PAROLE PER UNA GUERRA

La guerra/aggressione del ’99 ha questa peculiarità: resta
senza immagini, e resta inaudita, non detta, senza una letteratura che
renda testimonianza.

Gran post, compresenti Handke e Sebald,
di Babsi su guerra e letteratura. Dalla lettera aperta di Peter Handke, 25
marzo 1999:

 Grazie,
NATO. Grazie, a voi grandi scrittori, da Gabriel García Márquez a Kenzaburō Ōe,
e grazie al Subcomandante Marcos: per quello che non avete scritto. Grazie al
Papa e al Vaticano, per il loro candido, benedetto silenzio. Che grande passo
avanti per l’umanità! Per quelli che ancora non hanno deciso di trasformarsi in
marziani, in piccoli assassini verdognoli: voglio che sappiate che dal 24 marzo
’99 la vostra patria è la Serbia e il Montenegro. "Marte attacca!", e
siccome Marte attacca, l’intero pianeta da oggi si chiama Jugoslavia.
"Marte attacca!", e allora che Helsinki, Madrid, l’Algeria,
Gerusalemme e Gerico, Baghdad e persino Londra, Parigi, Berlino e Washington
siano Jugoslavia.

Ps. Gli irriducibili della letteratura come gossip, invece, saranno di
pessimo umore nello scoprire che, sul Magazine del Corriere della
Sera
, Antonio D’Orrico rilancia sul neo-Nabokov. Secondo me, divertendosi
non poco.

Update: gli interessati (e spero siano parecchi) non perdano su Nazione Indiana il post di Marco Mancassola, La lingua italiana dopo Silvio Berlusconi. Esempio:

…ma in realtà, disse una sera un amico esasperato durante una cena a
base di cibo vegano e nichilismo politico, siete davvero convinti che,
qualunque cosa sia successa negli ultimi anni, sia stata tutta colpa sua?
Decisamente no. Io scossi la testa. Ho sempre pensato a Berlusconi come a un problema linguistico, e il problema linguistico oggi è di tutti. Anche dell’Europa che ride tanto di noi.
Il problema linguistico occidentale è quello di una vita sempre più
flessibile, multipla, frammentata, una vita-collage di identità
provvisorie cui corrispondono, per mancanza di tempo e risorse,
esperienze sempre più standard. Lungi dal portare a una comprensione
dell’esistenza più estesa e profonda, la moltiplicazione delle identità
(dai mille lavori che uno fa per sopravvivere, agli ambienti sociali
più vari e disgregati che ci si trova a frequentare) porta a esperienze
sempre più brevi, standardizzate, fatte di contatti superficiali e
frasi fatte. Una vita composta di frammenti precotti. Di parole
innocue, di frasi da montare e smontare senza dolore come un mobile
dell’Ikea.

7 pensieri su “PAROLE PER UNA GUERRA

  1. Cara Loredana, anche secondo me D’Orrico se la ride.
    E se la dorme anche grazie alle pile di “bar biturico” vendute in libreria e da lui usate come cuscino-cassa-forte.
    gian paolo

  2. Noi non possiamo oggi prevedere quali forme politiche si preparino per il futuro: ma in un paese di piccola borghesia come l’Italia, e nel quale le ideologie piccolo-borghesi sono andate contagiando anche le classi popolari cittadine, purtroppo è probabile che le nuove istituzioni che seguiranno al fascismo, per evoluzione lenta o per opera di violenza, e anche le più estreme e apparentemente rivoluzionarie fra esse, saranno riportate a riaffermare, in modi diversi, quelle ideologie; ricreeranno uno Stato altrettanto, e forse più, lontano dalla vita, idolatrico e astratto, perpetueranno e peggioreranno, sotto nuovi nomi e nuove bandiere, l’eterno fascismo italiano.
    Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, 1945.

  3. Una volta, a Palermo, ho sentito Roberto Alajmo coniare una definizione formidabile della nostra epoca: “fascismo light”. Dove light non sta per leggero ma per trendy, credo, insomma: adeguato ai tempi.

  4. ciao loredana ho letto con interesse questo post, mi ha colpito soprattutto la parte finale. Ed in questo senso credo che potrebbe incuriosirti visitare questo mio progetto di “emotional community blog”: http://www.erbadelvicino.com
    Se ti va facci 1 salto così magari mi dai un parere (puoi anche utilizzare il sito ovviamente, non costa nulla!!)
    Baci, Alby

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