LO SPIRITO INGENUO E IL DOLORE (POST A DOPPIO TAGLIO)

Accade di rado, ed è successo sabato pomeriggio. Trovarsi a confronto con interlocutrici di rara intelligenza e passione, e di opinioni fortunatamente diverse ma sostenute con rispetto e forza. Toccare i nodi della discussione che riguardano i generi sessuali, il potere, financo l’utopia. Scoprire che proprio di quest’ultima esiste un bisogno vorace (al Festival di Internazionale a Ferrara, la fila per entrare al Teatro Comunale era impressionante, e tantissimi sono rimasti fuori). Per farla breve, aver moderato la discussione con Michela Marzano, Beatriz Preciado e Natasha Walter e, nella mattinata, aver incontrato gli studenti del liceo Ariosto di Ferrara insieme a Giovanna Cosenza e Francesca Sanzo mi ha regalato entusiasmo. A dispetto della febbre alta con cui ho affrontato i due appuntamenti e a dispetto dell’impatto, al rientro, con la consueta realtà letteraria italiana (non mi hai recensita? Non sei dalla parte delle donne. Non parli del mio libro, non mi dai il cellulare del direttore editoriale di Einaudi? Che penseranno i tuoi lettori, visto che sono donna? Tant’è: la furbizia è testimonianza di miseria infinita, e in questo paese siamo cresciuti con l’idea che non si possa fare un passo se non si è furbi. Per fortuna, riprendendo il pensiero del Montesquieu citato sabato da Michela Marzano, “di solito coloro che hanno un grande spirito l’hanno ingenuo”.).
Dunque, il commentarium comprenderà molto bene i motivi per cui tendo a svicolare dal discorso su questo o quel libro e a occuparmi molto di altre questioni. Tornando alla discussione sulla maternità, copio, incollo, propongo questo articolo di Cinzia Sasso.
“Il professore è appena rientrato dagli Stati Uniti, Detroit, ospite del National Institute of Child Health, chiamato a spiegare quello che gli americani si chiedono ormai come un tormento: come fare ad affrontare l’ultima emergenza del sistema sanitario, l’aumento costante del numero dei parti cesarei. È una battaglia mondiale.
Perché da trent’anni quella curva è in salita e lui, Enrico Ferrazzi, primario di patologia della gravidanza all’ospedale Buzzi di Milano è un’autorità. Insieme ai colleghi è riuscito in un’opera che ha del miracoloso: ridurre al 20 per cento, dopo una marcia che sembrava crescere in maniera infinita, la percentuale dei cesarei. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità quella percentuale non dovrebbe superare il 15 per cento; in America però nel 2010 ha raggiunto il 34 e in Italia sfiora il 40 (con la Campania che supera il 60 per cento). Il paese che ha il numero maggiore è il Brasile; il secondo al mondo è il Portogallo e subito dietro arriva l’Italia.
Numeri di un’emergenza che una campagna nazionale si ripropone di ridurre a livelli accettabili. Perché non è vero che il cesareo sia il metodo più sicuro, né che i vantaggi – la comodità di decidere il momento del parto, la mancanza di dolore – siano superiori agli handicap: si tratta comunque di un intervento chirurgico con tempi di degenza e ripresa più lenti. “Promozione della naturalitàdel parto”, si chiama lo spot che Onda, l’Osservatorio nazionale per la salute della donna, diffonde dal suo sito. Una campagna a tappeto, che per raggiungere lo scopo parte dall’analisi delle cause. “Una volta – spiega Ferrazzi – il parto era vissuto come un evento naturale, che la famiglia allargata rendeva semplice e ovvio. Oggi la donna madre è sola, dunque impaurita, e il parto viene caricato di significati spaventosi, così che si pensa che il cesareo limiti i problemi e annulli del difficoltà”. Aggiunge Francesca Merzagora, fondatrice di Onda: “Se si chiede alle donne italiane cosa vorrebbero fare, l’80 per cento risponde che vorrebbe partorire con il metodo naturale; poi però succede che la metà ricorre al cesareo e questa è una tendenza che dobbiamo invertire”. Secondo un’indagine dell’Osservatorio sono soprattutto i ginecologi a suggerire il ricorso al parto chirurgico, e trovano un terreno fertilissimo. “Il fatto è che il cesareo – dice Ida Salvo, anestestista al Buzzi – viene venduto come l’acqua santa. Mentre invece la vera soluzione sarebbe introdurre in tutte le maternità il parto indolore”.
Se i cesarei sono in aumento a partire dagli anni ’80, quando si assestavano al 12 per cento, gli ultimi anni registrano picchi all’insù anche a causa di nuovi fattori. Dice Mario Merialdi, direttore del dipartimento salute riproduttiva dell’Oms: “Oggi l’età della gravidanza si è spostata in avanti e spesso c’è il ricorso a terapie ormonali. A 40 anni ci sono più preoccupazioni da parte della donna e un maggior timore dei rischi da parte dei medici”. Aggiunge che quello che è radicalmente cambiato, è anche la cultura: altro che Genesi (“la donna partorirà con dolore”), oggi siamo meno disposti ad accettare il dolore. Ma è questo il terreno della nuova sfida: “Per ridurre il numero dei cesarei – dice Salvo – bisogna fare in modo che il dolore del parto venga trattato come tutti gli altri dolori, e che passi il messaggio che per partorire non è necessario soffrire”. Il primo passo, quindi, è la diffusione dell’epidurale che però richiede la presenza di anestesisti a turno continuo e quindi non è praticabile in tutti gli ospedali (a Milano il 25 per cento delle donne ricorre all’anestesia epidurale, ma in Italia solo il 19 per cento delle maternità ne dispone). In Italia i punti nascita sono 551 e in 289 si praticano meno di 800 parti l’anno, impossibile che siano tutti attrezzati. Al Buzzi si sperimenta anche l’uso del protossido di azoto, il cosidetto “gas esilarante” e a Firenze è in corso una sperimentazione con il remifentanil, un farmaco oppioide. Tornare a rendere il parto un evento naturale è una sfida di oggi. E a Detroit il professor Ferrazzi ha raccontato che uno dei segreti del Buzzi è stato quello di rimettere mamma e bambino nelle mani delle ostetriche. Altro che sale operatorie”.

142 pensieri su “LO SPIRITO INGENUO E IL DOLORE (POST A DOPPIO TAGLIO)

  1. Anch’io sabato sono rimasta fuori dal teatro, però contenta di vedere tutta quella partecipazione…Poi mi sono anche chiesta: chissà se qualcuno dei nostri politici si immagina anche solo lontanamente tutto questo bisogno di dibattito da parte della gente?

  2. Domanda per un medico – se ci legge – quanto influisce l’età della neo mamma al primo figlio (detesto il termine primipara attempata -) da un punto di vista tecnico? Non è che una quota parte di questi cesarei sia dovuta a uno spostamento in avanti del primo parto?
    Per tutti: sono domande tecniche, non polemiche e non retoriche.

  3. Credo che l’aumento dei cesarei sia dovuto principalmente all’aumento di titolarità sul proprio corpo, e al fatto che potendo decidere, alcune donne scelgono il cesareo – non solo per evitare il dolore – il che è certamente importante – ma la dilatazione dei tempi, l’imponderabile durata delle doglie, la non programmazione del parto naturale. Io stessa ho fatto un parto cesareo – e ne sono onestamente entusiasta. Se lo paragono a vicende relativamente normali e naturali – come che ne so 8 ore di travaglio – o a vicende che mi sembrano vicine al sadismo 22 ore di travaglio e poi la ventosa per tirare fuori un bambino oramai sofferente – sono ancora più entusiasta.
    Davanti al calcolo della scarsa economia del parto cesareo, e la retorica sui rischi delle operazioni, mi sento sempre in quanto donna schiacciata tra le cose da amministrare – come le mucche su come allevarle meglio per risparmiare – e non tra gli agenti che amministrano. La mia libertà soggettiva è meno importante dei costi che implica.
    E mi chiedo – ma se fossero gli uomini a partorire, secondo parleremmo in questi stessi termini?

  4. Qui in Svezia il “gas esilarante” è prassi comune (io ho avuto la fortuna di essere presente ad entrambi i parti e la prima volta mia moglie lo utilizzo, insieme all’epidurale).
    Per quanto riguarda il cesareo, in aggiunta a quanto scrive zauberei, quando abitavo in Nord America mi venne spiegato che per molte delle donne che lo sceglievano era anche un modo di pianificare una data certa rispetto alle 2-3 settimane di “incertezza” di madre natura.

  5. molto interessante.
    vorrei portare un contributo, anche se, mi spiace, un po’ confuso e sbiadito dal tempo trascorso.
    quando ero all’università, durante il corso di antropologia scheletrica, studiavamo le modifiche che la “femmina di homo sapiens” (ah, l’assoluta mancanza di poesia della scEnza!) subiva nello scheletro e nella disposizione dei visceri in seguito alla “conquista” dell’andatura eretta.
    la cosa era molto interessante perchè coinvolgeva anche dei concetti, diciamo, meno “biologici” e più filosofici: per esempio il fatto che camminare bipedi fosse il prodromo dell’encefalizzazione e quindi la tremenda frase “tu partorirai con dolore” poteva venir letta anche in chiave scheletrica secondo lo schema:
    1) il bipedismo precede l’aumento della capacità cerebrale
    2) l’aumento della capacità cerebrale permette di “distinguere il bene dal male”
    3) le conseguenze sono un parto estremamente doloroso, caso praticamente unico nei mammiferi.
    una seconda cosa era il collegamento che la nostra insegnante ci fece fra “medicalizzazione del parto” e “intrusione dell'”uomo” in una sfera storicamente femminile”: provo a riassumerlo come lo ricordo.
    da sempre le donne hanno partorito insieme ad altre donne, cosa condivisa anche con gli altri mammiferi. agli uomini si faceva al limite “bollire l’acqua” e aspettare fuori.
    la medicalizzazione eccessiva del parto permette all’uomo (spesso il medico è un uomo) di entrare in questo mondo dal quale era stato in qualche modo escluso.
    spero di non essere stata troppo fumosa, sono ricordi ormai un pochino lontani…

  6. Sostengo la tesi per cui si ricorre tanto al cesareo a causa della desolante situazione dell’epidurale in Italia. Mi preme aggiungere però che, almeno negli ospedali toscani di cui ho diretta esperienza, non esiste il cesareo per scelta della partoriente: è sempre e solo il medico a pronunciarsi in suo favore.
    Ovviamente quoto Stefano ( e su ne discutiamo fino allo sfinimento!): se fossero gli uomini a partorire l’epidurale sarebbe obbligatoria!

  7. Zaub, per la prima volta non sono d’accordo con te…trattandosi di sanità pubblica, trovo molto giusto che ci si interroghi sui costi di una praticca piuttosto che di un’altra: il cesareo se non erro costa circa il doppio di un parto vaginale. In linea di massima come cittadino preferisco che si incoraggi il ricorso a pratiche meno costose, a parità di esito. Però che lo si incoraggi con argomenti giusti, cioè, non dicendo: ah il parto più è naturale più sei figa e iù tuo figlio sarà felice, se non soffri non sei una buona madre e inizi col piede sbagliato ecc. ma al contrario, dicendo, tranquilla, non è tanto importante come partorisci, l’importante è solo che alla fine tu e il bambino stiate bene. Pare anche a me che si tenda a caricare di troppi significati il parto, l’esperienza, l’evento che si vorrebbe perfetto e di cui dunque non è facile essere all’altezza, e che se si togliesse questa ansia, e la paura del dolore, garantendo l”epidurale, i cesarei diminuirebbero. (per contro mi convincesempre poco il discorso dell”una volta le madri” : una volta non c’era scelta, e basta, quindi alla fine subentra un certo fatalismo immagino).

  8. Ma non trovate un po’ anomalo l’interrogarsi sui costi solo quando si tratta di donne? E solo quando è comodo – devo aver letto da qualche parte (ma non ricordo la fonte) che l’aborto farmacologico è meno costoso di un intervento chirurgico – ma su quel fronte, muti.
    Una piccola nota sulle ostetriche: fatti i debiti distinguo e le differenze del caso, non sarei tanto sicura di voler finire nelle mani di quante si sono formate sui testi – ora tanto in voga – del dolore necessario, del dolore come esperienza fortificante, del dolore come momento per ascoltare l’istinto e spegnere la razionalità. Grazie preferisco qualche altro approccio.
    Una volta le madri morivano come le mosche… Il bel tempo andato coi circoli delle donne in mutuo aiuto alla partoriente è una fantasia per un romanzo.

  9. anche nella mia esperienza è il medico non a indicare la preferenza ma a decidere del tuo corpo. E questo a me fa arrabbiare (io ho potuto cioè fare il cesareo perchè per via della retina si è scoperto dopo che non avrei potuto fare diversamente. Cioè la decisione è presa in base a un’economia scritta sui miei organi e da cui io sono esclusa.
    E quindi, posso anche capire che si facciano delle campagne che incoraggino le donne al parto naturale francesca, sarebbe un gesto politico come un altro, al quale io come soggetto politico reagirei come meglio mi aggrada. La questione è che invece io sono OGGETTO delle politiche, non soggetto.
    E se partorissero gli uomini, la sacralità del loro tempo, renderebbe il cesareo un’opzione per tutti. Io invece donna devo essere sempre un po’ più naturale del maschio.

  10. una volta lessi su “cuore” una frase, credo di lia celi ma non ne sono sicura, che diceva:
    “se fossero gli uomini a partorire l’epidurale sarebbe un diritto costituzionale e l’aborto una cosetta facilmente regolabile dal barbiere…”

  11. Mi trovo fondamentalmente d’accordo con zauberei. Aggiungo solo che il mio primo cesareo è stato deciso (con un grado di partecipazione mia alla decisione che non saprei ben valutare, oggi) per probabile sproporzione cefalo-pelvica, e per storia familiare di difficoltà di parto, il secondo ho provato a evitarlo e non ci sono riuscita – ma ho avuto l’epidurale per tutto il tempo del tentativo 🙂 -, il tezo è stato fatto perché dopo due non si può più provare a fare altrimenti. A me è stato detto che avrei potuto avere altri figli, a una mia amica è stato assolutamente sconsigliato perché dopo tre cesarei avrebbe rischiato troppo. Uno dei limiti del cesareo è questo, il numero che se ne può fare. per il resto, felice di avere evitato sofferenze e rischi inutili ai miei figli.

  12. “E se partorissero gli uomini, la sacralità del loro tempo, renderebbe il cesareo un’opzione per tutti. Io invece donna devo essere sempre un po’ più naturale del maschio.” su questo non posso che convenire…
    Ora mi si presenta alla mente questa fantasia, in cui il mio vicino, il signor A., ricoverato per dei grossi calcoli renali, giace su un lettino da ore, in una cameretta verdeacqua, e un infermiere dalla voce suadente gli dice, forza, tesoro, spingi un po’ più forte, ce la puoi fare anche tu, pensa all’arcobaleno, respira…sì, urla se ti fa stare meglio, così…:-D

  13. Scusate, ma il tempo passa e noi non riusciamo a fare altre esperienze. Questo ci viene negato.
    Mi viene sempre in mente il paragone con altre realtà. Senza dati precisi, ma a occhio e croce l’epidurale si è affermata come pratica normale in Europa e altrove tra gli anni ’70 e ’80, giusto? Comunque sia, epidurale, gas, ecc hanno avuto il tempo di far crescere nell’immaginario l’idea che c’erano dei metodi per il parto indolore accettabili e forniti alle donne con le solite variabili dipendenti da età, salute, ecc. senza altre pregiudiziali. Così, pragmaticamente, il dibattito si riduce o meglio, si assesta su aspetti concreti, scientifici. Che poi il cesareo sia scelto per programmare la data, per motivi non medici insomma, è senz’altro una questione aperta. Ma se si parla da una prospettiva dove la lotta riguarda ancora il parto indolore o meno, credo che sia solo incivile. A dire il vero, tutti i problemi che riguardano le donne sono a un livello molto incivile.

  14. Io continuo a non capire cosa mi sono persa: qual è il salto da “il corpo è mio” a “decido io di fare un cesareo”?
    E’ come rifarsi le tette?
    E se invece mi voglio tagliare una gamba? Decido io uguale?
    Davvero, c’è qualcosa che non capisco…

  15. Verissimo che il discostarsi dal dato medio OMS ha varie ragioni ragionevoli. Ma cito ancora altri fattori da tener presenti.
    1 ostetriche e cesareo: un parto ‘naturale’ che non presenta condizioni di rischio non ha bisogno di assistenza medica. Togliere dalle mani dei medici OGNI parto è una riconquista piuttosto recente delle ostetriche. Se il nome di Semmelweis vi dice qualcosa non devo aggiungere altro sugli eccessi della medicalizzazione del parto – tranne: il medico riceve denaro per ogni intervento sulla partoriente. Come a dire, incentivare il cesareo facendo leva sui timori delle future mamme, per i medici ha un tornaconto.
    2 ostetriche e medici: dal momento che le ostetriche hanno ovviamente responsabilità sula salute di mamme e nascituri, non hanno nessun interesse a favorire un’ottica «ostetricocentrica» che metta in condizioni di rischio partoriente e nascitur@. [Toh, e qui c’è un’anestetista che caldeggia l’epidurale come rimedio. Quantomeno «anestesiocentrico».]
    C’è dunque un’asimmetria economica e di responsabilità che può favorire l’aumento di interventi per cesareo.
    E, a proposito di fisiologia e dolore: avete mai sentito dire [da un medico] che una buona parte del dolore dipende dalla posizione della madre, e che partorire nella posizione «da visita ginecologica» è ottimale per il medico ma non per partoriente e nascitur@? Se sì, avete dei medici davvero onesti e sinceri…

  16. utilizzo questo spazio per dire quanto sono contenta di avere avuto a Ferrara cibo per la mente e il cuore, di essere stata rinfrancata nel mio sentire ascoltando pensiero intelligente di donne e uomini che si confrontavano pacatamente nel rispetto e anche fuori per strada sembrava di essere nel mondo possibile.

  17. Paolo S. ma i medici non ricevono lo stipendio dal sistema sanitario nazionale? Perché se parliamo di privato t’assicuro c’è anche un bel giro in ostetricia. E poi è un po’ sessista pensare ai medici come maschi e agli ostetrici come femmine – ma va bene. Qualcuno ha classificato il dolore del parto – immagino sia una statistica – come uno dei più forti e, no, non dipende solo dalla posizione della mamma. Fa male e basta. Altri ancora sostengono che una gravidanza può definirsi fisiologica solo al suo termine ossia a bambino nato.
    PS
    Le fonti le ho. Se vi interessa le posto

  18. Per dovere di cronaca, ricordo che il parametro di riferimento fino a oggi considerato per stabilire il tasso “ideale” di cesarei – ovvero il 15% del totale dei parti – fu stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 1985. La stessa Oms, il 7 settembre scorso, ha fatto sapere che “è un parametro superato, che non rispecchia più la realtà” (rappresentata nei Paesi occidentali dall’età più avanzata delle primipare nei Paesi occidentali e dai conseguenti maggiori rischi per la salute della donna). C’è un gruppo di studio al lavoro sul tema: il nuovo dato sarà reso noto nel 2012.
    Per onestà, dico la mia: ho paura di chi santifica il dolore perché “la natura ci ha programmate così”. Nei corsi preparto ancora si incontrano ostetriche e ginecologi che si dicono apertamente contrari all’epidurale. La maledizione biblica “Con dolore partorirai i figli” è un tabù culturale che agisce sotterraneamente e si riversa nella realtà di tutti i giorni: la mancanza di anestesisti nei punti nascita lo testimonia.
    La diffidenza verso l’utilizzo dei progressi della scienza per alleviare le sofferenze in generale è comunque tipica del nostro Paese. La legge sui farmaci oppioidi – che puntava ad agevolare l’impiego in corsia dei medicinali anti-dolore – risale al 2001. Nel 2010 con la legge 38 si è deciso di permetterne la prescrizione con il semplice ricettario, anche per i bambini. Ma la cultura della sofferenza è uno zoccolo duro, come dimostra l’indagine dei Nas anticipata sul Sole-24 Ore qualche giorno fa: http://www.sanita.ilsole24ore.com/PrimoPiano/Detail/1385243
    Il diritto a non soffrire è uno dei 14 elencati nella Carta europea dei diritti del malato. Vale per tutti, garantirlo è una questione di civiltà. Basterebbe così poco.

  19. volevo solo dire che a decidere sul cesareo non sono le donne: il corpo è mio e il cesareo lo scelgo io non funziona. Sono i medici e le politiche ospedaliere a indicare la via, le donne in genere subiscono la scelta del medico. Questo almeno se si parla di sanità pubblica, in quella privata non so, probabilmente pagando si riesce a ottenere quello che si vuole, anche il cesareo quando non ce ne sarebbe necessità. l’ospedale buzzi, dove ho partorito la mia prima figlia, porta avanti da anni una politica di riduzione dei tagli cesarei, in un struttura (ottima) che offre anche l’epidurale, ma questo non si può dire di molti altri ospedali, anche in lombardia. Quello che ci tengo a dire però è che la causa dell’alto numero di cesarei non sono le donne o la loro paura di partorire con dolore. E’ più proabile che dietro l’alto numero di cesarei ci siano motivazioni economiche che con le donne hanno poco a che fare.

  20. Manuela dici bene: ‘La diffidenza verso l’utilizzo dei progressi della scienza per alleviare le sofferenze in generale è comunque tipica del nostro Paese’. Hai fatto bene a mettere quel link, la questione riguarda tanti casi di tutti i generi. Che pazienza che ci vuole.

  21. Volevo solo chiedere se qualcuno pensa che invece dovrebbero essere le donne a decidere se fare o no un cesareo. Perché chiedere un cesareo ha poco a che vedere con la richiesta di alleviare il dolore del parto: un cesareo è un intervento chirurgico maggiore, che presenta rischi e a cui si dovrebbe ricorrere quando ci sono precise indicazioni. Dovrebbe funzionare altrimenti? E allora mi chiedo dove vogliamo piazzare il confine di ciò che è lecito chiedere in generale. E poi: con che soldi?

  22. il cesareo comporta un rischio di mortalità materna doppio rispetto al parto naturale; per i cesarei ripetuti questo rischio sale ulteriormente; inoltre il cesareo raddoppia anche le possibilità di successivi aborti spontanei e gravidanze extrauterine e diminuisce la fertilità. Nell’immediatezza comporta rischi relativi ad endometriti, formazione di trombi, aderenze ecc. per la madre, e per il bimbo difficoltà respiratorie, prematurità iatrogena, e persino, in alcuni rarissimi casi, lesioni.
    Vogliamo proprio dire che, in nome della libertà femminile, si debba poter scegliere? Almeno, in questo caso, vorrei un’informazione adeguata, e non la propagandistica vulgata del cesareo “più sicuro”.

  23. domanda: chiediamo se ridurre i tagli cesarei ha coinciso con l’aumento esponenziale di parti operativi vaginali, episiotomie (rescissioni chirurgiche della vagina) ed estrazioni fetali con ventosa.
    scampare il cesareo per guadagnare uno stupro istituzionalizzato non è un bel guadagno.
    inoltre: spacciare il parto con epidurale per naturale è un misunderstanding voluto dal corpo medico e che trova, purtroppo, la compiacenza delle donne. ahimeè si basa su un’ignoranza neurofisiologica.
    le donne questo lo sanno?

  24. Anna, porta pazienza, ma perché un parto con l’epidurale dovrebbe essere meno naturale di un parto senza? E in nome della natura rinunceresti alle analisi necessarie per scoprire se la tua gravidanza è a rischio, onde finire dritta al creatore prima del tempo? Immagino siano frutto di quei cattivoni del corpo medico anche i contraccettivi, gli occhiali, le protesi e i by pass, le cure contro il cancro e le anestesie dei dentisti. Ciascuno sceglie quanto crede meglio tuttavia in un paese dove l’epidurale non è affatto garantita, dove gli ospedali la praticano a singhiozzo (dalle 8 alle 20 per esempio) o non la praticano affatto per mancanza di anestesisti, è davvero ozioso metterla sul banco degli imputati. Per molte è ancora un lusso – altro che compiacenza delle donne.

  25. Barbara, scusa, dov’è che ho parlato di “tutto” il dolore?
    E oltretutto, il dolore non è “tutto” il problema, come non lo è il parto cesareo. Concordo che sul ricorso all’epidurale (e sulla medicina del dolore in generale) siamo parecchio ‘indietro’ rispeto ad altri paesi, ma stavo facendo un discorso leggermente diverso.

  26. Cara Barbara, il parto con peridurale non può essere definito naturale perchè i farmaci utilizzati inibiscono le risposte di adattamento fetale e neonatale, abbattono la produzione di ossitocina, endorfine e catecolamine materne e fetali, che sono risorse ormonali indispensabili a creare il primo imprinting salutogenico della diade madre-bambino. Non è filosofia, è endocrinologia. La temperatura corporea del neonato è meno stabile, ciò vuol dire che con il ricorso alla epidurale anche l’assorbimento del liquido polmonare fetale è inibito. hai idea di cosa vuol dire questo in tema di prevenzione di morti bianche? L’allattamento al seno è più difficoltoso, specialmente la prima suzione di colostro che ripaga il neonato di zuccheri dopo lo sforzo della nascita e di anticorpi per proteggerlo. Il parto con peridurale NON è MENO FATICOSO per il bambino, NON rispetta il bilanciamento ormonale della nascita ed è quindi potenzialmente rischioso. Come hai capito me ne occupo. L’epidurale è una risorsa medica utilissima in quei casi gravi in cui il quadro di salute di madre e bambino è già compromesso da un parto/travaglio distocico.
    Inoltre, a causa della lassità creata dalla peridurale nel pavimento pelvico materno, spesso il parto con peridurale produce omplicazioni, mal posizioni fetali, propensione a lacerazioni vagino-perineali, maggiore incidenza di estrazione con ventosa ed episiotomie.
    NON contesto la scelta di parto con peridurale contesto il non chiamare le cose con il proprio nome, perchè la peridurale è un atto medico/farmacologico che ha controindicazioni.
    CHE SCELTA possono fare le donne, secondo te, se ignorano questo?

  27. MI scuso in anticipo perchè sarò lunga.
    Il parto è una fatica. Lo è per madre e bambino. La fatica materna induce il sistema neuro-endocrino della stessa a produrre degli ormoni (adrenalina, endorfine) e queste inducono anche nel feto la stessa risposta ormonale.
    Adrenalina fetale: energizza il bambino rendendolo competente nel muoversi e spingersi nel canale del parto. Permette il riassorbimento del liquido polmonare, l’adattamento termico della nascita, lo rende reattivo nell’incontro con la madre, vivacizza i sensi e lo mette in relazione. La relazione madre-bambino è il salvavita biologico.
    Endorfine fetali: danno senso di piacere, rassicurano, tranquillizzano, evitano l’accumulo di cortisolo, l’ormone dello stess, con il risultato di armonizzare i sistemi di reazione e attività del feto e neonato.
    con peridurale: spesso i bambini appena nati sono “flosci”, poco reattivi, poco competenti anche dal punto di vista motorio. e lo sono nel momento dell’imprinting. Il primo contatto con la cute della madre è l’imprinting batteriologico essenziale con cui il sistema digerente del neonato di colonizza di batteri “buoni”, cioè noti, quelli di mamma, appunto. (ricordo che siamo nell’era delle poliallergie e dei disturbi al colon)
    Un bambino nato con epidurale è più facilmente floscio, come “assente” quando non necessita di cure neonatali immediate. I parenti dicono “com’è buono!”. Nei giorni successivi, lo stress della nascita, non supportato dagli ormoni essenziali, porta il bambino ad essere facilmente ipertonico, teso, nervoso, distante dalla relazione, con difficoltà di suzione, di nutrimento, non guarda la madre. ecc..ecc.
    Questo comportamento si riscontra non solo nei parti con peridurale, ma anche nelle nascite operative (forcipe, ventosa) tutte quelle nascite in cui il feto è stato sottoposto a stress e privato delle sue risorse per sopperirvi.
    Ma, come già detto, la letteratura scientifica riporta un sensibile aumento di parti operativi vaginali in donne sottoposte a epidurale.
    Quindi di che cosa stiamo parlando? Qual’è il motivo di rifiutare ciò che lo studio dei meccanismi della nascita ci mostra? La paura? Il fantomatico dolore del parto per cui non si spendono due lire nella formazione di operatori in grado di gestirlo con rimedi naturali e pratiche arcinote in campo delle neuroscienze?

  28. Premessa: rilevo con sensibile irritazione la frase seguente dell’articolo: “Una volta – spiega Ferrazzi – il parto era vissuto come un evento naturale, che la famiglia allargata rendeva semplice e ovvio. Oggi la donna madre è sola, dunque impaurita, e il parto viene caricato di significati spaventosi, così che si pensa che il cesareo limiti i problemi e annulli del difficoltà”.
    Si tratta di un atteggiamento che finisce per trovare sempre e solo la donna come capro espiatorio: cioè sarebbe la donna che non sa e non vuole più provare dolore e non è più capace di partorire. Ci sarebbe tanto da discutere su questo assunto ma soprattutto, occorrerebbe non mescolare le mele con le pere.
    .
    Innanzitutto segnalo, a chi potesse interessare, una delle tante testimonianze sul parto naturale “semplice e ovvio” all’interno della famiglia allargata, raccolta da Nuto Revelli e che ho inserito nel mio blog dedicato ai racconti di parto: http://ilmioparto.blogspot.com/2011/09/ciapte-la-bara.html (almeno andiamo a parlare di cose reali).
    .
    In secondo luogo, non sarebbe male iniziare a riflettere su quanto dicono i ginecologi stessi rispetto all’aumento dei cesarei, e cioè sul numero delle ore dedicate alla sala parto nei nostri corsi di laurea in ginecologia e ostetricia. Se uno specializzando in gin/ost impara essenzialmente a fare il cesareo, è ovvio che per cautelarsi dalle denunce in caso di parti andati male, ricorrerà al bisturi al primo calo di battito.
    Segnalo in proposito un intervento molto chiaro del direttore del policlinico Gemelli:
    http://archiviostorico.corriere.it/2010/settembre/09/Quelle_scuole_per_ginecologi_che_co_9_100909008.shtml
    .
    Infine, trovo molto interessanti gli interventi di Anna (neonatologa?) in quanto sono agli antipodi di quello che leggo su Internet scritto da parte di anestesisti e ginecologi sull’epidurale – penso ai blog http://epidurale.blogspot.com, http://novaranestesia.splinder.com/, http://www.ginecologo.it/epidurale.htm
    .
    Comunque secondo me è essenziale iniziare ad introdurre una cultura del trattamento del dolore del parto come un qualsiasi altro dolore, senza paranoie medicalizzanti. Penso all’Austria o alla Svezia, dove si insiste molto per il parto naturale ma le brochures ospedaliere includono diverse pagine sul trattamento dle dolore del travaglio e del parto.
    Mi scuso per la lunghezza.

  29. dire che le donne nel passato erano meno sole durante il parto fa veramente ridere.
    SPesso se primipare non sapevano nememno da dove sarebeb uscito e spessissimo non avevano nememno capito come erano rimaste incinte.
    Quello che mi fa imbestialire è il continuo mantra sulla naturalità dell’evento e sulla solitudine delle donne, come se altre categorie fossero tutte circondate da amici, aprenti e istituzioni.
    Pensiamo alla vecchiaia (altro accidente assolutaente naturale). Quantio vecchi muoiono soli in casa? O negli ospizi? Abbandonati dai familiari premurosi?
    Quando entrò in vigore la Bossi-Fini ci fu una sommossa popolare per mettere in regola l’esercito di badanti che di fatto si erano/sono sostituite alla tanto ripianta famiglia allargata di un tempo.
    COme avremmo vissuto le campagne di sensibilizzazione volte a “obbligare” i figli a prendersi cura dei genitori? Magari parlando di costi per la società?
    L’articolo di Cinzia Sasso dice una sola cosa: della solitudine delle madri non frega a nessuno. La campagna naturalista dell’Onda (la stessa che da i famosi bollini rosa agli ospedali amici delle donne, ma che poi non consente alle donne di rendere pubblici i disservizi di questi templi del femminile fecondo… ad esempio rispondendo a chi si è vista negare l’epidurale che dal 2013 sarà attivo un sito dove poter fare le proprie segnalazioni…), dell’ISS e compagnia puntano solo a una meta: ridurre i costi.
    Un dato per tutti: il 50% dei punti nascita italiani non ha un neonatologo di guardia 24 ore su 24. Che pensereste voi se vi rispondessero che in passato (sempre più empatico del presente) i neonati e i bambini sotto i 5 anni di età morivano come mosche?

  30. @ Anna,
    non diciamo fesseri per cortesia.
    E’ arcinoto che gli ormoni dello stress messi in circolo da una madre provata dalle “gioie del travaglio/parto” riducono l’apporto di ossigeno al feto, aumentano il carico cardiaco della madre e possono da soli generare un cortocircuito.
    Gli studi che citi (senza riportare le fonti peraltro) sono discutibili e alcuni decisamente falsi.
    I bambini nati con epidurale non sono più flosci di quelli nati per vaginale senza farmacopea di supporto.
    Certo, è vero, in letteratura medica è discusso (non dimostrato) l’aumento di parti operativi. Ma le ragioni possono essere tante.
    Sospetto che tu sia ostetrica cresciuta alla scuola di Verena Schmid, o una donna che si è tenuta compagnia in gravidanza con letture discutibili sotto il profilo informativo (Odent, Leboyer solo per citare gli autori più controversi).
    Ho segnalato il bel èpost di Loredana a una mia amica anestesista. Sèero vorrà rispondere punto per punto al tuo commento. Perchè non se ne può più – nel 2011 – di legegre simili corbellerie.
    Un’ultia cosa. Ma come mai nessun endocrinologo si cimenta in questa apologia delle endorfine?

  31. mia esperienza
    due parti naturali a termine con assistenza ostetriche a Bologna, associazione Il Nido e corsi al consultorio di quartiere con ginecologo di riferimento
    1° a 37 anni, nata bambina 3,7 chili
    allattamento fino ai 14 mesi (dai 5 mesi non esclusivo)
    2° a 41 anni nato bambino 4,7 chili
    allattamento fino agli 11 mesi (dai 5 mesi non esclusivo
    faticoso certo ma bello, ottimi ricordi, assistenza favolosa
    attorno terrorismo costante familiare e amicale, per la mia età e per i rischi e per l’anestesia etc etc
    superato da informazioni corrette e puntuali e dalla fortuna di due gravidanze abbastanza normali
    grazie Loredana, per le resistenza al resettaggio!!!
    Nicoletta da Bologna

  32. @gekina: risparmiami la fesseria del travaglio di parto che mette in corto circuito il circolo materno, e la stronzatona dell’apporto di ossigeno al feto. vorrebbe dire che il parto, invece che essere un programma biologico per fare nascere i mammiferi, è un meccanismo per ammazzarli. ma per favore.
    chiedi alla tua amica anestesista il foglio di consenso informato con le controindicazioni all’analgesia peridurale che le donne dovrebbe, per legge, leggere, comprendere e firmare.
    Come mai non leggi di endocrinologia se ti interessa tanto?

  33. Sarò ponta a rispondere e documentare punto per punto. Non se ne può più di questa ideologia.
    Cosa c’è di male a dire che l’epidurale è un intervento medico non privo di rischi e conseguenze? Che paura hai? E’ quello che i medici sono peraltro tenuti a dire per legge quando chiedono alle donne il consenso.
    E’ un dato che le donne devono conoscere se vogliono fare una scelta vera e non dettata dal “su su cocca non è vero niente, sarà un parto naturale”.
    Questo è prendere in giro la gente, un prendere in giro non slegato da un atteggiamento giudicante (vedi il tuo pregiudizievole etichettarmi in una formazione e associarmi a persone a te note) e anche paternalistico. Credo che le donne del 2011 ne abbiano abbastanza.
    Che scelgano ciò che vogliono, anche il cesareo elettivo, ma che lo facciano consapevoli.

  34. E’ possibile in questo blog rivolgersi direttamente a qualcuno dei commentatori?
    Anna: mi pare di capire che secondo te, l’epidurale deve rimanere come rimedio estremo e comunque non da somministrare a tutte le donne che lo richiedono. Ma sei favorevole a che nei reparti di ostetricia si previsto di routine il trattamento del dolore del parto (penso anche ai III livelli, con TIN), e come potrebbe/dovrebbe essere strutturato, allora?

  35. Vorrei inoltre aggiungere un paio di punti sulla diatriba alta % di cesarei/ epidurale.
    1) Un elemento che sorprendentemente non viene mai nominato è la carenza di servizi di trasporto d’emergenza neonatale (STEN) nella maggioranza delle regioni d’Italia. http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/207751.pdf Un ginecologo che lavora in una struttura senza TIN alle prese con un parto difficile, se non è un criminale o un incosciente non può non tenere conto di questa carenza.
    2) Trovo odioso e scandaloso il fatto che gli ospedali si siano – con ogni evidenza – ripartiti la “clientela”. Da un lato i III livelli con TIN, che garantiscono la sicurezza massima al neonato ma sono ingolfati di partorienti e/o in sottorganico e non di rado trattano la mamma come un numero. Dall’altro i II e I livelli, senza TIN o addirittura senza neonatologo di guardia, che si sono specializzati nell’assistenza “umanizzata”.
    In questo modo, fin da prima di diventare mamma, la donna è messa in una situazione di conflitto fra il suo benessere e la sicurezza del bambino.
    Quella che sceglie dal II livello in giù viene accusata di essere un’egoista perché pensa solo a se stessa, salvo poi se si rigira la frittata, la donna accusa i grandi ospedali di fare più danni che altro con la loro fretta (e quindi: sono meno egoista se partorisco lontano da lì, perché in realtà sono loro il vero problema).

  36. Carissima Anna,
    sono l’amica anestesista di gekina.
    Prima di intraprendere la discussioen ti chiedo gentilmente le tue competenze e la tua professione .
    Hai parlato di neurofisiologia e di endocrinologia.
    A sproposito.
    Sei una neurofisiologa?una endocrinologa?un’ostetrica?una ginecologica?un medico o un’infermiera?
    Riamango in attesa della tua risposta.
    Dopo di che ti spiegherò due cosette…..
    Luna

  37. Ritengo che la peridurale, così come l’estrazione con forcipe o ventosa e il cesareo, sia un preziosissimo strumento medico da utilizzare consapevolmente, con indicazioni mediche precise. Indicazioni di tale gravità (cioè quando il percorso del parto fisiologico sia già deviato in patologia) da giustificare e “mettere in conto” i possibili effetti nocebo e le conseguenze. E soprattutto la cascata di interventi medici che ne possono conseguire. Se devo salvare madre o bambino o entrambi da un distacco massivo di placenta, non starò a suonare l’uculele in sala parto decantando le gioie del dare la vita.
    Ma siamo nel 2011, nella parte di mondo con soldi, mezzi e buona salute, probabilmente è ora di andare oltre al concetto di “sopravvivere al parto” e piuttosto andare incontro ad un nuovo concetto che è “fare una buona esperienza di parto, come donne soprattutto”.
    Che l’epidurale interferisca in modo significativo sugli ormoni del parto, che aumenti l’uso di ossitocina sintetica durante il travaglio e aumenti il rischio di parti operativi vaginali con conseguenti danni a medio e lungo termine del pavimento pelvico, è dimostrato da diversi studi quali :
    1. Stocche RM, Klamt JG, Autunes-Rodriguez J, Moreira.”Effects of intrathecal sufentanil on plasma oxytocin and cortisol concentrations in women during the first stage of labour”. REG ANESTH PAIN MED. 2001
    2. Goodfellow CF, Hull MG, Swaab DF, Dogterom J, Buijs RM. “Oxytocin deficiency at delivery with epidural analgesia. BR J OBSTET GYNAECOL. 1983.
    3.Arici G, Karsli B, Kayacan N, Akar M. “The effects of bupivacaine, ropivacaine and mepivacaine on the contractility of rat myometrium”. INT J OBSTETH ANESTH. 2004.
    4. Lieberman, Davidson, Lee-Parritz, Shearer. “Changes in fetal position during labour and their association with epidural analgesia”. OBSTET GYNECOL. 2005.
    Allora si pensa: basta dare meno farmaco! E invece no, perchè questo aumenta il ricorso a taglio cesareo, come dimostrato da uno studio randommizzato pubblicato sul Lancet:
    5. COMET study Group UK. “Effect of low dose mobile versus traditional epidural techniques on mode of delivery: a randomized controlled trial”. LANCET. 2001.
    Questi studi sono stati oggetto di revisioni da parte dei gruppi Lieberman&co nel 2002. AM J Obstet Gynecol e nel 2006 con un ennesimo studio randommizzato di Kotaska, Klein e Liston, pubblicato sempre su Obstet Gynecol.
    Per le conseguenze sul feto ce n’è diversi di interesse quali:
    6. Van de Velde, Teukens, Hansens,et al. “Intrthecal sufentanil and fetal heart rate abnormalities:a double blind, double-placebo-controlled trial comparing two forms of combined spinal epidural analgesia with epidural analgesia in labour”.ANESTH ANALG 2004.
    7. Nicolet, Miller, Kaufman, Guertin,D. “Maternal factors implicated in fetal bradycardia after combined spinal epidural for labour pain.” EUR J ANAESHESIOL. 2008.
    Ce ne sono tantissimi, non si è mai smesso di studiarne gli effetti. Solo ora sotto mano ho una bibliografia di ricerche lunga una libreria.
    E nessuna di queste (questo @gekina) comprende Odent, Leboyer o Braibanti.
    Il mio augurio è che l’ostetrica del futuro non ammetta ignoranza ideologica. Cominciamo dal chiamare le cose con il loro nome senza paura.

  38. ok siamo alla frutta… se queste sono le nostre osteriche.
    Gentilissima anna mi deve spiegare come mai in Inghilterra, Spagna, Aerica, Turchia, SIngapore, Malesia… le epidurali in travaglio di parto si fanno con % che viaggiano dal 30 fino al 90%.
    Quanto alla biologia… madre natura ha pensato bene di antenere il numero di umani ad una soglia sostenibile. Questa la ragione per cui il parto era la prima causa di morte nel passato e i bambini (circa la metà) non superavano il 5° anno d’età.
    Come vedi non solo la natura non è pèerfetta, ma si basa su un adagio non proprio cristiano: il più debole crepa.
    Nella categoria dei deboli rientravano, quando ancora la medicina non c’era o era poca cosa, i podalici, i geelli, le donne con bacini androgeni ecc..
    Quanto all’epidurale. Signora mia è un diritto sancito dalla legge 38/2010, da diverse leggi regionali, rientra nei LEA (se sa cosa sono) e secondo i ginecologi americani basta la sola richiesta materna per essere fatta (oivviaente se compatibile con la partoriente).
    A un cero Paolo qui sopra, che lascia intendere che ad ogni cesareo corrisponde un premio in danaro per il ginecologo…
    Vale solo per le cliniche private che campano di drg e che tendono a fare interventi inutili in tutti i reparti.
    Per il pubblico invece la tendenza è inversa.
    Nel Lazio il premio va ai ginecologi che fanno pochi cesarei… pensarte un po’.
    Tornando alla bibliografia della nostra amica anna… a parte che mi pare un pelo datata (ci sono studi dell’83, la preistoria insoma)… non sono medico e un pelo mi scoccia, ma linco questo studio di una autorità nel campo dell’anestesia:
    http://www.aipa-italia.it/epidurale-tc.pdf
    Per il resto… a quando un consenso informato sui rioschi di un parto naturale? Perchè vedete, il famoso e temutissimo ematoma peridurale (inserito nel consenso informato) in letteratura non si è mai visto in una gravida. Per chi non lo sapesse le disgrazie enumerate nelò consenso informato spesso contemplano spinalie epidurali fatte fuori dal parto (interventi di vario genere) .
    Ma attendiamo la risposta dell’asnestesista…

  39. gekina, solo uno studio è datato ’83 perchè ancora attualmente valido, dato che di interferenze ormonali si tratta.
    difenderti dietro al demagogico “la peridurale è un diritto” dimostra solo la povertà delle tue argomentazioni, dato che io non solo sostengo questo diritto ma ci aggiungo il diritto ad una corretta informazione per una scelta più consapevole.
    Il famoso ematoma peridurale che tu citi non suscita il mio interesse, dato che, come evidentemente non hai capito, stiamo parlando di ben altre conseguenze.
    Nè tu nè un anestesista (fin’ora, ma aspetto la tua amica) siete state in grado di entrare nel merito dell’asse neuroendocrino del parto, di cui (perle ai porci) ho riportato una parte infinitesimale dei numerosi studi.
    Ho lo sguardo del fisiologo sulla faccenda, questo mi aiuta ad essere oggettiva. si può dire lo stesso di te?

  40. Luna, perdonami, mi sfugge che rilevanza abbia nell’esporre le tue argomentazioni sapere se sono operatore ecologico, fisiologa o ginecologa.
    Ritengo che la scienza sia a servizio della nascita in molti modi diversi. Alcuni di questi però sono abusati causa la complicità di una diffusa ignoranza dei processi fisiologici e di un retaggio culturale ancora molto retrogrado che vede nel corpo della donna un terreno di faide ideologiche invece che il legittimo portatore di un pensiero e di una autonomia decisionale.
    Non sono così scellerata da mitizzare madre natura (espressione a me lontana) ma pongo una ferrea distinzione tra patologia e fisiologia.
    E torno a raccomandare buonsenso nell’uso dell’arte/scienza medica, che deve astenersi dal mettere mano a processi fisiologici che sono irriproducibili artificialmente, per tentare di rispettare il “Primum non nocere”. Credo alla scienza medica (altrimenti non ne avrei fatta la mia professione) ma con altrettanta convinzione maturo coscienza della grande ignoranza che ancora la governa in fatto di nascita. Alla luce di questo, pratico un’ ostetricia atta a correggere la parafisiologia in modo non intrusivo e con il minore impatto possibile sui sistemi neurovegetativo e endocrino, ove possibile. Dove per “ove possibile” intendo (sia chiaro) che non mi sono mai astenuta dall’applicare una ventosa, un forcipe o praticare un taglio cesareo quando necessari. Andarsi a cercare le rogne è un comportamento diffuso nelle nostre sale parto, io me ne astengo.

  41. p.s.: e ti dirò, vivo meglio anche come operatore, avendo una casistica personale di tutto rispetto in termini di abbattimento di numeri di tc, parti operativi vaginali, episiotomie, morbilità/mortalità di bambini podalici da parto spontaneo vaginale.

  42. Per quanto mi riguarda non è assolutamente mia intenzione creare un rissa, ci mancherebbe!
    Vorrei però chiarire alcune cose con Anna.
    Per me è molto importante sapere con chi sto parlando, sai perchè?
    Se tu fossi un medico , mi sentirei quasi mortificata nel sapere che un collega dice certe cose….
    Se tu fossi un’ infermiera, direi: beh…può essere ammesso non sapere certe cose, ma certo mi darebbe fastidio la supponenza con quale sono state scritte.
    Se tu fossi un non operatore sanitario, mi sarei messa a sorridere e avrei detto : beh, la solita che crede che con quattro siti web e quattro libri pensa di aver imparato ciò che io e gli altri specialisti abbiamo imparato in 10 anni di studi + tanti altri di esperienza lavorativa…..
    Invece sei un’ostetrica.
    E la cosa mi amareggia quasi al pari che se fossi un medico.
    Hai scritto cose diverse cose inesatte, incomplete, ed anche errate.
    Le hai scritte con grande supponenza.
    Hai citato parolone come neurofisiologia, endocrinologia….studi di letteratura….come se stessi facendo una tua arringa in un convegno , in questo caso, però, di non medici. E quindi non in grado di capire in modo dettagliato ciò che scrivi e nemmeno di risponderti.
    Trovo questo modo di porsi pertanto inutile e senza senso.
    Luna

  43. Non ho alcuna intenzione di buttare fuoco su un tizzone già troppo ardente e nemmeno di fare la saccente perchè “sono un medico” (come potrebbe dire qualcuno).
    Vorrei però sottolineare brevemente alcune cose:
    1. qui si sta parlando di un argomento ultraspecialistico: l’anestesia/analgesia ostetrica ha unl’unica figura professionale competente , ed è l’anestesista e non l’ostetrica
    2: quando si citano degli studi di letteratura si dovrebbe avere la competenza di saperli leggere e per fare ciò è necessario avere determinate conoscenze
    3. ogni studio di letteratura va letto in modo positivo e critico al tempo stesso, perchè si sa …ce ne sono parecchi in circolazione che non hanno alcun valore per diversi motivi
    4. un’ostetrica dovrebbe sapere che quando si parla di fisiologia del dolore , sono implicite anche tutte le modificazioni respiratorie-cardiovascolari-neurovegetative-ormonali che ne conseguono a carico della mamma e in alcuni casi del feto.
    Dovrebbe sapere che certi tarvagli fisiologici diventano distocici a cause di quel talvolta inesatto equilibrio tra le sostanze dello stress (da dolore).
    Dovrebbe sapere che al contrario certe distocie meccaniche o dinamiche cause di dolori allucinanti sono anche responsabili di disequilibri tra le sostanze (adrenalina, noradrenalina, cortisolo, ossitocina endogena) con conseguenze su mamma e feto.
    Dovrebbe sapere che una patologia di base della mamma o del feto possono non tollerare fin dall’inizio le modificazioni “fisiologiche” del dolore e causare problemi anche di non poco conto.
    Dovrebbe sapere (e dire) che in situazioni basali non fisiologiche il dolore può essere causa , attraverso queste famose sostanze dello stress da te tanto consacrate, di grave o gravissima sofferenza materno-fetale.
    5. L’epidurale , riducendo il dolore, riporta ad un equilibrio tali ormoni e in certe situazioni evita problemi di sofferenza fetale, oltre che sbloccare certe distocie dinamiche o meccaniche.
    6. I bambini nati da epidurale non sono addormentati o afflosciati. Forse tu ti confondi con l’anestesia generale che si fa per un taglio cesareo. Sai, un’ostetrica dovrebbe sapere la differenza tra analgesia epidurale, anestesia peridurale, analgesia spinale, anestesia spinale ed infine anestesia generale!
    7. Non esistono studi seri che dimostrano che l’allattamento è inficiato dalla peridurale, nè che i bambini nati da partoanalgesia hanno un apgar inferiore agli altri.
    8. il discorso dell’ossigenazione del feto, al contrario di quanto affermi tu è importantissimo, soprattutto quando un travaglio non è fisiologico. L’anestetico usato in peridurale vasodilata il circolo materno fetale , aumentando il flusso di sangue e quindi l’apporto di ossigeno al piccolino.
    In condizioni fisioologiche invece non ci sono problemi.
    9. I parti operativi in analgesia: ti sei mai chiesta quanti medici ed ostetriche rispettano i tempi fisiologici nelel nostre maternità italiane?ti sei chiesta quante ventose vengono messe perchè “non ho palle di aspettare”? quante perchè “Eh no….sono passati venti minuti da uqnado ha iniziato a spingere…E’ TROPPO!”…
    …tutto questo sia in epidurale che senza (ma con l’anelgesia..in fondo la mamma non sentirà poi tanto dolore se le metto la ventosa…..)
    Ecco, se dai una risposta sincera a queste domande, hai anche colto la questione epidurale-parti operativi. Che in fondo è = …meno tagli cesarei +ventose.
    Ora mi fermo, perchè non voglio tediare nessuno parlando di cose troppo specialistiche.
    Mi scuso con la padrona di casa se ho esagerato
    luna

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