1. fallacia del “non è letteratura”;
2. fallacia del riduzionista;
3. fallacia del pigro o del ritardatario.
Questi i frame individuati da Wu Ming 1 nella prima parte di un lungo intervento che si chiama New Italian Epic: reazioni de panza, e che riguarda alcuni articoli, di sorprendente unanimità, usciti in questi giorni a proposito del Nie.
Il testo è su Carmilla.
Ps. Per qualche ora non sarò davanti al computer: metto dunque i commenti in moderazione, dal momento che, come ben sapete, basta la parola e la salivazione dei troll aumenta.
Nel penultimo intervento su NI Cortellessa scrive verso la fine:
“Dunque delle due una: o Wu Ming ha letto molti altri testi, li ha analizzati, e ha prescelto questi e non altri perché essi si confanno a perfezione alla sua proposta teorica, e dunque è quanto meno disastroso in analisi (e non parrebbe; anzi in alcune di esse è persino brillante, per non dire capzioso). Oppure ha costruito una bel quadro teorico, molto glam e di tendenza, e ha fatto in modo di farvi rientrare, con le buone o le cattive, un po’ tutti gli autori che sente vicini o che sente bene accetti all’industria culturale. E dunque è quanto meno scarso in deontologia: come anticorpo, cioè, dell’industria culturale. (Di quella del febbraio 2009, non degli anni Quaranta.)
Per me quella vera, dico e ribadisco, è la seconda che ho detto”.
L’ultimo intervento di Cortellessa finisce così:
“Qualche post fa il medesimo Wu Ming 1 citava una pillola dal Bignami di Benjamin per concludere: tutto il contrario del richiamo all’ordine. E’ questo il double bind nel quale ha insaccato i suoi commentatori, e credo ne vada fiero; ma, mi pare, anche se stesso. Le sue premesse teoriche non sono solo “interessanti”, in effetti: in notevole misura sono anche le nostre. E tuttavia da tali premesse, nel testo NIE, discende il circoscrivere un campo di attenzione che proprio quelle premesse, a ben vedere, smentisce frontalmente. Così ideologicamente si può continuare ad affermare di essere “il contrario del richiamo all’ordine” (detto contrario peraltro, in termini di storia della letteratura, ha un nome preciso – che però lui, chissà perché, a tutti i costi non vuole venga pronunciato: Avanguardia) ma, empiricamente e pragmaticamente (cioè sul piano delle strutture materiali della cultura), tale richiamo all’ordine lo si promulga, eccome. Questo a casa mia si chiama voler impersonare insieme l’anarchico bombarolo e il carabiniere a cavallo. O, in termini più prosaici, volere la botte piena e la moglie ubriaca”.
La discussione che ha luogo su NI è linkata e si può prendervi parte nel suo contesto naturale, non vedo bene a che pro estrapolarne dei pezzi e riportarli qui, comunque:
–
1. sul fatto che “il contrario del richiamo all’ordine” (espressione con cui commentavo una descrizione dell’allegoria barocca secondo Benjamin) significhi per forza e sempre “Avanguardia” (con tanto di maiuscola reverenziale, cioè un’idea astorica di avanguardia, non le avanguardie volta per volta esistenti), è lecito avere dei dubbi oppure questo è il Verbo? Ogni rifiuto di “richiamare all’ordine” deve per forza esprimersi/organizzarsi secondo il paradigma dell’avanguardia?
–
2. se (come qualcuno ha fatto notare) la tradizione è anche una “genealogia delle avanguardie”, è perché l’avanguardia ha già in sé il richiamo all’ordine che seguirà.
L’avanguardia (estetica o politica che sia) vuole farla finita con il vecchio ordine, per instaurarne uno nuovo, un nuovo sistema di legittimazione che sovente è soffocante quanto quello vecchio.
Del resto, l’avanguardia *obbedisce* a un ordine (della Storia, del futuro etc.): l’avanguardia è il drappello che riceve l’ordine – o crede di ricevere l’ordine – di precedere il grosso delle truppe.
–
3. Quest’ultima precisazione serve anche a dire che se l’avanguardia non viene seguita prima o poi (meglio prima che poi) dal grosso delle truppe, si ritrova isolata in territorio nemico e viene fatta a pezzi. Troppo spesso le avanguardie, guardandosi alle spalle nel momento-chiave, non hanno trovato nessuno, che si trattasse – mutatis mutandis – di “colpire il cuore dello Stato” o “transformer le monde, changer la vie“. Qui la critica (anche pratica) esercitata dallo Zapatismo si rivela utilissima e ispirante.
–
4. Non tutta la sperimentazione è avanguardia. L’avanguardia è una corrente culturale organizzata sul modello militare o politico-militare, e sovente adotta un linguaggio da apparato di stato, un linguaggio giudiziale, con processi, espulsioni etc.
–
5. L’idea di avanguardia rimanda a un tempo lineare, che procede lungo una retta. Geometricamente e filosoficamente naif. L’avanguardia è strettamente connessa all’idea di progresso, per cui quello che seguirà sarà sempre meglio di quel che precede. E’ speculare alla visione reazionaria secondo cui quel che c’era prima è sempre meglio di quel che verrà. E in realtà la freccia percorre un anello di Moebius, non una retta. Non a caso, oggi abbiamo… “i nostalgici dell’avanguardia”.
–
6. Le avanguardie hanno sedimentato risultati utili, non si butti il bambino etc. Io amo i surrealisti, dei quali ho inserito citazioni palesi e nascoste anche nel memorandum. Ma dire che quello dell’avanguardia è l’unico paradigma vitale è inaccettabile.
–
7. Non si è riflettuto abbastanza su un particolare momento vissuto da certe avanguardie: quello in cui, accettando un divenire-altro, si sono negate in quanto tali (es. Fluxus che dà vita alla mail art, pratica orizzontale, diffusa, sommamente inclusiva da cui, mi si consenta di dirlo, deriva anche il Luther Blissett Project).
–
Così basta?
Sulla questione A/a vanguardia si aprirebbe un discorso molto interessante. WM1 Parli (mi evolvo e tolgo il lei) di Fluxus, non puoi negarne l’influenza dada (Cage ad esempio ma non l’unico). Surrealismo, anche li, per Breton, scomuniche a parte, restava uno stato permanente, si può essere surrealisti sempre. Surrealismo/lettrismo/situazionismo. A me Avanguardia come concetto non interessa affatto (hai letto “Asfissiante cultura di Dubuffet ?) proprio perché come per te pare, non concepisco l’idea di progresso ma in un dato linguaggio in una data disciplina, salti in avanti, che è diverso. La pittura retinica si chiude con Duchamp e da lui nasce la cosidetta arte concettuale, ma sono nomi, nell’arte poi da un certo punto in poi dove le regole le fanno realmente lobbies galleria/mercante si deve andare con i piedi di piombo.
Dada termina ad un certo punto, apparentemente perchè in Svizzera da li si formeranno comunità libertarie (se ne è occupato Szeemann – qualcosa in “fare/disfare l’arte” di Eleuthera).
Personalmente il surrealismo ha propagato “tentazioni impossibili da soddisfare” (la frase è di Gabellone) soprattutto in tutti coloro che sono usciti fuori, Michaux, Bataille, Artaud, Leiris. La rottura tra Artaud e Breton fu in chiave politica (e pure qui si torna a metafisica e materialismo) sulla questione della rivoluzione soprattutto, dell’idea di rivoluzione, per Artaud si parte da rivoluzionare se stessi (il corpo) Breton si affidava a istanze comuniste (Trotsky). Ma c’era Nietzsche e Guenon per Artaud e qui Deleuze & Guattari hanno commesso una forzatura di interpretazione anche su Nietzsche.
ultraultrasintesi ma ci sarebbero nodi importanti che valgono assolutamente ancora oggi, che risuonano (per dirla con Minkowski) ancora oggi. Perchè si ha così “paura” del ‘900 ?
La Storia è già finita e siamo già allo sciopero degli eventi (Baudrillard).
A chiunque tenti di scrivere letteratura direi: “Piccolo, fatti consigliare da Leibniz”
La Con(fusione) (tra Wu Ming e gli ultimi avanguardisti).
I tre momenti necessari all’avanguardia: la confezione (o ritrovamento) dell’oggetto qualsiasi, la sua esibizione, il suo riconoscimento o commento, vedono impegnate tre persone:
l’operatore d’avanguardia o artista tra virgolette, il mercante e il critico.
Nell’arte viceversa l’artista è l’unico personaggio visibile necessario;
mercante, mecenate e pubblico possono essere superflui.
Le tombe egizie, certi angoli di guglie gotiche contengono opere che l’artista compose non affinché fossero viste, ma al modo che un uomo fa il bene in segreto, affinché fosse glorificata l’essenza visibile effigiata.
Momento essenziale dell’avanguardia è l’esibizione, perché un significante senza significato esiste solo se è esibito.
Il mercante è infatti il personaggio essenziale dell’avanguardia, l’operatore e il critico ne sono i satelliti.
Un giovanetto di Treviri, Carlo Marx, rimbeccherà Kant nella sua tesi di laurea: se davvero sono convinto di avere cento talleri, contraggo prestiti come se li avessi e, sapendo investire bene, faccio altro che cento talleri.
La morale di questa favoletta è la seguente: la moneta è il segno del nome, del valore che la fantasia umana assegna alla forma delle cose; il mondo economico è basato su una metafisica di nome e di forma. Perfino una tete de chien d’Occidental potrebbe rifletterci su.
L’amore della degenerazione, della malattia, l’abbandono ai deliqui nervosi preludono a un capovolgimento.
Il capovolgimento, che è fatale, e spesso avviene per una progressione quasi insensibile, produce l’avanguardia, conclusione di un romanticismo che abbia esaurito le sue carte.
I suoi germi sono nel romanticismo stesso, sopratutto in quel vizio romantico che è l’esaltazione della freschezza posticcia, in quelle nostalgie d’un passato ingenuo che a poco a poco diventano bambinaggini.
In questo lezio è germinalmente l’avanguardia, nella quale è sempre presente il momento della goduta, manieratamente maldestra puerilità.
Quando questa recita diventa quasi inconsapevole, si è nell’avanguardia piena.
La verità, oggi palmare, è che nell’800 e nel 900 l’Europeo non era in grado di capire la propria inferiorità mentale di fronte all’epoche rette da una metafisica e alla loro arte.
La sua inferiorità, sentita come superiorità, proiettava su quell’ignoto i deliri di Rousseau.
Come poteva un Europeo del 700 o dell’800 capire l’estetica sacra di Onorio di Autun, dei Vittorini, di Durando di Mende?
L’esoterismo di san Cugat del Valles o delle figure alchemiche di Notre Dame, sarebbe stato incomprensibile anche ai più esoterici romantici, perfino alla Huysmans o, più giù nel tempo, anche agli gnostici della Rivoluzione.
Quanto alla curiosità per gli oggetti d’Africa che sollecitò l’avanguardia del 900, essi restavano curiose, strepitosamente puerili deformazioni: era inimmaginabile che potessero far accedere a una metafisica e ad una sapienza esoterica ancor più profonde di quelle medievali.
L’avanguardia si può definire come lo scioglimento dei significanti dai significati: essa è perfettamente adatta al mondo ormai privo di significato del tardo industrialismo, è anzi il corrispettivo inevitabile di un mondo ridotto a pura quotidianità.
Già il calendario del quotidiano, che ha espulso ogni diversità qualitativa fra i giorni salvo la differenza di temperatura, è un’opera d’avanguardia, esibizione di significanti senza significato, ne è non l’espressione, ma il semplice riflesso, e offre loro uno strano conforto.
Ma chi tra gli umani, ormai rinunzianti perché troppo solo umani, è capace di accorgersi di ciò, e riesca a forare gli strati densi dell’atmosfera odorosa di zolfo dell’adesso?
@ luminamenti
quello che dici è preso pari pari (non ti do del copione, lo hai incorporato) da Elemire Zolla (la filosofia perenne soprattutto),
che conosco molto bene. E’ un nodo che si voleva intraprendere proprio con WM1.
incorporato : fatto tuo
intraprendere, in disamina, in analisi
@ bravo Morgantahal. Però non è da filosofia perenne ab origine. Andando a memoria dovrebbe essere stato scritto da Zolla la prima volta mi pare in Verità segrete esposte in evidenza (marsilio ed).
Finalmente su Nazione indiana in Nella stanza separata Cortellessa nel suo ultimo intervento ma sopratutto Trevi nel suo ultimo post hanno magnificamente centrato il cuore del discorso che fa crollare tutto l’edificio: quell’idea completamente sbagliata e fuorviante dell’allegoria.
Avrei voluto scrivere molto a lungo sull’allegoria…avendone di tempo.
Trevi non è stato proprio tenero, ma ha ragione, occorre passare tanto tempo a studiare e sopratutto a masticare quello che si è assorbito.
Ti ho letto finora ovunque sei intervenuto con molto piacere e grande interesse Morgantahl. Avrei poi voglia, avendone di energia e tempo, di osservare molte delle idee di Wu Ming sotto la lente morfologica della “schiuma”. Penso che hai capito a cosa e a chi mi riferisco. Per i prossimi anni, penso, m’impegnerò esclusivamente su questa nuova prospettiva.
“Per i prossimi anni, penso, m’impegnerò esclusivamente su questa nuova prospettiva.”
Bene, sono contento. Anni e anni trascorsi pensando a Wu Ming. Come quell’altro pazzoide, diventerai un nostro fan al contrario. Siete utili anche voi, in fondo.
Comunque:
1. sull’allegoria ho risposto. E continuo a non capire perché Luminamenti non intervenga nel contesto di quella discussione anziché continuare a riassumerla qui. Non è che NI ti ha bannato?
2. ragazzi, troppo criptico, troppo denso, troppo difficile. Nessuno di quelli che stava seguendo la discussione finora può aver capito cosa vi siete detti (soprattutto Luminamenti, al solito). Non capisco perché risulti tanto affascinante escludere le persone usando un linguaggio in-decodificabile. Perché, in un luogo pubblico, ci si ostini a iniziare conversazioni a due o a tre impermeabili alla comprensione di tutti gli altri. Scambiatevi le mail, no?
“come scartare romanticismo e avanguardie” in Verità segrete e “prima che l’ultima estetica si dliegui” in Filosofia Perenne. Ma anche “Archetipi”, Zolla ci ritorna spesso. Con WM1 ce lo siamo detti un po’, siamo uno dall’altro capo dell’impostazione. Direzioni diverse, magari si riuscirà cmq a parlare di simbolo e sacro prima o poi. E’ un discorso complesso.
io non posso fare da lettore moderatore esplicatore pure qui 🙂
quest’ultimo scambio è involontariamente criptico, dai. Peccato due filoni interessanti in due luoghi. Cmq sia, a qualcosa si è arrivati.
ci si rilegge
per ora chiudo qui.
appena arrivata newsletter shake
http://www.shake.it:80/index.php?id=1102
a proposito di surealismi e ritrovamenti ecc ecc
Wu ming, non ti esaltare, perché i prossimi anni li dedicherò alla “schiuma” non a te, non mi fraintendere. Intendevo dire che sarebbe interessante “vedere” il tuo progetto sotto la lente della “schiuma”.
Scusa Wu ming, ma perchè tu pensi che la discussione come la chiami tu con Cortellessa e Trevi e Dimitri su Naz Ind risulti comprensibile ai lettori comuni, non escluda persone? Su NI non mi ha bannato nessuno e sono intervenuto “molto” chiaramente.
No, non sono un tuo fan ma posso assicurarti che non sono neanche un tuo nemico e anche io come Trevi ti auguro sinceramente il massimo della prosperità. Tra l’altro ho rivalutato alcuni tuoi lavori passati alla luce di eventi storici accaduti in questi ultimissimi anni, ma nonostante ciò la “Storia” mi sembra troppo “incollata”.
ps. Non credo sia grave se ogni tanto tra alcuni commentatori capiti una conversazione a due che può non risultare a tutti immediatamente comprensibile ( tra l’altro su internet l’effetto rumore – che è visivo – è molto ridotto) e poi non vedo perché tu vuoi rendere tutto organico al tuo modo di vedere le cose e la comunicazione. Un po’ di libertà daiiii…
Luminamenti, io non credo di essere totalmente stupida. Eppure devo rileggerti due o tre volte per capire dove vuoi andare a parare. Perdonami, la titolare del blog non è alla tua altezza intellettuale. Capita.
Ps. Libertà significa rendersi comprensibili a tutti. Altrimenti si chiama autocompiacimento.
La libertà come una volta mi spiegò bene Renato Carosone è una cosa che si conquista e che nessuno ti può dare. La si afferra! s’impossessa ( e oggi, questa possibilità, perchè sempre di possibilità si tratta, è possibile come non mai).
Ma tu cara LIP non sei comprensibile a tutti (mentre da quello che mi dici tu credi di esserlo, quindi ti stai autocompiacendo. Ma perchè ci tieni tanto a buttarti su questo terreno scivoloso con me?) Essere e Tempo di Heidegger l’ho dovuto rileggere tre volte. Sole e Acciaio di Mishima anche di più. All’inizio mi sembrava assolutamente incomprensibile, poi mi si è aperto all’improvviso, Faulkner ancora di più (istruttivo quanto dice su quanto tu mi contesti in un intervista che fu pubblicata nel 1956 sulla Paris Rewiew, riportata anche in Mentre morivo 1987 SE). Il resto su questa questione l’ha detto Adorno in un famoso aforisma di Minima Moralia che ho citato qui a casa tua (magari domani lo riporto per intero), poi a questa obiezione ha più volte risposto George Steiner nei suoi saggi, infine Derrida in Il Gusto del segreto scritto con Ferraris. Zanzotto è poi d’accordo con me. Zolla non ne parliamo. Sergio Piro poi. Nabokov e Gao Xingjian mi danno ragione e anche Alain Touraine. E’ vero, ci sono altri che mi darebbero torto. Ma ognuno sta dalla parte di chi lo persuade di più. E questo mi sembra un pochino più vicino alla libertà e alla democrazia. I miei figli mi capiscono e mi accontento se qualcuno si aggiunge al gruppetto. Sono per i numeri minimi. Ha ragione Calasso quando dice solo 800 lettori di Benjamin spostano. A proposito, vuoi mettere la conquista della libertà quando uno riesce a penetrare il Dramma Barocco Tedesco! Pensa a quanti anni ci sono voluti perchè finalmente venisse capito. E’ una vecchia storia questa. Quando non si è compresi o capiti, e di questo mi accusi, come ha ben spiegato Elias Canetti, c’è tutt’altro che autocompiacimento. Per l’autocompiacimento si cercano vie meno strutturate. Ho l’impressione che quando si fa questa obiezione sull’autocompiacimento si misura tutto sul proprio metro di Narcisio – che quindi scatta! p.s. A proposito il narcisismo è la più grossa sciocchezza della psicoanalisi. Non che non esistano gli effetti di Narcisio, ma l’origine è nella rottura della comunione acustica tra la madre e il feto.
Cmq non immaginavo che mi rileggi due persino tre volte, sei troppo generosa e buona. Lo ripeto sempre, lo dice Steiner, essere letti è un atto di cortesia, gratuito, un’ospitalità gratuita. Mi spiace solo se dopo lo sforzo che fai risultasse inutile questo tuo sforzo. Ma capita e non penso che sia stupidità. Questa tua osservazione sulla stupidità mi fa pensare a come è introiettata dentro molte persone – perchè quello che dici è una cosa che pensano in molti – questo engramma di diseducazione emotiva a causa di modalità d’apprendimento scolare quasi totalmente repressiva e ignorante di cosa sia il pensiero emotivo. Chi non capisce pensa di essere inadeguato (non è il tuo caso, non mi riferisco a te né a nessun altro). Ma è sbagliato.
Oddio, spero che almeno questo post ti risulti comprensibile.
“Chi non capisce si sente inadeguato”, intendevo dire che è un sentimento che viene inculcato a forza dalla scuola (ancora oggi). Ti insegnano proprio questo a scuola.
ps. Ho precisato questo concetto con un altro post perchè mi hai fatto venire il complesso della (in)comprensibilità, ho temuto che sopra non si capisse.
Un ricordo spezzatensione.
Voi non lo sapete, non lo potete immaginare, e anch’io l’ho saputo anni dopo: Luminamenti e io (che non ho mai scritto niente) siamo insieme su un libro di Cult Press: “atto unico”.
A voler essere precisi ci sono anche Genna, un gruppo di poeti tra cui Cornacchia e Marziller, ma anche Michelangelo Zizzi eccetera.
Com’è successo? Eh semplice, partecipavo a Società delle menti (senza capirci un tubo) e il gruppo Nabanassar compose “atto unico” utilizzando spezzoni dei nostri interventi.
Ora dico, non è da tutti senza aver mai scritto niente, senza capirci un tubo, di finire tra Luminamenti e Genna… 🙂
Andrea, cosa hai tirato fuori!!
Ed eccolo qua: http://www.nabanassar.com/attounico.pdf … dovrei averne qualche copia in Italia, magari te la mando a fine marzo; ormai e’ un cimelio, visto che la Ass Cult Press di Pistoia si e’ diradata.
Gli spunti clarenciani sono nelle scene quinta e sesta del volumino, che riproducono fedelmente quei discorsi del 2000-2001 su ustione/spinta/ferita (scena quinta) e ironia (scena sesta). Roba ancora commestibile, mi pare, nella quale Hormiguero fa la sua figura.
Caro Andrea non ti sottovalutare, perché sei una persona in gamba e con tanto pensiero. Un caro saluto ad Aladar. Rivedendo quella discussione riconosco tratti linguistici orripilanti nel mio discorso, mentre ripenso alle considerazioni acutissime, geniali di Michelangelo sull’ironia. E la bella lezione di Genna.
Qui:
http://www.anobii.com/tags/New%2BItalian%2BEpic/page/2/
la “nube di catalogazione spontanea” del New Italian Epic formata dalle libere associazioni che fanno gli iscritti ad Anobii.
Su Anobii, lo dico per i profani, ciascun iscritto cura la propria “libreria”, l’elenco dei libri letti o che sta leggendo o che si propone di leggere. Ogni libro diventa un’intersezione di diversi insiemi, un luogo dove si incontrano le esperienze di migliaia di lettori. Un esempio a caso, ecco cosa risulta cercando Q:
http://www.anobii.com/books/Q/9788806155728/0119922211661c1b93/
Libro presente nelle librerie di 3025 iscritti, valutato da 1837 lettori, commentato 350 volte etc.
Al momento di includere un libro, un lettore inserisce anche il “genere” o l’area di appartenenza o il campo d’azione in cui, secondo lui, quel libro si muove.
Quello rinvenibile cliccando il primo link è l’elenco dei 90 libri dei quali almeno un lettore ha detto trattarsi di “New Italian Epic”. E’ una catalogazione acefala, selvaggia, orizzontale in modo quasi ferino.
Ovviamente, non si tratta di essere d’accordo con questa o quella scelta di catalogazione. Si tratta di dare un’occhiata alla “media algebrica” del New Italian Epic secondo una precisa comunità di lettori forti e tecnologicamente svezzati. Un bell’oggetto di indagine. Fossi uno studioso, ci fare un paper.
E’ da riflessioni come questa che è nato il memorandum. Cioè ad anni-luce di distanza da quel che stava facendo la critica in quel momento.
Massì. Dai. Sei er mejo. Sempre proiettato in avanti rispetto al popolo bue dei lettori ancora aggrappati all’eroicomico.
Dei critici buoi, casomai. I lettori sono ben più avanti di me.
Grazie. Lo stavo sospettando (come lettore).
Prego 🙂
aNobii, un ‘social-bookwork’ (neologismo coniato ora), ha potenzialità davvero straordinarie. Anche questo uso sul nie lo dimostra. Eppure è sottovalutatissimo.
Sembra quasi che sia proprio quello del libro il miglior campo d’azione dei social-network.
Ps Lo sapevo che ricordare Società delle menti vi avrebbe commosso 🙂
(Aladar, il volume cartaceo ce l’ho, eccome se ce l’ho, è una specie di trofeo nella mia libreria!)
Sono d’accordo che un social-bookwork ha potenzialità straordinarie.
Sì, certamente questo è molto interessante come oggetto di studi.
Sopratutto per gli editori. Leggendolo però, mi riferisco ai link dati di Wu ming si trova di tutto e di più. Già ci occupiamo di questo fenomeno. Wu Ming, permettimi di dirti che è tutto da dimostrare che si tratta di lettori forti. E finora ho trovato poco che avvalori il fatto che: “l’elenco dei 90 libri dei quali almeno un lettore ha detto trattarsi di “New Italian Epic”.”
Il fatto che lo dicano ha un significato tutto da esplorare (con i dovuti strumenti). Pure i circoli della libertà erano pieni di gente che glorificava e catalogava Berlusconi e Forza Italia.
Tu sembri come quei ricercatori che sono arrivati alla soluzione prima di aver iniziato a cercare.
Può darsi che i lettori siano più avanti di te, ma non è detto che vadano in una buona direzione (ma neanche penso che qualcuno debba dire loro strategicamente quale sarebbe la direzione giusta. Tu invece sembri farlo).
Tu parli di un processo che non si può separare da radicali cambiamenti nel mondo (che potrebbero essere catastrofici e regressivi) che implicano altri livelli logici. Guardi dentro solo il recinto.
Pardon. Guardi solo dentro il recinto.
“Il fatto che lo dicano ha un significato tutto da esplorare (con i dovuti strumenti).”
Uhm… Somiglia *moltissimo* a quello che avevo invitato a fare io!
–
“Tu sembri come quei ricercatori che sono arrivati alla soluzione prima di aver iniziato a cercare.”
Se lo dici tu. Peccato che io l’avessi proposto come oggetto d’indagine.
–
“non è detto che vadano in una buona direzione ”
Infatti avevo scritto:
“E’ una catalogazione acefala, selvaggia, orizzontale in modo quasi ferino. Ovviamente, non si tratta di essere d’accordo con questa o quella scelta di catalogazione.”
–
Luminamenti, ma se il problema (e io ti credo) non è quello che credevo, e cioè che non leggi, me lo spieghi tu cos’altro ti spinge a lasciare commenti a cui si può solo rispondere: “Grazie al cazzo”?
@andrea non so se hai letto l’intervento di Cortellessa del 24 febbraio ore 12,18. Quando parlavo di Apparato retorico di persuasione non mi ritrovo solo. E che gioia sentire parlare della Meltemi!
Certo, grazie al cazzo è proprio da catalogazione acefala, capisco che ti ci ritrovi. Invece che con il cazzo con la testa ti hanno risposto brillantemente Cortellessa e Pincio. E altri ti hanno fatto notare il tuo “strano” modo di comunicare e (non)ascoltare
“E’ una catalogazione acefala, selvaggia, orizzontale in modo quasi ferino. Ovviamente, non si tratta di essere d’accordo con questa o quella scelta di catalogazione”.
Quindi possiamo dire di tutto e il contrario di tutto, tanto va bene, l’importante che almeno un posticino per me lo lasciate
“Tu sembri come quei ricercatori che sono arrivati alla soluzione prima di aver iniziato a cercare.”
Se lo dici tu. Peccato che io l’avessi proposto come oggetto d’indagine.
Tu invece già l’indagine l’hai conclusa prima di iniziare, segni pure la pista…
“Il fatto che lo dicano ha un significato tutto da esplorare (con i dovuti strumenti).”
Uhm… Somiglia *moltissimo* a quello che avevo invitato a fare io!
Ma non nella direzione che vuoi dirigere te.
Come gli è stato fatto notare, invocando la lettura dei testi, il suo modo di procedere è quello di chi si fa governare dalla profezia autoavverante, che vede somiglianze lì dove non ci sono e costruisce statistiche su Anubi come quelli che hanno trovato una correlazione statistica tra la caduta delle torri gemelli l’ululato dei lupi nei boschi dell’Alaska
Statistiche su… Anubi?
Comunque, ragazzi, è meraviglioso vedere quante diverse interpretazioni si possano dare della discussione (bellissima) che ha avuto luogo su Nazione Indiana: la si può leggere come un processo in tribunale, come fate voi che ragionate in termini di “imputato giudicato blasfemo dalla corte suprema dei Grandissimi della Critica”, o come un dialogo tra tante posizioni, in cui hanno avuto un ruolo fondamentale voci critiche nuove e diverse (ricercatori che non si erano mai espressi su quel blog), e in cui anche qualche parnassiano ha dovuto scendere dal piano di sopra e confrontarsi. Io ne ho tratto molti spunti, grande giovamente e un rinnovato fervore, una fiducia calda nella possibilità del dialogo, a condizione di saper schivare le cacche di cane che i maleducati lasciano sul marciapiedi. Altri hanno abbandonato in tutto o in parte alcuni preconcetti, concludendo che non c’è il diavolo dietro l’angolo pronto ad aggredirli. Tutti – anche quelli che secondo me hanno girato in tondo – presto scopriranno di aver messo nel proprio bagaglio qualcosa che prima non c’era.
O meglio:
tutti tranne voi due. Pazienza, non si può sempre essere sintonizzati sul canale giusto. Voi eravate col telecomando bloccato su una vecchia edizione del Processo di Biscardi.
Comunque, non ho indicato direzioni da seguire per interpretate quel che sta accadendo su Anobii. Se il discorso vi interessa davvero, usate quei dati, quei pareri, quegli accostamenti, nel modo che più vi interessa e vi sembra consono.
Veramente Cortellessa ha liquidato il discorso dicendo che quello che accade su Anubi accade perché non c’è altro, perché manca altro. Io, almeno, mi sembra di avere capito così e mi sembra che sia una risposta saggia.
Poi non capisco perché chi non si sintonizza sul suo canale sbaglia.
Prima lei parla di indagine, di usare i dati, ma l’indagine lei la fa già precedere da un giudizio morale: non sbagliate canale
Tutto si può dire, ma sentire che WM1 vuole dirigere…mah. A me la lettura di NIE, come lettore, ha aperto spazi liberi, vedi un po’…Non è che si sbagliano i canali, ma si dovrebbe almeno aver guardato il canale di cui si vuol parlare. O letto il libro che si vuol criticare, eccetera.
Per Andrea Barberi. Cos’è una Cassa di Risonanza.
Sì la discussione su NI che ho letto tutta (lo premetto perché non si sa mai che tu mi ridica quello che hai detto anche a trevi, cortellessa…ma che cazzo leggete dato che non leggete? del resto ha un grande valore ermeneutico una discussione con Trevi e Cortellessa che parta dalla premessa, voi mi avete letto in meno di due ore! possibile mai?) mi ha fatto capire come il NIE non regga per altre ragioni che non avevo pensato e che si spera che al più presto qualcuno sostituisca Trevi su Alias. Ci sono critici, com’è che si chiamano? voci critiche nuove e diverse…sarebbe meglio, più consono, che loro occupassero quel posto
ps. “Hai detto” non si riferisce a te ovviamente, Andrea
@sergio
Sicuramente sarà lei sergio a stabilire se avrò guardato o meno il canale di cui si vuol parlare. Ma perchè non guardate anche voi altri canali invece di parlarci sempre di un solo canale che è quello che dovrebbe valere?
@lettore onnivoro
Quando il sempre gentile e delicato (non riesce proprio a esprimersi evitando gli insulti, mah sarà questo che produce la cultura negli uomini? Wu Ming mi si rivolge parlando di canale giusto e dell’ elenco dei 90 libri dei quali almeno un lettore ha detto trattarsi di “New Italian Epic””” indica un indirizzo, spinge all’istituzione di un canone, che ovviamente ha bisogno di “voci critiche nuove e diverse”. Ma se ho capito male che Wu Ming me lo spieghi se vuole possibilmente evitando di dirmi quanto sei cretino, che cazzo parli ha fare eccetera eccetera, finora, io non ho perso la pazienza (speriamo che non mi dica che io dica quanto sono paziente, quanto sono paziente quanto sono paziente)
Mi spiace, ma sono lontano mille miglia dall’idea di un nuovo canone e di lotte per questo. Non amo il totalitarismo della lettura.
Caro Andrea Barberi, più volte in passato mi è stato chiesto di passare dalla parte delle voci critiche militanti ma mi sono sempre rifiutato per quanto ho detto sopra. E questo fatto ti posso assicurare che l’ho pagato caro. Non è proprio piaciuto il mio rifiuto. Conosco bene questo mondo.
Luminamenti, sì ho letto Cortellessa di là. Oddio ci sono 400 commenti ormai su Nazione Indiana, comunque ho letto quello che dici.
–
Comunque ho capito una cosa, secondo me voi tutti dovreste 1. trovare il modo di dialogare sistematicamente; 2. farlo anche fuori della rete.
Appunto la discussione di NI è la prova che questo può dare frutti, che i terreni comuni vanno dissodati incontrandosi.
Poi diciamola tutta, secondo me vi divertite pure.
Scusate, alfine: ma invece di dire cose come “[su Anobii oltre al NIE] non c’è altro”, per dio, maffàtevelo, ‘sto giro su Anobii, verificate di persona cos’è questo strumento. Date un’occhiata, non ha mica le zanne. E non è una centrale di perfidi filo-Wu Ming, ma una comunità di migliaia di persone che commentano MILIONI di libri: quelli che piacciono a me, quelli che piacciono a voi. Ci sono anche tutti i libri della collana Fuoriformato curata da Cortellessa, ad esempio quello di Tashtego / Francesco Pecoraro. Ci sono i libri di Frasca, di Michele Mari, di Andrea Inglese, c’è “Omero napoletano” di Emanuele Giordano etc.
.
Guardate che la questione è molto più semplice di come la state facendo voi: ci si chiede cosa mai sia il NIE? La descrizione del NIE ha senso o è una stronzata? Ok, per pura curiosità scientifica proviamo a vedere che cos’è il NIE per quei lettori di Anobii che, al momento di descrivere un libro, usano l’espressione “New Italian Epic”. Vediamo che insieme, o che miscuglio eterogeneo, formano i libri definiti in quel modo (sono 90 in tutto), e vediamo se ci sono delle costanti o se è tutto puramente arbitrario. Perché aver paura di questo piccolo esperimento? Dove sta la malvagità etc.?
.
Io, ad esempio, un sacco di libri definiti NIE dalla comunità di Anobii non li trovo affatto vicini al mio tentativo di descrizione/morfologia. Secondo me sono stati catalogati così “per associazione”, perché i loro autori hanno scritto anche cose che ho menzionato nel memorandum. Insomma, anche molti lettori ragionano “per autori” anziché “per libri”. Ma in molti altri casi questo non vale, e lì le cose si fanno più interessanti. Alcuni di questi libri non li avevo mai nemmeno sentiti nominare, prima di trovarli lì.
.
Ad ogni modo, se si è interessati ai libri e alla lettura, sconsiglio fortemente di snobbare Anobii, perché è davvero molto interessante vedere come i lettori si organizzano. E sì, certo che sono lettori forti. Ciascuno di questi ha in libreria decine e decine di libri che ha appena terminato di leggere o sta leggendo o sta per iniziare.
caro @lettore onnivoro, guardi pure i canali che preferisce, non c’è problema.
riguardo ad Anobii, richiamato da WM! adesso: è la più grande community di lettori, in questo momento, e c’è dentro davvero tutto. è multicanale diciamo, per non terrorizzare.
Anobii la conosco e quasi sempre mi viene da piangere a leggere i commenti, è raro che ci trovi qualcosa così ben espresso da indirizzarmi.
Non so proprio che farmene per le mie scelte di letture e francamente dei gusti di anonimi non so che farmene. In tanti hanno letto Va dove ti porta il cuore e in tanti leggono Paulo Coelho e francamente non m’interessa.
In quanto all’epica preferisco leggermi direttamente l’odissea e l’iliade.
Sì cè davvero tutto e il contrario di tutto e non credo proprio che dalla sola analisi di Anubii si possano ricavare le indicazioni dell’esistenza di un NIE.
E se così anche fosse saremmo messi male. I numeri non sono depositari di verità. E potrebbe essere anche una verità negativa.
è curioso che un anonimo dica che non sa che farsene dei gusti dei lettori anonimi. ma che vuol farci, come dice il cantautore, “si nasce solo, si muore soli, però nel mezzo c’è un bel traffico”. saluti
Una conversazione interessante su fahrenheit di ieri, a proposito di NIE:
http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_evento.cfm?Q_EV_ID=278255
L’attesissima seconda parte di “New Italian Epic: reazioni de panza”:
http://www.carmillaonline.com/archives/2009/03/002968.html
Buona lettura! 🙂
Giusto così, per aggiungere un elemento a distanza di qualche mese. Su Repubblica di oggi:
“Volgendosi intorno, l’unico tentativo di sistemazione teorico-letteraria di tale materia degno di questo nome è New Italian Epic di (dei?) Wu Ming, altamente meritorio per il solo fatto, – raro, ripeto – di entrare nel merito.”
(Alberto Asor Rosa).
Come scrivevo: la dicotomia “critici nemici del NIE vs. autori NIE” (che poi non esistono) si è rivelata, esempio dopo esempio, una rappresentazione fallace.