NIE: REAZIONI DE PANZA

1. fallacia del “non è letteratura”;
2. fallacia del riduzionista;
3. fallacia del pigro o del ritardatario.

Questi i frame individuati da Wu Ming 1 nella prima parte di un lungo intervento che si chiama New Italian Epic: reazioni de panza, e che riguarda alcuni articoli, di sorprendente unanimità, usciti in questi giorni a proposito del Nie.
Il testo è su Carmilla.
Ps. Per qualche ora non sarò davanti al computer: metto dunque i commenti in moderazione, dal momento che, come ben sapete, basta la parola e la salivazione dei troll aumenta.

245 pensieri su “NIE: REAZIONI DE PANZA

  1. “basta la parola e la salivazione dei troll aumenta.”
    Verissimo, è diventato oramai un automatismo: basta dire la parola BU(i)!! e la salivazione aumenta.
    Il cane di Pavlov era più dignitoso.

  2. una domanda molto pratica: perchè NIE è stato collocato nella collana “Einaudi. Stile libero” e non per esempio in “ET Saggi”? Grazie

  3. ohh addiritura e per paura di lesa maestà a wu-ming, che con fatica digerisce la critica, ora loredana ti metti a censurare preventivamente i post per i ragazzi (paternalismo di tipo a o b non ricordo). Temi forse di perdere clienti per il tuo blog? Se troll e insulti ci saranno, rimarranno a imperitura idiozia.

  4. No, terzo. Nessuna paura di lesa maestà a chicchessia. Legittima – se permetti – esasperazione per i vaniloqui di un unico personaggio che spammerebbe su questo blog dalla mattina alla sera. Grazie. Punto. A capo.

  5. Con questo post incrociato “Lipperini/Wu Ming 1” questo blog, la sua moderatrice e il suo amichetto perdono definitivamente quel poco di credibilità che avevano.
    NIE dimostra di essere il manifesto della nuova letteratura italiana per quel che è: una conventicola dedita a favori clientelari e capace di creare perlopiù opere di dubbio valore letterario.
    Philip Roth, Don De Lillo o Ian McEwan, noi, ce li sogniamo.
    So long…

  6. Davvero, Stefano Mendes (se davvero ti chiami così)? E perchè mai? E quale manifesto, visto che questo termine è stato più volte ricusato? E, perdonami, quali sarebbero le conventicole, quali gli amichetti, quali i favori clientelari, quali le opere dubbie?
    Su una cosa concordo: sul so long 🙂

  7. Scusate, ma i lettori dove sono?? Spaventati o lontani dall’erudizione del dibattito, non si riesce più a sentire una vocina che dica qualcosa sui testi NIE oltre la polemica letteraria… Andate sul sito dei WM e cominciate a guardare come è realizzato, i download gratuiti, il copyleft, i link, le tematiche affrontate, guardate l’attenzione con cui è fatto. E’ lavoro quotidiano e serissimo. E’ mettere in pratica che conta.
    E allora? Si ha paura di essere presi in giro da una banda di scrittori in cerca di una bufala planetaria da lanciare sul mercato? Facendo leva su che cosa? Sulla dabbenaggine, con l’auto propaganda, i favori clientelari, la furbizia? La mancanza di speranza è così totale? Alla faccia del cinismo, ragazzi – tanta paura di sentirvi meglio, di far castelli in aria e in questo mondo, con questi libri?!

  8. – pdg: ma hai ragione, ma cosa credi che ci si preoccupi ancora di leggere pensare soprattutto prima di sentenziare qui e là?? ahahahah spettacolare l’uso della depressa democrazia commentaria e som… ophs sommaria. La mancanza di qualsiasi speranza è fondamentale! ma quello non è un problema perchè la disperazione è bellissima e morente, è la succhia armonia togli le ragnatele inesistenti dagli angoli delle stanze delle mettiamoci d’accordo 3-0 a tavolino che non è bella. Già mettere in pratica. Contenuti, scrivere. Contenuti! c’è paura lo so, c’è un intero armamentario di paura

  9. ma comunque trollare non è male a me sull’erba verde che calpesto correndo mi piace trollare a sforbiciata a e urlare non è fallo! tanto si fa a botte fuori dalla rete verde senza nemmeno aver fatto la doccia. qui purtroppo ancora non c’è questa possibilità che altrimenti si direbbero meno certe castronerie favoleggianti sul nulla sincopato che surfa sull’incapacità cronica

  10. io intendevo il fatto eh quello che tutti cincischiano magari pure io che, molti a entrano a gamba tesa senza conoscere l’avversario cioè aver letto cosa è this NIE boh, intendevo quello, scusa l’H/OT, ma era poco OT visto che parli tu di trollaggi nel post..no? eh le faccine non so come si mettono ma sorrido con gli occhiali da sole che vedono oltre i vestiti e che si riflettono nei long drink in mano per bellezza senza bere, mi ritiro nel mio castello reale, saludos

  11. Ma come scusa? Come si fa chiedi? Ma wu ming 1 stesso probabilmente e giustamente sosterrebbe che molti che avversano non hanno compreso appieno il nie o non l’hanno compreso nei modi e nelle accezioni corrette. O hai la coda di paglia o sono io che mi spiego male probabile.

  12. Una cosa sulla quotidiana, o giù di lì, accusa di far conventicola mi permetto di dirla. Sembra, ad alcuni, persino ovvio che se c’è un insieme di individui che fa rete, lo faccia per porre in essere un certo interesse che dev’essere perseguito by any means necessary. A questi scoperchiatori di pentole e svelatori di complotti non passa per la mente che c’è un’altra spiegazione: che io (come altri) faccia rete perché incontro interessi che, divenendo comuni, costituiscono la sostanza stessa della rete. Come accade per ogni sorta di relazione o gruppo. Provo una profonda pena per chi, avendo una vita interiore immiserita dalla pochezza delle relazioni con altri, non riesce a vedere nel mondo altro se non il proprio squallore. Inutile dir loro che se staccassero le dita dalla tastiera e uscissero di casa avrebbero forse una vita più ricca e vedrebbero il mondo con altro sguardo. E poi, perché volere così mal al mondo, che di problemi ne ha già troppi?

  13. Non ho mai commentato in questa sede quindi saluto tutti.
    Ho due curiosità/domande e notando che spesso in sede di commento vi sono le firme di alcuni degli autori appartenenti alla NEI ho pensato che fosse uno dei luoghi migliori dove cercare di soddisfarle.
    1) Come ha già chiesto l’utente FM: perchè il testo è uscito su Stile Libero?
    2) Esistono altri volumi (cartacei, intendo) dedicati all’argomento?
    Grazie.

  14. @ girolamo
    Ed a lei, non passa per la mente quale possa essere il motivo per cui, a molti lettori, sfugga la “purezza” delle motivazioni che adduce ?
    Se lei, riuscisse a staccarsi un attimo dal luogo che occupa, forse si accorgerebbe, anche a partire dalle sue parole qui, come sgradevole sia, per chi semplicemente vi legge, trovarsi di fronte, QUOTIDIANAMENTE, al modo con cui, lei e le persone con cui fa rete incontrando interessi in comune, vi rapportiate ai lettori. Non solo ai lettori a cui Carmilla, NIE e la vostra produzione non piace, vi critica o che magari può trovarsi in disaccordo con voi. L’assoluta magniloquenza che riservate, tra voi, ai vostri scritti ed a quello che fate, si trasforma verso i lettori, in denigrazione. Vi proponete in questo modo, lo siete nella vita, non ne ho idea, ma, unicamente, constatando unicamente l’atteggiamento che riservate, soprattutto in Carmilla, ma anche in altre occasioni sul web dove partecipate ai commenti, è sempre uguale. A leggervi in maniera disincantata dal di fuori, parlo solo del semplice leggervi in rete, l’impressione che voi, trasmettete al lettore, è di trovarsi di fronte a persone infallibili, che possiedono l’unica verità culturale disponibile, tutti geniali e tutti produttori di opere importantissime, attivi nel denigrare tutto quanto non fa parte del proprio mondo. Forse è lei, troppo dentro la sua rete, per accorgersene, ma le dico in tutta onestà, che uno dei motivi per cui molte persone nemmeno si avvicinano ai vostri testi, è perché leggendovi in rete trovano insopportabile quell’atteggiamento. Mi creda, le potrei citare tantissimi esempi. Capisco che talvolta, se ci si sente attaccati in maniera “brutale”, abbiate pur diritto a rispondere in un certo modo, ma a parte casi sporadici, l’atteggiamento che riservate è sempre lo stesso, e si immagini quanto attraverso il web si amplifichi tutto questo, soprattutto agli occhi ripeto, di un semplice lettore, che a differenza di voi, non deve ignorarlo, vive l’approccio alla vita culturale in maniera completamente differente. Prima di veder squallore altrui proiettato sui suoi abiti, la invito a riflettere sulla possibilità, di una sua, fallacità…

  15. Credo che il saggio sia stato bubblicato da “Einaudi. Stile libero” perché hanno autonomia e possono permettersi (credo letteralmente, cioè sulla base del fatturato) scelte diverse da quelle della Einaudi madre.
    A me sembra che qui e sulla carta si ripeta quello che succedeva a Moresco, cioè critiche zero e illazioni alle stelle.
    Se ci sono cose che non vanno nel saggio, si possono criticare argomentando, farebbe bene a tutti. In un paese culturalmente civile dovrebbe essere così.

  16. Morganthal, permettimi: dunque è una questione di atteggiamento e non di sostanza?
    A parte che non condivido neanche il giudizio sull’atteggiamento (stiamo parlando di persone che da anni stanno dando tempo, idee, storie alla rete), ma mi sembra che qui, davvero, si stiano usando metri e misure diversissimi, e soprattutto sul tema NIE si vomitino insulti ad personam, su carta e on line.
    Per favore.

  17. “A leggervi in maniera disincantata”
    Morganthal, la maniera che dici è tutt’altro che disincantata Anzi, a me pare intrisa di (cattive) emozioni non tenute a freno. Ha ragione chi si chiede: come è possibile che un lavoro letterario possa provocare in alcuni individui una simile secrezione di bile? Uno dice: “Secondo me questi libri usciti negli ultimi anni hanno in comune X e Y”, e sembra che abbia fatto l’apologia di Provenzano. Qualcuno dovrebbe davvero 1. controllarsi, 2. leggersi in maniera d a v v e r o disincantata, farsi un esame di coscienza.

  18. “1) Come ha già chiesto l’utente FM: perchè il testo è uscito su Stile Libero?
    2) Esistono altri volumi (cartacei, intendo) dedicati all’argomento?”
    Penso sia perché i WM pubblicano sempre con Stile Libero. Tutti i loro libri sono in quella collana. anche il saggio precedente “Giap!”
    libri non mi risulta, credo che questo sia il primo ed è appena uscito.

  19. “wu-ming, che con fatica digerisce la critica”
    mi sembra che la digerisca fin troppo bene, non so come faccia ad avere la pazienza di continuare a rapportarsi con tutti e rispondere etc. e la mia impressione è che non solo la digerisca la critica, ma la cerchi, la desideri. però io da lettore la critica finora non l’ho vista, ho visto solo la bile.

  20. @ lalipperini
    Parlavo a titolo personale, rispondendo ad una sola questione del commento di Girolamo. Sulla sostanza, mi sono già espresso in questi giorni commentando su Nazione Indiana, ci siamo già letti li.
    Avere gusti e opinioni diverse non credo debba impedire di guardare tutto lo spettro di possibilità in una discussione. E nel caso, mi scusi, ma a “persone che da anni stanno dando tempo, idee, storie alla rete” non si può invitare loro ad accorgersi di qualcosa che magari può sfuggire ?
    Se altri hanno voglia di vomitare insulti, è un loro problema, a me invece interessava invitare a far notare quell’aspetto, anche se ad alcuni apparirà riduttivo o insignificante.
    (La ringrazio per avermi permesso di postare e per la sua risposta)

  21. @ aldo
    se lei crede che le mie parole nascano da bile o da “cattive emozioni”
    io le posso dire, guardi si sbaglia, lei ci crederà o meno, siamo in web, la comunicazione crea spesso distorsioni.
    un saluto

  22. Che i WM pubblicano sempre con Stile Libero lo so anche io. Ma essendo NIE una pubblicazione di diversa natura, rispetto alle loro precedenti, mi chiedevo il perché della collocazione. Cioè “Il nome della rosa” e “Baudolino” di Eco stanno nella collana “Letteraria Italiana” della Bompiani. Mentre per esempio “Sei passeggiate nei boschi narrativi” sta in “Tascabili Saggi” sempre Bompiani. La scelta di Einaudi è interessante perché diversa. Ma volevo capire se i motivi non erano solo quelli della consuetudine.
    Grazie

  23. Infatti la risposta di Aldo è abbastanza tautologica: pubblicano lì perché hanno pubblicato lì 🙂
    Comunque sia, se si guarda il catalogo stile libero, si incontra un calderone dove trovano spazio anche alcune novità che altrove (nella casa editrice madre) sarebbero sicuramente viste male.
    Quindi a me viene da pensare: pubblicano lì, perché lì gli hanno dato fiducia e perché hanno abbastanza autonomia da poter scegliere.

  24. Inutili girarci intorno: per me c’è anche uno scopo commerciale: E non ritengo sia una colpa. Condivido in pieno la strategia editoriale di Einaudi. Questione di scaffali se così vogliamo dirla. Questa non è un’accusa. Anzi il caso NIE è un buon esempio, per me, per capire le logiche editoriali. “Si può vendere un saggio come un romanzo?”
    Grazie

  25. Ciao Loredana.
    Certo che mi colpisce tutto questo astio verso i WM ed ogni cosa che scrivono. Sono intervenuto ieri su questo tema in FB e offro il mo contributo anche qua, sperando di non intasare troppo. Se è così me ne scuso.
    Come lettore io leggo. Leggo spesso i nomi sui citofoni, i comunicati sindacali, gli estratti conto della banca e le presentazioni aziendali in power point. Ogni tanto anche romanzi, articoli e libri vari. Sono un po’ confusionario perchè saltello qua e là, e poi mi si mischia su tutto in un gran minestrone e confondo le email di lavoro con le imprese di Jean Baptiste Adamsberg, l’elenco del telefono con i tentativi di indagine di Sunset. Quando incontro qualcuno che cerca di mettermi le cose in ordine, insomma prova a chiarirmi le idee con uno sforzo onesto di parlare di letteratura, allora sono grato e riconoscente. No perchè, è difficile, quasi impossibile leggere di letteratura sui giornali. Si legge di libri, quello sì, ma 99% sono note promozionali, e quindi fa mica male leggere gli articoli di Serino (http://satisfiction.menstyle.it/88/SATISFICTION-82-IL-NEON-REALISMO) e quelli di WM1 (http://www.carmillaonline.com/archives/2009/02/002945.html).
    In ogni caso vorrei dire una cosa, partendo dalle reazioni “de panza” al saggio sul NIE (che non ho letto, ho letto solo le versioni 1.0 e 2.0 diffuse via web). E sarebbe questa: gesummaria, ma che male c’è se gli scrittori fanno i critici? Ovvero se cercano di parlare di letteratura? Cioè, un muratore non dovrebbe parlare di muratura, un macellaio di macelleria e un architetto di architettura? Dice “ma poi fanno autopromozione”. Oddio son tutto scandalizzato! Ma sarò mica scemo e saprò riconoscere se il macellaio che mi parla di macelleria lo fa perchè ama il suo lavoro e ci tiene a allargare il discorso, o perchè mi vuole vendere quelle salsicce che gli sono rimaste nel bancone? O no?
    Fabrizio Rondolino, per dire, ha pubblicato alcuni romanzi e racconti, ha fatto tante altre cose e fa anche il critico dalle colonne della Stampa. Bene, ottimo. Ma non è che può criticare solo lui. Magari può farlo anche Wu Ming, che tra l’altro non s’è mai occupato della comunicazione del Grande Fratello. Lo so è una pecca, ma che ci volete fare?
    Detto questo, è evidente che il discorso sul NIE io lo seguo con attenzione, magari non capisco tutto, ma lo trovo uno sforzo critico interessante e onesto. Come lettore lo apprezzo. Poi magari dissento su alcuni punti, oppure preferisco Camilleri e non ho mai letto Evangelisti, e vabbeh, ma non posso non essere riconoscente per ogni sforzo che viene fatto di farmi capire di più e meglio quel che circola nella narrativa italiana, visto che se mi limito a entrare in libreria o leggo i giornali vedo tanta bella pubblicità e poco altro. Apprezzo anche gli articoli di Serino su Satisfaction: m’è rimasto in mente quello sul neon-realismo che segnalavo poco fa.
    Ora, c’è da dire che le etichette a me piacevano molto quando ero bambino perchè le appiccicavo come le figurine, però siccome erano bianche erano più belle visto che ci potevo disegnare quello che volevo. E oggi che sono adulto alle etichette preferisco la bresaola, che mi dà più calorie (era l’insalata, ma fa niente). E quindi, insomma, NIE, neon-realismo, vabbeh: conta molto analizzare quel che c’è di nuovo, o di bello o di interessante, nella narrativa italiana, farlo bene, con onestà e poi suggerirlo al lettore. Dare chiavi e aprire porte: poi lasciare libera l’esplorazione. Ah, la libertà (e i popoli che credono di averla…) Questa è opera meritoria, prima di tutto del libro sulla NIE e anche di Satisfaction, di Carmilla (e chissà di quanti altri che ahimè non conosco).
    Però ‘sta cosa del neon…
    Potrebbe essere una sala d’aspetto di un’ospedale, una sala d’attesa di una stazione, un parcheggio di periferia, la stanza di un prefabbricaro di un centro d’accoglienza o il corridoio d’ingresso delle vele di Scampia. Una luce livida, innaturale, fluttuante, leggera, indifferente. Potrebbe essere questo nostro Paese, il paese dove Mister Bean corrompe il suo avvocato inglese e tutti ce ne fottiamo perchè c’era Sanremo (c’è sempre, Sanremo). Potrebbe essere questa città dove lavoro, Milano. Veniteci ogni tanto a respirarne l’aria: ne sentirete l’aroma di indifferenza, di falsità, di soldi che girano intorno ai mattoni e agli EXPO, la gente che perde il posto e quella che se ne fotte perchè c’ha l’X5 pagato dalla ditta, e la voglia di ronda che ti gira intorno, zumpappà.
    Ecco insomma, ‘sta cosa del neon mi suggerisce un sacco di robette. Come lettore, sarei contento di incontrare scrittori che si prendono le loro responsabilità e vanno ad affrontarli, temi come questi. Ce ne sono già, ma continuiamo a perturbarci, che sennò ci addormentano del tutto qua. Almeno scrittori che ci provano e ci mettono l’intenzione. Poi, mica basta l’intenzione, anche io sono capace di dire che una casa deve essere costruita così e cosà, ma poi se mi metto a farla davvero, capace che la tiro su con i muri storti. Insomma però ci provo, e vorrei scrittori che ci provano, a parlarne, ancora, di questo nostro sfigatissimo Paese. Riflettendoci a priori, a posteriori, scrivendo roba di genere o non di genere, gialla, rosa, blu: come vi pare. Basta che continuino a esserci. E se vogliono fare i critici, non mi crea nessun problema. Anzi. Chissà, magari mi aiuta ad essere meno snob di quello che sono, come lettore e a togliermi quelle fette di bresaola che ho sugli occhi e sulle orecchie.

  26. [l’impressione che ho, invece, è che la lippa, WM, girolamo abbiano la pazienza di Giobbe nel rispondere a certi ossessivi commenti… ]
    Volevo attendere la seconda parte dell’articolo di WM1 prima di commentare.
    Ma magari è l’occasione per riportare la discussione sull’argomento iniziale: la risposta ai critici. Che non è una risposta. Perché giustamente, se di una discussione non si accettano alcune premesse, alcune regole del gioco, portando controesempi o facendo esperimenti mentali, non si arriva da nessuna parte. Al limite gli aggrediti possono comporre tassonomie umane. Può sembrare un processo di ridicolizzazione. Forse. Ma mai più di quanto non abbiano fatto i critici stessi con le loro mani.
    Alla fine, rileggendo in filigrana il pezzo, mi sembra di vedere le *solite* accuse rivolte ai Wu Ming, rivedute e corrette in salsa NIE (venduti, cricca,etc), con le solite risposte.
    Attendo con interesse l’ultima parte, con l’analisi retorica delle stroncature.
    Una piccola notazione.
    Quando WM1 parla del “1f. Stratagemma del “non conta l’intenzione” “, mi sembra (magari mi sbaglio) che “l’intenzione” a cui i critici fanno riferimento non sia tanto la “presa di responsabilità” che dalla prima versione è al *centro* del memorandum, ma l'”intenzione estetica” (il “non è Letteratura”). Dando per scontato che l’obiettivo primario di un autore sia il risultato estetico, la “bellezza” dell’opera. Sembrano banalità, ma forse uno dei motivi principali di incomprensione sta qui. Estetica vs etica, quando poi questa distinzione non ha senso. E se il discorso letterario è sempre inchiodato a queste categorie, semplicemente non ci può essere confronto.
    Tempo fa, qualcuno non scrisse un libro intitolato “Il tradimento dei critici”? 🙂 Siamo ancora lì.
    [per inciso: mi delude il giudizio della Benedetti, senza argomentazioni. Sarebbe invece interessante sentire le ragioni proprio dall’autrice che ha avuto il merito di difendere Moresco dallo *stesso tipo di accuse*, condotte con modalità di aggressione simili. Bei tempi.]

  27. Blepiro, uso il tuo stesso ragionamento per chiedermi: dov’era WM1 quando tiravano merda su Moresco e la Benedetti.
    E tocca di rispondermi (per esempio): stava scrivendo un articolo elogiativo di VMO per l’Unità.
    Chi è senza peccato scagli la prima pietra…
    Ma forse è meglio lasciarsi dietro quei tempi bui (detto senza doppi sensi).

  28. @andrea barbieri:
    nessuna intenzione di rivangare vecchie scaramucce. Figuriamoci.
    Mi riferivo al libro della Benedetti, pubblicato nel 2002 (2003?).
    Stavo rilevando che nel libro della Benedetti (che quando lessi mi sembrò liberatorio) si descrivevano modalità di aggressione simili a quelle descritte dal pezzo de panza di WM.
    Il “fenomeno” satirico VMO è del 2005 (l’articolo di WM idem).
    [e il *quasi-nientismo* a cui si riferiva Bui in questo articolo http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/vmo.htm secondo me è successivo al libro del 2002 della Benedetti. Nel memorandum non trovo nulla di simile a “non c’è più niente di buono ormai, a parte me che sono un genio, e pure i miei amici non sono male”(definizione di quasi-nientismo) .]

  29. @ Morganthal
    “…come sgradevole sia, per chi semplicemente vi legge, trovarsi di fronte, QUOTIDIANAMENTE, al modo con cui, lei e le persone con cui fa rete incontrando interessi in comune, vi rapportiate ai lettori. […] L’assoluta magniloquenza che riservate, tra voi, ai vostri scritti ed a quello che fate, si trasforma verso i lettori, in denigrazione. […] l’impressione che voi, trasmettete al lettore, è di trovarsi di fronte a persone infallibili […]. Forse è lei, troppo dentro la sua rete, per accorgersene, ma le dico in tutta onestà, che uno dei motivi per cui molte persone nemmeno si avvicinano ai vostri testi, è perché leggendovi in rete trovano insopportabile quell’atteggiamento.”
    A parte il fatto che io preferisco il processo inverso, prima mi avvicino all’opera, e poi, se possibile approfondisco l’autore, devo dire che da lettore non mi sono mai sentito denigrato dagli imputati in questione.
    Trovo invece interessante e utile leggere interventi di un certo livello, spunti da approfondire che spesso presuppongono una minima base culturale (che si può confondere con infallibilità e magniloquenza… penso a WM1 quando parla di questioni linguistiche o semantiche dando molto per scontato), altrimenti approfondire, se ogni volta bisogna partire da zero diventa un’impresa impossibile.
    Altra cosa sono le loro opere, che usano tutt’altro tono, e infatti, personalmente preferisco un più intricato e complesso Asce di guerra (o un Sappiano le mie parole di sangue… era solo per rimanere su WM che è l’imputato, maggiore) a un più “lineare” Manituana (giudizi personalissimi). Motivo in più comunque per non confondere troppo opera e autore.
    Per altro, per esperienza personale, due volte mi è capitato di scrivere e chiedere informazioni a WM1, da cui ho ricevuto pronta e gentile risposta pur essendo io un semplice lettore.
    Diciamo che per molti non è il loro tono il problema (e qui non mi rivolgo più a Morganthal, non fraintendermi), è proprio ciò che dicono o si presume che dicano.

  30. “Questione di scaffali se così vogliamo dirla”
    Comunque, a titolo informativo, alla libreria Mondadori di Forlì (dove ho comprato la mia copia del saggio NIE) il libro NON si trova nella sezione romanzi-Einaudi (dove abitualmente trovo la produzione dei WM), ma nella sezione saggistica letteraria (collocata in un’altra zona della libreria).

  31. @ Pigna
    E’ difficile qui, riuscire, non a dire ma, a dare la giusta prospettiva di un pensiero senza essere fraintesi. Ci provo. Ieri rileggevo l’intervento di Wu Ming 1 sul film “300”. Uso questo esempio, uno dei tantissimi, perché è quello più vicino a me cronologicamente. Wu Ming 1 esprime il suo punto di vista, lo articola ed utilizza diverse fonti per sostenere il suo pensiero. D’accordo o meno con il suo punto di vista, non è questo per me in discussione, i gusti son gusti, non discuto assolutamente questo. Mi colpisce un’espressione su Furio Jesi (grande studioso purtroppo scomparso troppo presto) dove viene definito “il più grande e illuminante studioso di miti che abbiamo avuto in Italia dal dopoguerra in avanti…”. La frase mi colpisce non tanto perché, personalmente credo che se si vuole attribuire quell’espressione a qualcuno, il nome da fare non debba essere quello di Jesi (ma questi son gusti personali) ma, è l’espressione in se, “il più grande ed illuminante”. Wu Ming 1 come altri è liberissimo ovviamente di dire la sua su chi gli pare e come gli pare, ma quando quello che ho indicato come “magnificare”, diviene costume, in uso quotidianamente in Carmilla, soprattutto un vizio di Genna quando recensisce libri, sembra/può apparire totalizzante. Che sia costume loro, o di altri, appartenenti o meno alla galassia NIE o quant’altro, è così illegittimo farne una notazione ? Mi sto solo attenendo a questioni di atteggiamento, argomento discutibilissimo, ma, solo a questo. Ho sempre avvertito gli atteggiamenti totalizzanti come delle chiusure nei confronti di un orizzonte che è assolutamente vasto e molteplice. Il mio “disappunto” è tutto qui. Su gusti e scelte metodologiche, “la sostanza” come l’ha nominata la Lipperini, è inutile parlarne qui, già in un poderoso OT su Nazione Indiana negli ultimi due giorni, ci si è “sbizzarriti” senza giungere a nulla. Personalmente non comprendo l’astio, mi sembra più una storia appartenente al web, pro o contro i Wu Ming. Se a qualcuno non piace quello che dicono e scrivono perché perderci tempo ? Ad altri si ? Godetevi “il piacere del testo”.

  32. Si sostiene – alcuni sostengono – che la critica al testo di Wu Ming è pregiudiziale (di cosa e perché poi?) e che non è argomentata. Ma non è così, perchè è stata argomentata in diversi luoghi e da diverse persone.
    Sembrerebbe che non essendo piaciuta non sia un argomento. Invece lo è. Dagli insulti, quando questi sono veramente tali, invece mi dissocio.
    Cmq lo farò leggere ai miei studenti che appartengono a una generazione molto più giovane di me, per capire cosa ne pensano.

  33. @ Morganthal
    il fatto è che personalmente, se leggo/ascolto che Furio Jesi è “il più grande e illuminante studioso di miti che abbiamo avuto in Italia dal dopoguerra in avanti…” non lo bevo come un giudizio assoluto, ma prendo atto che lo è per WM1, dopodiché, nella mia (anche per questioni anagrafiche) ignoranza cercherò di approfondire su chi per me finora è stato poco più di un nome… così come farei se tu mi dicessi qual è per te il nome giusto… poi con calma trarrò le mie conclusioni.
    Quello che tu indichi come “magnificare”, per me è una semplice presa di posizione, a volte condivisibile, altre no, altre volte ancora “in attesa di essere giudicata”… giusto per fare un esempio (non posso andare a ricontrollare, quindi vado a memoria), trovo che WM1 dia troppo poca importanza alla lettura inversa che si può fare di 300. Mi pare che quest’obiezione venne sollevata pochi giorni dopo, WM1 secondo me continuò a ribadire il suo punto di vista, pur ammettendo la possibilità di questa lettura “inversa”, e io continuo a pensare che avrebbe dovuto essere approfondita di più (poi magari lo è stata, ma qualche pezzo me lo perdo a volte).
    “Che sia costume loro, o di altri, appartenenti o meno alla galassia NIE o quant’altro, è così illegittimo farne una notazione?”
    Assolutamente no 🙂

  34. Scusa FM, però dire che il saggio è un’operazione commerciale, non è stare in superficie, anzi… è demolirlo completamente.
    Ma poi, come può essere un’operazione commerciale un testo di critica letteraria che leggeremo se va bene in poche migliaia di persone (scaricare dalla rete infatti non è leggere, e poi in rete questo libro nella totalità non c’è).
    I saggi non danno il pane, spesso vengono pubblicati gratis, come ha fatto Evangelisti con ‘Sotto gli occhi di tutti’.
    Se un autore vuol fare l’operazione commerciale scrive una cazzata che può diventare un film, non scrive di critica letteraria.

  35. Luminamenti, scrivi:
    “Si sostiene – alcuni sostengono – che la critica al testo di Wu Ming … non è argomentata.”
    La frase è scritta in modo frettoloso. Te la riscrivo correttamente:
    “Alcuni sostengono [gioverebbe scrivere chiaramente chi] che alcune delle critiche al testo di Wu Ming non sono argomentate.”
    Come vedi se formuli la premessa correttamente, questa trova riscontro nei fatti, e il ragionamento che svolgi diventa una generalizzazione sbagliata.

  36. Grazie dell’editing ma preferisco come l’ho scritta io. Cmq il mio non era un ragionamento ma un fatto che è evidente per chi legge le risposte. A me è stato persino detto che non lo avrei letto. Ma è noto che io leggo prima degli altri!

  37. alt alt alt. Barbieri non ho detto che il saggio in questione è un’operazione commerciale.
    HO SCRITTO “per me c’è anche uno scopo commerciale: E non ritengo sia una colpa. Condivido in pieno la strategia editoriale di Einaudi. Questione di scaffali se così vogliamo dirla. Questa non è un’accusa. Anzi il caso NIE è un buon esempio, per me, per capire le logiche editoriali. “Si può vendere un saggio come un romanzo?”
    ATTENZIONE. LEGGA BENE.
    MI sono riferito all’idea di mettere il saggio in EINAUDI STILE LIBERO
    E ho anche scritto
    “Questa non è un’accusa”
    Per me SCOPO COMMERCIALE non è per forza sinonimo di MALE. Per lei sì?

  38. Per me, FM, è male nascodersi dietro un dito. Se si scrive “per me c’è anche uno scopo commerciale”, vale una delle due:
    1. la frase è una banalità, dato che ogni editore cerca di vendere i propri libri.
    2. la frase suggerisce che logiche commerciali, in contraddizione con lo spirito di ricerca di un saggio, hanno trasformato il testo in un ibrido ricerca + specchietti per allodole. Ma per sostenere questo bisogna leggere il libro, non guardare in che collana è pubblicato. E secondo me se lo si legge, si possono fare delle critiche, ma non pensare che è un prodotto per gonzi.
    @ Luminamenti. Se ben ricordo avevi riproverato al saggio una cosa che il saggio stesso e le risposte di WM1 in giro per la rete già escludevano. Allora ti aveva risposto che non lo avevi letto, o non lo avevi letto bene -aggiungo io, che è la stessa cosa.
    Senti, da anni in rete si genera lo stesso teatrino di accuse. L’italia diventa sempre più un paese impastato con la merda, c’è un bisogno immenso di persone che sappiano raccontare le cose, che sappiano parlare alla gente, e noi si sta qui a pestarci i piedi tra di noi, ad accusarci di sciocchezze. Ma non è ora di finirla?

  39. Comunque è interessantissima anche la reazione un po’ scomposta a questa prima parte dell’analisi di Wu Ming. Non dico qui sul blog della Lipperini, ma in giro per la rete vedo post che mettono in atto uno strano rovesciamento: il pezzo molto teorico e puntiglioso di Wu Ming viene additato esso stesso come “reazione livorosa” o “di pancia”. Se c’è una cosa che manca di quel testo – forse addirittura t r o p p o analitico – mi sembra che sia proprio la visceralità. E’ poi chiaro che nemmeno questo testo è stato letto perché gli vengono rivolte accuse che vengono smontate nel testo stesso! Mi domando se questa non sia già una “quarta fallacia” da prendere in cosinderazione…

  40. “Infatti la risposta di Aldo è abbastanza tautologica: pubblicano lì perché hanno pubblicato lì”
    sì forse sono stato un po’ secco ma volevo dire che da sempre Stile Libero pubblica anche saggi, non soltanto romanzi – e ache un precedente saggio di Wu Ming è uscito in quella collana. La scelta non è una novità né pensando all’editore né pensando all’autore, insomma.
    Sono stato meno lapidario? 🙂

  41. Ragazzi, scusatemi se non partecipo come al solito. Devo dosare le energie.

    @ Tutti.
    Quello che intendo fare è – come ho accennato – comporre una “griglia” retorica che sia uno strumento utile a tutti.
    Ha ragione Blepiro: gli attacchi pretestuosi, in fondo, seguono percorsi sempre uguali. Individuarli e mapparli serve a non doversene più occupare in futuro. Rispondere a questo genere di attacchi e sofismi sottrarrebbe tempo e attenzione al lavoro più assertivo, costruttivo, creativo; farne un oggetto d’analisi è forse più interessante e fecondo. Questo è il ragionamento. Giusto? Sbagliato? Vedremo.

    @ Aldo
    hai in parte ragione, ma quella del rilevare forzosamente “stizza” o “livore” – perché calma e pazienza hanno meno “flame appeal” – non la considero una fallacia (ho riservato questo termine alle “cornici” concettuali più vaste), ma uno stratagemma, un espediente. Ne avevo già tenuto conto, apparirà nel paragrafo “Fondo del barile” della seconda parte. In realtà lo tratta già Schopenhauer ne L’arte di ottenere ragione, citerò il passaggio.

    @ Loredana e William Dollace
    secondo me non vi siete capiti, state dicendo cose che non si escludono.

    @ FM
    il nostro rapporto consolidato è con Stile Libero, Repetti e Cesari sono i nostri interlocutori “naturali”, ci lavoriamo insieme dal 1996, pubblicare i nostri libri in prima battuta in quella collana (che in realtà è un settore di casa editrice che pubblica molte collane) è praticamente automatico, che si tratti di romanzi o di saggi.

    @ Anna Luisa
    è vero, e a quel che so succede in tutte le città. NIE è nelle sezioni dedicati alla critica letterara… dove nessuno va mai! 🙂 Pazienza, non si può sempre avere visibilità in libreria.

    @ Andrea
    credo di avere dimostrato di non avere alcuna pregiudiziale nei confronti di Moresco & Co., come ricorderai ho recensito molto positivamente Controinsurrezioni:
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/nandropausa14.htm#evangelistimoresco
    E lo spazio dato a Moresco (un estraneo) è maggiore di quello dato a Evangelisti (un amico) 🙂 Inoltre su Giap abbiamo segnalato due volte Zingari di merda e alcuni lettori ci hanno scritto dicendo di averlo acquistato grazie a noi. Non solo: abbiamo più volte linkato articoli de “Il primo amore” sul razzismo contro i Rom. Continueremo a farlo, infischiandocene della non reciprocità. Il fatto che qualcuno non mi stimi (come è il caso di diversi redattore di IPA) non significa che tutto quel che fa o dice sia merda.

    @ Morganthal
    Accetto suggerimenti su come dovrei pormi per non sembrare stronzo. La mia mail è wuming1@gmail.com. Non sto scherzando.

    @ Luminamenti
    “Ma è noto che io leggo prima degli altri!”
    Allora forse il problema è la fretta di fare il record. Leggi con più calma, ti si aprirà un mondo davanti agli occhi.

    @ Tutti.
    Grazie di cuore. Ci vuole pazienza. Ci vuole calma. Non amo la parola “serenità” perchè mi fa pensare a un’assenza di conflitto, ma posso provare a maneggiarla con le pinze:
    bisogna stare sereni.
    Conflittualmente.
    Ciao, provo a riposarmi un poco.

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