QUANDO NON AVEVAMO PAURA

Ha senso dirlo oggi, credo, anzi ieri sera, appena ne ho avuto conferma. Oggi che siamo separati e ci uniscono solo le videoconferenze o i videoaperitivi o quel che volete voi, ma certo non può essere la stessa cosa, ma certo è difficile non svegliarsi con il sollievo impalpabile di aver sognato tutto per rendersi conto che così non è. Un anno fa, su invito dell’Istituto di Cultura Italiano a Londra, ho cominciato a lavorare su un’antologia di scrittrici italiane. Unico vincolo, che non fossero ancora note in lingua inglese. Così ho cominciato a immaginare come si poteva comporre un’antologia del genere, e quali voci si potessero intrecciare, nel diverso punto dei loro cammini. Infine l’antologia è disponibile in pdf (poi arriverà in cartaceo) a questo indirizzo: contiene estratti (tradotti magnificamente) dei romanzi di Giulia Caminito, Eleonora C. Caruso, Teresa Ciabatti, Sara Gamberini, Antonella Lattanzi, Chiara Palazzolo, Carmen Pellegrino, Letizia Pezzali, Domitilla Pirro, Laura Pugno, Evelina Santangelo, Carola Susani. Qui sotto posto, in italiano, la mia introduzione. La paura, già. Non averne, specie ora, tutte quante. Magari diventa possibile.
“E’ l’anno delle scrittrici, si sente ripetere in Italia dal 2017 a oggi. In effetti, dopo una mai confessata sottovalutazione che riprende e purtroppo attua l’antico detto di Grace Paley (“noi leggiamo i nostri colleghi, che non ricambiano spesso la cortesia”), le scrittrici italiane vengono infine considerate “letterarie” e non solo “sentimentali”, vincono premi (i tre ultimi Campiello, andati a Simona Vinci, Donatella Di Pietrantonio, Rosella Postorino, e persino lo Strega 2018, ottenuto da Helena Janeczek dopo oltre un decennio di vittorie maschili). Le scrittrici, però, fanno quello che hanno sempre fatto: raccontano con coraggio la realtà, spesso superando il tabù dei generi. Le autrici proposte in questa sia pur parziale selezione, diverse per età, provenienza, interessi, hanno in comune il profondo radicamento nel mondo circostante: da recuperare e analizzare attraverso la storia (quella grande o quella piccolissima dei borghi) o da dissolvere liricamente in narrazioni visionarie che possono riguardare l’amore oppure la morte, o tutti e due, la famiglia come culla di orrori o come nido soffocante, la difficoltà di superare ferite esistenziali o generazionali, gli andamenti misteriosi del desiderio. Lo fanno reinventando stili, non temendo – letteralmente e letterariamente – i fantasmi o chi dalla morte, comunque, ritorna. Lo fanno, sempre, senza paura, qualunque sia la strada scelta”.

Un pensiero su “QUANDO NON AVEVAMO PAURA

  1. gentile signora Lipperini, ho letto il suo articolo sugli audiolibri.
    sono anch’io un lettore professionista.
    in questi giorni di “socialità vietata”, con un amico direttore creativo, abbiamo pensato a come fare e farci compagnia.
    abbiamo così creato la pagina Fb @Storielette”: tutte le sere in diretta alle 19 letture di racconti, romanzi ed altre storie.
    le va di dare un’occhiata?
    grazie, buon lavoro.
    guido ruberto

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