PER RADIO RADICALE (DODICI): A PROPOSITO DI INTELLETTUALI

Lo sapevate? Il 1 giugno c’è stata una manifestazione. Chi la organizzava? I terremotati, e Terre in Moto Marche. Cosa volevano? Una sola cosa: la ricostruzione, l’unica grande opera possibile. Sono passati quasi tre anni e, no, dei terremotati non si parla, e quando se ne parla c’è sempre il ditino alzato di qualcuno che dice “e allora il Friuli, e allora l’Emilia, perché non si rimboccano le maniche, quelli?”. Perché non possono. Perché nelle Marche, non bastasse quanto è stato scritto in questi tre anni qui e altrove, le cose sono andate diversamente.
Lo sapevate? A Tolentino, per dire, non è cambiato quasi nulla dalle scosse del 2016. Leggete, per esempio, il reportage de Lo stato delle cose:
“La realtà e che, a oltre due anni dal terremoto che ha scosso il Centro Italia, i cittadini sono ancora qui: tra il villaggio container, gli alberghi e la costa.
Flavia ci mostra un grande capannone che il Comune ha acquistato da un privato, che dovrà ospitare 45 appartamenti; è ancora soltanto uno scheletro vuoto. A “quasi zero” sono anche i lavori per le nuove strutture che dovrebbero accogliere tremila persone rimaste senza casa. Gli alloggi Erap non sono accessibili a causa della burocrazia.
Secondo il sindaco la situazione si sbloccherà a ottobre 2020, quando agli abitanti senza casa finalmente saranno consegnate le chiavi dei nuovi appartamenti, anche se, guardandosi attorno, non è facile da credere. E difatti dalla nostra visita a Tolentino i tempi sembra si siano ulteriormente allungati, nonostante un cartellone apparso alla fine di maggio annunci trionfalmente “Le nostre Sae” con tanto di immagine delle palazzine che verranno .
Secondo Pezzanesi la causa dei ritardi è, come sempre, la lentezza della burocrazia italiana, il solito gioco di rimandi che impedisce l’attuazione di decisioni già prese. «Noi sindaci facciamo il possibile per tutelare le nostre comunità e, nelle dovute sedi, ribadiamo con enfasi le necessità impellenti e le richieste di persone e territori devastati dal terremoto del 2016», si difende Pezzanesi che, nonostante i ritardi, è ancora convinto che la scelta dei container nei prossimi anni mostrerà i suoi benefici”.
Lo sapevate? Forse sì, forse non vi interessa. Eppure, quando si parla del ruolo degli intellettuali, non si dovrebbe parlarne solo in funzione anti-Salvini. Quel modello là non funziona, raggiunge solo gli addetti ai lavori e pochi altri. Parliamo, certo, di Salvini: chiediamogli magari dove è finita la felpa con su scritto Visso, e chiediamolo ai suoi compagni di governo. Però parliamo di chi a Visso vive(va), parliamo di Arquata, parliamo di Camerino, parliamo di Muccia. E chiediamoci, magari, cosa dovrebbero fare gli intellettuali anche e direi soprattutto in relazione a uno svuotamento che riguarda non un territorio, non una regione, non il centro Italia, ma il nostro vivere insieme.
Per chi volesse rinfrescare la memoria sul famigerato dibattito sugli intellettuali, Radio radicale offre la possibilità di riascoltare cosa si dissero nel 1985, partendo da Pasolini e dal Palazzo, Asor Rosa, Vacca, Siciliano, Ingrao. Magari aiuta.

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