NEL PAESE DI FAR FAR AWAY

Poniamo il caso che in un paese qualsiasi, in un sabato qualsiasi, due reti televisive pubbliche trasmettano due programmi: uno a carattere religioso, l’altro di intrattenimento. Ecco, poniamolo bene, questo caso. Perché il primo programma è Sulla via di Damasco, RaiDue, conduttore monsignor Giovanni D’Ercole.  Sabato 4 gennaio, tra i diversi servizi, uno riguardava la storia di una bambina, cui prima della nascita erano state diagnosticate la sindrome di Dandy Walker e la sindrome di Down. La bambina è nata, è bellissima e ha due splendidi genitori. Punto. Ogni scelta è privata e rispettabile. Trovo meno rispettoso e rispettabile il commento di monsignor D’Ercole: “Se avessero abortito oggi forse non avremmo conosciuto un aspetto interessante e importante della vita. La vita è sempre un valore, è sempre un dono, dal suo inizio naturale al suo termine naturale”. Alle dieci  e mezzo del mattino, servizio pubblico, nel solito paese qualsiasi.
Ma non è finita. Pomeriggio, RaiUno, il programma è Le amiche del sabato, il tema è importante: welfare, impegno delle donne, lavoro, cura della casa e della famiglia. Ai 2.361.000 spettatori che hanno seguito la discussione è stato offerto un battibecco tra alcune note signore e alcuni noti signori sulle dimensioni del cervello maschile e femminile, sulle donne che sono più forti degli uomini e dunque si sacrificano, un servizio su una donna che lavora con il marito che ha scelto di rimanere a casa (con commento finale della giornalista: alla bambina però manca la mamma). Una banalizzazione e volgarizzazione delle tematiche (senza un dato, senza un tentativo di approndimento al di là dell’urlaccio e del luogo comune) che lasciava senza fiato.
Ma non è finita ancora. Nello stesso programma arriva Katia Ricciarelli. Lunga intervista nei canoni dell’intrattenimento e della confessione privata, con perla conclusiva. “Noi donne amiamo più degli uomini, gli uomini non sono capaci di morire per amore, noi donne ci facciamo uccidere dall’uomo che amiamo”. Va bene, si era partiti dalle eroine dell’opera lirica, ma. Ma se questa è la sensibilità che viene dimostrata verso argomenti non da poco (aborto, occupazione femminile, femminicidio) la questione dei diritti civili in Italia rischia di essere, davvero, disperata.
Ps. No, la prossima volta non tengo la televisione spenta. Credo, anzi, che sia importante accenderla più spesso.

24 pensieri su “NEL PAESE DI FAR FAR AWAY

  1. I cantanti dovrebbero cantare e non parlare, nel caso della Ricciarelli il silenzio totale sarebbe una scelta di straordinaria lungimiranza che avrebbe dovuto fare da più di vent’anni.
    Peccato, perché è una persona d’intelligenza vivace che potrebbe sfruttare la popolarità per veicolare idee e non banali luoghi comuni.
    Del resto un programma che si chiama “Le amiche del sabato” è fortemente indiziato di paraculismo d’antan dal titolo stesso. Il sottotesto è “stiamo in amicizia tra noi donne il sabato pomeriggio, quando i nostri mariti sono alla partita o comunque si godono al bar la giornata semifestiva e noi finalmente possiamo parlare di ricette, dei nostri problemi di mamme, di moda e magari fare un po’ di pettegolezzi”. Lo stereotipo della casalinga anni 60 del secolo scorso, il classico programma che vorrebbe essere di leggero intrattenimento e che invece riesce pesante come un masso, reazionario nei contenuti e stupido tout court.
    Ciao.

  2. Non vedo nella chiosa del monsignore niente che non sia rispettoso o poco rispettabile. Dice che “la vita è sempre un valore, un dono, dal suo inizio al suo termine”. Indipendentemente dal fatto di essere d’accordo o meno col monsignore, è un’opinione rispettabilissima, e mi chiedo; c’è davvero qualcuno che può offendersi ascoltando una frase del genere in televisione? A sentire cosa si dice in televisione dovremo allora offenderci 24 ore al giorno.
    Al di là delle posizioni ideologicamente favorevoli e contrarie (che non servono ad aiutare una ragazza incinta per caso ad affrontare il problema) io sono per un paese che dia informazione e supporti ultra completi e a 360mila gradi a proposito dell’aborto. Non possiamo andare ad abortire pensando che sia come togliere due tonsille, l’ignoranza in materia, soprattutto a proposito delle conseguenze post aborto, non è da paese civile.
    Le altre due chicche presentate da Loredana dimostrano che davvero siamo tragicamente far away dalla civiltà. L’afflato romantico della Ricciarelli lì per lì fa pure tenerezza, ma dopo i primi dieci secondi si rivela una posizione insostenibile che fa malissimo alle donne.

  3. Il primo caso e’ meno problematico, non tanto per quanto detto ma per il fatto che a dirlo fosse un monsignore, cioe’ ti aspetti che dica quelle cose, lui le dice, e tu dici OK e tiri dritto. Il secondo caso, che dire, sono reduce pure io da una diecigiorni di italian television e mo’ vedo se mi ripiglio.

  4. @Giorgia. Come ti permetti di affermare che ci sia chi pensa che abortire sia come togliersi le tonsille? Che cavolo di leggenda metropolitana e’ mai questa? Anche questo e’ mancanza di rispetto verso chi si trova a dover affrontare una scelta che e’ sempre dolorosa. Non e’ da paese civile il trattamento che viene riservato a chi decide, liberamente e nel pieno diritto, di abortire in molti ospedali del nostro paese, soprattutto nei molti a gestione cattolica

  5. Sarei d’accordo con Supermambanana. Opinione del monsignore, codificabile come del monsignore, manco stra gran cosa. Ma certo c’è sempre la sinistra ombra che cade sulle donne che in seguito a un amniocentesi decidono di abortire – come dimostra il commento di giorgia. Una donna che va a fare l’amniocentesi, è una donna che non vuole l’aborto, perchè avrebbe abortito prima non ai limiti del tempo massimo: di corsa e a rischio. E’ una donna che non vuole abortire, e che lo sa da sola assai bene che la questione sarà mortale e dolorosa. Il problema del porre simili opinioni senza proporre quella opposta è che sposano un giudizio di valore, che non è solo bene questo ma anche male quell’altro.
    Mi ricorda la storia che ho letto sul blog della MIriano – dove quella si adoperava per dare a una scuola il nome di una donna che è morta di cancro non essendosi fatta curare dopo aver scoperto la malattia in gravidanza. Il problema cioè di santificare e valorizzare un certo tipo di scelte, è nella logica conseguente demonizzazione della scelta antitetica: questo il servizio pubblico – laico – non dovrebbe permetterlo, e questo per altro non è neanche pertinente a una corretta informazione in tema di interruzione di gravidanza.
    Per il resto ho pochino da dire oltre il già detto da altri

  6. Il monsignore fa il suo lavoro e i suoi fan citano solo la parte condivisibile del suo ragionamento, nulla di nuovo sotto il sole. È il secondo caso che, al pari di Zauberei e supermambanana, trovo preoccupante. Ma così è la tv generalista e sinceramente non so cosa si possa fare a riguardo se non lo sconsigliarne la visione partendo dall’ educazione dei bimbi.

  7. Buongiorno.
    Un paio di considerazioni e un’osservazione sui media.
    Innanzitutto, se è vero che, come qualcuno ha scritto, il commento del Monsignore era prevedibile, mi pare meno scontato che, uditolo, si tiri dritto, almeno in un Paese in cui pensiero e politica non riescono a sganciarsi dal laccio cattolico. Per quanto abbia grandissimo rispetto per la religione e la ricerca spirituale dei singoli – anzi, proprio per questo! -, mi pare si possa criticare la presenza stessa, nel palinsesto Rai, di una simile trasmissione, voce unicamente cattolica. “Uomini e profeti”, su Radio3, mi pare occasione di riflessione più sensata.
    No, non mi piace che si banalizzi una questione come l’aborto – cosa che nessuno dovrebbe fare, laico o religioso che sia. E vorrei sapere, d’altra parte, chi ha mai abortito o pensato all’aborto col cuore leggero.
    D’altra parte, io la tv non la guardo più da quasi dieci anni. Le poche volte che mi capita, a casa dei miei, rimango sempre più esterrefatta, e la reazione, mio malgrado, è tornare a sfuggirle. Cerco in rete ciò che mi interessa, e basta. La discussione su una figura femminile ogni giorno violentata, metaforicamente e non, dovrebbe ripartire da domande davvero radicali, che prendano in considerazione l’essere umano, innanzitutto, e ciò di cui ha realmente bisogno. Chiaramente sarebbe un discorso lungo. E forse spiacevole, perché metterebbe in discussione gli assiomi su cui si fonda perfino un certo femminismo. Varrebbe la pena approfondire, però. Ma dove? Con chi, perché non siano solo chiacchiere?
    Infine, l’osservazione sui media. Ieri nel primo pomeriggio ascoltavo, molto distrattamente, Radio3; premetto che Farhenheit è per me una vera e propria consolazione per l’anima… ma talvolta il palinsesto della rete mi lascia un po’ perplessa. Ieri, dicevo, il cantante di un gruppo musicale di cui, mannaggia a me, non ricordo il nome (e nemmeno della trasmissione: non sono proprio riuscita a ritrovarla in rete, accidenti), ha introdotto una canzone più o meno con queste parole: “…e ora, una canzone su un animale domestico. Un animale domestico che ci dà gioie e dolori… la donna!”. Ero interdetta. E mi sono proprio chiesta: chissà se la Lipperini ha sentito… Ditemi che ho sognato.
    Grazie.

  8. Bisognere interrogare la rai anche sulla presenza, praticamente fissa, di un prete a La vita in diretta. Ogni volta che incrocio quella trasmissione mi domando per quale motivo il suo commento, a qualsiasi evento, ci deve interessare.

  9. @claudio, fuor di metafora, intendevo dire che c’è poca informazione sulle conseguenze dell’aborto, lo dico per esperienza personale. Negli ultimi dieci anni ho vissuto il problema praticamente in prima persona almeno tre volte e in tutti i casi ho notato leggerezza da parte delle strutture sanitarie e scarsa informazione sulle consequenze psicofisiche dell’intervento. Altro che leggenda metropolitana.
    @zaub, la mia esperienza riguarda mie coetanee (20/25 anni), l’amniocentesi non sapevamo nemmeno cosa fosse, scusami ma i problemi erano tutto fuorché di natura fisica, dunque il mio commento non dimostra proprio niente di quanto affermi.

  10. Non riesco ad essere d’accordo sul fatto che da un monsignore ci si debba unicamente aspettare che dica certe cose. Non tutti gli uomini di chiesa sono stati così prevedibili e l’ingerenza della chiesa nello stato laico è cosa nota a tutti.
    Ma la mia pelle e i miei vissuti personali non hanno nulla a che fare con le opinioni di un monsignore.
    Non essendo più giovanissima e avendo reso chiaro alla mia ginecologa che non me la sarei sentita di portare avanti una gravidanza in caso di gravi malformazioni, abbiamo pianificato di fare la villocentesi, non l’amniocentesi, il perché lo ha già spiegato Zauberei. Comunque sia, passi i giorni successivi a chiederti che farai davvero “nel caso in cui” e soprattutto se riuscirai ad affrontare una brutta notizia senza lasciarci le penne.
    Qualche mese dopo mi è capitato di incontrare a casa di amici una famiglia il cui unico figlio è affetto da sindrome di down con complicazioni parecchio gravi. Ho osservato il diverso atteggiamento dei genitori: lei molto forte e determinata, lui che ancora fatica ad accettare la situazione, e intanto mi interrogavo sulla mia scelta. Appena usciti di casa ho iniziato a piangere come un fiume in piena. Non so razionalizzare la mia reazione. Ho pensato al mio piccolo nella pancia e gli detto: “Forse ti amo meno perché ti desideravo sano?”. C’era paura e senso di colpa, forse senso di inferiorità, forse pietà…non so, perché con i bambini disabili ci lavoro e so perfettamente quanto sia preziosa la loro presenza a scuola, senza pietismi e senza retorica…Mi chiedo se nella scuola che si vuole intitolare a quella mamma che ha scelto di non curarsi il cancro si pensi anche a mettere in atto serie e pensate pratiche di inclusione dei bambini disabili. Tanto per dare senso alle cose…
    Nessuno può permettersi la leggerezza di giudicare con supponenza le scelte individuali. Non c’è ideologia e soprattutto non si può contestare quando si parla di vissuti, emozioni e percorsi personali. Il monsignore mette in atto un vero ricatto psicologico umiliando le donne, ignorando e calpestando i loro vissuti. Dice: tu non sai, non sei informata, ignori i valori fondamentali. Lo fa da una posizione condivisibile e rispettabile quanto si vuole ma con modalità subdole, offensive e con un’agghiacciante mancanza di empatia. Unicamente facendo riferimento ai suoi valori, pretende di mettersi al mio posto, sostituirsi a me.
    Spero di aver reso chiaro come di fronte a simili commenti, senza parlare del contesto, mediatico e non, in cui volteggiano leggeri, ci si senta molto poco rispettati.

  11. Io vorrei sottolineare un aspetto apparentemente secondario, che secondo me invece secondario non è per niente. Per un paio di decenni ci siamo accapigliati – giustamente – sull’informazione: come è impostato il TG5, quanto faceva schifo il TG1 di Minzolini, ecc. Roba importantissima che probablmente non sposta una virgola nel pensiero della gente, perché se non hai già la sensibilità orientata in una certa direzione MInzolini non lo guardi proprio, o specularmente non guardi Santoro e la Gabanelli. Qui invece mettiamo il dito nella piaga, perché trasmissioni come “Le amiche del sabato” sono quelle guardate per pura pigrizia da qualche milione di persone che le ritengono innocue e vengono invece quotidianamente imbottite di conformismo italiota e rafforzate nei propri luoghi comuni. Questa cosa mi colpì come una folgorazione pochi anni fa, quando, avendo una mattinata libera in un giorno feriale, decisi di trascorrerla a casa di mia madre e assistetti ai suoi riti quotidiani di pensionata, tutti accompagnati dal sottofondo di trasmissioni più o meno scelte a casaccio. Rimasi allibito dallo tsunami di razzismo (si era in campagna elettorale 2008, dalli al ROM!), sessismo, paternalismo, vere e proprie falsità, dichiarazioni ben oltre il codice penale. Mai che abbia letto non dico di un’iniziativa dell’Authority (quella è di cartapesta, lo sappiamo), ma nemmeno di una presa di posizione da parte di un gruppo parlamentare, o almeno di un’interrogazione. Eppure è lì che si in-forma il pensiero delle persone, e spesso chi guarda quelle trasmissioni non ha grandi strumenti critici per decodificarle. E’ un grande tema e si dovrebbe affrontarlo per rimuovere uno degli ostacoli principali alla liberazione culturale di questo paese. oltre che per liberarci di personaggi che su questa immagine autoalimentante del paese ingrassano da almeno trent’anni.

  12. Giorgia leggi il post e fatte due quiz allora. Il post parla di una diagnosi prenatale fatta per forza con amnio o villocentesi. E la scelta è stata fatta in conseguenza di quelle analisi. Quindi il caso di aborto eventuale trattato dalla trasmissione era quel caso – e non le ragazze giovani che si trovano a essere incinte, e il commento del monsignore si riferica ai casi di malattia congenita che provocano tanto dolore. Ma tu non leggi, tu reagisci pavlovianamente alle tematiche. Se trovi che la chiosa del monsignore sia una chiosa congrua per quel caso, e che oltretutto fornisca importanti informazioni per le tue amiche, beh c’è da ringraziare il cielo che non studi medicina.

  13. @zaub faresti bene a leggere il mio commento prima d attaccarmi, la chiosa finale del monsignore ha valenza generale, come ho scritto non la trovo fuori luogo e ringraziando il cielo tu non hai poteri di censura sulle opinioni altrui

  14. qualche anno fa commentando la situazione in italia con un medico cileno che ai tempi di pinochet aveva raggiunto la francia trovando lo status di rifugiato venne fuori che a parità di casini oltralpe i professori sarebbero usciti dalle aule universitarie per dare un contributo,magari fungendo da guida, per fare sistema contro quanto mirasse a instaurare un ordine non democratico.Quando da noi i professori sono usciti dalle aule era per andare al colle. Deve esserci un trucco

  15. @ Giorgia
    il commento del monsignore, come il fatto stesso che si usa una bambina per parlare di aborto, è irrispettoso per non dire altro, perché agisce un ricatto morale basato sulla premessa “se avessero abortito”. Che la vita sia un dono eccetera non viene messo in discussione dall’aborto. Quello che fa il monsignore è dare degli assassini agli altri, alle donne e alle coppie che scelgono di abortire.

  16. Per la scelta del format anticlericale tra le tante esternazioni dei monsignori da esporre al linciaggio si poteva forse trovare anche qualche vera stupidaggine. questa frase qui sopra invece, stupida non lo è per niente e neanche irrispettosa. Mi sembra semplicemente vera, anche nel senso più banale del termine; è vero che l’aborto cambia il destino delle persone, ed è vero che la vita è un dono. Perché qualcuno si dovrebbe offendere? Casomai mi sembra offensivo l’appioppare forzatamente una codona di paglia a chi sostiene idee diverse da quelle del monsignore.
    Quella del soprano Ricciarelli mi sembra semplicemente una gaffe da non commentare, , al limite diciamo che ha una bella voce, ( ma non quanto quella della Lipperini)
    Ciao,k.

  17. @ k.
    scusa eh, non per fare polemica, o almeno sono polemico, ma con rispetto:
    però il monsignore non dice “l’aborto cambia il destino e la vita è un dono”; dice “se abortisci, non possiamo eccetera”, che è una forzatura bella e buona perché che la vita sia un dono è un’opinione che non viene messa in discussione da un aborto. è un’opinione che chiunque può avere indipendentemente dalle scelte degli altri. Dunque la frase del monsignore non è vera. e onestamente non ha neanche senso dire che è vero che la vita è un dono. è una tua opinione, ma non puoi dire che sia vera, né che sia falsa. a parte il fatto che non è questo ad essere offensivo e irrispettoso, ma il pregiudizio sotteso

  18. Il commento del monsignore è osceno, come osceni sono questi programmi che vogliono continuare ad abbassare il livello critico degli italiani. Il commento in questione è una propaganda antiabortista, è inammissibile. Sono veramente stufa di questa spazzatura che ci immobilizza da anni.

  19. Anch’io sono stufa, e anch’io son dell’opinione che bisogna infliggersi almeno qualche minuto al giorno di tele-melma per rendersi conto ciò che subiscono passivamente tante altre persone meno provviste di strumenti di decodificazione. Ma, detto ciò, che facciamo che abbia efficacia immediata? Una campagna no-canone se sì-melma?

  20. (tranquilla Giorgia.Hai visto che non è sucesso niente.Zauberei mi conosce.E poi,in linea generale,se il pd è sopravvissuto politicamente alla Binetti quando essa stessa era organica al partito significa che tutti possiamo sopravvivere a tutto.Basta che qualcuno alla svelta rimetta in discussione i patti lateranensi riveduti da Craxi prima che gli alti prelati inizino a raccoglierci col cucchiaino.Oppure sarà veramente il caso di spurgare dall’ipocrisia residua la costituzione tagliando i riferimenti alla laicità dello stato)
    http://www.youtube.com/watch?v=LhR4fV56Gy4

  21. @ paola m: “Una campagna no-canone se sì-melma” mi pare improbabile se la maggior parte della gente non si accorge della melma in cui siamo. E’ la presa di coscienza che stenta ad arrivare, perché ricordiamoci che gli italiani leggono poco e sono abituati a non esercitare il senso critico più di tanto. Ci danno roba da buttar giù e la buttiamo giù senza riflettere, siamo il prodotto di tanti anni di berlusconismo, di bigottismo.
    E quest’ometto è stato votato per ben tre volte, non vorrei ci fosse anche la quarta…

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