PER ROSSELLA PANARESE

Le voci sembrano non restare, le voci volteggiano nel mito, articolano le parole degli dei e i presagi oscuri delle sibille, le voci sono un soffio, svaniscono nel vento. Chi scrive un libro coltiva l’illusione (e molto spesso non è più di questo, quell’illusione: una piccola consolazione di immortalità) che la parola rimarrà. Chi è voce sa di non essere destinato, non più di tanto, alla durata. Ricordiamo solo con approssimazione le voci e le risate e i vezzi e i toni di chi abbiamo amato e perduto, così come il loro odore svanisce dopo pochi giorni e solo per caso, in un tempo imprecisato, quel dopobarba o quel profumo ci riporteranno alla memoria tutto l’amore che era, che è.
Ma forse non è così, voglio dirmi oggi. Forse le voci, invece, restano, e non solo perché possiamo riascoltarle qualora appartengano a chi con la voce lavorava. Ma perché ci hanno dato molto, e sono state molto per le nostre vite. Foss’anche, quel molto, la compagnia amica della giornata.
Altri sono di certo più titolati di me per ricordare Rossella Panarese, che di Radio3 è stata davvero colonna, fulcro, centro. Io parlo come tassello ulteriore di quella che Radio3 è, della famiglia che Radio3 è, parlo come voce che scivola, e che oggi vorrebbe dire cose che è difficile dire, perché le parole per la morte sono poche.
Dunque dirò qualcosa che appartiene al ricordo, intanto. Ho conosciuto Rossella quando eravamo ragazze, lei più giovane di me e già voce importante di Radio3. Io ero, allora, a Radio2 e bighellonavo come al solito fra musica leggera, musica classica e amori che non sapevo ancora di poter rendere lavoro, come i libri. Avevano in comune, le due reti, una sede per le redazioni esterna a via Asiago, ma vicina, a via Carso, che come tutte le redazioni esterne era disordinata, affollata di revox, cuffie, cartelline, fili del telefono aggrovigliati, borse, zaini, giacconi, posacenere. Avevamo quasi trent’anni, credo, perché mi sembra  di ricordare che fosse l’inizio degli anni Ottanta, e dunque io mi vestivo malissimo, questo lo ricordo, con spalline che non stavano mai a posto nelle giacche e il tentativo di conciliare una presunta eleganza con l’essere felicemente stracciona come nel decennio precedente. Rossella conduceva, credo, Palomar. Forse dimentico molto, nella mia vita, ma dimentico raramente la prima immagine di una persona, soprattutto se quella persona mi piace a istinto: aveva una bella maglietta a righe bianche e azzurre e un paio di jeans. Semplice e impeccabile. Ecco, mi ero detta, campassi mill’anni non riuscirò mai essere così, avrò sempre qualcosa che pencola, una stortura, una maglia con un buco da qualche parte.
Il resto è storia. Ed è storia di Radio3 soprattutto. Ricordo quando – ed erano gli anni Zero, e io ero in quei nove anni di lontananza da Radio3 che sono terminati solo nel 2009, con Marino Sinibaldi – studiava e pensava e concepiva una nuova forma per la scienza alla radio. Altri diranno di quel gioiello che è stato ed è Radio3 Scienza. Altri diranno della sua competenza e bravura e generosità, vorrei sottolineare, e apertura alle voci giovani, vorrei sottolineare ancora. Ma io, che da quel giorno lontano ne ho ammirato la compostezza, il sentirsi a suo agio in quel che si è, posso dire solo che mi è stata modello, e lo è stata anche in anni recentissimi, nelle feste di Radio3 e nei corridoi, nelle riunioni e nei sorrisi. Nell’intelligenza. Nella bravura.
Le voci svaniscono, e invece restano. Teniamola con noi, la voce di Rossella. Il più a lungo possibile.

8 pensieri su “PER ROSSELLA PANARESE

  1. aggiungere parole è improprio , ma devo dire grazie a lei, per la sua profonda e dolcissima partecipazione all’evento tanto doloroso anche per me, semplice ascoltatrice di Rossella Panarese

  2. Sì, le voci svaniscono, e invece restano.
    Quando la radio diventa compagna di vita, le loro voci diventano amiche.
    A volte, di testa, stento a capire, ma sempre, di cuore, ringrazio
    e ricordo

  3. Ho avuto l’onore e il piacere di lavorare con Rossella a “Senzavideo” poi diventato “Orione” per Radio 3, tanti, tanti anni fa. Quanto entusiasmo, quanta cultura e quante risate. La porterò nel cuore

  4. Le voci ti accompagnano, le recuperi dalla memoria, ti portano lontano e ti riportano vicino. A volte la curiosità ti induce a cercare il volto, spesso se sono intense o estremamente delicate invece ti bastano, e i volti te li immagini. Oggi ho incontrato il volto di chi mi ha accompagnato nel viaggio della scienza accendendo le mie curiosità.
    Ringrazio Rossella così bella come la sua voce così melodiosa.

  5. Grazie per queste belle frasi a ricordo di Rossella. Nelle sue trasmissioni comunicava con passione e in maniera efficace, stimolando la curiosità di noi ascoltatori con le sue sottolineature impeccabili e la sua fantastica capacità di sintetizzare velocemente anche contenuti complessi. Mi mancherà moltissimo. Era veramente un faro anche per me. Forza a tutti i giornalisti siete importanti compagni di vita.La cultura ci rende liberi. Grazie a tutti voi per esserci.

  6. Un grande abbraccio a te Loredana, e a tutta la grande famiglia di Radio 3: la voce di Rossella Panarese, le vostre voci, restano, eccome se restano. “Non si è soli se qualcuno ci ha lasciato, si è soli se qualcuno non è mai venuto” (R. Vecchioni)

  7. Ricordo Rossella Panarese, che ho conosciuto molti anni fa e con la quale ho avuto rapporti di lavoro piacevolissimi e costruttivi, la ricordo come una persona, curiosa, ricettiva, aperta senza pregiudizi, intelligentissima e viva .. una delle persone più vive che possa ricordare. Non riesco a credere che non ci sia più. Grazie Loredana per il tuo ricordo. Laura Lisci

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