OGGI E' IL 9 MARZO

Chiacchierando, in questi giorni, con tante belle persone, donne e uomini, vecchie e ragazzi, saltava fuori sempre lo stesso discorso, giustamente.
“Allora che si fa, eh?”, come avrebbe detto il vero e originale VUN (Vostro Umile Narratore).
Per me, la risposta è immutata: ci si sporca le mani, si rovista, si riflette. Ma non per agitare, subito dopo, le medesime manine in aria, gridando al disfacimento dei tempi e dell’etica e alla fine del senso dell’utopia nella storia.
Piuttosto, cercando di capire cosa sia accaduto e perchè e cosa si può fare, come si può argomentare, eventualmente quali alternative proporre.
E rilanciandosi l’un l’altro le proprie scoperte, anche. Io, per esempio, arrivo ultima, e sempre grazie alla mai abbastanza mitica Enza, nello scoprire questa canzone e questo video. Ben tre anni dopo: altri hanno già commentato in abbondanza.
E’ ironica? E’ ironica, ma sì. E’ neotrash? E’ neotrash, evviva.
Però, per l’ennesima volta, toccherebbe fare una riflessione sul fatto che quando le fanciulle dicono  “ci piace macho”, “bastardo perfetto”, “sfacciato e poco corretto” non mentono.
Ps. Non è faccenda che riguarda solo determinate (classi? tipologie?) sociali. Chi ha letto Il contagio di Walter Siti, per esempio, lo sa benissimo.

24 pensieri su “OGGI E' IL 9 MARZO

  1. Duro dal cuore d’oro, invece che d’oro dal cuore duro. Ma non duro dal cuore duro: quello è il cattivo-stronzo-crudele.
    – – –
    Il ritornello è sempre stato così. Bogart, Brando, Harrison Ford, Russel Crowe, o tuttalpiù Johnny Depp.
    Da quel poco che avevo intuito dell’altra metà del cielo il “machismo” era apprezzato nella sua dimensione di facciata (look, fisico, modo di parlare, ribellione contro il sistema, etc…). Insomma il classico “bello e dannato”.
    Questa certo non è una novità.
    Probabilmente è cambiato il concetto di “macho”. Che ha maggiore attenzione del corpo, della scelta dei vestiti e fa degli addominali uno status symbol.
    Mi rifiuto di accettare però che alle ragazze, come modello, possa piacere qualcuno che come atto di “ribellione” (sempre tra virgolette) invece di mandar a quel paese il preside o i genitori, pesta a sangue un immigrato.

  2. Ciao Lippa,
    d’accordo sul “bastardo perfetto”. Nel 2006 come oggi e come sempre, ohinoi.
    Ma che ne dici/dite di presunte “novità” come Arisa, la vincitrice di Sanremo Nuove proposte, che canta testi a cui probabilmente pure la mia bisnonna si sarebbe ribellata? Trovo che l’atmosfera nostalgica e mielosa di canzoni modello-Arisa sia tanto infida (per stereotipia retrò) quanto quella sado-maso-machista.
    Leggi/leggete ad esempio questo testo, tratto dall’album “Sincerità” di Arisa. Ci sono schiere di ventenni – le osservo tutti i giorni per mestiere – che da giorni si segnalano/passano/linkano questo testo con commenti tipo: “Quanto è vero!”, “Quanto sono belle le cose semplici!”, “Anch’io, anch’io voglio questo: perché cercare la luna?”.
    In tempi di crisi, ecco gli orizzonti fantastici che si propongono alle donne come massima aspirazione di vita: un balconcino fiorito e un pranzo domenicale che duri fino alle tre. E le donne sono ben felici di desiderarli…
    “Io sono” – Arisa
    Le sette e già mi alzo, poi
    mi preparo il pranzo perchè
    non mangio a casa mai
    ed anche il mio ragazzo si
    sbatte come un pazzo mi
    dice stai tranquilla e vai
    perchè talvolta cedo e a
    volte non ci credo, mi sembra
    tutto una bugia
    ma credo in certi sogni che
    sono dei bisogni
    e riempiono la vita mia
    E quando si organizza
    la serata tra un bicchiere
    e una risata fatta in compagnia
    mi rendo conto che mi serve poco,
    che tutta questa vita
    è un grande gioco
    Io sono una donna
    che crede all’amore che
    vuole il suo uomo
    soltanto per sè voglio
    essere mamma perchè
    la mia mamma è la cosa
    più bella che c’è mi
    piace il natale, domenica
    al mare, poi alzarsi da
    tavola verso le tre
    perchè la famiglia a me
    mi meraviglia, mi piglia,
    vorrei farne una da me.
    La mia generazione se
    aspetta la pensione può
    darsi non arrivi mai
    col mutuo resti sotto
    allora c’è l’affitto per una
    vita pagherai
    ma non mi piango addosso
    e accetto il compromesso,
    mi godo quel che ho
    perchè la vita è un dono
    ed io credo nel buono di quel
    che ho fatto e che farò.
    E quindi amici non si può
    mollare, io continuerò a
    sognare una casa che
    che abbia un balconcino
    con le piante e un angolo
    cottura bello grande.
    Io sono una donna
    che crede all’amore che
    vuole il suo uomo
    soltanto per sè voglio
    essere mamma perchè
    la mia mamma è la cosa
    più bella che c’è mi
    piace il natale, domenica
    al mare, poi alzarsi da
    tavola verso le tre
    perchè la famiglia a me
    mi meraviglia, mi piglia,
    vorrei farne una da me.
    Per ascoltarla:
    http://www.youtube.com/watch?v=DjXjK5D23_c

  3. Orco Giovanna! Eh si che Arisa a me me piace:) Ma certo la mamma, il Natale, la famiglia ir mutuo….n’antro po’ schiatto:)
    sull’uomo macho.Credo che in questo genere di discorsi intervengano due livelli uno sociale et chiacchiericcio, e uno più intimo e personale. Quando ho osservato da dietro lo specchio terapie di gruppo con adolescenti, ho visto che spesso si partiva da questo livello sociochiacchiericcio in cui fioccavano gli stereotipi l’un contro l’altro armati, e poi si scendeva a livelli più personali in cui i modelli si concretizzavano e diversificavano. Il che poi credo che capiti anche nelle conversazioni tra amichette, come un tempo capitava a me con le mie coetanee. E già allora emergeva che se certi stereotipi erano trasversali socioculturalmente – trasversalissimi direi – lo erano molto di meno psicologicamente.
    Cioèa me questo preoccupa, anche riflettendo su Top Girl etc. che la l’industria culturale, e lacomunicazione di superficietendono a kistificare e a creare dispercezioni nell’identità ecco. Spesso poi con dellechiacchiere serie i giovani (sic i giovani!) se ne rendono conto. Ma qualche volta no.

  4. Giovanna – detto da chi piuttosto che fare quella vita si tirerebbe un colpo di Kalašnikov in fronte mentre ascolta gli Hüsker Dü… – che c’è di strano se una donna desidera un amore stabile, e alzarsi da tavola alle tre, e salire in macchina, incolonnarsi per il mare, guardare le vetrine eccetera…
    Non possiamo pensare che tutti condividano le nostre aspirazioni. Anche perché, sinceramente, un mondo di altri me mi spaventerebbe non poco… 🙂
    E poi cantare sincerità non significa cantare ‘con’ sincerità. Quelli che se la menano con la famiglia spesso sono gli ultimi a crederci, i primi a sfasciarla alla faccia di figli e compagne/i.

  5. @ giovanna: come dice andrea, non è tanto la canzone in sé, ma il fatto che questo tipo di ritornello sia ciò in cui le persone si riconoscono. A proposito, se non ricordo male mi sembra che sia il ragazzo a scriverle le canzoni e i testi. Il che forse spiega la prospettiva. Purtroppo.

  6. Lo strano (il delirio, in realtà…) di desiderare la famiglia stabile alzarsi da tavola alle tre l’angolo cottura bello grande sta nel fatto che dopo dieci/quindici anni di una vita così probabilmente ti ritrovi a farti un goccio alle nove del mattino appena hai parcheggiato i figli a scuola…E’ lo stereotipo contraltare dell’uomo macho. Poi vivi, e ti accorgi di quanto è falso lo stereotipo: e stai male da cani; sempre rigorosamente senza riconoscere che stai male e sempre rigorosamente da sola, perchè non è socialmente accettabile che nonostante le piante sul balcone tu (donna) ti senta una merda.
    poi, per carità, ogni scelta è legittima: ma magari mettere sotto al naso delle ragazze qualche modello diverso sarebbe opportuno.

  7. Mah, staro’ invecchiando senza speranza, ma quel testo non lo trovo cosi’ negativo.
    Voglio dire, dalle prime strofe si capisce che lavora anche lei fuori casa (si prepara il pranzo da portarsi dietro), e allora che c’e’ di male se una coppia, non potendo contare sul lavoro stabile, sulla casa, sulla pensione, si accontenta di tirare a campare, volersi bene e vedere questo affetto come un dono, e godersi le piccole cose della vita?
    L’equivalente, insomma, del vecchio “mille lire al mese”.
    Oh, premetto che io a vent’anni quando passavo davanti alle vetrine con gli abiti da sposa facevo gli scongiuri. Adesso non sono poi cosi’ scontenta, della famiglia. Purche’ il marito faccia la sua parte e la figlia pure 😉
    Poi, va be’, si puo’ discutere che sarebbe meglio lottare per cambiarla, la realta’, anziche’ accontentarsi e rassegnarsi… ma questo e’ un altro discorso.
    Se poi ho capito male tutto, se in realta’ ho letto frettolosamente e magari vuol proprio dire di una donna contenta del minimalismo domestico femminile (da nevrosi) allora e’ un altro discorso.

  8. io sono d’accordo con milena. non trovo niente nel testo di arisa che abbruttisca l’essere umano. poi: ci sono donne che hanno aspirazioni diverse? Bene. Altre che condividono il tema della canzone? Bene. Hanno 20 anni? Bene. Altre di 20 anni con una vita così si sparerebbero? Bene. Cioè qual è il problema? A chi nuoce questo pezzo? Alle donne in carriera? Basta solo una canzone?

  9. Fm guarda, io la penso in generale come Milena e in generale poco come Giovanna Cosenza. Cioè la capisco questa cosa che non tutte le donne ci hanno medesimi desideri, e percome sono io, i desideri dell’affetto e della relazione, mi paiono anche desideri fondamentali e da prendere sul serio assai. Dio ci scampi dalla loro scotomizzazione.
    Ma qui non si ragiona sui singoli desideri, ma sulla pervasività dei modelli culturali. Ora vorrei ricordare che Arisa parrà pure cascata dalla montagna delle bolle de sapone, ma in realtà è ragazzetta colta et ambiziosa: canta in maniera sofisticata e cita. Questa canzoncina è irta di stereotipi che pareno fuggiti da una commediuola italiana del tipo “poveri ma belli”, e non credo che Arisa non se ne sia accorta. Magari la canzone è anche carina – a me lei piace molto e le riconosco classe e talento – ma non è questo il punto. Il punto è che questa canzone è in sintonia con un momento storico, è parallela e canta all’unisono con le torte di mele del presidente del consiglio, e le signore a cui si rivolgeva in campagna elettorale. Ricordando che il loro luogo è quello descritto da Arisa, col balconcino, li fiorelletti, li pargoli e l’angolo cottura.

  10. non è il fatto che ci si possa accontentare di quello che passa la vita in mancanza di meglio. anche io vivo una vita così, lavoro fuori casa, pranzo arrangiato, mutuo da pagare e una bella, bella famiglia. quello che mi spaventa in questa canzone è il messaggio che passa: accontentiamoci, tanto di più non si può avere, non sprechiamo energie a lottare per qualcosa di diverso da questo. ho paura che questo ripiegarsi su se stessi sia la fine della speranza di qualcosa di diverso, di migliore forse.

  11. @ zauberei
    ma scusi un modello culturale è per sua natura pervasivo. Dice poi che la canzone è in sintonia con un momento storico. Può essere, non so. Bisogna anche vedere come legge lei l’attuale momento storico. C’è la crisi. è un dato di fatto. Sa qual è il pezzo della canzone che mi colpito di più?
    La mia generazione se
    aspetta la pensione può
    darsi non arrivi mai
    col mutuo resti sotto
    allora c’è l’affitto per una
    vita pagherai
    ma non mi piango addosso
    e accetto il compromesso,
    mi godo quel che ho
    perchè la vita è un dono
    ed io credo nel buono di quel
    che ho fatto e che farò.
    Ora io in quel “compromesso” non vedo una “resa”. A pagare un mutuo ci vogliono le palle. Perché non ti puoi permettere frivolezze ed orgogli quando hai un mutuo.
    @ frida
    Ha mai scritto una canzone? Beh non è che quando prendi la chitarra e ti metti lì a improvvisare e non so come ti nasce un’idea tra gli accordi, vuoi necessariamente far passare un messaggio. O fare proselitismo. Per lei Arisa o chi ha scritto il pezzo vuole convertire tutte le giovani donne al suo pensiero? Arisa è stata assoldata da un partito politico?

  12. La crisi è l’occasione, sospetto casuale.
    Il momento storico Fm – ma te prego siamo su un blog diamoci del tu:)) il lei con gli pseudonomi mi impressiona – io lo leggo con sommo scoramento. Non è solo la crisi, che però si preparava da lunghissima data, e sono trent’anni secchi che in Italia si recede e si arranca e sempre più si arranca, se non si stramazza. Ma c’è modo e modo di dire le stesse cose. E le prospettive che si scelgono, e in queste prospettive c’èil modo e modo di declinare il femminile e il maschile. Questa declinazione, è rispettabile etc, ma rientra in perfetta compagine con altre sue declinazioni identiche. Cioè la rappresentazione delle donne nei libri di scuola delle elementari, la rappresentazione delle donne in certi graziosi telefilm della prima serata – la rappresentazione delle donne nei discorsi dell’attuale presidente del consiglio, la rappresentazione delle donne quando vogliono fare carriera, ma che siccome invero si ritiene che la mejo cosa per loro è l’angolo cottura e il balconcino coi gerani, essa carrierca costa il triplo.
    A questo si fa caso.
    E ci si fa caso perchè no, i modelli culturali non sono pervasivi per loro natura: ma magari! E so decenni che qui c’è gente che si batte per offrire modelli culturali alternativi e si constata che CERTI sono pervasivi e certi altri no. La pervasività è l’esito di una serie di fattori, psichici e conomici e culturali e per conto mio politici. Ci si fa caso anche perchè si ritiene, che quando si scrive un testo un testo destinato alla divulgazione, e alla pubblicizzazione – sia esso canterino, sia esso poetichello, sia esso persino pubblicitario – nel momento in cui cioèsi scrive un testo destinato alla comunicazione, quello li smetterà di essere qualcosa che riguarda i miei cavoli personali, i sentimenti etc, quello li non sarà più la storiellina narrata a proposito di Pinco Pallo, quel testo acquisterà un sapore esemplare, paradigmatico, diventa sostanzialmente messaggio.
    Cosa di cui si è accorta la mia amica canterina, che non ha vinto Sanremo ma è arivata solo a Recanati, immagino ci arrivi anche Arisa ecco.

  13. Zauberei, non capisco esattamente in cosa tu prenda le distanze dalla riflessione che ho proposto. Siamo d’accordo, mi sa, anche se tu ripeti di essere assai poco d’accordo con me…
    🙂
    Un conto sono i desideri individuali, ovvio: che più diversi sono, meglio è. Una donna è liberissima di voler fare la mamma, anche se per questo sarebbe meglio che la società la sostenesse senza costringerla a rinunciare a lavoro e altre aspirazioni, magari, con servizi sociali eccetera, cosa che in Italia proprio non si dà.
    Un altro conto sono i modelli culturali, cotti e ricotti, per nulla diversificati, e resi dominanti anche dalla ripetizione ossessiva nei più svariati contesti. Sono questi modelli cotti, ricotti e da sempre dominanti che quella canzone propone, agganciandoli, come scusante, alla crisi economica (e non contano le reali e più o meno esplicite intenzioni di Arisa in persona!).
    Ed è la stessa solfa che si ripete da Sanremo anni ’50.

  14. (Giovanna qui siamo in sintonia cosmica:) ma in altra sede era chiaro che avevamo prospettive diverse e valutazioni diverse dei fenomeni in questione. Io spesso quando discuto con te ho la sensazione che per te il sociale conti di più rispetto a me, che per te il culturale abbia più potere. Ho anche la sensazione che per me, anche per via del fatto che ci occupiamo di cose diverse lo psichico pesi di più. Cosicche può capitare che i nostri rispettivi giudizi su una minigonna a giroculo possano essere diversi. Se ti dico che adesso io sto in fissa con Irigaray per esempio – te me stramazzi al suolo – confessa:))) Ecco a cosa alludevo – non proprio a questo post su cui invece siamo d’accorderrime:)

  15. Per me siete voi rimasti al Sanremo 50, scusate eh. Tra le mie coetanee in poche amano la vita da casalinga, nessuna la fa. Quasi nessuna ha l’ansia di metter su famiglia, sposarsi, fare figli. Studiano, lottano per trovare un lavoro e per soddisfare le proprie aspirazioni. Cioè: guardatevi attorno, non siamo invasi da teenager con il sogno di diventare mamme e cucinare per il marito lavoratore.
    Giovanna Cosenza lei dice che i modelli proposti da Arisa sono cotti, ricotti e da sempre dominanti”. Fa un ERRORE: non si accorge che proprio perché oggi il modello di Arisa è “strano”, “controcorrente”, ha successo. Per assurdo quando i modelli che lei dice tutt’ora vigenti erano realmente vigenti, funzionava musicalmente la figura del ribelle. Cioè negli anni sessanta si apprezzava mick jagger e patty pravo. Oggi che la trasgressione è abbastanza all’ordine del giorno si apprezza “chi è educato”, semplice. QUESTO E’ UN ASSURDO: che una cantante si proponga con modi educati, ringrazi ogni due per tre, non faccia polemiche, non mandi a quel paese nessuno, e la gente rimanga a bocca aperta. Stupita. C’è voglia di buoni sentimenti? Può darsi, non lo. Ma credo rientri in un gioco di contrapposizioni che esiste da sempre.

  16. D’accordo con FM, so bene che il rapporto fra regole e loro rottura procede a fasi alterne. E per differenza, appunto.
    Il discorso, però, è un po’ più lungo e non mi pare il caso di polemizzare sul perché tizio o caio hanno successo o meno in un certo momento storico/culturale. Il successo è sempre legato a molti fattori e dire di qualcosa o qualcuno che “ha successo perché”, indicando un solo fattore ed esaurendo il “perché” in un commento veloce, senza dati che siano a corredo e conforto, lascia un po’ il tempo che trova…
    🙂
    Zauberei, mettiamola così: qualunque dicorso che non sia multidimensionale e multifattoriale è inevitabilmente orbo.
    Solo il coté sociologico? Determinismo socio-culturale un po’ scemotto, sono d’accordo con te, e davvero mi fa orrore, anche se forse, in certe passate discussioni, hai avuto di me un’impressione diversa.
    Solo il coté psicologico? Si fa “come se” le persone vivessero isolate o nella ristretta prospettiva, al massimo, del loro sistema familiare e del piccolo gruppo sociale limitrofo. Orizzonte limitato anche questo, no?
    Più fattori prendi in considerazione, più interessante, articolato, fondato diviene qualunque discorso sui perché e per come.
    Ciao a tutte/i!
    🙂

  17. Secondo me da quando il precariato e la mancanza di prospettive sono diventati pane quotidiano per i giovani, una vita come quella descritta nella canzonetta può pure far gola.
    La differenza fondamentale con le generazioni immediatamente precedenti è che i giovani di allora avevano fiducia nelle magnifiche sorti e progressive: era pacifico che loro avrebbero fatto una vita migliore di quella dei genitori, il lavoro, una famiglia propria, la casa magari non c’erano ma si sapeva che sarebbero arrivati. Il realizzarsi di questo futuro “borghese” era dato talmente per scontato da sollevare ondate di contestazione e di rifiuto preventivo.
    Per i ragazzi di oggi quel che molti di noi chiamavano con disprezzo (perchè era a portata di mano) il “benessere borghese”, può darsi sia diventato qualcosa da sognare perchè difficilmente realizzabile.

  18. non dico che arisa o altri vogliano far passare messaggi più o meno discutibili, probabilmente no. però io non ci credo a questa vita difficile, ma edulcorata dall’amore che eleva e giustifica tutto, mutuo, lavoro ecc. ecc. quella è solo una canzonetta, mi chiedo quante donne ora stanno subendo mobbing sul lavoro, quante stanno subendo violenza tra le mura domestiche. e questo nelle società occidentali…se penso alle donne nel resto del pianeta.. una vita difficile, ma possibile come quella della canzone in fondo sarebbe un sogno. però credo che ci sia altro a cui aspirare. e non riguarda solo il migliorare la propria vita, ma anche la vita degli altri.

  19. “quella è solo una canzonetta”
    appunto. lo diceva prima di lei Bennato. di cosa stiamo parlando dunque? che pretendiamo dalle canzonette? Non è meglio pretendere da altri contesti?
    “credo che ci sia altro a cui aspirare”
    aspiri pure. è una cosa bellissima aspirare a qualcosa. come è altrettanto bellissimo sapersi accontentare di quello che si ha.

  20. ecco qual’è il punto: pretendere da altri contesti. la politica, per esempio. le leggi cambiano la società molto più di tanti altri fattori. penso al suffragio universale, alle leggi sul divorzio e sull’aborto.

  21. FM questo è un sito che si occupa di industria culturale. Giovanna Cosenza si occupa di industria culturale, cioè la pagano proprio – anche se non solo – per analizzare i prodotti della cultura di massa. In questo sito e in questo post si ragiona su come elementi della cultura di massa, al di la delle aspirazioni individuali, incidano sui modi di pensare collettivi, e sul fatto che li rispecchino. E’ pratica consolidata da molti anni e ha una sua indubbia utilità – quindi è il tuo stupore a essere fuori luogo.
    Abbiamo capito che per te è cosa assolutamente condivisibile limitarsi ad aspirare all’angolo cottura. Sotto il profilo psicologico e individuale hai anche ragione – ci mancherebbe. sotto il profilo politico io ho un problema, il problema di capire perchè diavolo nel mio ufficio le mie cape che sono femmine, mi dicono che non mi possono congelare il contratto per via della maternità. contratto a termine. Come mai le mie cape donne non pensano manco un momento al fatto che io donna avrei diritto a un trattamento che mi permetta di lavorare? Come mai permettono che io sostanzialmente rischi e probabilmente a settembre perda il posto?
    Pensi davvero che non ci sia relazione tra la canzoncina di Arisa, che è originale per qualità e capacità espressive, ma cara ndo lo vedi er controcorrente? qui canta come se fosse la fidanzata di Claudo Baglioni o de Marco Masini, o la sorella de Fiordaliso o la cugina di Marcella bella, e l’elenco di aspirazioni casarecce è infinito per la donna italiana. Il trend è dominante. Su questo si ragiona. A chi piace e a chi no. A te piace? Eh devi stare bella comoda allora.

  22. FM questo è un sito che si occupa di industria culturale. Giovanna Cosenza si occupa di industria culturale, cioè la pagano proprio – anche se non solo – per analizzare i prodotti della cultura di massa.
    E QUINDI? IO FACCIO PARTE DELL’INDUSTRIA CULTURALE, POSSO DIRE LA MIA?
    In questo sito e in questo post si ragiona su come elementi della cultura di massa, al di la delle aspirazioni individuali, incidano sui modi di pensare collettivi, e sul fatto che li rispecchino. E’ pratica consolidata da molti anni e ha una sua indubbia utilità – quindi è il tuo stupore a essere fuori luogo.
    QUANDO MI SAREI STUPITO DI QUESTO? NEL MOMENTO IN CUI PARTECIPO A UN DIBATTITO CONSIDERO INTERESSANTE LA PROPOSTA DI CHI IL DIBATTITO LO OSPITA, IN QUESTO CASO LIPPERATURA. ALTRIMENTI IGNORO TOTALMENTE LA COSA.
    Abbiamo capito che per te è cosa assolutamente condivisibile limitarsi ad aspirare all’angolo cottura.
    HO DETTO QUESTO? NON MI PARE. HO SOLO DETTO CHE ANCHE ASPIRARE ALL’ANGOLO COTTURA E’ UNA SCELTA E NON E’ PER NULLA DEPLOREVOLE. IL MONDO E’ VARIO.
    Sotto il profilo psicologico e individuale hai anche ragione – ci mancherebbe. sotto il profilo politico io ho un problema, il problema di capire perchè diavolo nel mio ufficio le mie cape che sono femmine, mi dicono che non mi possono congelare il contratto per via della maternità. contratto a termine. Come mai le mie cape donne non pensano manco un momento al fatto che io donna avrei diritto a un trattamento che mi permetta di lavorare? Come mai permettono che io sostanzialmente rischi e probabilmente a settembre perda il posto?
    QUESTI SONO PROBLEMI SERI. NESSUNO LI METTE IN DUBBIO.
    Pensi davvero che non ci sia relazione tra la canzoncina di Arisa, che è originale per qualità e capacità espressive, ma cara ndo lo vedi er controcorrente?
    PERO’ LEI MI DEVE DIRE QUALI VERSI DI QUEL PEZZO SONO POLITICAMENTE PERICOLOSI.
    qui canta come se fosse la fidanzata di Claudo Baglioni o de Marco Masini, o la sorella de Fiordaliso o la cugina di Marcella bella, e l’elenco di aspirazioni casarecce è infinito per la donna italiana. Il trend è dominante. Su questo si ragiona. A chi piace e a chi no. A te piace? Eh devi stare bella comoda allora.
    AL MASSIMO COMODO. CMQ NON CITIAMO CANTANTI A CASACCIO PER CORTESIA, CHE HANNO UNA PRODUZIONE MOLTO ARTICOLATA, SOPRATUTTO BAGLIONI. A MENO CHE PER LEI BAGLIONI E’ SOLO QUELLO DI QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE E BASTA (MAI ASCOLTATO “OLTRE”?).

  23. Scusate, volevo intervenire ancora una volta (in ritardo), per precisare meglio quello che ho scritto.
    Non seguo la musica italiana, non conosco Arisa ne’ altri, ho dato il mio commento a caldo solo sulla base del testo della canzone.
    Mi sembrano interessanti i concetti espressi nei commenti successivi e le varie ipotesi. Si puo’ pensare che si sia rovesciato il punto di vista rispetto agli anni della contestazione, e che adesso la vera ribellione, il vero anticonformismo sia sognare una vita “borghese” che per i nostri padri era la norma, persino soffocante, ma ora non piu’.
    Oppure, che questo tipo di vita di routine sia desiderabile proprio perche’, nella difficolta’ per i giovani di trovare punti di riferimento stabili e sicuri, e’ sempre piu’ ardua da ottenere.
    Viceversa, potrebbe essere vero che questa filosofia spicciola sia un’impostazione costruita a tavolino per ammiccare a una vita rinunciataria e spegnere i possibili fuochi di ribellione nei giovani, e soprattutto convincere le donne a tornare al focolare.
    Non a caso ho citato la canzone mille lire al mese. Le analogie fra i periodi storici sono rilevanti.
    Per il resto, sono d’accordo con Frida e l’avevo accennato nel mio commento precedente: se il messaggio che passa comunque e’ che bisogna accontentarsi e non lottare per cambiare la propria vita e quella degli altri, insomma, intimismo totale e nessun impegno politico, lavorativo e civile, allora no, non va.
    Si tratta di vedere se l’atteggiamento e’ reazione, scelta di vita, rifugio per non dar fuori di matto e trovare consolazioni, resa definitiva, o tregua momentanea in attesa di tempi migliori.

  24. Proviamo a leggere anche le prime righe del testo:
    “mi preparo il pranzo perchè non mangio a casa mai”
    Lascia intendere che è tutt’altro che una casalinga…
    e che non ha aspirazione ad esserlo.
    Un ritornello come quello di questa canzone è ben diverso dallo stesso ritornello
    1. isolato, e
    2. cantato da una donna degli anni ’60.
    Pertanto lo interpreterei più positivamente, come:
    ora il lavoro l’ho ottenuto, per quanto precario sia;
    una vita sociale al di fuori ce l’ho;
    quali sono ora le cose importanti?
    I rapporti profondi, radicati. Come quello di una famiglia che ora sta diventando sempre più rara.
    Come quello della famiglia che da due anni abbiamo iniziato mia moglie e io.
    Entrambi con lavoro fisso.
    Lei responsabile amministrativa in una grande azienda, io ricercatore in matematica.
    Entrambi con un’intensa vita extra-lavoro.
    Lei allenatrice di pattinaggio su ghiaccio e praticante attiva di danza contemporanea, io atleta a livello nazionale di lunghissime distanze di corsa (6 ore, 100 km).
    Entrambi pianisti, allievi di canto e membri di un coro.
    Con un casino di amici che facciamo fatica a piazzarli nelle sere che ci rimangono libere.
    Ah, dimenticavo: non siamo ancora (ma scommetto che qualcuno di voi dirà “quasi”!) dell’altra generazione: lei ha 32 anni e io 38.
    Bene, ci fa veramente piacere sentirci “famiglia”, le domeniche pomeriggio quando ci facciamo un giro in campagna (grazie a Dio non viviamo in metropoli, ma in un piccolo centro da 2mila ab.), quando non abbiamo bisogno di guardare l’orologio, quando ci si trova a fare l’Amore senza averlo programmato.
    Una vera vita attiva fa apprezzare ciò a cui Arisa (o il suo testo) aspira.
    E le cose non si escludono! Ecco la differenza tra gli anni ’60 e ora.
    Chi si sta realmente realizzando non ha bisogno di dimostrarlo a nessuno: né a sè stesso né agli altri.
    E la sua vita (o la loro, che è meglio ancora, ve lo assicuro!) sarà sempre in crescendo.
    “Come fate a saperlo? Sono solo 2 anni”, mi direte.
    Abbiamo l’esperienza trasmessa dalle due coppie dei nostri genitori, che è 40 anni a testa, e sono a tutt’oggi lontani dall’inerzia e dall’appiattimento.
    Le motivazioni si trovano sempre, se si vuole e se si ammette che è anche “impegno”, non solo “cosa mi gira sul momento”!
    Buona Vita, ma veramente!

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