PER RADIO RADICALE (DICIANNOVE E FINE), CHE E' SALVA: GRAZIE PER TUTTO IL TEMPO

“Un giorno dovrà capire in quale direzione scorre il tempo, se è lineare oppure traccia cerchi rapidi di un hula hoop, se forma degli anelli, si avvolge come la nervatura di una conchiglia, se può prendere la forma di quel tubo che ripiega l’onda, aspira il mare e l’universo intero nel suo rovescio scuro, sì, dovrà capire di cosa è fatto il tempo che passa”.
(Maylis De Kerangal, Riparare i viventi)
Di tante cose, è fatto il tempo che passa, di dettagli, di oggetti, di passaggi. Una giovane madre che ti sorpassa mentre fumi la prima sigaretta del mattino, un figlio  per mano, e tu ovviamente sostituisci l’immagine alla percezione di due mani piccole, a volte ferme e fiduciose, altre con un tocco impaziente, perché c’è voglia di correre e giocare e saltare. Di tante cose è fatto il tempo, un giro nella spirale ed è di nuovo estate, e a volte, a noi figli unici che siamo i soli custodi della memoria familiare quando i nostri genitori sono morti, appaiono sprazzi di altre estati, i fumetti di Flash Gordon che appartengono a papà, ma si può giocare a essere la principessa Aura tralasciando le piastrelle con cui ci stava sfidando. Per esempio.
Di tante cose è fatto il tempo. Il tempo di una voce che era la mia e che non riconosco, pensa tu, ed era l’ottobre 1980, quando a Radio radicale raccontavo la censura in cui incorse il film Il Papocchio. Una vicenda piccola, dimenticata certo, ma che posso riascoltare grazie a Radio Radicale.
Che è salva, ora e qui, perché l’emendamento è stato approvato. Possiamo festeggiare, sì: lunga vita a Radio Radicale, sempre, e grazie per tutto il tempo.

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