"NON E' UN PAESE" SU DONNA MODERNA

Qui di seguito, l’intervista di Rosella Simone per Donna Moderna.

In una società dove neanche gli oggetti sono fatti per durare i vecchi non hanno appeal. Per non parlare delle donne alle quali è “vietato invecchiare”. I vecchi non vanno in televisione. Nei telegiornali appaiono solo d’estate se muoiono per il caldo, o quando vengono truffati, o come causa prima della disoccupazione giovanile. Le vecchie in cronaca nera, morte per scippo, per caduta, per solitudine. O assassinate, spesso dai loro uomini. O irrise come coguare o mantidi quando osano innamorarsi di un uomo più giovane. Questo avviene in Italia il paese più vecchio di Europa; in fondo a tutte le classifiche per assistenza agli anziani; dove la metà dei pensionati è sotto la soglia di povertà ufficiale (il 60% non arriva a 600 euro al mese), per la maggior parte donne. E non importa se in coda per la minestra alla Caritas gli anziani hanno superato gli africani, i vecchi danno fastidio perché sono troppi. Nel 2050 il 27% degli italiani, avrà tra i 60 e i 79anni. I vecchi sono numeri, e quei numeri fanno paura. A chi? Alla generazione che ne aveva 20 nel 1967 e alla quale Time aveva dedicato la copertina battezzandola A new kind of generation e inventando la categoria giovani; e che, oggi, a cinquantanni suonati, pretende di restare giovane per sempre. Sono loro a lanciare l’anatema contro la vecchiaia. Non gradiscono specchiarsi in quello che dovranno, prima o poi, rassegnarsi a diventare: emarginati. E neanche quel profumo di morte che c’è in fondo a ogni vita. Una follia che costringe soprattutto le donne a tagliarsi, a rifarsi, a ingaggiare una lotta feroce contro il tempo. A ritornare, corpo e basta. A valere solo se ha vinto le rughe e ha un bel culo e cervello niente. E’ la tesi del nuovo saggio Questo non è un paese per vecchie (Feltrinelli) di Loredana Lipperini, scrittrice e giornalista, che dal 2004 tiene il blog www.lipperatura.it. Inchiesta, appassionante come un romanzo che prosegue l’attenta riflessione sui nostri stereotipi iniziata nel 2007 con Ancora dalla parte delle bambine. Una carrellata sull’immaginario degli italiani che ha evidenziato una questione di genere dentro un serio problema di ageism, di discriminazione in base all’età. Insomma, “L’Italia è un paese di vecchi ma non per vecchi. E per le vecchie tantomeno”.

Non le pare esagerato parlare di discriminazione?

Quando, a febbraio, è uscita la notizia che i vecchi in Italia sono i più poveri di Europa mi aspettavo una reazione. Niente. Anzi, per la metropolitana di Roma girava una pubblicità con l’immagine di una vecchia con la faccia piena di timbri e di bolli, lo slogan era: Ammazza la vecchia!

Cosa si rimprovera i vecchi?

Di ammalarsi, di prendere le pensioni, di non essere “attivi”, di portare via lavoro e denaro ai giovani. Gli è stato assegnato il ruolo di capri espiatori della crisi economica mondiale!

Il passaggio alla vecchiaia per le donne è davvero un confine violento?

Violento fino all’espulsione. Alle donne è vietato invecchiare. Esiste una sola generazione, quella dai cinquanta ai sessanta, le altre o hanno i mezzi culturali ed economici per adeguarsi o devono sparire. La definizione ufficiale di vecchiaia, Istat alla mano, si sposta in avanti con l’aspettativa di vita. Teoricamente oggi è dai 65 in su. Ma la pubblicità propone 50enni di 35, 60enni di 40 e via scalando. Sino alla trovata che se mangi un certo formaggio sarai scambiata per tua figlia! Ebbene, io non voglio assomigliare a mia figlia. Per lei. E per me! Le donne poi vivono più a lungo, hanno più tempo da passare in quel limbo che è la vecchiaia, più tempo per conoscere la malattia, la solitudine e la povertà. Dimenticate in case di riposo dove il 45% muore entro i primi sei mesi. Unica alternativa, per chi può permetterselo, è chiuse in casa con le badanti..

Ma davvero il pregiudizio è più forte per le donne?

Per i vecchi esiste un immaginario positivo, Il maestro Yoda di Guerre stellari, lo stregone Gandolf nel Signore degli anelli, il mago maestro Silente per Hanry Potter. Ma le vecchie o sono streghe grinzose o acide zitelle. A meno di non essere Sophia Loren. Lei può, ultrasettantenne, apparire sul calendario Pirelli vestita solo di orecchini di brillanti! Lei è bella, ricca, adulta non vecchia. Ma per tutte le altre il discorso cambia. In una campagna pubblicitaria a favore dell’organizzazione umanitaria Save the children si leggeva: “Vuoi fare felice tua suocera? Regalale uno yak”. Bisognerebbe chiedersi perché per aiutare un bambino fosse necessario placare quella suocera dagli occhi di ghiaccio, capace di distruggere il genero? Altro che stereotipo: un macigno.

In tv le anziane sono o tate o nonne…

Che propongono a nuore incapaci candeggine miracolose . Mentre i nonni, quando ci sono, giocano con i nipotino al Nintendo o come il poeta Tonino Guerra negli spot di Unieuro propongono ottimismo, saggezza, buona vita, disponibilità. Le donne non sono affidabili neanche come nonne! Ma se non ci fossero crollerebbe il sistema Italia che si appoggia, e non poco, sul volontariato femminile. Dati alla mano: in Francia il 40% dei bambini trova posto in asili nido, in Italia il 6%.

Ma e i “nuovi vecchi”, quelli della vacanza per la terza età, che comprano le automobili..,

I best agers che hanno tutta la vita davanti e vogliono viverla bene. Anche lì c’è il trucco. Se si tratta di una donna la sottolineature dell’età è costante: bella nonostante gli anni! Il tutto condito con una fastidiosa retorica sulla menopausa. Menopausa? Non è successo niente. Non è vero! E’ un passaggio che si rischia di pagare caro se si parte da questo inganno.

E’ opinione corrente che le donne anziane non capiscano niente di tecnologia …

Anche questo uno stereotipo. Secondo uno studio dell’European Interactive Advertesing Association sono otto milione le donne che navigano (il 36%), con una crescita annua del 7%. Negli Usa, a febbraio, su 45 milioni di utenti di Facebook attivi in 20 giorni, le donne erano il 56,3% con un aumento annuo del 54% . E, sorpresa, la crescita demografica più intensa è delle over 55.

Questo affollarsi su Internet non potrebbe essere invece sintomo di solitudine?

All’inizio può essere che si siano accostate a Internet per solitudine, per disperazione, per noia ma la rete può far crescere. E’ così che si sono creati siti dove donne mature discutono, commentano, analizzino, agiscono. Vedi le pubblicità sessiste che sono state rimosse grazie alle navigatrici.

Nell’ultimo capitolo “ we are no gossiping we are networking”, affronta un tema curioso…

…le twilight mons, donne grandine in rete a parlare di Twilight perché hanno perso la testa per il vampiro. Può sembrare frivolo, ma anche questo è un modo di creare comunità.

l libro è dedicato, con allegria, a sua mamma…

Ha 87 anni e si chiama Maria. Una donna estremamente allegra nonostante gli acciacchi che gioca alla play station, a carte, legge gialli e vive da sola.

9 pensieri su “"NON E' UN PAESE" SU DONNA MODERNA

  1. Sarebbe consolatorio definire “romanzo” questo nuovo libro di Loredana Lipperini. In ossequio a maestro Cervantes, infatti, ci si distenderebbe la coscienza nel ritenere il contenuto un trionfo della fantasia. Loredana invece (e non è la prima volta che rivela questo “brutto vizio”), scrive avendo come presupposto cifre inoppugnabili. E sono numeri dalla natura ben diversa da quelli del voto elettorale. Lì un’analisi politica, geografica, sociale o consolatoria è sempre possibile.
    Le statistiche dalle quali parte Loredana no. Quindi, ciò che lei scrive, è una realtà che puoi accettare oppure rifiutare mandando il cervello a sciacquarsi sull’isola dei famosi.
    A me piace il romanzo classico, ma se un autore si addentra in una sorta di genere “sociale” che piazza la lente di ingrandimento sulla realtà contemporanea, allora (sempre secondo me) non esiste altro che il “metodo Lipperini”. In questo ultimo libro, tra l’altro, si va oltre l’analisi del presente, ma si prefigura un inquietante futuro dove tanti vecchi vagoleranno senza pace come i non-morti di Romero. Che sia, allora, un romanzo distopico? 🙂

  2. Sto mettendo da parte tutti gli articoli su ‘Non è un pase per vecchie’, perchè preferisco leggere un libro con la mente assolutamente sgombra da tutti i commenti.
    Inizierò a leggerlo nei prossimi giorni, intanto però grazie per averlo scritto.
    Bello il commento di Enrico Gregori, se non lo avessi già, il libro, andrei a comprarlo di corsa 🙂

  3. nonostante sia ancora giovane per pensare alla vecchiaia, comprero’ sicuramente questo libro.
    Ho una splendida nonna 87enne che si è presa cura di me per tutta la mia vita, sarebbe ora di distruggere gli stereotipi dei maghi del marketing che ci stanno portando via salute, ambiente e dignità.

  4. a proposito di vecchie e di velone…
    CAMBIO CANALE E CHE VEDO? VELONE!
    Una vecchietta con le tette rifatte, vestita come Cicciolina, si fa chiamare Fatina dell’Amore e se la struscia in un fittone di gucciniana memoria saltellando zampettante.
    Commento.
    La dignità delle persone anziane, per quei selvaggi dei nativi americani, era sacra. Essere anziano per loro era segno di saggezza e dava l’onore di una posizione privilegiata nella società. Nel mondo sviluppato tale dignità è calpestata come una merda di cane e i sensi di colpa collettivi che ne derivano vengono soffocati malamente dalla fondazione di associazioni contro l’Alzheimer.
    Forse l’alzheimer e la demenza senile si stanno diffondendo così tanto proprio perché rappresentano l’unica via di salvezza da un mondo che rifiuta la vecchiaia e non riconosce i valori ad essa associati. L’identità dell’anziano e le sue caratteristiche non vengono ritenute idonee agli pseudo-valori della società del benessere e avviene un transfert sul quale il gruppo struttura la propria unificazione e si scarica delle contraddizioni rigettando l’anziano-capro espiatorio . Il degrado cognitivo dell’anziano è una fuga; come dire: se il mondo non mi riconosce, io non riconosco il mondo.

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