PERCHE' LEGGERE MR.MERCEDES IN DIECI PUNTI

Va bene, Mr Mercedes che esce oggi (traduzione di Giovanni Arduino, Sperling & Kupfer) viene definito come il primo romanzo hard boiled di Stephen King. In questi termini probabilmente lo è, anche se qualche costeggiamento al genere è stato fatto (penso a quel singolarissimo e brillante esperimento che fu Colorado Kid). Va bene, qualcuno si aspetterà un King diverso in quanto più realistico (balle, King è sempre stato realistico), e magari troverà conforto  nelle autocitazioni (It, nel caso, per la maschera da clown indossata dall’assassino e per un preciso riferimento al film che ne fu tratto nel corso del romanzo). Rassicurarsi: è sempre King, qualunque sia la cornice in cui si muove, ed è un King in forma perfetta, per una serie di motivi.
Primo, non perde mai il contatto con il mondo che lo circonda. Le pagine iniziali, quelle in cui si prepara il massacro con le consuete zampate kinghiane (descrivere un personaggio e avvertire il lettore che gli restano poche ore di vita), sono ambientate al City Center, mentre si fa formando la coda di disperati in cerca di lavoro e messi in ginocchio da crisi e banche. Impagabili.
Secondo, la partita a due che si gioca fra il villain dei villain, Brady Hartsfield, e il detective in pensione Bill Hodges, è perfetta perché non è semplicemente un gioco di intelligenze (una bianca e una nera, il pistolero e l’uomo che fugge nel deserto) ma è innervata da mille sfumature narrative su cosa, nel passato, ha portato Brady e Bill a essere quelli che sono. E c’è una infinita malinconia nel racconto. Quella kinghianamente genuina. Avvolgente.
Terzo, la madre di Brady è la summa delle madri terribili kinghiane, quelle di It e quella di Cuori in Atlantide, per esempio, con un omaggio sotterraneo alla Norma Bates di Robert Bloch, in Psycho.
Quarto, c’è la sempiterna e qui raffinata empatia verso i bambini e gli adolescenti, tutti, di cui King ha sempre dato prova ma che già  in Dr.Sleep (Abra) ha ritrovato gli antichi smalti.
Quinto, è perfetto nella scrittura, nel dosare i tempi della “bonaccia” e i tempi dell’azione, e i dialoghi sono da imparare a memoria e prendere a esempio, posto che qualcuno riesca a uguagliarli.
Sesto, i personaggi risolutivi sono quelli storti e sbagliati, o almeno uno lo è.
Settimo, ti fa tornare la voglia di leggere polizieschi o noir o come vi pare in un momento di estrema stanchezza del genere.
Ottavo, ti fa chiedere quanti Brady Hartsfield possano sbucare dalla nebbia, i fari della Mercedes puntati su di te, nel momento in cui non solo l’America respira l’umida disperazione della povertà e della fine del desiderio. E non è per niente poco.
Nono.  Buona lettura.
Decimo. Non l’avete ancora comprato?

2 pensieri su “PERCHE' LEGGERE MR.MERCEDES IN DIECI PUNTI

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