ON ON WRITING

La notizia circolava sui social da qualche giorno, dunque ne parlo anch’io, seguendo l’esempio del socio Giovanni Arduino.
Il 17 novembre torna in libreria On writing di Stephen King, presso Frassinelli. Giovanni lo ha tradotto (alla grandissima), io ho firmato l’introduzione. Ed è stato un onore cui, giuro, mai avrei pensato di aspirare. Che io consideri King il più grande scrittore vivente è cosa nota. Che cerchi di fare il possibile per far capire il concetto precedente ad alcune teste dure della nostrana letteratura è altrettanto noto, quanto in effetti superfluo. Che On writing sia, per me, l’unico testo di riferimento possibile per chi desidera scrivere è stato già detto. Che mi sia arrivata (grazie, grazie, grazie) questa proposta da Giovanni Francesio, direttore editoriale di Frassinelli, è cosa che mi ha lasciata senza fiato per una mattina intera.
Dunque, questo è quanto. Giudicheranno i Fedeli Lettori di King sulla bontà del mio piccolo contributo. Comunque vada, per me è la cosa più importante che mi sia capitato di scrivere.

10 pensieri su “ON ON WRITING

  1. Non credo sia il più grande scrittore vivente – non ha la luccicanza di altri, ma rimedia alla grande da decenni con sacrosanto olio di gomito spremuto dopo il crepuscolo con un frantoio bonsai da gnomi malefici che si annidano sotto il lettone della nonna dove proprio non avevi voglia di dormire in quelle luuunghe vacanze in montagna – ma On Writing merita il prezzo del biglietto xchè sostanzialmente dice al suo lettore e a tutti gli altri come funziona la testa di Steve ( chi si imbatterà nella nuova traduzione Frassinelli sarà rapito dalle righe in cui il papà di Misery spiega da cosa è nato il concept di Carrie ). Sono disposto a scommettere la mia tessera di licantropo spelacchiato onorario sul fatto che On Writing non abbia creato un solo nuovo scrittore. King non è Carver o Calvino. Forse ha annoiato anche qualche lettore – un personaggio del cartone animato Uncle Grandpa tanto amato dal mio cucciolo si chiama Pizza Steve – ma è davvero una genuina testimonianza da parte di un tizio che poteva tranquillamente fare la fine dei suoi coetanei di Bangor e passare il sabato pomeriggio a riempire di sacchetti di cartone la familiare di famiglia con la sola prospettiva di incollarsi al divano con un six pack di birra mentre sullo schermo si mira al touch down. Steve ha scelto un altro sentiero, meno battuto, e ha trovato il modo di vivere facendo quello che più gli piace. E noi discepoli del Re – occasionali, come il sottoscritto, devoti come milioni di altri – attendiamo che prima o poi ci inviti nel suo mondo e ci racconti, magari, la storia di un ciccione che vive col minimum wage e che mentre carica la sua spesa fuori del mall è investito da un fuoristrada e precipita in un mondo in cui è un vampiro buono inseguito da paletti di leno senzienti ed antropomorfi nomati frassinelli che cercano di colpirlo al cuore. Brr.

  2. Non sono Omar, ma ti ringrazio x il complimento – no kiddin’ – troverai parecchi dei miei commenti nel blog dello scrittore di Uomini e Cani, ma non sono lui. Mai stato. Nonono. Se mi mostri una foto di William Faulkner, è facile che commenti che in quella istantanea Dash Hammett sembra davvero cogitabondo. Tanto x dire. Ho letto King. Ogni tanto. A dirla tutta, è + la roba che ho letto ” su ” Steve. Ricordo una intervista x il Corsera cartaceo quando era solo di carta ed io leggevo quotidiani di carta, in cui ha genuinamente spaventato il fotografo che accompagnava la intervistatrice con una storia di aeroplani che precipitano nel nulla in combo con il ricordo del bogeyman sotto il letto. Brr. Proprio il compagno di viaggio che sognerebbe un Bill Hurt turista x caso mentre tira fuori il suo libro x isolarsi dal mondo ed il decollo è un ricordo recente. Ho una teoria. Il tizio che ha investito King anni fa era su di un volo Melbourne -Bangor e Steve non ha fatto altro che spiegargli cosa ci sia di vero nella leggenda di canguri zombi mutanti anfibi telecinetici antropofagi che fanno precipitare gli apparecchi aerei in un punto che le bestiacce considerano un fast food x freaks. Un incubo, anche al netto di quanto si serve x pappa duranti quei voli. Se è andata così, il tizio ha delle solide attenuanti.

  3. @lalipperini: io però ci sono, lurko con piacere 🙂 (condivido ovviamente il parere su King – magari inserendolo ex aequo su un podio assai affollato di autori americani:-) (stracontento per la ristampa di On Writing 🙂

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