Dati de Il sole 24 ore:
“Nel 2002, al summit di Barcellona, erano stati fissati gli stardard da raggiungere entro il 2010, cioè la copertura del 33% dei bambini da zero a tre anni. In base all’ultimo report della Commissione europea, solo cinque Stati membri hanno raggiunto questo tetto: Danimarca, Olanda, Belgio, Spagna e Svezia, mentre altri cinque (Portogallo, Gran Bretagna, Francia, Lussemburgo e Slovenia) stanno per arrivare alla soglia.
Le strutture svedesi sono finanziate per il 90% dalla Stato e offrono ai genitori la possibilità di pagare rette più basse nel caso in cui papà e mamma collaborino alla gestione dell’asilo, non nei panni degli insegnanti ma in amministrazione, nella pulizia e nella manutenzione degli edifici, nell’acquisto delle forniture.
Oggi, in Svezia, grazie a una politica iniziata negli anni Settanta e particolarmente attenta alle pari opportunità, il 71,8% delle donne (dati della Commissione europea) ha un impiego (la maggior parte nel settore privato)”.
Risposta alla domanda rivolta davanti a un asilo molto simile ai nostri Reggio Children, a Stoccolma, sugli orari di apertura.
“Tutti i giorni fino alle 19, agosto incluso”.
Mail ricevuta cinque minuti fa.
“Ieri, riprendendo il bimbo, trovo il cartello: martedì 21 dicembre festa di Natale, ore 16.30-18.30. L’asilo chiude alle 13.30. Io: “Ma secondo voi è logico riprendere il bimbo alle 13.30, riportarlo a casa (a dieci chilometri dall’asilo), provare a fargli fare una siesta che non farà e riportarlo al nido alle 16.30? Per me vuol dire perdere altre tre ore e mezza di lavoro, alla vigilia di diciotto giorni di vacanze natalizie. Risposta: signora, come si fa a organizzare la festa se ci sono i bimbi intorno?”.
Su quanto è avvenuto ieri: rimando a una riflessione di uomoinpolvere. Qui.
Aggiungo qualche dato derivante dalla mia esperienza diretta con i nidi comunali (ma se volete poi allarghiamo ai privati).
Orari: 7.40-16.20 (se si ha la fortuna di avere il “posto-letto”, altrimenti i bambini escono alle 13).
I nidi aprono il 9 settembre, ma il tempo lungo inizia almeno due settimane dopo, talvolta i primi di ottobre. Stanno chiusi 14 settimane l’anno (2/3 settimane a Natale, 1 a Pasqua e soprattutto SCANDALOSAMENTE tutto luglio, agosto e parte di settembre!).
Tutti i problemi reali che rilevate – qui e nella precedente discussione – sono problemi politici. L’apertura del nido (prolungamento, orario estivo, etc.) dipende dalle risorse economiche, visto che il personale va pagato (e gli vanno garantite le ferie, i permessi e quant’altro). Compete alle Amministrazioni la gestione economica dei nidi. E quindi, per l’appunto, alla politica. È importante porre sul tavolo queste questioni. Molto importante. Chiedo però: quale interlocutore politico può raccogliere queste tensioni? In merito ai punti evidenziati (orari d’apertura, carenza di strutture, limiti economici nell’accesso ai servizi, necessità di risorse per i congedi, etc.), i più importanti partiti (e anche i sindacati) hanno idee (e pratiche) che vanno in un’altra direzione: quella del “risparmio”; o si “taglia” o si chiedono (tramite i capitolati d’appalto) più servizi con le stesse risorse di prima. Il risultato è evidente: meno soldi, più personale insoddisfatto, meno qualità … Come se ne esce? Io, nel mio piccolo, direi anche smettendo di dare consenso a quei partiti che contribuiscono a “ridurre” il welfare, quelli di “sinistra” compresi; dall’altra, facendo circolare “cultura”: in negativo, rilevando le carenze e le necessità (come si fa con questo post), e in positivo, sottolineando le cose che funzionano e che meritano di essere allargate.
Fabio A.
Qualcuno mi sa dire dove posso reperire informazioni sugli orari di lavoro/ferie di cui usufruisce il personale che lavora nei nidi?
Un problema politico certo… come pagare delle maestre che per addobbare una stanza e far cantare due canzoni hanno bisogno di tempo, prezioso tempo. Alla materna niente bambini intorno ok ma dalla mia esperienza ho potuto constatare che non sempre sono le maestre a disporre le sedie e i tavoli o il buffet, quindi 3 ore per organizzare il tutto mi sembra davvero eccessivo. Intanto le mamme devono diventar matte a fare avanti e indietro e se provano a lasciare i figli a scuola non vi dico le frasi che aleggiano. Ci sono scuole dove non possono obbligarti a ritirarlo ma cartelli ti consigliano di farlo. ma rimane sempre qualche figlio dell’eccezione a rovinare la festa. Ho sentito maestre imprecare contro queste madri perchè non pensavano al fatto che il bambino poteva essersi sporcato e quindi.. con la scusa che i bimbi si eccitano troppo a vedere i preparativi e poi non arrivano preparati e riposati alla grande “prova” vanno portati a casa. Punto e basta. Se lavori, fatti tuoi, se non hai nessuno, rifatti tuoi.
Nel primo tentativo i miei commenti erano generali sul discorso educativo e quindi non entravo in merito alla tematica nido. Anche perchè è una realtà che non conosco. Per il discorso materna invece appoggio alla radice il discorso di un welfar che potenzi queste strutture ma dico anche: facciamo un pò di ordine nel personale, facciamo in modo che queste maestre si occupino più da vicino del tipo di utenza con cui hanno a che fare, facciamo in modo che non si inventino più scuse per lavorare un pochino meno sempre e comunque.
Sulla storia della festa di Natale, visto che la mail citata dalla Lipperini era mia, la disorganizzazione di questo asilo mi pare evidente sia dal punto di vista dei genitori che da quello dei bambini.
Per me sono 3 ore e mezza di lavoro in meno e due viaggi in auto in più. Per i bambini diventa una giornata faticosa e un po’ insensata.
Ho mandato una mail all’ufficio servizi educativi del mio comune per chiedere spiegazioni, vediamo se e quando e come mi risponderanno…
@elenaelle, come vedi il tuo problema festa di Natale si ritrova in molti altri asili.. solo che così mi rendi curiosa di sapere le motivazioni educative se ti risponderanno 😉
E io mi continuo a chiedere, è proprio questo il mondo che vogliamo? Bambini dentro un asilo per 12 e passa ore al giorno per consentire a genitori alienati di trascorrere “liberamente” altrettante ore dentro un ufficio? E’ raggelante sentire madri affermare che “almeno al lavoro si riposano”. Riposarsi davvero (oziare, leggere un libro, vedere un film…)no?!
Proprio non è pensabile un altro stile di vita?
@Alessandra
Scusa tanto ma io a lavoro non mi sento alienata per niente! La smettiamo di confondere i diritti con le dichiarazioni di stile di vita? E’ troppo pretendere che mio figlio trascorra il tempo in cui io e il padre lavoriamo in una struttura che si chiama asilo nido??? E non per 12 ore al giorno!
madonna neanche fossero i lavori forzati..ma basta con questa storia che si sta bene solo a casa a fare la calzetta, a leggere a fare i disegnini o cucinare i biscotti… ma guardate che si cresce solo nel confronto con gli altri e con il mondo esterno…
Alessandra. Ognuno deve essere libero di scegliere il mondo che vuole. Sostenere che il mondo del lavoro è alienante sempre e comunque (specie per le donne) significa sospingere dolcemente verso un’unica possibilità. Quella che le donne stesse hanno avuto per qualche millennio.
La casa.
@Alessandra
Poi guarda che “quando le donne stavano a casa” è una proiezione del passato sul presente. Senza andare troppo lontano – basta pensare agli anni trenta – le donne lavoravano: chi in fabbrica e chi in casa. E queste ultime, grasso che cola se avevano il tempo di buttarci un occhio ai figli. Le signore erano impegnate in attività svariate e consegnavano la prole alla tata, alla bambinaia e al resto del personale di servizio. E’ bene aver inventato la genitorialità ma attenzione a non confondere le proprie – legittime aspirazioni, come stare a casa a badare ai bambini – con quanto accadeva in un presunto e mitico tempo andato.
Premesso che secondo me si dovrebbe tutt* (donne e uomini) lavorare per max 4 ore al giorno (Lettere dalla Kirghisia di Silvano Agosti docet) per avere tutt* (donne e uomini) più tempo per amare, per socializzare, per pensare e per creare….Premesso questo, nel mentre, Alessandra, che famo? Usiamo gli asili nido! 😉
Perché è solo uscendo dalle case e diventando indipendenti che possiamo cominciare a contare qualcosa e, forse poi, a cambiare il sistema.
Orari di apertura degli asili comunali di Solna, Svezia (costo ca. 120 euro al mese) 6.30-18. Se si lasci prima delle 7.30 ai bambini viene data la colazione. Visto che molti vanno via, nel periodo di Natale solo alcuni degli asili sono aperti durante i giorni feriali, ma “raccolgono” tutti i bimbi del comune.
http://www.solna.se/sv/forskolor/rasundagardens-forskola/nyheter-rasundagardens-forskola/oppettider-under-jul-och-nyarshelgerna/
Come al solito Stefano vuole farci schiattare d’invidia!
O le svedesi sono tutte madri snaturate e alienate?!
😉
vabbé allora aggiungo che qui il sole è già tramontato e da 3 settimane la temperatura non sale sopra i meno cinque 🙂
Scusate ma io vado dritto a quello che è successo ieri dopo il voto di fiducia. Una contrapposizione durissima, ma anche seduzioni, mercanteggiamenti per rendere un governo morto più stabile (?). Ero a Roma nei posti clou perché dovevo ritirare dei referti medici non positivi, purtroppo. Trova che la situazione diverrà sempre più pesante, il governo ha iniziato a lavorare di nuovo (ma per il welfare non c’è nulla). Ho visto cose buone (voglia di cambiamento nel lavoro, nella scuola, nell’Università). Ho visto giovani non giovani creare il panico, ho visto rompere bancomat e poi fotografare il misfatto con iphone dal valore di 500 ore. Il medico mi aspettava.
Trovo
“Un Paese abissalmente distante dall’immagine che offre di sé, dal racconto apologetico che monopolizza il discorso pubblico sovrapponendosi alla realtà fina a renderla irriconoscibile agli stessi protagonisti”. Marco Revelli, Poveri, noi, Einaudi editore.
Porto la mia piccola esperienza.
Milano, Micro Nido privato, anno 2007.
600 euro al mese. Orari, 8.30 (!) – 16.30, chiusura di una settimana a Natale, ultima settimana di luglio e tutto agosto, ripresa dopo il 2 settembre
Bene, in due occasioni ho rifiutato un nuovo lavoro. Era praticamente impossibile arrivare per tempo (di norma le 9.00, in alcuni casi alle 8.30).
Mio marito esce di casa prima delle 8.00 con trasferte occasionali, quindi esonarato dall’obbligo di accompagnamento.
La maggior parte delle piccole e medie imprese non accetta l’orario flessibile. Giustamente o ingiustamente che sia ti pagano anche per la tua PRESENZA.
Certo, non mi stanco di ripeterlo mio marito guadagna di più e la scelta di rinunciare al mio lavoro, dal punto di vista economico, non pesa moltissimo.
Non si può nemmeno obbligare nonni anziani a fare gli accampagnatori per circa 10 anni ( avranno 80, 81 e 91 anni nel 2015…) e trovare una a persona, fidata, a pagamento, solo esclusivamente per questo compito, è quasi impossibile. Io non l’ho trovata.