PERCHE' INTERVISTO FRANCESCA DA RIMINI

Quando, a giugno, Paolo De Lorenzi, che dirige il Centro Diego Fabbri di Forlì, mi ha chiesto di scrivere qualcosa su Francesca da Rimini da mettere in scena a Bertinoro all’inizio di settembre, ha aggiunto che sarebbe stato bello pensare a un’intervista impossibile. In pratica, mi ha chiesto di realizzare un sogno antico.
Ho sempre amato, da ascoltatrice prima ancora che da radiofonica, le interviste impossibili, che erano insieme serissime e giocose, e che univano le migliori menti della letteratura ai migliori attori del momento. Stiamo parlando del 1974 e del 1975, gli anni in cui nella Radio2 dove lavorava Lidia Motta si pensò di evocare illustri fantasmi. Pensate solo al cast stellare della prima intervista: Alberto Arbasino intervista Nerone interpretato da Mario Missiroli per la regia di Vittorio Sermonti. E poi sarebbero arrivati Italo Calvino (l’accoppiata con Carmelo Bene che interpreta Montezuma è imperdibile), Guido Ceronetti, Umberto Eco, Giorgio Manganelli, e Paolo Poli, Romolo Valli, Laura Betti. Ecco, Laura Betti fu Francesca da Rimini nell’intervista scritta e interpretata da Edoardo Sanguineti, per la regia di Andrea Camilleri, il 5 agosto 1974.
Bel problema, per me. Dunque, quando, nella felicità del mio agosto marchigiano, ho cominciato a scrivere l’intervista ho deciso non solo di non ignorare un precedente così illustre, ma di giocarci su: di immaginare, insomma, una Francesca da Rimini che ricorda benissimo Sanguineti (o meglio: ricorda bene la telefonata che Sanguineti finge di fare) ma che prende in mano l’intervista e si rivela molto diversa da come è stata immaginata nei secoli. Adultera, lettrice che si fa plagiare dai cattivi libri, vittima dell’amore, e così via.
La Francesca mia e di Viola Graziosi, a cui pensavo mentre scrivevo, perché Viola è un’attrice meravigliosa (abbiamo collaborato per le riduzioni da Il racconto dell’ancella e I testamenti), è una donna che scivola via dagli schemi, che apre gabbie e che, morta per mano del marito come nel più classico dei femminicidi, continua a leggere e studiare e sognare anche dal ventoso luogo in cui si trova (o forse non così ventoso, come sentirete).
Questo ho immaginato, questo ascolterete questa sera alle 20.30 in diretta dalla sala A di via Asiago, per Radio3. L’ultima mia diretta teatrale, che si deve sempre e ancora alla passione e alla curiosità di Laura Palmieri, risale all’8 marzo 2020. Era I testamenti, appunto, non c’era pubblico, di là a pochi giorni saremmo stati chiusi nelle nostre case. Mi piace pensare che sia, nonostante tutto, l’inizio di una possibilità. Così penserebbe la nostra Francesca, almeno. A stasera.

2 pensieri su “PERCHE' INTERVISTO FRANCESCA DA RIMINI

  1. Noi leggiavamo un giorno per diletto
    di Lancialotto come amor lo strinse;
    soli eravamo e sanza alcun sospetto.
    […] ma solo un punto fu quel che ci vinse.
    Quando leggemmo il disiato riso
    esser basciato da cotanto amante,
    questi, che mai da me non fia diviso,
    la bocca mi basciò tutto tremante.
    Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse.

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