sarebbe ora di accettarlo e di mettersi a discutere di alternative, seriamente. Anche partendo, perché no?, da una piccola valle subalpina.

  12. @WuMing4: interessante notare che tutto ciò NON è successo per la famosa “Quadrilatero”… nessun movimento dal basso (solo ora comincia timidamente qualcuno a PARLARNE), grande e continuo assoggettamento di politici e mass-media, nessuna visione critica (a parte quella di Loredana e di pochi sparuti altri in loco). Sarò forse O.T. ma credo che sarebbero da studiare le due situazioni in parallelo -ValdiSusa e ValdiChienti- per comprendere meglio certe dinamiche che sembrano ineluttabili.

  13. @Wu Ming4
    Non è tanto un problema di conta degli esperti, ma di guardare in faccia le rocce della Val Susa, perché la presunta pericolosità dello scavo di un tunnel in quelle rocce è l’elemento decisivo per mobilitare la gente in difesa della propria salute. E su questo magari i geologi avrebbero qualcosa da dire, se non altro per il fatto che queste rocce le conoscono bene. Ma guardiamole anche noi queste rocce. In Val Susa le hanno scavate per 40 km di gallerie dell’autostrada, per il tunnel autostradale del Frejus appena raddoppiato, per 30 km di gallerie e cunicoli per la centrale elettrica in caverna di Pont Ventoux. Nella cava di Caprie, che si vede bene sia dall’autostrada e sia dalle statali, si è scavato per decenni all’aperto con esplosivo e la roccia così ricavata è stata macinata all’aperto nei frantoi per ricavarne pietrisco. Tutto ciò non ha influito sulla salute in Val Susa e a Torino, che è sottovento a pochi km di distanza in linea d’aria. Ora si scava il tunnel di base della TAV e all’improvviso tutto cambia e scavare in quelle stesse rocce scatena un inferno di amianto e e uranio. Ma le sembra sensato? Questo è pensiero magico, è privo di ogni logica, ma condizionata da questo pensiero la gente va a far la guerra contro il cantiere di Chiomonte e parla di devastazione.
    Il PD Stefano Esposito ha detto che avrebbe rinunciato a supportare l’opera se questa fosse costata 13 miliardi come affermatap in una certa valutazione provienente da RFI. Questa valutazione è stata smentita. è stata confermata la stima di 8.5 miliardi di Euro, di cui poco meno di 3 a carico dell’Italia. E Esposito continua a sostenere l’utilità di fare la TAV.
    Parla poi di opera fatta per compiacere gli amici e i criminali. Orbene, la TAV è stata discussa, analizzata, modificata, aggiornata a tutti i livelli tecnici e politici in Italia, Francia, Comunità Europea. Alla progettazione hanno contribuito i tecnici più competenti delle università di Torino, Milano, Lyon, Lausanne, Paris. Gli sherpa tecnici di Bruxelles hanno dato il loro benestare. Lascio a lei di dimostrare che tutti costoro siano in malafede e agiscano al soldo del malaffare. Mi perdoni la franchezza, ma se ci sono degli steroidi in giro, questi sono a gonfiare questa sua visione pancomplottista che vede un intero continente intento a congiurare contro una vallata.
    Per il resto su tutti le direttive alpine si fanno tunnel di base, ne conta una mezza dozzina tra Svizzera, Italia, Francia, Austria sugli assi di Gottardo, Sempione, Brennero, questi altri tunnel sono conclusi e in fase avanzata di costruzione e da nessuna parte si sono verificati i catastrofici problemi preconizzati dai NO TAV, in nessuna vallata i cantieri devono essere difesi come fortini, anzi i valligiani vedo con favore il passaggio delle merci dai camion ai treni merci.
    Lei parla di più grande truffa mai organizzata. Sappia che delle 6-7 TAV in costruzione o in progetto in Italia, la TAV Torino-Lione è quella che costa meno all’erario e che ha maggiori previsioni di traffico dopo quella del Brennero. Cosa ne pensa quindi della TAV Napoli-Bari, costo previsto 8 miliardi, fortemente voluta dai NO TAV Vendola, De Magistris, Emiliano o della Palermo-Catania da quasi 10 miliardi, cui neppure i M5S siciliani si oppongono?
    Circa la profezia di affondamento della TAV sappia che in questi giorni si sta aprendo in Francia a Saint Martin De La Porte il cantiere del tunnel di base e che mentre in Italia qualcuno assedia il cantiere di Chiomonte da ovest la vecchia talpa scava in profondità (mi perdoni la scontata citazione …) verso la Val Susa. E a Bruxelles il commissario Jan Brinkhorst (un olandese che non risultato affiliato a organizzazioni mafiose) ha ribadito l’importanza del cantiere e al posto di Vattimo è arrivato qualche parlamentare M5S senza cambiare in alcun modo gli equilibri.
    Dimenticavo il punto iniziale, il punto di innesco della discussione. Tizio sostiene l’opportunità ci compiere azioni che danneggiano Caio. Caio cita in giudizio Tizio. I magistrati di Torino sostengono che è Tizio può intentare causa a Caio. Tizio cerca di arruolare mediaticamente un po’ di Sempronio per la sua causa.

  14. Errata corrige, confusione tra Tizio e Caio:
    Dimenticavo il punto iniziale, il punto di innesco della discussione. Tizio sostiene l’opportunità ci compiere azioni che danneggiano Caio. Caio cita in giudizio Tizio. I magistrati di Torino sostengono che Caio può intentare causa a Tizio. Tizio cerca di arruolare mediaticamente un po’ di Sempronio.

  15. Senz’altro ognuno ha la possibilità di farsi un’opinione sulla vicenda della Torino-Lione consultando la sterminata produzione testuale e documentale presente in rete.
    Se però qualcuno volesse far credere che in Francia tutto va bene, madama la marchesa, si sappia che questo è falso:
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/20/francia-alta-velocita-torino-lione-di-utilita-pubblica-no-tav-conflitto-di-interessi/849817/
    Così come è falso che i conti tornino:
    http://www.notav.info/post/torino-lione-senza-fondo-il-costo-sale-a-12-miliardi/
    Personalmente penso che il dono di dire le cose come stanno sul piano politico l’abbia avuto proprio un francese, cioè Yves Crozet, studioso di economia dei trasporti e uno dei realizzatori della relazione parlamentare sulle grandi opere “Mobilité 21”, commissionata dal governo Hollande:
    http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/415700/jam-la-tav-si-fara-.html
    Costui ha anche avuto il pregio di dire (prima) perché il governo francese avrebbe finto di ignorare il suo parere, dando avvio ai lavori, per poi tergiversare di fatto. Vedremo a chi darà ragione la storia.
    Dopodiché, appunto, a ciascuno il proprio giudizio, e a ciascuno la possibilità di riporre la propria fede nei tecnocrati dell’Unione Europea. I quali più che essere infiltrati dal malaffare – quella è soprattutto roba (e “cosa”) nostra – rappresentano determinati interessi. Nessun complotto contro nessuna valle, solo il buon vecchio capitalismo e l’Alta Velocità come visione del mondo. Ovvero l’idea – messa in discussione perfino da un positivista fatto e finito come Marx negli ultimi anni di vita – che il progresso coincida con lo sviluppo capitalistico; che una merce e un manager valgono tanto quanto più viaggiano veloce e quanti più metri cubi di terra hanno fatto smuovere; che pur di far girare la ruota del PIL valga la pena spendere centomila euro per comprarsi un’inutilissima Rolls Royce se poi l’UE me li rimborsa, come dice Crozet nell’intervista linkata qui sopra. La truffa è tutta lì: far girare i soldi e i metri cubi di cemento per realizzare un’opera tautologica, utile solo a se stessa. Ormai se ne sono accorti tutti, ma è difficile sfilarsi dopo che per anni si è andati avanti sempre sulla stessa linea. Nondimeno la faccenda diventa più imbarazzante ogni anno che passa e la speranza di molte parti in causa è proprio che gli anni passino e le patate bollenti finiscano in altre mani.
    Quanto al punto iniziale o di innesco, si può sminuire quanto si vuole, ma di fronte alle sparate dei PM che rispolverano il vecchio armamentario settantardo, trasformando un’opinione liberamente espressa in reato penalmente perseguibile e il danneggiamento di cose in “terrorismo”, c’è ben poco da stare allegri.

  16. @Wu Ming4
    – Francia
    In Francia c’è opposizione alla Torino-Lyon, ma su scala molto ridotta rispetto a quanto accade in Italia. In Maurienne c’è un gruppo di simpatici picchiatelli che vuole la secessione della Savoie dalla Francia e che vede la Torino-Lyon come una imposizione coloniale di una capitale straniera, cioè Paris. C’è anche qualche esponente dei verdi contrario, ma il peso di questa opposizione sia in termini numerici e sia in termini di peso politico è molto scarso.
    – Costi
    Lei si è perso l’ultima puntata della vicenda, quello con la svolta nella trama, la stima delle spese si è liberata degli steroidi di una rivalutazione del 3.5% annuale ed è tornata ai sensati valori precedenti
    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/11/27/le-fs-in-senato-frenano-sui-costi-della-torino-lione-il-prezzo-non-saleTorino05.html
    Peraltro questa non è il tipo di notizia che trova spazio su notav.info o su Il Fatto Quotidiano
    – Yves Crozet è stato membro della commissione mobilité 21, ne ha accettato le conclusioni e poi si è fatto intervistare da un organo di informazione di dubbio prestigio scientifico come le Iene, specialisti in veline, piccoli truffatori e stregoni in stile Vannoni. L’intervista è stata del tutto ignorata in Francia e Crozet non ha ribadito in alcuna occasione queste dichiarazioni. Per chiarire l’inghippo bisogna osservare che Mobilité 21 non ha affatto messo in discussione la tratta internazionale della Torino-Lyon (cioè il tunnel di base e il raccordo alla linea storica a Bussoleno e a Saint Jean de Maurienne) e ha valutato che i lavori per la tratta nazionale francese da Saint Jean de Maurienne a Lyon debbano essere rinviati a dopo il 2030, quando la costruzione di questa tratta potrebbe non essere più uno spreco inutile quanto l’acquisto di una Rolls Royce. Quindi in Francia hanno scelto la stessa tempistica italiana, subito il tunnel di base e successivamente la tratta nazionale e stanno operando in modo coerente con questa strategia, con pieno supporto tecnico e politico al tunnel di base e con la ripresa dei lavori in questi giorni sul versante francese. Crozet invece nella sua intervista, che ripeto non ha avuto alcun seguito né tecnico né politico né mediatico in Francia, mescola cioè che è deciso ed è valutato necessario (il tunnel di abse) con ciò che è ritenuto al momento superfluo (la tratta nazionale).
    Vedo poi con piacere che accantona l’ampio repertorio di slogan NO TAV che fanno della TAV un’opera voluta unicamente dal malaffare. E quanto alla merce, ci sono quelle in forma di cemento che vanno nel tunnel e quelle che nel tunmel ci passeranno. Lei dubita della presenza delle seconde e ritiene che le prime siano autoreferenziali, per me gli indizi vanno in un altro senso e che le seconde passeranno nel tunnel e che in assenza del tunnel non spariranno, ma viaggeranno per le autostrade con costi economici e ecologici ben più alti. Tenga poi presente che le discussioni sul modello di società e sulle stime di traffico giocano un ruolo marginale nel proselitismo NO TAV in Val Susa, l’elemento dominante è senz’altro la martellante e infondata propaganda sui rischi per la salute e per l’ambiente derivanti dalla costruzione dell’opera, secondo una strategia della paura senz’altro efficace.
    Riconosco di aver esagerato nello sminuire il punto di innesco, non mi piace che la gente sia perseguita per aver espresso le sue opinioni, ma da sempre quando l’opinione afferma l’opportunità di compiere un reato allora il problema è più difficile da decifrare. A questo si aggiunge la prosopopea di De Luca, che si esprime in modo del tutto svincolato dai fatti, inventandosi inesistenti inquinamenti da asbesto
    http://www.huffingtonpost.it/2015/01/06/erri-de-luca-processo_n_6421984.html
    inesistenti deportazioni
    http://archivio.nuovasocieta.it/torino/erri-de-luca-con-i-no-tav-fino-alla-loro-vittoria-o-deportazione.html
    o accostando la situazione della Val Susa a quella della guerra civile spagnola, al Cile di Pinochet o all’Ancien Régime di Louis XVI, almeno in base a quanto scrive Simonetta Fiori su Repubblica. A questo si aggiunge la scarsa credibilità di De Luca come alfiere della livertà di parola. Tralascio gli svarioni sull’origine della Marseillase e sul suo valore simbolico in Francia e il rimpianto infantile per l’amato giocattolo della guerra civile.

  17. Crozet non è certo il primo che sceglie un canale non ortodosso e straniero per dire le cose papali papali che in casa dovrebbero essere espresse in una forma più diplomaticamente mediata. Come ho scritto, condivido le cose che dice – e poco mi importa a chi le dice, fosse anche il Corriere dei Piccoli – perché ritengo verosimile la sua ricostruzione dei fatti politici, espressa dall’interno della commissione e non dall’esterno.
    Le cose andranno diversamente? Staremo a vedere. Crozet e almeno un’altra persona – cioè il sottoscritto – ritengono che non andrà così. Ovvero ritengono che il governo francese stia dando un contentino a elettorato e amici imprenditori avviando i lavori, ma in realtà navighi a vista, perché ha capito che l’affare rischia di risultare un boomerang. Tanto nessuno di coloro che oggi prendono impegni a lunga scadenza sarà più li’ tra qualche anno per ottemperarli. La patata bollente toccherà a qualcun altro. Magari a Marine Le Pen, che l’UE vuole mandarla gambe all’aria proprio a partire dalla distribuzione delle merci (allora altro che rimborsi). E se si fa fatica a dire cosa potrebbe essere l’UE tra quindici anni (se ancora ci sarà una UE), figurarsi cosa ne potrà mai essere di certi progetti faraonici avviati fuori tempo massimo, con incertezze sui costi e sui finanziamenti reali (non quelli stimati sulla carta) e con tempi di realizzazione biblici, già dopo un ventennio di dibattiti, polemiche, tira e molla. Ma ripeto, se uno vuole crederci, prego. Volendo si può perfino credere che negli appalti delle grandi opere a sud delle Alpi la malavita non metta becco ne’ piede e che le cordate politico-affaristiche non c’entrano nulla. Viva la libertà di opinione e di espressione, anche se chi la esercita ci sembra un povero ingenuo, o ci sta antipatico o ci appare un intellettuale démodé in posa e a caccia di hype mediatico.
    Le denunce penali per reati d’opinione però lasciamole ad altri.

  18. @wu ming4
    Credo serva un chiarimento. La Lyon-Turin est omnis divisa in partes tres:
    1) tratta nazionale francese, da Lyon a Saint Jean de Maurienne
    2) tratta internazionale con il tunnel di base, da Saint Jean de Maurienne a BUssoleno con il tunnel di base di 57 km
    3) tratta nazionale italiana, da Bussoleno
    Per la parte 2) i francesi hanno già scavato 3 discenderie, una se ne sta scavando a Chiomonte sul versante italiano e sempre i francesi stanno allestendo il cantiere per inziare lo scavo del tunnel di base. La costruzione di questa tratta è oggetto di un trattato internazioanle approvato dai parlamenti italiani e francesi, è finanziata per i primi appalti e in attesa di conferma del finnaziamento europeo del 40%.
    La parte 3 in Italia sarà costruita se valutata necessario dopo il 2025
    Per la parte 1, il rapporto Mobilité 21 raccomanda alla Francia il rinvio a dopo il 2025.
    Secondo la vulgata NO TAV il rinvio della tratta 1 al 2025 diventa “La Francia ha cambiato idea e il tunnel di base forse lo fa nel 2025” e anche il cosiddetto giornalista delle Iene che intervista Crozer casca in pieno in questa distorsione. Quindi il tunnel di base si fa, cosa accadrà tra 15 anni per le tratte nazionali non si sa, che ci siano o meno Marine Le Pen e Matteo Salvini a governare nei paesi interessati.
    Di cosa parli Crozet non è chiaro, se di tratta nazionale francese gli dò ragione, se di tunnel di base allora la penso diversamente. Non è poi chiara la strategia di comunicazione di un docente universitario francese che per contestare la poltica infrastrutturale francese si concede una esternazione con una trasmissione italiana del tutto ignorata in Francia e non parla con Le Figaro o Le Monde o Libération.
    Lei parla di hype mediatica e questo mi ispira un addendum. Tutta la baracca mediatica NO TAV sta in piedi su due pilastri:
    – la strategia della paura in Valle, alimentata da una propaganda piuttosto spregiudicata, di cui magari le darò qualche esempio. A questa si aggiunge il fatto che, a prescindere dai dati reali, la lotta alla TAV è diventata orami un fattore identitario in Val Susa
    – la radicata ignoranza nel mondo dell’informazione e dell’intellighentia italiane sulle questioni tecnico-scientifiche, per cui anche giornalisti seri (Lerner, Maltese) o intellettuali di spessore (Revelli, Rodotà, Celestini, più altri che senz’altro dimentico, cui aggiungo anche la padrona di casa Lipperini e il mio paziente interlocutore Wu Ming 4) si accostano a questo problema senza il possesso delle coordinate culturali necessarie per analizzarlo, valutarlo, anche solo inquadrarlo. Il risultato è che accettano in modo acritico posizioni incosistenti dal punto di vista tecnico scientifico ma mediaticamente accattivanti. Insomma sarebbe come mandare un esperto di biologia marina a dirimere una complessa contesa di filosofia neoplatonica, è quasi garantito che ben poco di sensato salterebbe fuori.
    Circa gli affaristi e sui malavitosi nostrani le ricordo che
    – la Lyon-Turin è la meno italiana delle infrastrutture in costruzione in Italia
    – i lavori verranno fatti per 4/5 dal versante francese
    – prevede un esborso per l’erario italiano inferiore a quello delle altre infrastrutture in costruzione in Italia.
    Per cui se questa malattia è endemica, la Lyon-Turin è quella più asl riparo rispetto a molte altre opere più a rischio ma con meno hype mediatica addosso.
    Acida domanda di congedo. Ma come può De Luca difendere la libertà di parola e poi rimpiangere la guerra civile, là dove si spara addosso a chi professa opinioni per noi inaccettabili, secondo il ben noto schema seguito dai vari Fiore, Peci, Panciarelli e più di recente dai fratelli Kouachi?

  19. Io non sono entrato nel merito tecnico dell’affaire Turin-Lyon, rimanendo invece sul piano politico, ma di questo non mi si da’ conto, e anzi mi si accusa di voler parlare di un argomento rispetto al quale io e altri non saremmo in possesso “delle coordinate culturali per analizzarlo, valutarlo, anche solo inquadrarlo”. Parole che si commentano da sole.
    Le mie coordinate culturali mi hanno spinto e mi spingono ad affermare che il modello di sviluppo incarnato dall’AV e dalle Grandi Opere e’ nefasto e ad auspicare che volga al tramonto. L’unica grande opera di cui questo paese ha davvero bisogno e’ il risanamento e la messa in sicurezza del territorio, dato che ad ogni pioggia un poco più forte vengono giù montagne e si inondano città, con milioni di danni. Sarebbe un investimento utile e che darebbe lavoro a decine di migliaia di persone. Ritengo che i movimenti sociali dovrebbero spingere in questa direzione e opporsi invece alle Grandi Opere Dannose Inutili e Imposte. In alcuni luoghi lo fanno e questo mi fa ben sperare che un altro modello di sviluppo e di viabilità, un’altra idea di progresso, sia possibile. ho perfino la presunzione di pensare che questo sia uno dei grandi temi dell’epoca che stiamo vivendo. E poco me ne cale che questa visione delle cose venga denigrata spocchiosamente da chi difende i trafori e le colate di cemento. Questo è quanto.

  20. P.S. Quanto alla guerra civile, non c’è tanto da rimpiangerla, bensì da auspicarla. Non quella (o quelle) del passato, ma un’altra, nuova, senza le armi, ma con lo stesso grado di tenacia e di forza d’animo. Altroché se ce ne sarebbe bisogno a queste latitudini.

  21. Non difendo il cemento per sè, difendo un modo più responsabile di trasporto delle merci, che non se ne staranno ferme in assenza di linee ferroviarie all’altezza della necessità e che viaggeranno comunque in modo più impattante.
    E mi spiace per aver dato fatto professione di spocchia, ma lo scarsa diffusione della cultura tecnico-scientifica mi sembra un dato difficilmente condivisibile.
    Il consumo di territorio di un tunnel di base è molto ridotto, visto che per buona parte è in sotteraneo e che riusa terreno già occupato da ferrovia e austostrada per la connessione con la linea storica. Se vuole contestare il consumo di territorio, per rimanere in Piemonte può più utilmente andare a bloccare i lavori dell’autostrada Asti-Cuneo, con le sue 6 corsie più annessi spalmate per 80 km circa. E vuole recuperare sacrosante risorse per la messa in sicurezza del territorio, blocchi la TAV Napoli-Bari e la Palermo-Catania e il Terzo Valico, si ritroverà con un gruzzolo 8 volte superiore circa a quanto speso per la Turin-Lyon. Se le piace intestradirsi contro il feticcio di moda, continui come sta facendo adesso.

  22. Caro picobeta, tu che sei informatissimo sul tema ti sei reso conto che proprio la parte francese sta affossando il progetto? Con la discrezione tipica dei francesi quando “cannano”, ma questo sta accadendo. Basta che segui gli allineatissimi media francesi captabili da satellite o su internet, eh!
    Anch’io mi associo a WuMing4 nel notare, da lettore esterno di entrambi, che ti sei perso in mille tecnicismi ma non hai praticamente mai risposto sul “vulnus” della questione che non è “chi ha ragione o meno sulla TAV” bensì la libertà di espressione minacciata da legislazioni “d’emergenza” e da potenti “macchine del fango”, oltre che il modello di sviluppo collettivo. Anch’io credo che finché non ci sveglieremo e non cominceremo a fare una guerra civile non-violenta di massa, continueremo a subìre ogni cosa senza il necessario confronto VERO di opinioni e di dati. Noto solo che da molti anni in qua su ogni tema parla sempre una sola parte, quella vicina al potere di turno. Guardacaso.

  23. Certa gente è come un muro di gomma… je rimbalza, dicono a Roma. Come se esistesse solo il consumo di territorio, e non anche l’impatto sul territorio, le falde acquifere inquinate, le polveri disperse nell’aria, i problemi di frane e di subsidenza, gli espropri, ecc. ecc. Da queste parti, sull’Appennino tosco-emiliano, ne sanno qualcosa, anche se non essendoci stato un movimento popolare come in Val Susa tutto è passato in cavalleria – giustamente in questa sede si citava anche il caso della Val di Chienti -, ma siccome i tecnici non stanno tutti da una parte sola esiste anche la documentazione dei danni collaterali prodotti (ovviamente dopo avere fornito tutte le garanzie e le rassicurazioni che non ci sarebbero stati). Se si parla di modello si sviluppo e di modello di viabilità non si sta parlando solo della Torino-Lione, ovviamente… è perfino grottesco che ci sia bisogno di specificarlo. Tra quelli che appoggiano la lotta degli abitanti della Val Susa e quelli che confidano nell’arrivo delle trivelle francesi perché facciano l’ennesimo buco senza fondo per costosissimi treni superveloci per merci e manager superveloci, esiste molto altro. Esistono decine di comitati e realtà autorganizzate che lottano contro altrettanti ecomostri e grandi opere e violenze sul territorio. La Val Susa è solo la punta dell’iceberg, la più visibile, chi ha occhi per vedere si accorge di tutto il resto (che non passa per i TG). E se da uno sguardo d’insieme potesse mai nascere anche una visione comune, chissà mai che non si potrebbe iniziare a fare forza d’urto politica. E’ quanto qualcuno si auspica, arrivando perfino a trovargli un nome:
    http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=19913

  24. Dimenticavo: ovviamente per i sedicenti depositari del sapere tecnico-scientifico il mezzo “più resposnabile di trasporto delle merci” è un treno superveloce che attraversa i continenti spaccando le montagne. Anni e anni di dibattito sul chilometro zero, le filiere corte, i sistemi di distribuzione alternativi… non pervenuti. Già questo basterebbe a far capire quanto dietro l’apparente asetticità tecnica si celi una determinata ideologia dello sviluppo.

  25. Il punto, caro WuMing4, è proprio questo: come generare dibattito VERO facendo EFFICACEMENTE circolare IN VIA PREVENTIVA TUTTE le informazioni e non solo quelle di una parte sola? Credo sia il vulnus di quanto sollevato da Erri De Luca e da Loredana, correggetemi se ho capito male.

  26. Dalle analisi, dalle proposte, dalle affermazioni, dalle opinioni, dalle “verità” espresse con grande passione e perizia ma, soprattutto, con estremo senso di civiltà e rispetto, sia da Luca Perilli che da Wu Ming 4, ho potuto rendermi conto di alcuni aspetti del problema “Tav” che mi erano sfuggiti. Vorrei ringraziarli entrambi.

  27. @ Luca Perilli
    scusa, però non puoi allo stesso tempo invocare un dibattito vero e poi rivolgerti a picobeta dicendogli che si perde in mille tecnicismi per non rispondere al vero cuore della questione.
    Primo perché questo è un modo di parlare dell’interlocutore e non di ciò che dice; quand’è che un dato diventa un tecnicismo?
    Secondo perché se vogliamo discutere davvero abbiamo bisogno dei dati.
    Terzo perché è proprio per avere una corretta discussione che non vanno mischiate le cose. I dati da una parte e l’ideologia da un’altra. Picobeta non sta dicendosi favorevole in quando i dati dicono questo e quest’altro, perché questo riguarda ciò che si vuole fare o no, e questo non te lo possono dire solo i dati. Se però gli argomenti contrari fanno uso dei dati per dire che è troppo costosa, che è pericolosa, allora i dati servono per capire quanto è costosa e quanto è pericolosa. Se è in malafede è un altro discorso, ma se i dati sono corretti non gli si può imputare la sua condivisione ideologica a un certo tipo di sviluppo per mettere in discussione il suo apporto tecnico. Si può essere contrari ugualmente, però appunto senza usare argomenti falsi.

  28. Caro jackiebrown, io da “esterno” ho avuto modo di accedere in via preventiva ai soli dati forniti dai pro-TAV che invadevano i mass-media (e che picobeta ha qui riportato con dovizia di dettagli e ottimo senso di sintesi). Le ragioni dei valsusini e gli studi che loro hanno presentato, nonché la posizione di tutti oloro che hanno una visione diversa dalla logica delle “grandi opere” non solo non è mai stata adeguatamente evidenziata e spiegata (se non marginalmente e del tutto incidentalmente) dai suddetti mass-media, ma, anzi, è stata bollata “ex-tunc et semper” come “attività terroristica”, “logica del no a prescindere”, ecc. Infine s’è aggiunto il preoccupante intervento della Magistratura (preoccupante per i termini in cui si è esplicitato, ovviamente)… Nel mio piccolo, ho cominciato a potermi fare un’idea diversa solo consultando il sito dei WuMing; la sproporzione di forze mi sembra evidente: quanti guardano la tv generalista e quanti leggono (attentamente!) il preziosissimo sito del Collettivo bolognese? La tua osservazione è quindi del tutto fuori tema: se avessi letto bene la citazione di De Luca proposta da Loredana, le risposte di WuMing4 e il mio ultimo post (ora penultimo), avresti capito quale problema sia stato sollevato, problema cui i documentatissimi tecnicismi di picobeta non rispondono. Semmai amplifica.

  29. Luca Perilli e Loredana
    io non sto intervenendo sulla questione Tav e certo non difendo picobeta. Difendo la qualità della discussione. Per questo Luca, non c’entrano nulla la vicenda mediatica, e neanche le posizioni tav e no-tav. L’argomento potrebbe essere uno qualsiasi. Io ho solo posto un rilievo sul modo in cui tu, e anche Wu ming 4 in effetti, avete usato certe parole.
    Se chi parla diventa un sedicente dententore del sapere tecnico-scientifico oppure uno che si perde in tecnicismi, mi spieghi Luca, che discussione vera si può fare? Se riconosci che le parole dei no-tav sono state inquadrate in maniera riduttiva quando non stravolte, puoi provare almeno a riflettere su quelle da te usate? Io penso che puoi dire le stesse cose che hai detto in maniera diversa, tutto qua.

  30. Accetto la critica e mi interrogo, jackie brown, tuttavia mi permetto nuovamente di farti notare che il tema del post è: in Italia, e più in generale in una democrazia medio-occidentale, esiste nella pratica il diritto a essere informati correttamente in anticipo su temi di rilevanza pubblica dando ugual spazio alle ragioni favorevoli e a quelle contrarie insieme alle loro argomentazioni? E, a posteriori, esiste in Italia e nelle democrazie medio-occidentali un diritto reale a dissentire anche ripetutamente e con forza dalle decisioni/azioni del potere di turno senza per questo essere bollati (mediaticamente ma soprattutto giudiziariamente) come terroristi? Il problema è che se il caso TAV-De Luca-manifestanti si applicherà ad altre situazioni anche distanti da quella, addio libertà di espressione! Quindi addio democrazia. A meno che il modello che vogliamo adottare non sia quello cinese, come uno dei tanti lapsus di Renzi evidenziò durante la sua visita in Cina.

  31. @ jackie brown
    Non guardare me. Io non ho niente contro il sapere tecnico, anzi, direi che in una discussione su una grande opera è pressoché inevitabile che ci si confronti su quel piano. Se lo lascio agli altri è solo perché non sono un tecnico. Io ho discusso sul piano culturale e politico, che pur tuttavia non mi sembra meno importante. Soprattutto perché, come facevo notare, il sapere tecnico-scientifico non è mai neutro, ma ha sempre alle spalle un discorso ideologico. Gli argomenti “tecnici” del mio interlocutore ne sono un esempio perfetto. Nemmeno per un momento è riuscito a prendere in considerazione l’ipotesi di una messa in discussione del paradigma viario-distributivo vigente. E invece è precisamente quello che fanno molti critici del modello di sviluppo attuale, che invitano a riconsiderare l’utilità di spostare grandi masse di merci da un capo all’altro di un continente (con il conseguente problema di come farlo il più velocemente possibile, ché il tempo è denaro e certa merce non è eterna), per ragionare invece sulla filiera corta, sul rapporto diretto produttore-consumatore, sulla rinascita dei piccoli mercati vs grande distribuzione, ecc. ecc. E’ un dibattito che rimanda già a una serie di pratiche in atto in vari paesi europei, incluso il nostro, ma che evidentemente non tange chi ragiona esclusivamente all’interno delle necessità imposte dall’attuale modello. Ecco, su quanto esse siano reali “necessità” si incentra buona parte della critica al TAV, checché ne dica chi tale critica vuole denigrarla. La Grande Opera TAV nell’Appennino alle spalle della mia città – costatoci la sparizione di alcune falde acquifere e svariati altri danni ambientali, oltre all’ulteriore “stress” di una montagna già molto provata – ha portato a un guadagno temporale nella tratta Firenze-Bologna di 25 minuti. In generale il TAV ha comportato l’investimento di enormi risorse in favore della velocità dei trasporti sulle grandi tratte, a discapito della capillarità. Oggi un’ora di treno separa il centro di Milano da quello di Bologna. Ma poi? Prova a raggiungere i paesi dell’hinterland e vedi quanto ci impieghi e con quanti cambi e in quali fasce orarie… e buona fortuna!
    Per tacere del costo dei biglietti per i suddetti spostamenti ultraveloci.
    Insomma è assolutamente evidente che si tratta di una scelta strategica di economia politica e che come tale può essere criticata. E infatti c’è chi lo fa, e non solo in Val Susa.
    Sempre viva il sapere tecnico.

  32. Dopo avere seguito il dibattito civilissimo e costruttivo (valli a trovare!) fra picobeta e Wu Ming 4 mi sono convinto che Erri De Luca non andava processato. Però sulla TAV ho ancora qualche dubbio in un senso e nell’altro. Il mio naturale ottimismo mi porta a credere che anche una grande opera possa portare benefici (perché no?), mentre il pessimismo indotto dalle pratiche umane mi spinge a diffidarne. Lo ammetto, si tratta uno di quei casi in cui non saprei cosa portare di conclusivo.

  33. Scrivo queste righe con grande ritardo e con scarsa speranza di essere letto perché le mie vicende personali (nulla di grave per carità) mi hanno tenuto alla larga da internet per qualche giorno
    @jackie brown e Fabio Lotti
    grazie per trovato qualcosa di interessante in quanto da altri e da me scritto
    @luca perilli
    le informazioni sulla TAV girano, sia quelle a favore e sia quelle contro, anzi mi pare che la diffusione di quelle contro la TAV sia più ampia e capillare. E non dimentichi l’aspetto emotivo della questione, per cui la vicenda è spesso se non perlopiù è raccontata come una rielaborazione drammatica del Guglielmo Tell rossiniano, o del Robin Hood o del villaggio di Asterix, in cui i pochi, i piccoli, gli umili, i veri, i genuini si oppongono a uno nemico forte, malvagio, straniero, invadente. Ovviamente personaggi poco avvertiti come De Luca o come i giornalisti (chiamiamoli così) abboccare come quaiaster, per usare una espressione cara agli alessandrini (che magari c’entrano poco con la Val Susa ma che ho frequentato abbastanza negli ultimi giorni)
    Vivo a Torino e ogni tanto allungo il collo per sbirciare cosa capita oltre il Moncenisio e questo ripensamento francese sulla TAV non l’ho colto. Anzi proprio loro, i transalpini, hanno ripreso a lavorare da qualche giorno a Saint Martin De La Porte
    @wu ming4
    la TAV sotto l’Appennino non vuole dire solo 25 minuti in meno da Bologna a Firenze, ma anche Torino-Roma in 4 ore, o Milano Napoli in 4 ore, con tutto quello che ne consegue.
    Circa il modello di sviluppo sono senz’altro d’accordo con il local versus global, con la filiera corta eccetera, ma dubito che queste lodevoli paradigmi siano in grado di funzionare sui grandi numeri, di generare cioè derrate alimentari in grado di sfamare centinaia di milioni di europei o di produrre lavoro su grande scala. Insomma quello che è carino e che funziona in modo gratificante per quelli che sono al momento pochi, non sono certo che possa necessariamente funzionare quando allargato ai tanti, ai (probabilmente troppi) tutti. E ho scritto volutamente Europa, perché a allargare lo sguardo sull’intero pianeta la cosa si complica parecchio.
    Domanda finale, a risposta libera. Ma il nostro uomo ha qualche cognizione su ciò di cui parla?
    http://www.huffingtonpost.it/2015/01/06/erri-de-luca-processo_n_6421984.html
    http://www.arpa.piemonte.it/news/tratta-ferroviaria-torino-lione.-sintesi-dellattivita-di-arpa-nel-2014

  34. Anch’io arrivo molto in ritardo, ma tant’è, abbiamo tutti da fare.
    Si è detto che il TAV in Val Susa non è affatto una questione isolata, bensì connessa a una specifica visione del progresso, ben riassunta nell’ultima enunciazione qui sopra che per sfamare centinaia di milioni di europei bisogna far viaggiare le merci a duecentocinquanta chilometri orari da un capo all’altro del continente, via terra e passando sotto le montagne. E si è detto anche che questa visione annovera molte altre grandi opere oltre al TAV Torino-Lione.
    Vale la pena segnalare un’altra vicenda, legata a un altro tunnel, questa volta tra Italia e Austria, che ha punti di differenza e di somiglianza con il caso della Val Susa. Consiglio di leggere bene l’articolo linkato fino in fondo, perché negli ultimi paragrafi si noterà che anche in un contesto meno battagliero e mediatizzato di quello valsusino (e senza intellettuali sotto processo), guarda caso saltano fuori problemi, rischi e magagne economiche molto simili a quelle franco-piemontesi:
    http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/07/15/news/brennero-la-tav-che-non-fa-rumore-1.173273

  35. – velocità dele merci
    nel tunnel di base della Torino-Lione, così come negli altri tunnel di base alpini, i treni merci viaggeranno a 100-120 km/h al massimo, le mozzarelle che vanno ai 300 all’ora esistono solo nei deliri di Grillo e nei sermoni di Travaglio
    – tunnel del Brennero
    nella mia provinciale ottica torinese, conosco molto meno questo progetto rispetto a quello della Torino-Lione per cui non mi esprimo su questo argomento

  36. @ picobeta,
    suvvia, io non ho parlato della velocità dei treni in galleria, ma di treni TAV (Treni ad Alta Velocità) che viaggiano “a duecentocinquanta chilometri orari da un capo all’altro del continente […] passando sotto le montagne”. E non ho nemmeno citato le mozzarelle di Grillo. Capisco che possa essere difficile comprendere un punto di vista diverso guardando le cose dall’interno dell’ideologia sviluppista-progressista, tuttavia, piaccia o no, proprio questo è uno dei temi più dibattuti da chi prova a immaginare modelli di sviluppo alternativi. Intendo quelli basati sul presupposto che il progresso non coincida necessariamente con il massimo sviluppo capitalistico.

  37. @wu ming4
    la mia pignola precisazione deriva dal leggero fastidio per sentire l’ennesima volta la novella delle merci sparate a altissima velocità, espediente retorico cui molti hanno ricorso, ivi compresi due noti e incompetenti commentatori di faccende TAV quali Grillo e Travaglio.
    Sulla macro visione del mondo, non posso che riprendere il mio dubbio di base, non sono cioè sicuro che l’economia basata sul local possa funzionare se applicata non a piccoli gruppi di persone convinte e motivate ma all’intera popolazione.

  38. @picobeta
    magari potremmo trovarci d’accordo almeno nell’ammettere che tra un’economia interamente basata sul “local” e un’economia turbocapitalista ad altissima velocità si trova una vasta gamma di vie intermedie. E però bisogna immaginarle, praticarle, sostenerle, ecc. Alle mie orecchie è *anche* di questo che parla la querelle sulla TAV in Val Susa.

  39. Caro picobeta, non so in quale nazione vive ma a me non è mai sembrato che sui mass-media mainstream italiani ci sia mai stata un’esposizione paritaria (non tanto e non solo in tempo, soprattutto in qualità e approfondimento) delle ragioni dei No-Tav. A meno che per “ragioni” lei intenda il martellamento del tipo “sono-tutti-terroristi-a-cominciare-dall’irresponsabilissimo-Erri-De-Luca”.
    Mi piacerebbe proprio interrogare uno ad uno gli “italiani medi” (cioè quelli che basano la loro informazione sul monopolio RaiSet) per sapere di cosa è stato realmente accusato De Luca e come si sta difendendo: scommettiamo che solo una piccola minoranza lo sa e ne capisce la portata? Ecco, appunto.

  40. @luca perilli
    la vicenda De Luca è di fatto una minima increspatura nel mare informativo dell’Italia attuale, è arrivata su TG regionali e nazionali, non è stata presentata secondo lo schema sono-tutti-terroristi-a-cominciare-dall’irresponsabilissimo-Erri-De-Luca” ed è stata rapidamente ricoperta da ondate successive di notizie. Nel contesto politico non mancano gli argomenti di maggior peso, in quello giudiziario si parla di più di Furchì, Ceste, Corona più altri casi del genere. Quindi l’italiano medio della vicenda De Luca ne sa tra poco e nulla e questo accade per un problema banalmente aritmetico, in base al criterio per cui in una capoccia in un dato momento c’è spazio per l’interesse a un tot di vicende e non di più. E noi stessi, dedicando attenzione a questa vicenda, di sicuro ne perdiamo di vista molte altre magari più importanti. A me ad esempio piacerebbe vedere titoli a 9 colone e aperture di TG su questa vicenda, plastico esempio di una sottoclasse dirigente predona e dedita unicamente al saccheggio
    http://espresso.repubblica.it/attualita/2015/01/29/news/contadino-e-milionario-1.196751?ref=HEF_RULLO
    @wu ming4
    sono d’accordo con lei sulle molte gradazioni tra il turbocapitalismo e il puro local e credo che di certe espressioni del turbo capitalismo no possimao fare a meno
    la dialettica centro-periferia è querelle di vecchia data e si declina anche nei livelli decisionali. Sta al Comune di Roncobilaccio decidere se costruire o meno l’Autostrada del Sole, sta al proprietario del Solarium di Piazza V Giornate (ipotetico equivalente della casalinga di Voghera), il cui esercizio è disturbato dai lavori, opporre il veto alla costruzione della metropolitana?

  41. Caro picobeta, tu sai benissimo che la scelta delle “issues” da parte di politici e mass-media determina il dibattito pubblico. La vicenda De Luca non è solo una “questione aritmetica” ma va a toccare i fondamentali del nostro vivere comune, scusa se è poco! Sarebbe come equiparare le informazioni sulla costruzione di una casa con quelle sul suo arredamento giustificando che queste ultime vanno tenute in maggior conto in quanto “più numerose”. È già successo, peraltro: a L’Aquila, e sappiamo con quali risultati.

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