PUGNI DI FERRO

Codice della strada. “Per quanto riguarda gli stupefacenti non ci sarà bisogno di mostrarsi in uno stato di alterazione psico-fisica, ma è sufficiente il sospetto che siano stati assunti per far scattare il test immediato: la positività comporterà la revoca della patente e la sospensione fino a tre anni”. Sarà interessante capire cosa suscita il sospetto.
Decreto Caivano. Carcere più facile per i minorenni, possibilità di vietare l’uso del cellulare con «avviso orale», in caso di alcuni reati, carcere fino a due anni per i genitori se i figli non rispettano l’obbligo scolastico, con revoca dell’assegno di inclusione.
Scuola: riportare la “cultura del lavoro” (Valditara dixit). E soprattutto voto in condotta, o meglio “dobbiamo riportare nella società valori, buon senso e serietà per evitare che il nostro Paese vada allo sfascio”.
Undici mesi fa la Presidente del Consiglio rispondeva alle non poche polemiche relative al decreto anti-rave e anti-tutto con queste parole: “è una norma che rivendico e di cui vado fiera perché l’Italia – dopo anni di governi che hanno chinato la testa di fronte all’illegalità – non sarà più maglia nera in tema di sicurezza”.
Anche qui, non c’è da stupirsi più di tanto. Andando a ripescare il vecchio programma di Fratelli d’Italia, si annunciava:  revisione “della cosiddetta legge sulla tortura. Controllo del territorio anche con il contributo dell’esercito. Chiusura dei campi nomadi anche per eliminare il fenomeno dei roghi tossici nelle grandi città, legge che dica che la difesa è sempre legittima”. Nei successi Appunti per un programma conservatore, Paolo Del Debbio ha parlato di periferie.  E per la lotta al degrado, alla spazzatura e alle scritte sui muri evocava la Teoria delle finestre rotte. Ora, la Teoria delle finestre rotte non è un film horror (o forse è horror ma non è un film). E’ una tesi di George L. Kelling e James Q. Wilson apparsa su The Atlantic nel 1982: sostiene, in pratica, che una finestra rotta ne chiama un’altra, e che quindi la criminalità, anche micro, si combatte con il decoro. Il sindaco di New York, Rudolph Giuliani, se ne servirà nel 1994 per la famigerata strategia della tolleranza zero (che rose e fiori non fu: Amnesty Internazional ricorda che le richieste di risarcimento per danni causati da perquisizioni violente della polizia e le denunce per i loro comportamenti arbitrari  aumentarono rispettivamente del 50 e del 41%, e che soprattutto tra il 1993 e il 1994  il numero di civili uccisi nel corso di operazioni di polizia crebbe del 35%). Soprattutto, la teoria venne contestata radicalmente in uno studio su Nature del 2017, che dimostra come semmai la repressione dei piccoli crimini abbia causato un incremento dei crimini maggiori.
Ora, Rudolph Giuliani è lo spettro che torna. Vanessa Roghi, in Eroina, racconta che l’allora prefetto di ferro ispirò Bettino Craxi che a sua volta ispirò la prima e contestata legge sulle droghe, la Iervolino-Vassalli. E’ interessante  la fascinazione nei confronti di quest’uomo, che si vantava di ripulire New York attraverso la repressioni di  reati minori come graffiti, turnstile jumping (il salto dei tornelli della metro), e squeegeemen (i lavavetri ai semafori), “con l’idea di mandare un chiaro messaggio alla criminalità in generale e che la città sarebbe stata “ripulita””. Decoro e sicurezza, ancora una volta.
E’ un ouroboros: parte della società è divenuta più giustizialista, la politica (e non solo le destre) cerca il consenso. Possiamo mettere anche le mani nei capelli, volendo: sarà più importante sporcarsele, e darsi da fare.

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