NO MORE!

Ricevo e pubblico questo intervento di Simona Lanzoni, Direttrice Fondazione Pangea,
Coordinatrice della Piattaforma CEDAW, tra le promotrici della Convenzione NoMore.

NoMore! violenza il lavoro è cominciato!
Da Kabul a Roma, da Johannesburg a New York, non c’è luogo in cui il lavoro per Pangea mi ha portata in cui la violenza sulle donne e sulle bambine non si verifichi, non c’è modernità né arretratezza che tenga, non ci sono titoli di studio né posizioni economiche salvifiche, si tratta solo e semplicemente di rapporti di potere diseguali tra donne e uomini, di cui il femminicidio è l’estrema conseguenza.
In questi ultimi tempi in Italia l’attenzione sul tema della violenza sulle donne è all’ordine del giorno. Le realtà della società civile si sono organizzate, sia a livello internazionale che a livello nazionale, in maniera unitaria, portando proposte per cercare di porre un freno alla strage di donne che i mezzi di informazione portano alla ribalta, e chiedere all’unisono una soluzione organica alle Istituzioni nazionali e locali.
La Piattaforma CEDAW, ha analizzato, elaborato e promosso insieme ad altre associazioni nazionali impegnate sul contrasto alla violenza di genere la Convenzione Nazionale NoMore! che contiene una proposta di azioni integrate e politiche da attuare per contrastare la violenza maschile sulle donne e fa appello a tutte e tutti, alle realtà nazionali e locali, affinché ADERISCANO alla CONVENZIONE, con l’obiettivo di richiamare le Istituzioni alla loro responsabilità e agli atti dovuti, per ricordare che tra le priorità dell’agenda politica, la protezione della vita e della libertà delle donne non può essere dimenticata e disattesa.
È venuto il momento di chiedere politiche. Chiediamo di prendere atto del fenomeno a tutte le istituzioni nazionali e locali, e ci auguriamo che il dibattito iniziato ora si continui nella prossima legislatura per avviare una discussione di ampio respiro, tra legislatori, ministri, società civile, di metodo e di sostanza, sul tema della violenza, per dare risposte organiche al fenomeno della violenza. Dibattito che richiede alleanze trasversali per superare le resistenze di coloro che ancora oggi non ritengono la violenza sulle donne una questione politica e un fenomeno sociale di estrema gravità, o forse al contrario sono conniventi con la violenza, perché sanno che il conflitto sociale può essere ammortizzato almeno all’interno delle mura domestiche facendolo subire alle donne, soprattutto in momenti di crisi economica come questo, per non farlo esplodere fuori.
Desideriamo che gli organi legislativi assieme agli organi del potere esecutivo e del potere giudiziario con la società civile inizino una riflessione seria sulla verifica dell’efficacia delle leggi esistenti sul tema della violenza, i motivi per cui a volte non viene data loro attuazione o sono resi inefficaci, e perché ancora oggi i servizi relativi alla protezione e uscita dalla violenza sono distribuiti sul territorio italiano a macchia di leopardo non garantendo a tutte uguali diritti.
Gli organismi internazionali si sono pronunciati pesantemente negli ultimi due anni verso l’Italia sul tema della violenza, il monito arriva da diversi organismi delle Nazioni Unite.
In particolare il Comitato CEDAW si è soffermato su due temi che ha riscontrato particolarmente arretrati e gravi per l’Italia, e su cui richiede di intervenire con urgenza, l’aspetto culturale, attraverso il bisogno di modificare gli stereotipi di genere in cui è immersa la nostra società, e la violenza sulle donne. Pertanto il Comitato CEDAW ha chiesto di esaminare con anticipo sul 2015, nel 2013, i passi avanti fatti dall’ Italia su questi due temi.
A ciò si aggiunge il monito e le raccomandazioni che nel giugno 2012 la Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulla violenza sulle donne, Rashida Manjo, ha fatto all’Italia, dopo aver visitato il paese ed aver incontrato moltissime realtà che operano nell’ambito della violenza .
Il prossimo Governo italiano, indipendentemente dal colore che avrà, sarà chiamato a rispondere nel 2013 alle Nazioni Unite sulla violenza e sugli stereotipi.
Come società civile impegnata su questi temi non ci aspettiamo assenze o risposte banali da chi ci rappresenta nelle istituzioni, sia essa donna o uomo.
Il lavoro della piattaforma CEDAW di monitoraggio e rilevamento delle azioni positive e delle mancanze delle Istituzioni Italiane continua e le indicazioni di cosa fare sul tema della violenza sono proposte in maniera chiara in NoMore! dalle associazioni delle donne e delle diverse realtà della società civile che da anni lavorano su questi temi.
La firma della Convenzione di Istambul- Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica è sicuramente un primo passo positivo verso le nostre richieste, ma va ratificata e ci auguriamo che non servano diverse legislature.
Nel 2013 vi è anche un’altra scadenza per il prossimo Governo, quella del Piano Nazionale sulla violenza del Dipartimento Pari Opportunità. È fondamentale aprire una verifica sul Piano tra istituzioni e realtà che si occupano di violenza e diritti, sull’efficacia e l’adeguatezza del piano e su una sua revisione sulla base di criteri oggettivi, trasparenti e monitorabili.
I soldi dello Stato devono essere spesi con cognizione di causa e in maniera efficace, soprattutto in momenti di tagli così dolorosi che ricadono sui cittadini, e soprattutto a tutela e protezione del diritto di esistere e di essere libere.
Pesano gli allarmanti dati rilevati dall’inizio del 2012 ad oggi sui giornali nazionali e locali: oltre 110 donne vittime dirette e collaterali sono state uccise per mano di uomini, per lo più mariti, conviventi, ex fidanzati, ma si tratta di dati rilevati dalla stampa, in Italia non esiste una raccolta sistematica ufficiale sulla violenza contro le donne. La situazione è sconfortante, quasi sempre gli omicidi-femminicidi sono stati preceduti da maltrattamenti o da altre forme di violenza fisica o psicologica . In mancanza di dati ufficiali è difficile valutare l’entità del fenomeno, per approntare politiche adeguate e determinare una corretta informazione dei mass media.
La Convenzione NoMore! chiede un vero rinnovamento nell’approccio al fenomeno della violenza sulle donne da parte delle istituzioni nazionali e locali. Serve organicità e coordinamento nel concepire l’intervento degli enti locali, e nazionali insieme alle realtà del terzo settore. La maggioranza delle Regioni e dei Comuni d’Italia dovrebbero ripensare alle politiche sociali per farsi carico della differenza di genere in maniera positiva, anche in casi di violenza, e non solo per scaricare sulle donne il welfare di stampo familistico.
L’approccio di organicità dovrebbe fare dei centri antiviolenza a livello territoriale locale un perno fondante delle politiche sociali a contrasto della violenza, coordinate con la rete territoriale di cui fanno parte forze dell’ordine, pronti soccorsi, servizi socio sanitari, senza dei quali è difficile garantire risposte adeguate. Invece oggi i centri antiviolenza sono sempre di più sfiancati e indeboliti dai tagli delle amministrazioni pubbliche.
Lo Stato per operare con la diligenza dovuta, per garantire i diritti sanciti nella Costituzione, deve garantire non solo meccanismi efficaci, ma deve formare gli operatori che affrontano la questione della violenza tutti i giorni. Non vogliamo più incontrare donne che hanno subito violenza e sono state rimandate a casa quando vogliono denunciare, o si sentono minacciate dalla idea che gli verranno tolti i figli, o semplicemente continuano a subire violenza anche dopo ripetute denuncie sporte alle forze dell’ordine. Serve la formazione con un approccio di genere sulla violenza per non avere comportamenti errati durante processi, nell’accoglienza ai pronti soccorsi, ogni volta in cui si assiste qualcuno in momenti così delicati della vita.
La radice della violenza è culturale , non c’è niente di moderno nella violenza, e non si tratta di fragilità dei ruoli, per questo si deve lavorare sugli stereotipi e i linguaggi sessisti e antiquati che pervadono la società italiana. Serve un rinnovamento dalle scuole alle università, formando le future generazioni alla gestione dei conflitti non violenta, tra generi diversi e tra culture diverse, aggiornando i testi dei libri scolastici e la formazione degli insegnanti che devono trasmettere, come anche i genitori, una nuova visione di società paritaria in cui il diritto è l’ago della bilancia.
La responsabilità ed il richiamo ai mass media è forte, parlando di violenza si fa ancora troppo spesso riferimento a delitti passionali, nelle redazioni dei programmi televisivi come nelle testate giornalistiche. Sarebbe opportuno formare e informare anche questo settore.
Dovremmo prendere in considerazione l’esempio dei francesi sulla dicitura “violenze volontarie”, basta alle definizioni di raptus, follia, delitti per passione perché un uomo non si è trattenuto e ha leso il diritto di esistere e di esprimersi dell’altra.
Ma non voglio fare di tutta l’erba un fascio, di uomini in gamba ce ne sono, ne ho incontrati tanti, in molte parti del mondo. Uomini che comprendono il termine femminicidio ma che fanno difficoltà a identificarlo con tutto il genere maschile, uomini più o meno giovani, che si interrogano sulla radice violenta del patriarcato, che cercano e danno risposte di cambiamento, che non sono mai stati complici della violenza e mai lo saranno, che sanno gestire le loro emozioni e non per questo non sono passionali nelle relazioni affettive.
25 Novembre Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne – istituita dall’ ONU il 17 Dicembre 1999, con risoluzione n°54/134. Il lavoro per sconfiggere la violenza è INSIEME
NoMore c’è! Aderisci anche tu al cambiamento.

4 pensieri su “NO MORE!

  1. “A ciò si aggiunge il monito e le raccomandazioni che nel giugno 2012 la Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulla violenza sulle donne, Rashida Manjo, ha fatto all’Italia, dopo aver visitato il paese ed aver incontrato moltissime realtà che operano nell’ambito della violenza .
    Il prossimo Governo italiano, indipendentemente dal colore che avrà, sarà chiamato a rispondere nel 2013 alle Nazioni Unite sulla violenza e sugli stereotipi.”
    Io non sono d’accordo con quasi nessuna analisi elaborata da voi del CEDAW. Ma questo è irrilevante. Vorrei invece suggerire alle tante Lanzoni (o Lipperini), che si scaldano su questi temi ma sembrano (pietre) refrattarie a trattare l’argomento con competenza, di non storpiare almeno i nomi di chi si chiama in causa. La special rapporteur dell’ONU si chiama Rashida Manjoo e non Rashida Manjo.
    Per tutti coloro che volessero una volta per tutte capire cosa abbia detto dell’Italia e come si sia espressa sul femminicidio rimando al documento ufficiale.
    http://www.ohchr.org/Documents/HRBodies/HRCouncil/RegularSession/Session20/A-HRC-20-16-Add2_en.pdf
    Documento da cui si apprende il delirante circolo vizioso per cui Manjoo riporta testualmente nel suo rapporto ciò che il Cedsaw ha detto a lei, ringrazaindolo. E ora il Cedaw usa l’argomento come fosse frutto di un’analisi indipendente.
    Quale sia lo scopo retorico è evidente. si fa credere che l’ONU abbia svolto uno studio indipendente e approfondito sul caso Italia mentre la Manjoo ha invece fatto una sua comparsata redigendo un documento che a ogni nota di pagina si basa sulle considerazioni CEDAW. E il CEDAW, lungi dal dire che i dati alla Manjoo li ha forniti lui, si permette pure di scazzarne il nome.
    Poi di quali dati si sta parlando? Leggersi il rapportino privo di dati della Manjoo richiede cinque minuti. I veri interessati alla questione lo facciano. Almeno all’ennesima riproposizione della solita bufala che “l’Onu avrebbe richiamato lItalia per femminicidio” sapranno le ragioni che la qualificano come tale, oltre a non storpiare il nome di chi viene tirata per la giacchetta per le proprie deformazioni di genere.
    Consiglio a Lipperini di sanzionare immediatamente frasi sessiste e maternalistiche quali: “Ma non voglio fare di tutta l’erba un fascio, di uomini in gamba ce ne sono, ne ho incontrati tanti, in molte parti del mondo.”
    Oltre a inqualificabili accanimenti da immediato TSO qual’è ad esempio il sostenere che vi sarebbero individui ” conniventi con la violenza, perché sanno che il conflitto sociale può essere ammortizzato almeno all’interno delle mura domestiche facendolo subire alle donne, soprattutto in momenti di crisi economica come questo, per non farlo esplodere fuori.”
    Cordialmente

  2. Non appena questo blog torna sull’argomento femminicidio, ritornano toni intollerabili e, appunto “accanimenti da immediato TSO”. Condivido la definizione, dissento sull’attribuzione dell’accanimento. Senza alcuna cordialità.

  3. Gran bel lavoro! Il testo della convenzione No more! è talmente chiaro ( e condivisibile) nel presentare i temi e le richieste che mi ha riempito una risata di tristezza chi si è attaccato, nel tentativo di criticarlo, ad una vocale smarrita nel post. Un refuso, che tragedia!

  4. Comunicazione di servizio: alla persona che sta moltiplicando i propri nick (ed è sempre la stessa, cui in privato ho più volte detto di cessare il fuoco) per poter sparare su Lorella Zanardo, il movimento, ecc. ecc. Non attacca, impieghi meglio il proprio tempo, saluti.

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