PER RADIO RADICALE (CINQUE) E PER LA MEMORIA: PERTINI

Perché continuare? Perché continuare si deve, anche dopo le pessime notizie arrivate ieri a proposito della sorte di Radio radicale. Continuare si deve per un motivo:  la memoria. Oh, ma non la nostra. Se avete ascoltato l’omaggio che abbiamo pensato al Salone del libro, sapete che la maggior parte degli interventi si riferiva a quanto Radio radicale abbia contato nella propria vita, a quanto la memoria del proprio passato, e del passato del nostro paese, sia intrecciata con la storia della radio stessa.
Per la memoria, dunque. Ma non solo per la nostra, così labile, così sfilacciata nell’onda tumultuosa di notizie, emozioni, fatti che vengono poi smentiti, rabbie e paure e piccole speranze che attraversiamo provando a non annegare. Per la memoria che possono e debbono potersi costruire i nostri figli, che hanno meno appigli di noi, perché sono venuti al mondo nel momento in quell’onda si ingrossava, e che hanno il diritto sacrosanto di formarsene una. Grazie alle storie, appunto. Le storie che sono alle nostre spalle, e che possiamo però ritrovare.
Una storia, fra mille e mille. 31 dicembre 1980. C’è un presidente della Repubblica che ha conosciuto il carcere, il confino, la resistenza, e poi ha assistito agli anni delle bombe, dei colpi di Stato, dei servizi deviati, di quelli che un giorno verranno chiamati misteri e sono solo, terribilmente, segreti. Alle spalle di quell’anno c’è Ustica, c’è la strage di Bologna, c’è un terremoto. E c’è un testardissimo signore che verrà molto amato da un disegnatore, Andrea Pazienza. E che in quel dicembre dirà:
“Io sono orgoglioso di appartenere al popolo italiano. Ripeto, il popolo italiano non si considera superiore ad altri popoli, ma non è neppure inferiore agli altri popoli. Bisogna essere degni del popolo italiano. Non è degno del popolo italiano colui che compie atti di disonestà. I corrotti ed i disonesti sono indegni di appartenere al popolo italiano, e devono essere colpiti senza alcuna considerazione.
Guai se qualcuno per amicizia o solidarietà di partito dovesse sostenere questi corrotti e difenderli. In questo caso la solidarietà, l’amicizia di partito diventa complicità ed omertà. Deve essere dato, ripeto, il bando a questi disonesti ed a questi corrotti che offendono il popolo italiano. Offendono i milioni e milioni di italiani che pur di vivere onesti impongono gravi sacrifici a se stessi e alle loro famiglie.
Io credo quindi al popolo italiano e sono orgoglioso di essere italiano. io credo nei giovani, lo vado sempre ripetendo. Centinaia di giovani hanno preso contatto con me quando ero Presidente della Camera dei Deputati. Qui già 30 mila giovani in questi due anni sono venuti a trovarmi. Ho sempre discusso con loro, discuto con loro, intreccio con loro un colloquio, una conversazione come fossimo antichi amici. Mi sento porre delle domande e dei quesiti molto seri. Quindi la nostra gioventù è seria”.
Quel presidente è Sandro Pertini. Qui, da Radio radicale, l’audio del discorso. La nostra gioventù è seria: garantiamole memoria. Salviamo Radio radicale, perché con i tweet e gli status non si conserva nulla.

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