Caro diario, ieri pomeriggio ho moderato la presentazione di un libro. Un saggio su web e politica, diciamo così. Al di là degli argomenti trattati nel medesimo, mi sono resa conto che siamo nei guai: e non solo per quanto riguarda la comprensione e l’utilizzazione di Internet. Mi sono resa conto, per dirne una, che ancora una volta aveva ragione Simone de Beauvoir e che, almeno molto spesso, le peggiori nemiche delle donne sono le donne. In non pochi casi, anche quelle militanti e intellettuali. Esempio. Ho citato una ricerca dello scorso anno che dimostrava come l’uso di Facebook fosse in crescita rapidissima soprattutto fra le utenti over50, e il commento femminile e autorevole è stato “Poveracce. Sono disperate”. Chiosa maschile: “Una volta si attaccavano alla bottiglia davanti alla lavatrice”.
Espatrio?
Caro diario, tornando a casa ascoltavo la radio: si discuteva di Morgan escluso da Sanremo. Marcello Veneziani scandiva: “La Rai deve dare il buon esempio ai giovani”. E’ una notizia: forse non vedremo più Festa italiana e L’Italia sul 2, e Porta a Porta e… (riempire lo spazio bianco a piacere)? Ah, no: non vedremo più (neanche sul digitale, probabilmente) il Gran Concerto (e ben altro). Avevo capito male.
Caro diario, vado a scrivere. Nel frattempo, incollo qui una chiacchierata fatta con Wu Ming 2 e che è uscita oggi su Diario di Repubblica. L’argomento è la caccia. Non solo, in realtà: l’argomento di fondo è una certa consuetudine crescente sintetizzabile nella domanda “perchè non dovremmo fare quel che caspita ci salta in testa?”.
Forse dovrei accendere la lavatrice e scolare una bottiglia, via.
In “Guerra agli umani” Wu Ming 2 raccontò la storia di un novello Thoreau in cerca di vicinanza con la natura: come appare, all’autore di quella parabola ecologica (nonché, con gli altri membri del collettivo, di “Altai”, che porta il nome di un falco cacciatore), l’Italia contraria alla caccia in tutti i sondaggi ma indifferente ai referendum del 1990 (che non raggiunsero il quorum)?
“Sono contrario anch’io – dice – ma credo che l’Italia non sia ancora pronta per un’abolizione totale della caccia, e non mi sentirei di appoggiarla a livello legislativo, anche se sono vegetariano e non mi piace incontrare gente armata in giro per i boschi. Nel frattempo, la caccia ha bisogno di regole molto precise, le direttive comunitarie sono chiare, ed è scandaloso che l’Italia continui a concedere deroghe alle doppiette, salvo poi far pagare a tutti le multe della Corte Europea. Se davvero i cacciatori fossero “i primi amanti della natura” dovrebbero accettare i limiti e smascherare le connivenze tra i loro rappresentanti e i politici che li blandiscono”.
Caccia come necessità arcaica degli uomini o caccia come sport esecrabile?
“Nelle mie camminate sull’Appennino ho incontrato vecchi cacciatori abituati a sparare alle lepri per integrare la dieta, come ancora negli anni Cinquanta, e immagino che alcuni di loro abbiano trasmesso ai figli questa tradizione, più che la pratica di uno sport.
Tuttavia, ho incontrato soprattutto individui armati, anche nei fondi privati, che si spingevano dentro al bosco con i fuoristrada, fino all’ultimo metro rotabile, per poi seminare bossoli di plastica, bottiglie, rumori, spari. Anche a prescindere dalla morte degli animali, credo che questa gente praticasse un’attività esecrabile, come chi va con le moto da enduro su e giù per i sentieri di montagna”
La caccia permette davvero di tutelare l’ambiente mantenendo un equilibrio degli ecosistemi?
“Questo è un discorso molto complesso, ma credo che l’ecosistema italiano non avrebbe bisogno della caccia umana, se gli uomini non avessero introdotto in Italia, per poi poterli uccidere, gli ungulati dell’Europa Orientale, cinghiali enormi che nemmeno un branco di lupi riuscirebbe a inchiodare. In alcune Regioni è successo che cinghiali catturati per tutelare l’ecosistema, siano stati acquistati dai cacciatori nelle aziende faunistiche e poi re-immessi nel bosco a scopo venatorio. I metodi per evitare danni all’agricoltura sono vari, non c’è solo l’abbattimento selettivo”.
Il “sentimento della natura” è l’argomento forte di chi pratica la caccia. Rivendicazione condivisibile, dunque?
“Ci sono tanti mariti che dicono di amare la moglie e poi tra le mura domestiche la prendono a ceffoni. L’amore per la natura professato da molti cacciatori mi sembra funzioni allo stesso modo. Poi per carità, molti di loro saranno anche in buona fede, quello è di sicuro il loro modo di stare all’aria aperta, di “occuparsi” dell’ambiente. Di recente, in Mugello, ho percorso un sentiero tutto distrutto dalle moto. I cartelli sugli alberi dicevano che il sentiero era “curato” da un’associazione di motocross. Immagino che anche per loro trasformare un sentiero di montagna in una pista per motociclisti fosse un modo per “stare nella natura”.”
Il politically correct può essere un boomerang per chi si oppone alla caccia?
“Credo che ognuno debba fare la sua battaglia culturale fino in fondo, senza sconti. Io dico che l’Italia non è ancora pronta per abolire la caccia, ma questo non significa che non farò di tutto perché questo avvenga. La corsa delle Mille Miglia era una tradizione, un mito, una passione per moltissimi italiani, molti più dei cacciatori. Ma venne interrotta, e fu la scelta giusta. Peccato che ci si arrivò dopo un incidente con tante vittime. Ecco: forse il problema della caccia è che le sue vittime non fanno notizia”.
Mi chiedo da sempre perché certi animali vengano protetti e altri sterminati senza pietà. Si pensi agli acari della polvere, poveracci. Che sia un problema di dimensioni? Nessuno ammazzerebbe un cavallo con la nonchalance con cui abbatte una zanzara.
la lettura delle prime righe di questo articolo, mi ha riempito di gioia.
leggere pensieri intelligenti, e scritti bene, è diventata una rarità.
Grazie Loredana!
Ora che ci sto pure io su FB, posso dire con tranquillità quello che pensavo prima: un’arma a doppio taglio. Una lama serve per la strutturazione di attività utili, l’altra serve a rincoglionirsi a grandi passi.
Solo che: se se parla de omini si ricorda solo la lama1.
Se si parla di donne si ricorda solo la lama2.
(a proposito di fb mi è capitato qualche tempo fa un’interessante e triste episodio di sessismo e psicologia sociale. Ce fo na noterella e te la invio)
Sono indubbiamente d’accordo con Elena Rapisardi, ringrazio Loredana qui e ora retroattivamente e per tutto quello che vorrà regalarci in futuro. Continua a meravigliarmi la voglia e la forza che alcune donne impiegano per cercare di affossare il genere femminile, a volte per troppo femminismo, altre invece per un inguaribile senso di inferiorità. Gli attimi di equilibrio sono veramente molto rari.
Prova. Vediamo se la Lippa – citata anche oggi nel mio blog – mi ha tolto dal killfilter.
Andrea, non ci meravigliamo. Specialmente in confronto alla voglia e alla forza che ci mettono gli uomini. Mica l’esser donna è un antidoto naturale alla frustrazione o alla stronzaggine?
Ho l’impressione che, essendo di per sè l’equilibrio instabile, troppo spesso viene scambiato per equilibrio quello che io chiamo funambolismo. Arrampicarsi sui grattacieli per far vedere quanto si è ‘avanti’. E non è detto che arrivati in cima si possa avere una visuale più ampia e più chiara, per mille motivi.
Si anch’io ho provato un gran sollievo leggendo le prime righe della signora Lipperini, e soprattutto ho apprezzato l’accostamento del tipo che si droga e lo proclama ai quattro venti come se fosse una medaglia al merito e cinque minuti dopo smentisce – come il pdc e i suoi vicinioni ci hanno abbondantemente insegnato, dicevo che ho apprezzato questo accostamento con altre trasmissioni che, in altri modi e con altri termini, drogano altrettanto lo spettatore, lo drogano, lo abbassano di livello, lo mummificano davanti alla TV.
FB, per quello che ho potuto constatare è solo una specie di sfogatoio. Che poi ci siano discussioni serie, è probabile, ma non sono riuscita a vederle.
cara loredana
io di solito il pomeriggio lo passo a moderare i miei figli
che di saggio non hanno niente
comunque
mi dispiace per quel poveracce sono disperate
magari in certi casi è anche vero
magari lo sono perchè hanno accanto ridicoli cinquantenni che stanno anche loro su fb, sì, ma a rimorchiare candide e photoshopatissime ragazzette
magari hanno figli adolescenti che non se le cagano più
e magari per questi cavalli di troia di ormoni e maleducazione hanno rinunciato al lavoro
sulla chiosa maschile mi concedo il lusso della non considerazione
e sì
sulla rai mi sa che hai proprio capito male
io intanto chiamo l’avvocato per confermare l’invio della lettera in cui chiedo che mi mandino un tecnico per staccarmi dalla loro rete
e speriamo che sia giovane e non abbia un avatar.
punk.
Mmh, la mia lavatrice probabilmente è più sensibile in grado di cogliere le trasformazioni sociali del signore e la signora da eLLa citati.
La bottiglia, poi, non vi dico secondo il mio modesto parere dove dovrebbero mettersela.
Due parole su Morgan, anzi tre: squisita operazione mediatica. Ma davvero qualcuno crede che una persona di spettacolo, con tanto di addetti stampa, “per caso” rilasci un’intervista a un mensile di costume, a pochi giorni dal Festival, raccontando di depressione e droga? L’immagine dell’artista maledetto vende molto di più di un qualsiasi sanremista da mezza classifica. E uno come Morgan non poteva certo mettersi sullo stesso piano, o palco, dei vari ragazzini di cui è stato giudice e maestro in un altro programma. Aveva bisogno di una sua storia sanremese: questa. Il Festival lo ha già vinto così. E il Festival ne farà l’uso che più gli conviene, creando attesa e ciarle come da copione. La sua esclusione una scelta dettata dalla morale? Spero di no. Il Festival, in passato, ha chiamato sul palco come ospite (pagandolo) un ex pugile condannato a tre anni di carcere per stupro. In base a quale tipo di morale drogarsi sarebbe più grave?
che palle il pregiudizio: è veramente faticoso tutti i giorni dover puntualizzare pensieri, ribadire concetti, incazzarsi col vicino di bancone (sconosciuto, eh!) al bar perché magari sta facendo battute deficienti alla barista carina. Si fa una gran fatica. Vabbè, è necessario però uno vorrebbe vedere un punto dove certe conquiste potessero darsi per scontate. No, eh?
E, come quasi tutte le cose, anche fb fa parte della vita che viviamo; è il pregiudizio ad essere sconcio non la lingua che lo pronuncia, quando potrebbe pronunciare altro.
Solo una cosa, sulla caccia: attenti a generalizzare. Non c’è bisogno di essere cacciatori per presentarsi in un bosco con stereo a tutta gallara, barbecue improvvisati e sacchetti pieni di plastica, pieni a loro volta di altra plastica, che poi con una ventata finisce tra gli alberi, o sulla spiaggia e via dicendo. Quella si chiama maleducazione, ed è un male che purtroppo colpisce non solo i cacciatori. Non per questo dobbiamo proibire i picnic (magari i barbecue improvvisati sì, in effetti). Del resto la caccia è regolata da normative molto rigide, che comprendono l’obbligo alla rimozione dei bossoli. Regole che non vengono osservate, d’accordo, ma anche qui il problema non è tanto la caccia quanto il singolare rapporto che noi italiani abbiamo con principi quali la legalità e il comune senso civico. Allora direi che il problema è un altro, di natura più etica. E qui sono d’accordo con Irriverente: se di etica si parla, metteremmo fuori legge anche l’Autan.
Spengo la lavatrice e poso la bottiglia per dire che si’, Facebook e’ un’arma a doppio taglio, meraviglioso strumento organizzativo e alienante fonte di rincoglionimento collettivo.
Come dice Zauberei. Chi pero’ giudica come Rosemarie (e sono tanti) ha dato solo un’occhiata superficiale al mezzo o non ha colto i gruppi e i link giusti.
Ricordo che via FB si fa grande informazione, sia pure linkando in massima parte da altre fonti.
Grazie a FB si allacciano contatti in vari settori.
E grazie quasi esclusivamente a FB, centinaia di migliaia di persone si sono ritrovate in piazza, il 5 dicembre, a Roma.
Grazie sempre in gran parte a FB, sabato scorso si sono svolti presidi a difesa della Costituzione in 90 citta’ italiane. E altri e altre differenti iniziative si organizzano.
Dalla rete alla piazza. Sono solo segnali, ma prima o poi diverra’ difficile ignorarli, anche per una informazione blindata come la nostra.
Non credo che un gli effetti di un pic-nic siano paragonabili a quelli di una battuta di caccia. Una busta di plastica si può raccogliere, una vita di un essere vivente non si può ripristinare una volta interrotta, tanto meno i destini precari di alcune specie a rischio. Ci vuole più responsabilità, certo, in tutti i campi, ma almeno i cacciatori potrebbero essere meno ipocriti e dire chiaramente che amano uccidere gli animali impallinandoli invece che affermare di praticare la caccia come una qualsiasi altra attività sportiva. Perché non tirare al piattello allora?
Anche io sono cresciuto in una regione – la Toscana – dove la caccia è “tradizione”.
Ho conosciuto amici contadini che dai loro nonni e dai loro babbi hanno preso dimestichezza con il fucile e via.
Molti di loro hanno un’etica professionale.
Molti altri no.
Mi risulta altrettanto evidente, però, come sottolineava WM2, che i tempi sono assolutamente mutati. La generazione di adesso non può permettersi di coltivare il sogno del cacciatore.
Sono passati i tempi di De Niro e “un colpo solo, perché il cervo non può difendersi”. C’è qualcosa di magico, la caccia è millenaria attività umana.
Ma insomma, anche sticazzi. Non è più la Terra di 200 anni fa. Non credo che l’attuale biosistema possa permettersi il lusso di avere i cacciatori all around, perché si devono sentire “a contatto con la natura”.
Recentemente, un amico raccontava che sua mamma, un’insegnante in pensione di oltre sessanta anni, si è iscritta a facebook, e grazie a questo strumento ha ritrovato amici di scuola, organizzato cene e recuperato una socialità che con il pensionamento le era divenuta indispensabile. Mestieri molto “affollati” come l’insegnamento tolgono energie per coltivare una vita sociale, ma poi il pensionamento fa sentire un grande vuoto. C’è tanta ignoranza, e guarda caso si catalizza soprattutto verso le donne. Che dire di maschi sposati che si fingono aitanti sportivi o ancora peggio, scrittori, per acchiappare le ventenni? E’ un luogo comune anche questo?
Condivido massimamente la posizione di Wu Ming 2 sulla caccia. Ma d’altronde, essendo una liala, non potrei fare altrimenti.
Anche tu? 🙂 Sta diventando un nome multiplo, direi 🙂
Rimango basito di fronte all’equiparazione fatta da Wu Ming 2 tra caccia e motocross. Non vedo davvero in che cosa le due attivita’ si somiglino. Se si vuole sostenere – e mi pare sia questa la tesi di fondo, ma magari sbaglio – che le moto da cross non debbano andare in montagna perche’ in montagna ci si va solo a piedi, be’, mi pare una posizione molto snob e anche talebana. Altrimenti si finisce ad inneggiare per i contadini assassini che mettono del fil di ferro ad altezza uomo, sgozzando di proposito quelli che passano in moto o in mountain bike (ed e’ gia’ successo, non m’invento nulla).
Esistono la maleducazione e il non rispetto delle regole: quelli sono i fenomeni da combattere. In ogni attivita’.
@Loredana: noi liale siamo legione 🙂
Non c’è un paragone generico tra caccia e motocross, c’è uno specifico esempio di distruzione di un sentiero mentre si afferma di “curarlo”. Se chi si comporta in modo ipocrita e incivile è un motociclista, non è meno grave che se lo fa un cacciatore. Non è questione di categorie o di classifiche tra gli sport, i comportamenti esecrabili vanno condannati da qualunque parte o sotto qualunque pretesto si manifestino. Poi cosa c’è di “talebano” (parola usata un po’ troppo spesso e un po’ troppo a sproposito) nel dire che in certe parti della montagna si dovrebbe andare solo a piedi? I piedi non inquinano, non buttano fuori benzene e polveri sottili, non producono inquinamento acustico. Se esistono le zone a traffico limitato nei centri delle nostre città, a maggior ragione dovrebbero esistere nelle aree boschive.
I limiti alla caccia sono sacrosanti, una battaglia culturale senza sconti contro la caccia..beh, mi vengono in mente battaglie più urgenti…
Sì, ci sono sempre altre battaglie più urgenti. Lo si dice di ogni problema, mi sembra: il “vero” problema è sempre un altro, la mobilitazione giusta non è mai quella che c’è ma quella che “dovrebbe esserci” etc. Poi si dice che nessuno fa niente. Perché mai lottare contro la caccia dovrebbe escludere di lottare anche per tutte le altre cose?
Mi è piaciuto leggere la prima parte. Loredana è sempre molto attenta e sottile a cogliere aspetti fondamentali.