Non si capisce bene perchè, ma ogni volta che dall’Unione Europea parte un invito che riguarda il gender gap, fioriscono gli sghignazzi. Per esempio.
Non si può più dire “signora” e “signorina”, nelle varie lingue dell´Unione Europea: dunque basta mrs e miss, madame e madamoiselle, senora e senorita, frau e fraulein. Così ordina, o perlomeno esorta, un pamphlet introdotto dal parlamento della Ue sul modo corretto di rivolgersi pubblicamente, a voce o per iscritto, a una donna, in particolare se onorevole – nel senso di deputata, non della sua vita privata. L´auspicio fa parte di un codice sul linguaggio “sessualmente neutro” da utilizzare nelle conversazioni e pubblicazioni ufficiali: un dibattito in aula, un convegno, un documento. L´uso di “signora” e “signorina”, in qualunque lingua, sarebbe discriminatorio nei confronti delle medesime, insomma delle – come chiamarle? – persone di sesso femminile, le quali andrebbero viceversa chiamate o descritte soltanto per cognome.
Per lo stesso motivo, il libretto con le nuove regole mette al bando anche tutte le parole che contengono un riferimento al sesso: invece di dire per esempio sportsmen, alla lettera “uomini sportivi”, andrà usato “atleti”; invece di statesmen, ossia “uomini statisti”, meglio dire “leader politici”. Sarà inoltre vietato, nei corridoi della Ue e, per estensione, in tutti i corridoi politici dei 27 paesi membri che vorranno adeguarsi allo stesso regolamento, dire man made, cioè “fatto dall´uomo”: lasciamo stare il sesso di chi l´ha fatto, e se non è stata madre natura, d´ora in poi sarà corretto dire che è “sintetico, artificiale”.
Finiscono fuori legge, perlomeno nelle lingue che li contemplano, anche quei vocaboli che aggiungono il suffisso men, uomini, a una professione: come firemen, pompieri, policemen, poliziotti, salesmen, venditori.
La notizia è finita sulla prima pagina del Daily Telegraph, il più diffuso quotidiano di qualità britannico, e non è difficile capire perché: in un paese fortemente euroscettico, era una notizia troppo bella per essere liquidata come una delle tante normative un po´ astruse emanate da Bruxelles. E infatti gli inglesi non si fanno scappare l´occasione per ridere alle spalle del resto dell´Europa, cioè alle nostre: notando che, fortunatamente, i dittatori della Ue hanno deciso di consentire di dire ancora “cameriere” e “cameriera”, quando uno si trova al ristorante, perché non è stata inventata una forma alternativa di chiamarlo al proprio tavolo.
Beh – la battuta è ottima 🙂
Non so se la quetione concerne solo il gender, o invece concerne il tema della correttezza politica, perchè di codeste crasse risate ne sento a mazzi anche tutte le volte che una deve spiegare che no tesoro, “mongoloide” non si dice. prova a disquisire con un italiano di media cultura sulla parola “negro”, e quello due palle così ti fa che “negro” non è brutto eh, uffa che pizza.
Penso ai fattori di questa cosa. In molti casi – il mio anche per diverso tempo – c’è il non rendersi conto del potere del linguaggio. Poi ho parlato con persone che vivono in Usa, e queste persone mi hanno spiegato come statisticamente abbia inciso sulla cultura nazionale e nazionalpopolare la proibizione di certi termini. La lingua crea sentimenti, specie in chi non li controlla in maniera troppo vigile.
Poi però c’è questo tremendo misunderstanding che è l’alibi dei fascisti di ogni classe e risma, in certi casi consapevole e in altri meno, per cui la libertà è quella cosa che permette di trattare a pedate gli altri, di discriminarli etc. E uh l’ipocrisia e no la dittatura no. E se te voglio chiama signorina? Non che io muoia e mi chiamano signora o signorina, ma è il principio che mi farebbbe invocare la scudisciata su’ denti.
io non vieterei il “signorina”, imporrei il “signorino”.
@gianni biondillo
per una che fa “signorino” di cognome, la questione ha un certo rilievo, eh eh eh… e comunque le reazioni più divertite le ho registrate in inghilterra dove tutti si esibivano in urletti meravigliati dimostrando la loro padronanza della lingua: “ohhhhh signotrina sognourino… wonderful…!” .
Eccoci alla neolingua. Quando ci diranno di ripetere “l’ignoranza è forza”?
Signorina Signorino? Oddio, che vita complicata hai avuto?
Sì, così diventa un linguaggio “sessualmente neutro”, ma soprattutto si tende a un linguaggio un po’ meno imbevuto di controllo sociale sui comportamenti.
Insomma, certe parole sono nate per essere gabbie.
… cavolo! sono allibita. dovete considerare che sono una che a quindici anni ha ricevuto in regalo “le indicazioni per un uso non sessista della lingua italiana” e che da allora ne ha fatto la propria bibbia – e lo so, sono io che sono l’eccezione, però mi viene da pensare: ventitrè anni di possibilità per la società italiana di evolvere, miseramente buttati nel cesso. (ma d’altronde, si riparla anche del nucleare, di che mi stupisco?)
o tempora…