Mi era venuta voglia, dicevo, di fare una sintesi della discussione che si è sviluppata in questi giorni fondamentalmente su tre concetti (editoria, concetto di popolare, ruolo della critica). Mi sono resa conto che, a meno di non avere Burroughs a portata di mano, anche un cut-up dei più accurati non avrebbe reso l’idea. Allora ho pensato di affidare il riepilogo a due aneddoti, raccontati nei commenti a Nazione Indiana e ad uno dei post sotto. Il primo è di b.georg, il secondo di Raul Montanari. Eccoli qui.
1.”Una volta Paolo Villaggio fu invitato da una prestigiosa accademia di Mosca di cui ignoro il nome, a quei tempi in Unione Sovietica si dice che la cultura fosse tenuta in grande considerazione, ovviamente ben purgata, ma insomma pare ci tenessero a far laureare un sacco di gente. Bene, Villaggio viene invitato per ritirare un premio che l’accademia di letterati moscoviti assegna annualmente, credo, a scrittori italiani, e glielo vuole conferire per il suo libro “Fantozzi” (da non credere, eh?), che secondo loro è un feroce ed esilarante spaccato della burocrazia e del capitalismo occidentali che mutua la lezione della migliore tradizione letteraria russa (uh?). Incredibilmente quell’anno, insieme a Villaggio, i cattedrattici premiano pure Moravia, per un suo libro che non ricordo. Dunque, Villaggio fa il viaggio in aereo assieme a Moravia. Ovviamente è in grande soggezione di fronte al famoso maestro, e soprattutto è vigorosamente imbarazzato nel ricevere un premio assieme a lui. Più volte durante il viaggio tenta, fantozzianamente, di rivolgergli la parola, anche solo per strisciare ai suoi piedi e manifestargli la sua ammirazione. Moravia non lo degna nemmeno di uno sguardo, solo ad un certo punto storce il naso e fa una smorfia come di disgusto, letteralmente schifato, e in verità sinceramente offeso di essere accostato nell’opinione di siffatti letterati a un tale subvivente di scribacchino come Villaggio. Scesi dall’aereo i due non si incrociano praticamente mai più.
Fine del racconto.
Ah no, ecco: qualcuno ha più sentito parlare di Moravia, ultimamente?”
2. “Dell’aneddoto, avvenuto alcuni mesi fa, è stato testimone Tiziano Scarpa, che me l’ha raccontato nello spazio di un sms, quasi in tempo reale.
In una Feltrinelli – non diciamo quale – un ragazzino si avvicina a una commessa e le chiede “quel libro (sic) di Shakespeare dove c’è uno dentro un castello con un teschio in mano”. La commessa gli porge l’Otello”.
Ps. E sull’argomento interviene Jacopo De Michelis, citando Paco Ignacio Taibo II…
Beh…come dire…mi cascano le braccia 🙂
Signora Loredana, uno scrittore relegato al suo mondo di carta storce sempre un pò il naso davanti a qualcuno che vive “altro dal suo habitat”, soprattutto da chi vive altro prima di scrivere e dopo aver scritto torna allo stesso altro che evidentemente non è l’immacolato foglio bianco. La chiamo malattia da smorfia, la riconduco ai poveri eppur fortunati appartenenti a qualche elite, sempre che parliamo di “pure elite” (e per favore non stiamo di nuovo a sottilizzare).
Personalmente non condivido lo schifo: trovo Fantozzi comicamente immediato ed intelligentemente proteso ad una forma di grottesco che mi ricorda per certi versi un famoso Luigi.
Sono diversi: chi lo nega.
Moravia scrive in maniera superba (anche se personalmente non ritengo che tutti i suoi lavori siano di ottima fattura, ma de gustibus…)
Moravia è uno scrittore.
Villaggio è una marionetta che osserva e che pensa.
A dire il vero se proprio si dovesse riflettere sulla stupidità di qualcuno, candiderei i moscoviti, ma questa è un’altra storia che non mi sembra il caso di raccontare.
La commessa invece andrebbe arsa viva 🙂
Troppo categorica?
Non credo: ognuno sceglie, è vero, l’anima che possiede ma ugualmente è vero che per buon gusto si dovrebbe evitar di star nei posti sbagliati ai momenti sbagliati.
Colpa della scuola che non ha insegnato alla signorina chi fosse Amleto? Sicuri che la poveretta conoscesse Mattia Pascal….o abbiamo il dubbio di doverglielo presentare?
E poi mi chiedo…son più cretini i moscoviti o i proprietari della libreria che ha assunto la signorina?
Forse la cretina sono io 🙂
Mi cascano proprio le braccia.
Peccato, vero peccato che quel commesso non conoscesse il mirifico Averrois; peccato perché è francamente uno scrittore tanto carino.
Ricordo un anziano amico di famiglia, persona colta, professore universitario, che una volta decise di provare la Fnac; aveva urgenza di un libro, gli autobus erano in sciopero, la fnac aveva appena aperto sotto casa, e insomma che sarà mai andiamo a vedere.
Entra e non sa come muoversi, troppi scaffali, troppi settori, decide di chiedere al commesso.
Si avvicina e domanda “scusi, avete testi di averroè ?”
Il ragazzotto smanetta col pc, si agita, chiede aiuto ad un collega e poi gli domanda “scusi, cerco sotto le voce narrativa o fumetti?”
Fantozzi – il personaggio di Fantozzi – creato da Paolo Villaggio è “mitopoiesi”, e non sto scherzando affatto. Se Moravia ha storto il naso, bene, male: che differenza farebbe sapere perché? Dall’aneddoto si capisce che si è in una soggettiva, quindi Moravia avrebbe potuto storcere il naso per tutt’altro motivo e non perché Paolo Villaggio aveva ricevuto il premio. E non dimentichiamoci che Villaggio ha scritto anche una canzone con Faber. Ma Fantozzi è mitopoiesi, inutile negarlo: chi dice il contrario rischia solo di farsi una meschina figura fantozziana.
‘Notte
dunque siamo agli aneddoti. questo è il livello della discussione.
ti scrivo da chicago.
La storia di Villaggio e Moravia mi e’ piaciuta ed ha rivangato il tempo che si leggeva Fantozzi durante l’ora di religione, a quel tempo ancora obbligatorio….Del Moravia.., che dire, un’altro dinosauro. E pensare che a quel tempo proponevo l’idea di sostituire qualche suo romanzo alla lettura de I Promessi Sposi, almeno per avere qualcosa meno noiso, piu’ contemporaneo. Alla fin fine la dominazione spagnola era molto piu’ feudale e facile da decifrare che quella attuale del capitalismo avanzato multinazionale….Dei S. King e varie Housewives non ho il lusso di buttare via tempo prezioso stupidamente(come se il diritto all’ozio fosse qualcosa garantito). Perche’ assecondare programmi o scrittori che sono stati creati per la sola ragione del consuma e getta? Come mai non menzioni il programma di Trump(il make money man) l’apprendice che qui’ va fortissimo o altra spazzatura simile permanentemente oggetto fisso nella nostra quotidianita’ televisiva. Non che il quality time e’ un qualcosa che si possa logicamente programmare poiche’ ci deve essere sempre un briciolo, un attimo di “interessante/fantastico” in qualsiasi opera o divagazione/divertimento per attirare la nostra attenzione, stimolare i nostri sensi dagli attacchi letargici.
Dahlgren o come si scrive: aneddoto, dal greco anékdotos ‘inedito’, comp. di an- priv. e ekdidónai ‘pubblicare’.
Per Mauro che scrive da Chicago. Non credo che si possa fare un paragone fra The Apprentice o altri reality show e Stephen King (parlo di qualità, non di differenza di supporti, stavolta). Ma nemmeno con The desperate housewives: anche se dai giornali nostrani viene presentato come un grazioso programmino spazzatura, ti assicuro che ha una qualità di scrittura (certo, ci risiamo, popolare) assolutamente invidiabile. Arrivo a dirti che esistono puntate di ER che riescono a riassumere in poche battute di un singolo episodio situazioni che in una fiction italiana occuperebbero un ciclo intero di programmazione. Evidentemente, si tratta di scrittura televisiva (ma è scrittura pure quella, o no?), non di letteratura.
Quanto alla qualità del dibattito, invito Dahlgren a leggersi i commenti nei post precedenti, ma anche a rivalutare la forma-aneddoto.
The shining di S. King è un grande libro e anche It. Villaggio non l’ho mai letto, però so che Marco Drago lo considera un suo maestro. Potremmo parlare anche degli spettacoli teatrali di Gene Gnocchi (che in un pezzo di Labranca viene trattato come una merda): straordinari.
Ma è così difficile pensare che Villaggio, Gnocchi, King si possano trovare in libreria accanto a libri di tipo diverso, con le poesie complete di Milo De Angelis (difficilmente reperibile), gli scritti di critica d’arte di Dubuffet (esaurito), i romanzi di Coccioli (molti sono esauriti), i nuovi lavori (non ancora stampati) di Bregola e di Voltolini. Quello che – almeno io – desidero è un panorama completo. Una “polifonia di voci”, per dirla alla Pozzi.
Ma anch’io desidero questo, Andrea. Non passo tutto il mio tempo a leggere Stephen King, e nemmeno io ho letto Villaggio (Voltolini si’). Mi pare che b.georg metta in evidenza quanto gli schemi e l’apriori possano rivelarsi letali.
Cosa ne penso sull’amleto (ma non era la bisbetica domata:). Le parole chiave sono tre. Shakespeare teschio e castello. A digitare su google.it shakespeare+teschio+castello il primo link è quello di liberlibri. Copertina, note prelimininari, personaggi, atti 1 2 3 4 e 5. Cosa manca. Le tre I, di sicuro. E con esse le B di bookcrossing e babelteka. E le P del p2p.
Perchè la notizia, secondo me, non è “che la fnac”. La notizia è che un ragazzino, sottolineo ino, entri in libreria e chieda di shakespeare con un teschio. Non che la commessa è incompetente. Alla fnac, come nella maggiorparte dei grandi magazzini, i commessi sono incompetenti per definizione. Provate a cercare un microonde a un mediamarkt qualsiasi, manifestate ignoranza cioè la necessità di una consulenza, e tornate a casa con un cellulare che trasmette i gusti via infrarossi. La questione è che la competenza, anche in situazioni di mercato spinto come queste, come tutte, è valore aggiunto. Qui da me quattro ragazze hanno aperto una libreria piccolissima. Classici e roba di moda. Ora. Entra il ragazzino Ignorante delle I. E’ il loro mestiere. Sono competenti, gli rifilano l’amleto.Entra il modaiolo. Sono aggiornate. Gli sganciano il davinci. Telefona una tipa con gusti strani, diciamo come me. Dico voglio ordinare questo. Le tipe sono simpatiche e ridono (sai già che non l’abbiamo) ma non sono sono solo simpatiche, competenti e aggiornate. Le tipe hanno anche i contatti giusti, e un buon sistema informatico. Due minuti di telefonata con una tipa simpatica, aggiornata, competente e informatizzata, e in tre giorni, massimo una settimana, il libro strano arriva. Mi telefonano. Passa pura a prenderlo. Lavorano bene, senza sovrapprezzo e la voce gira. C’è un sacco di gente coi gusti strani e funziona. La libreria funziona da dio. Se non hai internet, o temi per la tua carta di credito, o la carta di credito non ce l’hai o pensi che all’internet café spaccino oscure miscele arabiche ogm ma hai i soldi per un libro, vai li. Se non hai internet, e nemmeno i soldi per un libro, o il libro mannaggia è fuori pubblicazione vai in biblioteca. Perchè c’è anche quella.
Gina, fuori l’indirizzo (della libreria).
condivido fino alle virgole quel che dice b.georg. nessuno può decidere quale sia “la via”. Importa, di contro, che non ci siano cancelli a sbarrare gli accessi possibili.
eh si facciamola per carità la differenza tra le tipe simpatiche ma soprattutto aggiornate che lavorano bene e quelle simpatiche (chi lo mette in dubbio) ma non aggiornate e incompetenti.
Il ragazzino ignorante esce un pò meno ignorante dalla libreria delle tipe competenti e che lavorano bene; il ragazzino ignorante esce più ignorante di prima dalla Feltrinelli innominabile.
E poi…un ragazzino non è ignorante, non uno che ancora non ha avuto il modo di fare certe conoscenze. Il ragazzino per quello è andato dalla signorina alla Feltrinelli: per conoscere.
Ma….se chiede indirettamente di Amleto e gli rifiliamo Otello allora gli togliamo il diritto alla conoscenza. Bisogna star bene attenti a certe responsabilità: vorrei vedere se i tecnici dell’Enel fossero profondi conoscitori dei cavoletti di Bruxelles e un pò (e dico un pò) ignorantelli in materia elettrica!
Non avreste forse più di un diavolo per capello se a casa vostra arrivassero migliaia di euro in più di bolletta? Dico di si e senza ombra di dubbio.
Però dovete spiegarmi perchè, se io fossi il ragazzino ignorante, non dovrei aver ugualmente più di un diavolo per capello…se leggessi un Otello per Amleto o viceversa…
Ci sono non so quanti diplomati senza lavoro, soprattutto qui a Napoli, per il semplice fatto che qui più che altrove ci son persone che non lavorano; molte donne di gran cultura darebbero non so cosa per lavorare tra i libri, annusarne l’odore buono, muoversi tra i boschi di carta che da semore amano…
Eppure alla Feltrinelli c’è la commessa che passa l’Otello per l’Amleto…sarà perchè suo padre conosce qualcuno dei proprietari?
Cerchiamo forse risposte che già conosciamo.
Non necessariamente comunque leggere King e Villaggio è una perdita di tempo. Ci son cose che comprendiamo soltanto se impariamo ad osservare la realtà da tutte le angolazioni.
E poi Villaggio mi fa ridere….e non è poco!
Vorrei precisare a imperitura memoria che non considero villaggio migliore di moravia (nemmeno il contrario). né che arte alta o bassa (o altre locazioni) siano la stessa cosa.
(detto altrimenti, scusate tanto, senza offesa, ma una discussione i cui argomenti sono questi: letteratura è quello che dico io; no, è quello che dico io – scaturita da una presa di posizione di tal fatta: tu hai potere e ne abusi; no, sei tu che vuoi solo prendere potere… – condotta sulla base di apriori astratti e inindagati come questi: il compito degli scrittori, il dominio del mercato, il bene, il male, ecc. ecco, una discussione così non vi pare che sia, per principio, indecidibile?
Se una buona oziosità è smontare il fucile per vedere come fa a sparare – non sarebbe questa la critica, frequentare l’orlo di un mistero portandone doni? – spararsi addosso alla cieca colpendosi il piede non è un’oziosità pessima?
Come posso non giudicare cretino l’argomento di Taibo secondo cui se non scrivi come – ora – piace a lui, un giorno qualcuno – ergo: la storia – te ne chiederà conto? La storia?? Taibo sa come andrà la storia? WOW.
Dunque è così, si tratta di dire la cosa giusta “ora”, di vincere il campionato? Scrittura è guerra con altri mezzi, lo sapevo.
Mai che venga fuori uno con un po’ di senso dell’umorismo che dica, guardate, il modo giusto di scrivere non è il mio, io sbaglio apposta. Che noia, sti scrittori, diciamolo…
Magari lo scrittore figo punta a perdere, che ne sapete? O magari no, dipende, o forse è irrilevante.
E perché poi dovrei stare ad ascoltare le opinioni in evidente conflitto di interessi di gente che ha propri libri in vendita?
Qualcuno se non c’è la trama si annoia, ma altri si annoia se la trama c’è: non saranno un po’ affari loro? La letteratura malata inquina il popolo? Allora prima era puro? Oppure è la cura? A che? E cosa mai sarebbe il popolo? E noi? E comunque, esiste qualche punto “esterno” per decidere? Chi lo decide il compito degli scrittori? La letteratura universale, la benedetti, mondadori, la lotta di classe, l’universale umano, taibo, dio, i lettori di oggi, quelli morti, mia zia?
Ora le telefono, hai visto mai)
1. “a quei tempi in Unione Sovietica si dice che la cultura fosse tenuta in grande considerazione, ovviamente ben purgata, ma insomma pare ci tenessero a far laureare un sacco di gente”: mi ricorda anche la situazione attuale di una certa nazione a forma di stivale dell’Europa centro-meridionale di cui preferisco non fare il nome.
2. Di Moravia di recente ne ho sentito parlare, ma male dal grande Pinketts.
3. Molte cose sono mitopoiesi, anzi forse le cose futili (come il calcio) ancor più di quelle importanti (come la Storia).
4. Alcuni racconti di King contenuti in “A volte ritornano” non hanno nulla da invidiare (in qualità) ai migliori di Dick.
albertog, l’indirizzo è estero (mi sa che ti costerebbe un po’)
valchiria, fnac/feltrinelli non è un lapsus, il ragazzino è Ignorante delle tre I (quindi anche di come funziona il mercato), ma grazie a questa esperienza lo sarà un po’ di meno (confido in tiziano scarpa a proposito, lo avrà pure avvertito!:). Comunque la storia delle signore che non vedono l’ora di annusare l’odore di boschi morti è molto romantica, suggestiva:)
Va a finire che, a leggere il tono di certi commenti, qualcuno si inventerà di sostenere un “vietato leggere” (certi libri) per tutela alla salute mentale. Mah… (e non aggiungo altro, se non di trovarmi d’accordo con b.georg)
Vengo con questa mia,
o discretissima Lipperins, onde manifestare il mio disgusto, se non indignazione e pure francamente scazzo alla grande o stuffia orribile per l’uso vuoi abuso del termine “mitopoiesi” mutuato da alcuni scioccoloni insulsi.
Non condivido, mi intristisco quasi nell’udire questo termine spropositamente usato; ma lasciamolo al buon o schifido tempo antico!
Riponiamolo negli armadi della vera creazione dei miti, nell’era dell’oro nostalgico quando creavansi storie di dei e di naiadi, di eroi e silfidi.
Non mettiamo qualsivoglia gazzettiere o scrivano sul piano del costruttore del mito: e chi sarebbero dunque Arjuna e Krishna allora?
suo scendiletto
Anodino imperfetto
Torno a qualche commento fa, perché leggo solo ora. S.King è minore di Dick? Taibo sbaglia perché dice quel che pensa? Non bisogna confondere alto e basso? Ancora più interessante. Io, per parte mia, mi emoziono a vedere certi episodi di ER, molto. Vorrei saper scrivere come quegli sceneggiatori, e a loro guardo quando mi trovo a scrivere, cercando di trasportare sulla pagina quello che di solito si trova sullo schermo. Lo stesso vale per Alias, e per altre serie TV. Sono basso? Sì, probabile, ma francamente me ne infischio. Sono alto se ho il plauso del Gruppo 63 e basso se miro ai fumetti o a Stephen King? Il pop è basso finché non lo sdogana Marco Giusti su Rai3? Se è così lo costringeremo agli straordinari, parola mia…
Michele, dov’eri fino a questo momento? 🙂
E, Anodino, non potrei mai usarla come scendiletto, anche se a volte garbatamente dissentiamo.
ps. Alberto, anch’io condivido molto quanto scritto da b.georg
Per come la vedo io, in questo momento negli USA le cose scritte meglio non le vedo al cinema (è un discorso lungo, ha a che fare con la politica, i militari, la guerra e hollywood) ma in TV. C’è un grado di sperimentazione formale altissimo in molte produzioni di TV via cavo americane. Grande, grandissima scrittura. E.R. sicuramente. Alcuni episodi sono da antologia.
Al cinema ci sono solo i cartoni animati di interessante. Tutto quello che stanno facendo alla Pixar è, oggi, fondamentale. Intendo PROPRIO sul piano della scrittura, non della bieca effettistica.
Ve lo dice uno che legge Proust prima di andare a dormire.
Poi, sull’alto e basso, popolare e dotto, non ho purtroppo tempo. Ho due figlie di là che esigono che legga loro una favola.
Buonanotte.
Cara L, ero a guardare la tv… Ma d’ora in poi, quando avrò qualcosa da dire, cioé raramente, mi prenderò agio di intervenire. La questione della cultura popolare mi è cara, quindi credo che ci si incontrerà spesso. E visto che anche io come Gianni ho favole da raccontare, ci si incontrerà a orari disparati. Per cui buon giorno…
Buongiorno a voi. Vero, il cinema di animazione contiene storie (e scritture, ancora una volta) di qualità altissima. Quanto ai serial, mi pare che in molti casi si riproponga nei loro confronti l’antico disprezzo che includeva la televisione tutta. Non così tanti anni fa, per dire, una forbita schiera intellettuale tuonava contro l’avvento dei videoclip: in quel caso, si trattava anche di persone use ad ascoltare e a frequentare la musica, e la polemica riguardava proprio la perdita di purezza della medesima se contaminata con le immagini. Un po’ come quando gli integralisti dell’opera lirica ti fulminano con lo sguardo se ti sorprendono a tamburellare con le dita o a battere il piede a tempo durante il Fidelio…
Un po’ come quando si guarda con malcelato orrore ai libri che entrano in classifica. a parte che anche Primo Levi era in classifica, e neanche tantissimo tempo fa, per citarne uno solo…
Siete splendidi. Non posso che essere d’accordo con quanto dite nella sostanza. Grazie Loredana per aver postato questa frase di Lester Biggs e il richiamo alla bella introduzione di Wu Ming 1 e alla scrittura di Biggs, quella di uno scrittore vero, e incazzato nero. Un puro, secondo me.
Vostro affezionatissimo,
Vs affezionatissimo (da un po’ saluto come L’Alex di Arancia Meccanica…),
Grande la citazione di Lester Bangs. E d’accordissimo con Gianni Biondillo: ci sono telefilm americani estremamente interessanti a livello di struttura e moduli narrativi. Ma non dimentichiamo anche i fumetti, genere che da tempo in Italia vive ingiustamente in una sorta di eclissi. Io, comunque, devo dire che ultimamente mi capita di leggere buoni libri più spesso di quanto non mi succeda di vedere buoni film.
Ci si affanna per sentirsi vivi. Gli scrittori (e, per estensione, gli intellettuali) però devono farlo più degli altri perché il loro contributo alla specie è fatto d’aria: sono le idee.
Le cose si complicano ancora di più quando si tratta di idee personali perché allora bisogna convincere il prossimo che le nostre idee sono importanti anche per loro.
Questo è straordinariamente faticoso e non dà alcuna certezza: oggi forse ci si riesce e ci sentiamo riconosciuti, domani non è detto e ricadremo nuovamente nella palude dell’indifferenza.
Per questi i libri consolano lo scrittore: finalmente le idee da aria diventano terra, acquistano un corpo, diventano materia pesante.
Internet è un gioco di specchi: fa sembrare “terra” quello che è ancora “aria”, ma quello che davvero consola più di ogni altra cosa, è sentirsi parte di una tribù, di un clan, perché significa avere una identità.
In un bosco quando una poiana lancia il suo grido, le poiane dei territori limitrofi rispondono, e lo stesso avviene per ogni altra specie. Per gli umani è la stessa cosa, solo che invece dei suoni usano i simboli (oggetti), le qualifiche (professioni), i titoli (riconoscimenti) e altre cose ancora.
Ogni tanto lanciano il loro specifico grido verso il cielo e, dal bosco, rispondono coloro che condividono la stessa identità. Dà sicurezza, fa sentir vivi.
E’ una festa quando dalle idee nasce qualcosa di vivo, anche solo la sensazione di un minuto.
Tante volte dietro a un intervento, un articolo, una denuncia… sento solo il verso di una creatura che chiede di venir riconosciuta da altre creature simili: la poiana chiede alle altre poiane di farsi sentire, e per tutti ci sarà la consolazione di sentirsi parte di qualcosa, del bosco e del cielo.
Concludo: questo dibattito è bello ancorche’ non nuovo, ma vi sento solo il cinguettìo di alcuni volatili, fra cui molti giovani appena giunti nel bosco, che hanno solo paura di essere rimasti soli.
Ci si risponde solo per ritrovarsi, e ascoltandosi l’un l’altro, combattere l’oblìo.