NUOTARE CONTRO CORRENTE

Chiara Volpato è docente di Psicologia sociale all’Università di Milano-Bicocca. Ha scritto in precedenza il bellissimo “Deumanizzazione. Come si legittima la violenza”. Ora, sempre per Laterza, è in uscita “Psicologia del maschilismo”, che vi consiglio caldamente e da cui traggo questo brano.
“Di fronte al cambiamento femminile, gli uomini paiono aver attuato una sorta di resistenza passiva, nella speranza, forse, di mantenere le posizioni acquisite facendo concessioni parziali e limitate. Lo rivelano le ricerche sulla concezione del sé che mostrano cambiamenti tra le donne, non tra gli uomini. Lo confermano le ricerche sul contenuto degli stereotipi che fanno trapelare mutamenti nello stereotipo femminile, non in quello maschile. Lo ribadiscono le analisi di libri e programmi per adolescenti e giovani, che indicano anch’esse una trasformazione nelle immagini femminili, non in quelle maschili.
Una conferma viene da un lavoro di Patrizia Romito e Caterina Grego (2013) che hanno chiesto a un gruppo di femministe canadesi, francesi e italiane e ai loro figli maschi di raccontare quella che hanno definito “un’esperienza di nuoto contro corrente”, vale a dire la difficile impresa di crescere un figlio maschio, rendendolo consapevole di appartenere alla casta dei dominanti, fornendogli gli strumenti per leggere e rifiutare il maschilismo, motivandolo a essere un uomo diverso, senza ferirlo, senza isolarlo dal mondo degli uomini, senza farne un outsider. (…)
Le interviste mettono in luce delle differenze che fanno riflettere tra i tre paesi: in Québec colpisce la legittimità sociale acquisita dal femminismo, considerato un movimento capace di promuovere cambiamenti positivi e di veicolare valori importanti per la vita di tutti; in Francia emergono determinazione, coerenza, consapevolezza nelle madri e accettazione degli inusuali percorsi di vita nei figli; in Italia dominano da entrambe le parti esitazioni, dubbi, amarezze.
(…) In Québec, in particolare, si respira un clima di libertà e rispetto per le istanze delle donne assolutamente sconosciuto in Italia, dove il termine femminista provoca imbarazzo e prese di distanza e parlare di uomini femministi o pro-femministi suscita il sorriso. E’ chiaro che, nel clima di sessismo benevolo che connota nel nostro paese gli ambiti della famiglia e dell’educazione, l’impresa di crescere dei figli maschi con idee e comportamenti inconsueti è improba e soliaria. L’educazione femminista è una battaglia culturale condotta da una minoranza di donne e uomini contro i comportamenti maggioritari, rafforzati dall’ambiente e diffusi dai media.
Oggi, comunque, il sessismo è un’ideologia nostalgica che guarda indietro. Può avere successo, come tutti i movimenti di restaurazione e controriforma, soprattutto in un paese come il nostro, abituato a sperimentare rivoluzioni conservatrici. In generale, però, il dominio maschile non si impone più con l’evidenza di ciò che è ovvio. Il maschilismo ha cessato di essere funzionale, se mai lo è stato, perché non è più in grado di dare risposte soddisfacenti a una società che cambia. Ne è esempio la crisi attuale, nella quale si intravede lo slancio di una mascolinità senza freni fondata sull’amore del rischio e dell’avventura, sull’avidità, sulla voglia sfrenata di potere, sull’esibizione di una supposta competenza finanziaria, sul desiderio di umiliare gli altri e sbandierare il proprio status”.

30 pensieri su “NUOTARE CONTRO CORRENTE

  1. Bisognerebbe spiegare a Chiara Volpato che alla base del sessimo sta il binarismo sessuale, e purtroppo il binarismo costituisce l’ovvio del suo dicorso (perlomeno quello riportato qui). Rispetto a ‘Questione di genere’ della Butler è oltre vent’anni indietro.
    Discutibile anche la terminologia fatta di ‘label’ e le scelte lessicali.
    Se questo è il cambiamento… 😀

  2. ” l’impresa di crescere dei figli maschi con idee e comportamenti inconsueti è improba e solitaria”
    Io trovo questa impresa molto gratificante e piena di sorprese!
    (Ma aiuta molto il fatto che il marito sia francese)

  3. @ andrea barbieri
    ciao, potresti spiegare meglio il concetto che alla base del sessismo sta il binarismo sessuale? Il libro della Butler che citi è necessario come lettura per capire il tuo discorso?

  4. L’impresa è divertente, e porta a continui confronti, perchè alla fine si interconnette con altre questioni ideologiche non collegate esclusivamente al genere.
    il mio problema di mamma femminista di maschio, che parte da un femminismo critico per altro, è nel tutelare alcune caratteristiche che sono proprie della sua interpretazione del genere: mio figlio è un estroverso e piuttosto assertivo, non so come sia – è molto piccolo la vita è davanti – l’equilibrio tra sicurezza e insicurezza, dove penderà. Come madre voglio che sia sicuro di se, e in grado di saper reagire per esempio alle offese in un modo che sia percepito da se stesso e dagli altri come maschile, e allo stesso tempo non maschile e non vetero machista.
    Allora succede questo: la maestra mi racconta che un bambino a scuola lo aggredisce fisicamente e che suggerisce a mio figlio di rispondergli per le rime, e menarlo ancora più forte così impara.
    In testa penso che: se era femmina non glielo avrebbe detto mai, che questo tipo di risposta celebra un tipo di maschile arcaico e machista, e che lei non ha voglia di assolvere il suo ruolo. (parliamo di scuola materna)
    Ugualmente non voglio che mio figlio si percepisca come sabotato alla reazione e remissivo. E quindi spiego a mio figlio che si deve incazzare sonoramente manifestando disprezzo – non paura, disprezzo per la violenza – e alla maestra che de fascio ci ho già er sindaco, magari in famiglia no grazie facesse il lavoro suo.Ma non so se ho fatto bene. Vi dirò fra qualche tempo. Perchè penso che bisogna stare in una specie di atteggiamento dialettico con le vecchie strutture di genere, e che con i bambini riconoscere la differenza è davvero sempre importante.

  5. ma una madre femminista, quando il figlio maschio raggiunge la pubertà ed inizia a provare la tipica frenesia erotica di quegli anni arrivando a masturbarsi 3-4 volte al giorno, cosa fa? gli dice “figliolo, non ti masturbare troppo perché è il patriarcato che ti induce a farlo”?
    e se il figlio fa uso di pornografia la madre femminista lo redarguisce dicendogli “figliolo, guarda che il porno è sbagliato in quanto sfruttamento del corpo femminile”?

  6. Alex, lei di femminismo non sa un emerito tubo, mi perdoni. Il femminismo non è nè contro il sesso nè contro il porno. Studi, prima di dire fesserie, la prossima volta. 😀

  7. @ Shane Drinion
    Parto dalla seconda domanda con un esempio. Tantissime persone in Italia hanno letto “Middlesex” di Eugenides trovandola una bellissima storia, ma senza ritenere che l’ordine binario m-f sia una finzione o comunque senza trarne alcuna conseguenza. Invece parlare con i genitori di una piccola Calliope (è la protagonista intersex del romanzo) rende tutto chiaro in ogni implicazione. Secondo me queste cose si devono imparare dall’esperienza, non dallo studio. E’ una questione che riguarda la dignità, quindi va riconosciuta nella persona.
    Questo non toglie che un libro sia utile per disporre di concetti e argomentare, e forse anche capire qualcosa della dignità nelle scritture più felici.
    A ogni modo se ti interessa “Questione di genere. Il femminismo e la sovversione dell’identità” è la nuova traduzione di “Gender trouble. Feminism and the subversion of Identity” (1990), già pubblicato da Sansoni nel 2004.
    Dalla prefazione:
    “Cercavo di controbattere a quei punti di vista che facevano dei limiti e della proprietà del genere un presupposto e ne restringevano il significato a nozioni consolidate di mascolinità e femminilità.”
    .
    “la rottura del binarismo di genere è davvero così mostruosa, così spaventosa da essere ritenuta impossibile per definizione ed essere euristicamente esclusa da qualsiasi tentativo di pensare il genere?”
    .
    “Mi stava a cuore di non prescrivere un nuovo modo di vita di genere che diventasse poi un modello per i lettori e le lettrici. Anzi lo scopo del testo era proprio quello di aprire il campo delle possibilità di genere senza prescrivere quali possibilità dovessero essere realizzate. Ci si potrebbe chiedere a cosa serva alla fin fine ‘aprire delle possibilità’, ma è improbabile che una simile domanda venga da chi sa cosa significhi vivere nella condizione di ciò che è socialmente ‘impossibile’, illeggibile, irrealizzabile, irreale e illegittimo.”
    .
    Chiaramente il sessismo, l’eterosessismo, il fallogocentrismo, la violenza di genere si nutrono delle idee opposte: generi intesi binariamente come due scatole, differenti proprietà intese come ovvie, conseguenti ruoli sociali. Quello di cui c’è bisogno è considerare correttamente il genere come continuum tra due polarità ideali ritenendo ogni posizione intermedia possibile, leggibile, realizzabile, reale, legittima. E trarne concretamente le conseguenze.

  8. “crescere un figlio maschio, rendendolo consapevole di appartenere alla casta dei dominanti, fornendogli gli strumenti per leggere e rifiutare il maschilismo, motivandolo a essere un uomo diverso, senza ferirlo, senza isolarlo dal mondo degli uomini, senza farne un outsider”.
    A me sembra evidente che un bambino non fa parte di nessuna “casta dei dominanti”. E non vedo come possa essere convinto del contrario senza essere “ferito”.

  9. tra l’altro quando il ragazzo comincerà ad avvicinarsi alle coetanee ricevendo rifiuti e capendo di essere svantaggiato nel mating ritual in quanto maschio, la madre femminista gli dirà le cose come stanno (=noi donne siamo ipergamiche e molto piu selettive nella scelta del partner)?
    e se il figlio passa parecchio tempo in astinenza e decide di andare con una prostituta/escort, la madre femminista cosa penserà?
    in caso sia una femminista sex positive gli dirà: “ok figliolo, basta che sia una sex worker indipendente e non sfruttata”.
    in caso sia una femminista “sex negative” gli dirà: “no figliolo, piuttosto fatti una montagna di pippe, ma non approfittare della compravendita del corpo femminile”.

  10. Alex, non la prendo più in giro e mi scuso di averlo fatto. La compiango, però. Perché se questa è l’idea che si è fatto del femminismo e delle donne, credo che ci sia una gran tristezza nel suo sentire. Davvero.

  11. @Fulvio
    Proprio l’altro ieri parlottando con mio figlio (otto anni) di musica classica ho citato l’esempio di “Nannerl” Mozart, la sorella del noto compositore austriaco, valida pianista e bambina prodigio al pari del fratello. Come tante altre donne dell’epoca Nannerl non riuscì ad esprimere appieno il suo talento e delle sue composizioni non ci è giunto nulla.
    Insomma detto questo è apparso un piccolo sorriso tenero-ogni scarrafone…- ma malefico, di chi sa già di appartenere alla casta dominante! (Con tanto di risatina sarcastisca)
    Zauberei nel suo precedente commento ha -managgia- rinfocolato tanti miei dubbi!

  12. @M.
    Senza la pretesa di dire alcunché sul suo rapporto con suo figlio, dell’episodio che lei ha raccontato penso alcune cose.
    Prima c’è il suo messaggio, poi la consapevolezza di suo figlio (il che non significa certo che tutta la consapevolezza di suo figlio venga da lei, vive in un contesto sociale più ampio, che gli trasmette i suoi messaggi). Suo figlio comunque non è un dominatore, visto che non esercita alcun potere, ma uno che, per lo spazio di un sorriso e di una risata, ha detto di preferire essere un dominatore piuttosto che un dominato. E’ piuttosto umano.
    Magari se si dispiacesse di non poter sentire la musica di nannerl, troverebbe più sensato preferire un mondo senza dominatori e dominati. Però ora ci può arrivare dai suoi bisogni individuali, non dal pentimento per una “colpa” di genere o da astrazioni politiche lontane dalla sua vita.

  13. @M
    Inoltre, penso che a suo figlio converrebbe non fare alcun affidamento sul dominio maschile, ma predisporsi a competere ad armi pari e lealmente con maschi e femmine. Il fatto per esempio che oggi mediamente i maschi abbiano più difficolta scolastiche delle femmine, quale ne sia la causa, difficilmente non avrà ripercussioni sulla società futura.

  14. @ Alex
    Penso che in realtà contino solo le differenze individuali. Io ho avuto un’adolescenza e una giovinezza desolanti da un punto di vista sentimentale e sessuale, ma l’adolescenza e in parte la giovinezza sono periodi di grandi conformismi, nei quali è difficile essere e incontrare delle persone. Non bisogna fermarcisi.

  15. Fulvio: la domanda sessuale maschile è molto piu alta dell’offerta femminile a qualsiasi età; stando dalla parte della domanda è logico che gli uomini siano svantaggiati. anche se le donne di solito se ne fanno poco di questo vantaggio, dal momento che non sono molto interessate al sesso occasionale visto che a causa della loro naturale selettività hanno difficoltà a trovare qualcuno di appetibile.
    io mi chiedo se una madre femminista mette al corrente il proprio figlio maschio di questa realtà o gli racconta una versione modificata dal filtro ideologico femminista che tende a negare o a minimizzare queste cose.

  16. @Alex
    Nella mia esperienza, da ragazzo, in piena “tempesta ormonale” non ero interessato al sesso occasionale. Avevo degli amori esclusivi, sempre insoddisfatti, che sfociavano nell’ossessione. L’interesse per il sesso occasionale è stata una fase successiva, transitoria e secondo me reattiva. Quindi l’idea che ci sia una base (se capisco bene) biologica che colloca gli uomini dalla parte della domanda e le donne da quella dell’offerta mi lascia scettico. Ci sono delle basi scientifiche ?
    Il problema con le madri femministe, o almeno con alcune di esse, e qui mi baso sul testo del post e, ancora, sull’esperienza personale, a me sembra racchiuso nella contraddizione che si genera se una madre dice a un bambino sul quale di fatto è lei a esercitare un potere che lui è “per natura” un ingiusto dominatore.

  17. Precisazione al commento precedente: per “natura” o per condizionamento della società o quant’altro, ma comunque sulla base di una sua caratteristica corporea

  18. >>l’idea che ci sia una base (se capisco bene) biologica che colloca gli uomini dalla parte della domanda e le donne da quella dell’offerta mi lascia scettico. Ci sono delle basi scientifiche ?
    si, ci sono ricerche che correlano il tasso di testosterone alla libido e praticamente tutte le specie animali presentano la stessa diversificazione di comportamento sessuale tra maschi e femmine.
    ma del resto il fatto che la prostituzione sia quasi esclusivamente a fruizione maschile è una prova già macroscopica di tutto ciò.

  19. Come possa la prostituzione, fatto culturale (ci sono di mezzo i soldi, che gli animali non hanno), essere una “prova macroscopica” di un meccanismo biologico, questo non riuscirò proprio mai a capirlo.

  20. Alex la domanda di sesso maschile è certamente naturale, ma non è soltanto naturale, è anche prodotta da una cultura. Ovvero: muovendosi in una prospettiva strettamente deterministica non si capisce nulla.

  21. può essere che ci sia anche un elemento culturale, ma anche togliendo questo, le differenze qualitative e quantitative nel desiderio erotico tra maschi e femmine rimarrebbero.

  22. Alex, se vuoi fare un discorso sul ‘naturale’, devi essere in grado di distinguelo dal ‘culturale’. Non è una ‘sottrazione’ di dati, perché i dati che ti ritrovi sono già un miscuglio di cultura e natura. Si tratta invece di costruire una teoria dinamica in grado di restituirci l’interazione. Ho il sospetto che né tu né nessun altro che parla di ‘naturale’ siate in grado di fare ciò.

  23. nel caso degli animali non esiste cultura che influenza i loro istinti che confermano esattamente le differenze che vediamo nella specie umana, cioè maschi poligamici e femmine ipergamiche.

  24. Alex, lo dici tu che tutti gli animali maschi sono poligamici e tutti gli animali femmine sono ipergamici. La realtà invece è varia, ciò che dici in alcuni casi è vero e in alcuni casi è falso.
    Che poi tra gli animali non possa esistere una cultura è una sciocchezza specista, alcune specie animali fanno scoperte e le insegnano.

  25. sulla pagina di wikipedia italiana si riporta che il 3% delle specie di mammalia sono monogamiche, ma non dice niente a proposito di specie con femmine non iper gamiche. non escludo che ci siano, ma non è il caso della specie homo sapiens.

  26. Alex mi vengono in mente i licaoni e gli uccelli, uno su tutti il cigno selvatico che spesso “sceglie” di rimanere single alla morte del compagno/a.
    Poche eccezioni invece per i grandi mammiferi, sempre poligami. ( I miei ricordi scolastici si fermano qua).

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