SCRIVERE PER IL NEW YORK TIMES

Ho scritto un articolo per il New York Times. Appare oggi, nella sezione “Intelligence”.  L’argomento è la questione femminile in Italia.
Il post, però, non serve semplicemente a comunicare il mio entusiasmo, inevitabile.  Ma anche per raccontare l’impatto di un’italiana con il giornalismo americano.
L’articolo mi è stato chiesto circa venti giorni fa, il 16 febbraio, e ho avuto una settimana di tempo per scrivere settecento parole.  Ho avuto una editor per farlo. Prima le ho sottoposto un concept, poi l’articolo medesimo.
Su questo, abbiamo lavorato insieme: ragionando sulle frasi, cercando di trovare l’espressione migliore, invertendo i paragrafi. Ho imparato a non dare nulla per scontato, per esempio, e ho imparato che alcune parole (“fuck”, per esempio) non devono essere usate.
Un vero e proprio editing, esattamente come avviene per i libri.
Insomma, è stata non solo un’emozione da ricordare: ma un’occasione per capire. Avercene, avercene, avercene.

47 pensieri su “SCRIVERE PER IL NEW YORK TIMES

  1. So soddisfazioni!
    Mih fossi in te mo per una settimana sfrangerei li zebedei al creato – tipo ce l’hai un tavolino all’ingresso di casa? Puf ci cade sopra la copia del NYT… parli con ciccio formaggio? Oh sapessi Ciccio Formaggio che edinghe accurato m’hanno fatto velli li der NYT… senza esagerare perchè poi rischi le padellate in testa eh:=) ma sono davvero soddisfazioni! E prima delle padellate devono farti i complimenti:)

  2. in America, esistono le figure del “copy editor” e del “fact-checker” (la persona che verifica i fatti – nomi, spelling, date, riferimenti) in tutti i quotidiani di carta e online, e le riviste. O per lo meno esistevano, perché con la crisi sono stati tra i primi a subire tagli. La parola “fact” – comunque – resta sempre centrale nei paessi angloassoni, come da noi quella di “idea” o “concetto” o “valore” o “opinione” eccetera, forse.

  3. Brava, e fai bene a descrivercelo per sprovincializzasti, o fra un po’ crederemo tutti al modello giornalistico del giornale ( anch’ io ho imparato che a Fahrenheit non si dice “pippe mentali”).

  4. complimenti!
    soprattutto per il lavoro fatto insieme all’editor, per il ragionare insieme, per la ricerca dell’espressione migliore…

  5. Complimenti, è una bella soddisfazione 🙂 non solo per la pubblicazione ma anche per il modo di lavorare. Come hai detto nel post, avercene: fosse tutto così 🙂

  6. Complimenti, hai scritto un ottimo articolo, e condivido la conclusione, occorre davvero che i media siano in “mani” diverse da quelle dei maschi attuali. 🙂

  7. Bravissima!!Sono molto contenta che tu sia la portabandiera di un’ Italia diversa da quella del Bunga-bunga, ora anche oltre confine si comincerà a capire che c’è un paese reale, fatto di persone vere che hanno ben altri ideali rispetto a quelli di alcuni dei suoi rappresentanti!Grazie Loredana e ancora complimenti!!

  8. Beh, Loredana, sei riuscita a metterci dentro veramente un panorama completo. E’ un articolo denso, e come dice Laura è un ritratto diverso del paese, e spiegato e corroborato da dati che probabilmente gli americani non sanno. Sono contenta che l’esperienza sia stata professionalmente ‘istruttiva’, un modo non sciatto di essere considerati e di lavorare.
    Poi se uno vuole può anche postare un commento, eh.

  9. Grandissimo lavoro, d’accordo con Paola Di Giulio. Mi sento, finalmente, rappresentata degnamente. E concordo anche con Valberici.
    Bello anche il commento alla foto, lo stato penoso delle cose in poche parole: “Prime Minister Silvio Berlusconi, depicted in a parade float last month, has helped promote a culture that objectifies women’s bodies”.

  10. BRAVA! Un articolo denso. 700 parole che “pesano”. Posso dirlo, senza nessuna piaggeria (tanto mi conosci…)? Avercene, sì… di donne come te.

  11. poteva essere meno impietosa nei confronti delle veline, “women squat like animals under tables’, non è così. chi le chiama fenomeni da circo e chi animali, penso a queste ventenni usate nel tritacarne della guerra mediatica

  12. Concordo con la commentatrice precedente – per almeno una settimana sei autorizzata a rompere gli zibedei a destra e a sinistra con sventolamento copia del NYT. Il mio mac non mi fa mettere le faccine – sorrisi -)))

  13. ritengo che la procedura editoriale del New York Times riguardi eslusivamente i collaboratori e/o gli articoli cosiddetti precotti. Se avessero identiche metodologia e tempistica anche per la cronaca, leggeremmo sul numero di domani dell’assassinio di John Kennedy.

  14. Gentile Giovanni, mi riferivo a Flavia Vento in Libero, una delle figure femminili che veniva mostrata dalla televisione italiana. Esattamente in quell’atteggiamento.

  15. x enrico – Eppure, se hai seguito la quinta stagione di The Wire, (i Media) avrai visto gli editor del copy desk ‘ripassare’ anche gli articoli di cronaca.

  16. Per chi, come me, ha letto i tuoi libri, riconoscere il tono dell’articolo è semplice! 😉 Complimenti, per l’articolo e per tutto il resto.

  17. Il meteo odierno vedeva le temperature in aumento, ma percepite in ribasso per un vento gelido che soffiava sull’Italia. Pensavo fosse la solita bassa pressione dei Balcani, invece era prodotto da rosicamenti, movimenti gastrointestinali e riflussi esofago-sinaptici di una pletora di mezze celzette, blogger per niente, drive-inologi forforosi e monumenti a sé medesim@.

  18. Wow! Nelle tue parole c’è tutto il nostro paese: la miseria e la possibilità di riscatto. Un successo meritatissimo!!! 😀

  19. Che dire…MERAVIGLIOSO!
    Tutto MERITATO e CONQUISTATO, cara Loredana!
    GRAZIE dell’entusiasmo che sempre ci trasmetti.
    AD MAIORA ET AD MELIORA, SEMPER!!!!

  20. Bonjour Italy!
    Hi LL, i an danny blooming in taiwan. quick question, your article in the NYT, i read it here in Tawian in the English supplemnt called New York Times Weekly, which is distrubted to over 35 newspapers around the world. but did that artilce also appear in the New York Times newsppaer itself. It was well written and a good good piece. Italy is a great country and Burlesquoni has fairly ruined it with his stupid human tricks. Good for you to stand up to him and his ilk and tell them to shut up. Enough already.
    Danny in Taiwan, in “the other China” — no the communist China in Beijing

  21. ciao danny, Burlesquoni is a perfect choice for a name! your friend diana
    Danny Bloom ha scritto una fantastica ode ai giornali cartacei (snailpaper), che si può vedere e ascoltare e leggere qui:
    http://www.youtube.com/watch?v=BnZKIk1Krp8
    un vero personaggio. Riflette sull’impatto della scrittura e della lettura online, e su tante altre cose.

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