SESSO E MERCATO, DICIOTTO ANNI DOPO

1994, diciotto anni fa. Anno spartiacque per quel che riguarda l’Italia, anno in cui l’immaginario che riguarda le donne comincia a mutare (e muterà velocemente, da allora). 1994. Roberta Tatafiore scrive “Sesso al lavoro”, un’indagine sulla prostituzione che oggi Il Saggiatore ripubblica con la prefazione di Bia Sarasini. Il libro viene presentato oggi a Roma, alle 18.30. Vi anticipo parte delle parole di Bia Sarasini.
Non so bene – in questi anni di occupazione dello spazio pubblico da parte del perverso intreccio denaro, sesso e potere – quando ho pensato che sarebbe stato utile riportare all’attenzione comune il libro anticipatore di Roberta Tatafiore dedicato alla prostituzione. Di sicuro non è stato nello scrutare il viso drammatico di Patrizia D’Addario, la donna a cui si deve nel 2009 l’introduzione nel lessico quotidiano di uno dei termini correnti nel nuovo mercato del sesso: escort, parola che designa una delle forme della «prostituzione al tempo del post-fordismo». Neppure è stato alle prime avvisaglie del caso«Ruby rubacuori», nickname di sapore da bordello quasi letterario, appiccicato a Karima el Marhoug, ragazza migrante di seconda generazione di pericolosa bellezza, usato dai media con noncuranza, intrusione nella scena pubblica dell’intimità spersonalizzata e promiscua che si ha con la prostituta.
So che nel crescente furore femminile, che ha trovato la massima espressione pubblica nella grande manifestazione del 13 febbraio 2011, promossa dal comitato Se non ora quando, ho visto – anche – profilarsi i contorni di una storia antica quanto i movimenti di emancipazione delle donne: il desiderio, anzi la rivendicazione, di donne che non si prostituiscono e cercano la propria autonomia, di distinguersi da quelle che la prostituzione la praticano. L’interesse, ai miei occhi, è che sono state soprattutto ragazze cresciute negli anni ottanta-novanta – cioè l’epoca segnata in Italia dall’introduzione delle tv private e dal contemporaneo diffondersi ovunque nel mondo della cultura del consumo – a manifestare questi sentimenti. Come se la confusione generata dalla contaminazione tra spazio privato e spazio pubblico da parte di un uomo che ha compensato favori anche) con carriere politiche, abbia obbligato chi non usa il corpo per fare carriera e ricavarne vantaggi economici a distinzioni nette, quasi tagliate con l’accetta, in relazione a coetanee che così spudoratamente esibiscono scelte opposte.
Movimento forse necessario, capisco, per salvaguardare e dare senso alla rivendicazione della propria integrità interiore. Eppure estremamente confuso, ai miei occhi, proprio riguardo al sesso, la dignità, la libertà delle donne. Come se l’indiscutibile libertà sessuale, disponibile ora fin dall’adolescenza alle donne nella parte del mondo in cui ci troviamo a vivere, le abbia rese meno agguerrite, come se gli esiti imprevisti di una libertà cara a tutte costituissero una minaccia. Il che contiene qualche verità, se si considera che all’occidentale venir meno di proibizioni e inibizioni che delimitavano il corpo delle donne corrisponde l’assenza di un contemporaneo discorso femminile del sesso…È un’ipotesi di lavoro, che non pretende di essere la verità assoluta.
Nulla più del discorso del sesso segna il salto tra le generazioni femminili, anche nelle incomprensioni reciproche. Le audacie del femminismo d’antan, di cui oggi è di moda decretare il fallimento, sembrano dividere, più che unire. «È colpa vostra» mi ha detto qualche tempo fa una giovanissima amica occupata precaria nell’editoria «ci avete fatto illudere che fosse possibile lavorare senza trovarsi di fronte a ricatti sessuali.» E proprio qui, nel disagio che intravedo nell’emergente e diffusa rabbia femminile, si colloca l’urgenza di rileggere insieme le parole lucide di Sesso al lavoro.

104 pensieri su “SESSO E MERCATO, DICIOTTO ANNI DOPO

  1. provo a dire meglio una cosa: l’unico parametro per giudicare la prostituzione è se è una “libera scelta”. possiamo trovarla ripugnante, ma dobbiamo accettarla, così come dobbiamo accettare l’idea che esista il porno e tante altre cose.

  2. @ herato,
    tu descrivi una differenza di situazione complessiva. io parlavo di indifferenza specifica. si va in discoteca per rimorchiare e si va a puttane per fare sesso. tanto è vero che conosco persone che vanno in discoteca a rimorchiare e di tanto in tanto vanno a puttane. di quale comunicazione magica tra soggetti parli? non voglio essere maleducato o provocatorio eh? una persona sarà sempre soggetto. e un uomo non è che sta a pensare a ‘ste cose. un uomo vuole del sesso, non per comunicare, ma per farlo. e lo stesso per una donna che va in discoteca per rimorchiare. io poi sto dando per scontato che una prostituta che lo fa per necessità o perché costretta non ci interessa in questo discorso, almeno per la situazione complessiva. per l’uomo oggi è uguale.

  3. io invece sono completamente d’accordo con quello che dice herato nel penultimo commento, e d’accordo assolutamente con la questione di oggettivare il prossimo, e ridurlo a strumento.
    @@___@
    senti, anche qui, per me è molto semplice: tu pensi che le cose, seppure brutte, vadano accettate. io invece penso, voglio credere, che le cose brutte, possano essere cambiate. sennò, scusami tanto, un giorno arriveremo allo schifo senza che nessuno abbia pensato di arrestare e invertire la tendenza delle cose perchè troppo idealista, o naif.
    io posso constatare che una cosa esista, per poi decidere, nel mio piccolo, di cambiarla. non mi piace questo modo chirurgico di analizzare le cose, freddo, “ma la prostituzione è un fatto tecnico ( è tale solo se mediata dal denaro o da forme alternative ), il desiderio sessuale fisiologico. si può fare in modo di cambiare una società affinché meno persone possibili abbiano la necessità di vendere il proprio corpo, e allo stesso tempo che meno persone possibili abbiano la necessità di comprarlo. andare a prostitute è il fatto meno metafisico che c’è, è solo fisico, e per un uomo è un mezzo molto pratico. solo che non vedo in che modo, e per quale motivo, dovremmo educare gli uomini a non desiderare di fare sesso con più donne possibili.”
    sono lontanissima dall’idea di indottrinare alla repressione, quanto invece vicina all’idea che, moralista o no, una morale pubblica ci debba essere, e che in moltissimi casi a fare la differenza sia proprio la continenza. non voglio un mondo di automi immuni dal fascino di un bel sedere. vorrei un mondo capace di resistere, senza dover cedere agli istinti più deboli. di nuovo dirai: perchè, che male c’è? ora, c’è bisogna davvero che io mi metta a spiegare qual è il male dietro il cedere agli istinti più deboli? quali beceri meccanismi e reazioni a catena si innescano? secondo me, la maggior parte dei “mali” si struttura e si sostiene proprio su questa debolezza umana, e sul fatto che nessuno, fatta eccezione per i “moralisti”, si prende la briga di ristabilire, ogni volta, i piani. non mi sento un’illusa, e, pur essendo profondamente pessimista e delusa, voglio continuare a confidare nelle capacità dell’uomo dotato di ragione, oltre che di sensi. il libero arbitrio, come dici tu, è l’unica chiave. e l’olio che la fa girare è la coscienza. la coscienza si può, fortunatamente, coltivare. fortunatamente, non è che o ce l’hai, o no.

  4. @ Laura
    non è che le cose brutte vanno accettate. è che tu diventi arrogante nel momento in cui escludi che una persona possa fare di sé ciò che vuole, e fondi questa impossibilità sul mito del soggetto. ora, io in fondo ho i tuoi sentimenti nei confronti della prostituzione. ma quest’idea che ci sia uno scarto tra ciò che per noi è relazione e ciò che è per altri non mi piace. per cui un conto è la schiavitù e un conto è considerare l’idea che è pienamente umano prostituirsi. la differenza ancora sta nel fare ciò che vogliamo, ossia di fare sesso con chi vogliamo. e che il sesso sia mediato dal denaro o dai sentimenti non cambia il sesso. la morale pubblica già esiste e si evolve di continuo. se ciò che ci importa è che una persona sia “libera” di scegliere con chi fare sesso, come può essere discriminante che l’azione avvenga dietro pagamento o dietro corteggiamento?

  5. @ @___@
    scusami, ci credi se ti dico che non ti capisco?
    che vuol dire che è pienamente umano prostituirsi? da un lato, per me è sentimentalmente disumano. se, poi, guardo la cosa in modo sufficientemente distaccato, ok, è umano, ma solo nel senso per cui potrebbe essere “umano” violentare una donna, o uccidere: vale a dire umano nel senso di umane debolezze.
    poi scrivi “e che il sesso sia mediato dal denaro o dai sentimenti non cambia il sesso. la morale pubblica già esiste e si evolve di continuo. se ciò che ci importa è che una persona sia “libera” di scegliere con chi fare sesso, come può essere discriminante che l’azione avvenga dietro pagamento o dietro corteggiamento?”
    e di nuovo insisti sul ruolo del consumatore. ok. e lei, che sta lì, a farsi penetrare per soldi? a farsi violare il corpo ogni volta? non mi dire davvero che tu credi, in questo senso, alla libertà, alla “mica l’ho scelto io per te”?
    hai presente gli spacciatori che dicono “mica gliel’ho detto io di drogarsi”?
    ma che modo è di relazionarsi all’altro da noi?
    esempio: non sopporto gli uomini che esternano di continuo apprezzamenti sul corpo delle donne. ci parli, e ti dicono che “le donne” sono le prime ad apprezzarlo. bene. questo vuol dire che se io mi imbatto in una persona debole, che cede al fascino della lusinga, solo per compiacere il suo narcisismo, LEI autorizza ME a fare quello che voglio, al di là della mia morale, tanto lei è, come si suol dire, adulta e vaccinata e io non posso fargli da mammina?
    a me nn piace ricorrere a una visione del genere, perchè la trovo molto relativa, e tesa a difendere una “libertà” che per me è l’esatto contrario di quello che deve essere la libertà. la libertà, che per me è base di ogni cosa, e nella quale io credo come un dogma, deve essere difesa e protetta, e mantenuta pura, nobile, nobilissimo strumento. questa mentalità autorizza tutto, autorizza il vecchio al pagare una minorenne consenziente, autorizza internet ad avere siti come rotten, autorizza, scusa il tono apocalittico, la distruzione di una Civiltà.

  6. @ Laura. forse ho sbagliato a dire pienamente umano. però stiamo parlando di un comportamento che non provoca danni altri che non a se stessi. se tu non credi che una persona, una donna possa farsi penetrare per soldi anche se è lei a scegliersi i clienti, e pensiamo ad esempio al porno, stai dicendo che in qualche modo quella persona ha qualcosa che non va. si comporta in maniera disumana. perché per te l’umanità non prevede quel comportamento. io magari non ci credo che una donna vive bene se si prostituisce, ma non mi spingo ad escluderlo a priori, perché appunto mi pare arrogante. e se la minorenne è consenziente, finisce lì la storia del nostro ragionamento, che è ristretto a questo punto. che poi faccia schifo praticamente a tutti un fatto del genere è un altro discorso, e da queste parti abbastanza superfluo. la nostra “civiltà” per fortuna è notevolmente migliorata.
    se ti imbatti in una persona debole? cioè, cedere al fascino della lusinga è sintomo di debolezza? non sto mica dicendo che è tutto facile.

  7. cioè, mi fa schifo il vecchio che paga la minorenne e mi lascia perplesso e preoccupato la minorenne. ma non mi piace affatto provare schifo per un vecchio e mi pare presuntuoso essere perplesso e preoccupato per una minorenne che non conosco. posto lo schema rispetti la non costrizione.

  8. Sì Laura mi sembri un po’ apocalittica, capisco che le idee “relativiste” di @__@ ti abbiano lasciato interdetta, ma non puoi mettere tutto nello stesso calderone: fare un complimento riguardante l’aspetto fisico ad una donna che lo gradisce (poi certo dipende dal tipo di complimento e dal grado di confidenza e intimità tra i due, dalla sensibilità reciproca) non c’entra nulla con il vecchio che paga la minorenne o con la violenza carnale (che non è solo “umana debolezza” ma un’azione orrenda contro una persona). Poi certo il fatto che una donna gradisca un mio apprezzamento non mi autorizza ad allungare le mani senza il suo consenso, o tantomeno a “farle quello che voglio” senza il suo permesso ma non credo che @__@ volesse dire questo nè che lo pensi

  9. @ @___@
    ok su tutto, unica cosa. che vuol dire “cioè, mi fa schifo il vecchio che paga la minorenne e mi lascia perplesso e preoccupato la minorenne. ma non mi piace affatto provare schifo per un vecchio e mi pare presuntuoso essere perplesso e preoccupato per una minorenne che non conosco. posto lo schema rispetti la non costrizione.”
    intendi dire: posto che provo sentimento di dispiacere, quel sentimento di dispiacere non VORREI provarlo?
    (in ogni caso avrei voluto scrivere maggiorenne, perchè ancora di più avrebbe reso: di fronte a una minorenne, i più si scandalizzano. passa un anno, e, se consenziente, va tutto bene)
    @paolo1984
    il mio era un esempio. non metto tutto nello stesso calderone, ovvio. era un esempio per spiegare quel meccanismo per cui, qualora il mio interlocutore è “debole” ma libero, io sarei autorizzato anche a fare cose dannose per la sua persona, per il tramite di me stesso. vedi esempio dello spacciatore. ti vendo una dose che potrebbe ucciderti, o cmq danneggiarti, perchè sei libero e sei tu che me la chiede. questo mi scagiona dalle mie resposabilità.
    si possono fare milioni di esempi, più o meno gravi. una ragazza ad una festa è ubriaca e fa la scema. io mi approfitto perchè lei non è completamente ubriaca, sto al suo gioco con molta malizia e l’indomani io mi sentirò sgravato da ogni peso, lei magari ci starà parecchio parecchio male. (può essere che non ci stia male, ma la cosa in sè resta triste, per me).
    che la violenza carnale sia una cosa orrenda è OVVIO. dicevo che fosse umano perchè @___@ aveva detto che la prostituzione fosse una cosa umana; al che ho ribadito per me è disumano; poi, con occhio distaccato, posso vederla umana come è tale uccidere. cioè proprio degli uomini, eventualmente, e non degli dei. e quindi in questo senso non mi interessa che venga classificata umana, alludo alla prostituzione. cioè, non me la rende più passabile.

  10. X@___@
    ecco registro un’altra divergenza tra me e te..per me la prostituzione minorile deve restare illegale al di là del “consenso”. Certo l’idea di un vecchio che si scopa una adolescente mi fa schifo, non lo nego, ma il problema non è quello e non è nemmeno che gli adolescenti facciano sesso, anzi lo facciano pure con chi vogliono purchè sia per curiosità, per piacere, per desiderio, ma che un adolescente scopra il rapporto sessuale attraverso la mediazione del denaro e soltanto attraverso di essa mi pare che sia meglio evitarlo. Si pensi quel che si vuole della prostituzione ma che sia limitata agli adulti consenzienti..almeno questo mi pare un requisito minimo di civiltà

  11. @ paolo84
    anche per me dovrebbe restare illegale. per quanto dovrebbe essere tutta illegale o in qualche modo diversa, per avere la possibilità che solo chi veramente vuole può prostituirsi.
    @ Laura
    perché in linea di principio cos’è che mi fa schifo di un uomo di una certà età che compra il sesso di una giovane? sempre parlando di una situazione eccezionale di non costrizione. è lecito che io che ho 26 anni posso provare attrazione per una di 17 ma non lo è per un uomo di 70 anni? posto che è lei che lo vuole, e posto che una situazione del genere potrebbe non verificarsi mai, da cosa è giustificato il mio riprovamento? è che noi diamo per scontato che se una persona si prostituisce in realtà non lo fa perché così vuole, ma per altri motivi. ma se ci pensiamo bene, non sono i soldi che fanno la differenza. è la possibilità di scegliere. e ancora non crediamo possibile che una persona possa scegliere quella cosa.

  12. @Laura
    l’esempio che fai è un po’ “al limite” ma posto che un sobrio che si approfitta di una ragazza ubriaca non si comporta da gentleman e io non lo farei, comunque tutto sta nel “non completamente ubriaca”: se io ragazza ad una festa decido di bere (cioè nessuno mi fa bere o peggio mi droga il bicchiere a mia totale insaputa) ma resto abbastanza lucida e “presente” da volere fare sesso e trovo chi mi accontenta..bè se la mattina dopo mi pento..bè sì lui non si doveva approfittare ma quei bicchieri “di troppo” li ho bevuti io.
    Comunque, non vedo che c’entri con la prostituzione, mi sa che siamo finiti nell’ennesimo ot

  13. Dei commenti del testo di Sarasini nessuno si è interessato, ma si dovrebbe essere (chiunque stia commentando, a giudicare da quello che leggo) molto critici e critiche con la sua mancanza di durezza verso le reazioni alle “puttane” che ci sono state nella ormai famosa manifestazione.
    Invece la solita diatriba tra le due “sfumature”, senza che l’assenza di una volontà di entrambe di negare veramente la legittimità dell’altra ponga il quesito se non vadano integrate.
    Il problema POLITICO è la tutela di chi libera o libero non si sente, ma si sente prostituita, da un individuo da un gruppo o da una condizione. Le libere e i liberi prostituti devono essere tutelati il più possibile, ferma restando la necessità politica prioritaria di difendere chi in quella condizione non ci voleva finire o ci vuole transitare il più possibile invisibilmente. Proprio perché si parla di diverse prostituzioni, la tutela deve essere della fascia più debole e sofferta, che non è sempre e solo definibile come tratta. Ma forse è una posizione troppo di sinistra.
    Leggendo e ascoltando prostitute o ex prostitute mi è sempre più chiaro che in Italia, e credo solo in Italia, quelle felici di esserlo/state stanno prendendo pericolosamente la parola per tutte. Se una parla per sé, della propria felicità, ovviamente posso solo ascoltarla con rispetto e curiosità. Se una parla per colleghe che non hanno affatto la sua percezione “rosea” della propria condizione, la cosa mi disturba parecchio.

  14. oddio. sto dicendo, e qui vi lascio, che nel momento in cui io essere umano sono in una condizione di debolezza, e questo lo scrivevo per rispondere a @___@ che secondo mi insisteva sul ruolo del consumatore, non è che vado da una prostituta e mi sento tranquillo e senza sensi di colpa perchè lei sta lì a vendere la sua vagina. capisci quello che intendo, paolo? non mi constringere ogni volta a spiegarti i miei messaggi, perchè, se qualcuno obiettasse che sono ripetitiva a sto punto avrebbe ragione.
    io la vedo così. se decido di approfittare di qualsiasi essere umano in qualsiasi momento, facendo leva sul fatto che sia adulto e vaccinato, per mè è ingiusto.
    dopodichè, per rispondere a @___@,
    parlavo del vecchio in relazione alla mia idea di libertà, di cui sopra. anche quello, era un esempio. non trovo peggiore un vecchio da un giovane, in cerca di prostitute. affatto. il desiderio ci può stare ok, l’ho detto. ho detto anche che non mi auspico una società di automi. però, convieni che un uomo anziano, così come uno giovane, un sentimento di desiderio se lo possa tenere per sè, anzichè andare a pagare una donna per soddisfarlo?
    (vale anche all’interno di una coppia. non è che se il mio compagno, o compagna, ha voglia, io devo per forza acconsentire. quante cose ogni giorno vogliamo? se fossi ricca, e potessi, avrebbe senso comprare dieci macchine una più bella di un’altra? la risposta è no. e cmq sì, io do per scontato che se una donna si prostituisce stia facendo qualcosa che alla fine la lede, dunque, e concludo, tu ti prostituisci? io potrei pagarti? ok, scelgo di non pagarti. non ti pago io, non ti paga lui, a una certa non ha più senso che tu ti venda. semplicistico da morire, ma tant’è.)

  15. Siamo giunti alla condivisione delle colpe tra stupratore e vittima. Mi fa assai piacere. Complimenti per la storiella del “la mattina dopo mi pento” è un tòpos ben famoso.

  16. @gabriele
    nel mio primissimo commento, scrivevo che pur pensando tutte queste cose, non avevo una soluzione al problema. e questo perchè toccando molte delle mie corde etiche, non pervengo ad una sintesi risolutiva e concreta. e ammettevo anche che la cosa mi dispiace, molto. se penso che dovrebbero essere tutelate, nel loro esercizio, mi sento che però non è la soluzione. non so. è un po’ come per le droghe leggere. magari una prima soluzione potrebbe essere proprio quella, ma vanificherebbe tutte le cose che si sono dette finora, e il fatto che, in ogni caso, manterebbe un sistema che a sua volta alimenta modelli, sentimenti, comportamenti completamente vuoti. e poi dietro questa cosa delle prostitute legalizzate ci vedo un’ipocrisia della società enorme. una scaricare il barile. una persona una volta mi ha raccontato (non so quanto sia vero) che esistono, in alcuni paesi del nord, prostitute che, pagate dallo stato, appagano uomini disabili. come un servizio dello stato. a me da il voltastomaco, immagino donne come se davvero fossero oggetti. e ho letto una volta in un blog una mamma di un ragazzo disabile che rivelava che ad accompagnarlo fosse stata proprio lei.
    io quando leggo queste cose mi intristisco moltissimo, e perdo un po’ la capacità di trovare soluzioni, lo ammetto.

  17. X Laura
    Senza dubbio sono d’accordo che approfittarsi della fragilità, della evidente debolezza di una persona, ancorchè adulta, per il proprio tornaconto, sia sempre un comportamento moralmente censurabile

  18. @ Laura. ma infatti la maggior parte delle persone non si prostituisce e non compra sesso. però tu ritieni impossibile che una persona possa davvero volersi vendere e per cui il consumatore se ne approfitta comunque. stiamo discutendo di semplici questiti morali. insisto sul ruolo del consumatore perchè mi pare assurdo dire a una persona che si vuole vendere che si sta facendo del male. mi devo fidare del fatto che non è così. se poi nei fatti nessuna persona al mondo ha piacere nel farlo è un altro discorso. però nel momento che togli questa opportunità ad una persona sei tu stessa a de-soggettivizzare ( qualunque cosa significhi ).

  19. p.s.
    Se si ha timore di incorrere in una cattivissima che denuncia dopo una notte di sesso, la soluzione c’è: fai sesso solo con quelle completamente sobrie. Dotandoti di alcoholimetro da borsello/marsupio.

  20. @ Laura
    ma ti rendi conto di quanto la tua tristezza sia arrogante? le donne, pagate dallo stato sono oggetti, che non è semplicemente possibile, è una tua proiezione. la disabilità è triste, il desiderio sessuale inappagato è triste. un amore non corrisposto è triste. una madre che accompagna il proprio figlio è triste. tu sei giustamente triste. ma il voltastomaco no.

  21. se la mia compagna ama farsi offendere mentre siamo a letto, io “non mi fido di lei”. decido IO al posto suo, se così preferisci; la de-soggettivizzo, le tolgo la libertà di scegliere di volersi fare offendere, e quelle parole, io, non glielo dico. punto. (anche se dovesse implorarmi giurandomi di essere forte e di desiderarlo, e di non ritenere che la cosa la danneggi; lo ritiene lei, per sè. poi subentro io, con i MIEI gesti. quello che faccio è slegato dalla volontà di un altro. io posso se voglio non umiliare nessuno; io posso se voglio non comprare nessuno. cristo, non è così difficile).

  22. X serbilla
    parli di me? Costringere una persona, più o meno sobria, ad un rapporto sessuale non consenziente o drogarla per ottunderne la volontà è senza dubbio uno stupro e la colpa è interamente di chi stupra.
    Non sono sicuro che una persona che ha bevuto un po’ troppo, ma che comunque è ancora lucida non sia in grado di decidere di fare sesso, non parlo di una ubriaca fradicia che a stento si regge in piedi, ma di una alticcia. Poi ripeto che secondo me chi è sobrio non si dovrebbe mai approfittare di chi ha bevuto troppo.
    Considero lo stupro una cosa schifosa e non ho MAI avto intenzione di giustificarlo anche solo lontanamente, se ho dato questa impressione me ne dispiace enormemente.

  23. @___@
    ok, tu come lo vedi il corpo di una giovane donna toccato e penetrato da un ragazzo down, con madre al seguito che attende di là?
    no, scusa, visto che la parola “oggetto” non ti è parsa opportuna, dimmi come lo vedi? prova a sentirlo sulla tua pelle. prova ad immaginare una mano di una persona disabile, magari un disabile psichico grave, che ti sta pagando, sulla tua pelle. mentre tocca il tuo sesso. cosa sei per lui?

  24. “fai sesso solo con quelle completamente sobrie.” serbilla
    concordo, ma perchè lo ritengo giusto moralmente non perchè mi spaventano le denunce

  25. Paolo, l’intenzione non basta.
    E’ chi è sobrio ad avere la responsabilità di ciò che accade con chi sobrio non è.

  26. io, nel momento in cui mi permetto di immaginare la situazione, cerco anzitutto di essere delicato. dal momento che le donne sono pagate dallo stato, immagino che nessuno le costringa a fare quello che fanno. e se anche provano ribrezzo a farlo e si sentono peggio che si può, non mi permetto di considerarle oggetti. dopodiché stiamo parlando di una persona disabile, non di un mostro.

  27. “se la mia compagna ama farsi offendere mentre siamo a letto, io “non mi fido di lei”. decido IO al posto suo, se così preferisci; la de-soggettivizzo, le tolgo la libertà di scegliere di volersi fare offendere, e quelle parole, io, non glielo dico. punto” Laura
    Ok, è ovvio che nessuno può essere forzato ad accettare pratiche erotiche che lo ripugnano ma la domanda sorge spontanea: perchè mai una donna a cui piace essere insultata durante l’atto sessuale sta con un uomo che si rifiuta di accontentarla? e tu uomo perchè stai con una di cui non ti fidi, e le cui richieste ti fanno rivoltare lo stomaco e che consideri addirittura dannose?
    Voglio dire: se ho certi gusti andrò in cerca di chi li condivide o comunque non si scandalizza e potrebbe dirmi di sì, non mi metto con una persona a cui magari non ho neanche il coraggio di confessare ciò che mi piace fare e farmi fare a letto, eppure mi pare che molti uomini sposati che poi vanno a prostitute ragionino proprio così, è una mia sensazione, non ho fatto ricerche “scientifiche”
    Chiarisco: non sto assolutamente dicendo che le mogli devono sempre e comunque soddisfare i mariti sennò questi vanno con le prostitute, dico una cosa molto semplice: una relazione in cui non c’è la capacità di accettare i propri desideri e quelli del partner o in cui i propri desideri e quelli del partner sono assolutamente incompatibili o addirittura ci disgustano, ci spaventano..è una relazione che rende tutti e due infelici e non credo possa andare avanti a lungo. Ma ripeto, sono solo opinioni mie

  28. “come può essere discriminante che l’azione avvenga dietro pagamento o dietro corteggiamento?” Non capisco la logica di questa domanda: la discriminante è autoevidente: nel primo caso c’è chi offre prestazioni sessuali senza essere mosso/a dal desiderio sessuale, ma invece da quello del compenso, nel secondo no. Non mi sembra valga la pena di perdere tempo con l’ennesimo troll.
    Grazie Valentina S., Laura, Zaub, e tutte, scusate se ho dimenticato qualcuna, e questa volta anche Binaghi.

  29. Ho ascoltato l’intervento di Ciccone…devo dire che la parte che mi ha colpito e interessato di più è quella dove parla della sessualità maschile “degradante e degradata” e quindi da “sfogare” con le prostitute (preferibilmente di colore) anzichè con la legittima consorte..ecco mi pare che dobbiamo uscire dalla logica che ci sono atti sessuali “degradati e degradanti” di per sè e che quindi non puoi fare con la “donna che ami” o “la madre dei tuoi figli”, un atto sessuale è degradante e degradato solo se esercitato su qualcuno che non è consenziente e ne ha ripugnanza. non pretendo di avere la verità in tasca ma resto convinto che se nella coppia ci fosse più dialogo e meno paura di dirsi cosa ci piace fare e cosa vogliamo che l’altro ci faccia avremmo relazioni più sincere e una parte non piccola della domanda di prostituzione non esisterebbe più

  30. @ paola m
    grazie per avermi definito l’ennesimo troll. dunque, se tu non capisci una mia domanda io divento troll? è così che funziona? ma cos’è, nuovo razzismo internettiano?

  31. Credo che sul terreno della prostituzione si giochi grossa parte delle prospettive che dividono i generi. Non so ancora quanto in questa divergenza di prospettive ci sia del culturale o del biologico. Credo che il culturale sia preponderante, ma addentellato a concretezze in modo tale da diventare una forma di istinto e di sentimento. La divergenza sta nello statuto diverso che ha la percezione del sesso. Io non ho affatto antipatia per il porno e non trovo corretta la sua equiparazione alla prostituzione. In America va diffondendosi una forma di porno femminile, di porno lesbico e insomma. Tuttavia si fanno studi su studi sul perché le donne non consumino tanto porno quanto gli uomini.
    Potrebbe essere che il materno è culturalmente vincolante, ma è una cultura che incontra la forma cava dell’utero: ma se una donna fa sesso, originariamente fa un figlio. Allo stato attuale delle cose nell’inconscio femminile rimane spesso questo primo input di un sesso come dire, segnato ab ovo dalla relazionalità. La donna che ha un orgasmo con un uomo, anche se rimane incinta si porta a spasso lo sperma dell’uomo, l’uomo si libera e ritorna separato. L’uomo attualmente è biologicamente e culturalmente programmato per percepire il sesso come oggetto separato da se – e a questo punto nella nostra cultura le nostre adolescenze combaciano con la conquista di una libertà, per le donne la libertà del ludico nel sesso, per gli uomini la libertà del saper essere dipendenti nelle relazioni. Chiaro che parlo così per grandi linee. Ma queste grandi linee mi spiegano la fatica degli uomini a non discriminare la connotazione di sudditanza nella relazione retribuita, l’effetto di perdita di libertà che porta la capitalizzazione del sesso – non in una rappresentazione in cui sono pagati entrambi, e in cui spesso quindi entrambi se possono giocare e se qualche volta vogliono lo fanno tra pari – ma in uno scambio che congela entrambi in un’eterna negazione della libertà.
    Cioè se togliete di mezzo l’invenzione della profilassi, che è polvere rispetto alla storia psichica, si fa presto a capire che rimanere incinte per soldi è un po’ tremendo. Se si ci si chiede onestamente la differenza tra corteggiamento e investimento finanziario, per me non c’è niente di male ma dietro c’è tutta quella negazione della relazionalità dell’eros che a tratti non riesco a non decodificare come patologia maschile.

  32. @paolo1984
    paolo, forse c’è un problema con i miei esempi. Per favore, ti ho già invitato a non decontestualizzarli altrimenti mi constringi a commenti didascalico-tautologici. Quella frase si riferiva ad un passaggio si @___@, “insisto sul ruolo del consumatore perchè mi pare assurdo dire a una persona che si vuole vendere che si sta facendo del male. mi devo fidare del fatto che non è così. se poi nei fatti nessuna persona al mondo ha piacere nel farlo è un altro discorso. però nel momento che togli questa opportunità ad una persona sei tu stessa a de-soggettivizzare ( qualunque cosa significhi ).”,
    e ho fatto come esempio quello in cui, persino all’interno di una relazione, secondo quella logica, io posso desoggettivizzare il partner, perchè non ho intenzione di assecondare la sua volontà, chè in qualche modo lederebbe la mia coscienza. Il commento che hai fatto tu, sul merito del contenuto, non so cosa dire, perchè non c’entra nulla col senso di tutta la discussione.
    ripeto: sottolineavo con forza il fatto che non abbia senso dire “mi devo fidare del fatto che non è così”, perchè per quanto mi riguarda significa scaricarsi di una responsabilità esclusivamente personale. Ognuno di noi è libero di fare o non fare una cosa. Se il mio più caro amico ritiene giusta una cosa, e io no, l’amicizia l’amore e l’affetto non mi portano a transigere suo miei valori. Figurati una perfetta sconosciuta. Intendo dire, per stare a @___@, che qualora una donna libera e emancipata e non costretta si offrisse a me in cambio di denaro, io non la comprerei mai. Punto. Spero davvero di non dover tornare sull’argomento.
    @zaub
    anche quello, era un esempio. Si parlava di modelli e di come essi danneggino l’immaginario di chi ne fruisce. Non stavo comparando la prostituzione al porno. Forse così il paragone ha goduto di maggiore icasticità, a questo punto troppo. Quello che volevo dire era, per ricollegarsi al discorso di Binaghi che ho condiviso moltissimo, che, certi mestieri implicano un coinvolgimento così grande, che poi è molto difficile switchare. Per gli uomini le pornostar sono quelle dei video. Non sono loro mentre vanno a prendere il figlio a scuola, a pagare una bolletta. Come a dire che esci con una grande attrice, e ti aspetti e quasi pretendi che ella corrisponda al suo personaggio. Questo discorso del personaggio secondo me è centrale. Io penso che, quando parlo di continenza, di elevazione, che il lavoro da fare debba puntare molto sul culturale; in senso sia femminile che maschile. Qualche anno fa credevo con convinzione che libertà significasse acquistare sicurezza nella sfrontatezza; che fosse semplicemente fare quello che si era sempre fatto, appropriandosene, impadronendosene. Invece col tempo ho iniziato a capire che spesso la libertà è la capacità di opporre un grande NO, di proteggersi e difendersi, per dirla alla Battiato, “di emanciparsi dall’incubo delle passioni”. E di nuovo, mi fanno sorridere le obiezioni di chi ribatte “ma che c’è di male? Io voglio lei vuole non si fa del male a nessuno”. Io questo modo di intendere l’esistenza lo trovo molto consumistico. E il problema è che talvolta questa apologia del consumismo esistenziale la fanno persone intelligenti, acute. Che secondo me in difesa di quello che per me è un disinteresse, un’indifferenza morale mettono in campo parole come laicità, libertà. Di nuovo, ammetto: per me dovrebbe esistere una morale comune che vuole che laddove una donna offre il suo corpo per denaro, ci si astenesse. Semplicemente perchè è un’offesa al corpo della donna, alla sua persona, al proprio, di corpo, alla propria anima, ai propri sentimenti. Io, questo, come dire “complesso di colpa” non riesco ad accantonarlo. Zaub, ti parlo di percorsi personali. Ho visto porno per anni. Conosco molto bene quel mondo, quel sistema. E non riesco a non trovarlo degradante. Non lo paragono alla prostituzione; dico semplicemente che quello che ti lascia dentro è un grande senso di vuoto, di tristezza. Come farsi dire frasi offensive durante un amplesso. Lì per lì ci può stare, e il poi, è quello che riverbera dentro a posteriori, che merita attenzione. Mi ritengo una persona molto comprensiva e non sono qui per giudicare nessuno, davvero. Credo che principalmente siamo umani, più sensibili che razionali, e riesco a capire, a compatire penso tutte le azioni umane, anche le più aberranti. Non ho mai messo la mano alla bocca in segno di scandalo, e puntualmente mi accanisco io per prima, con i “moralisti”: ma far diventare una cosa triste e degrandante (e non per me: comprare una donna è degradante, punto) una libertà personale, questo no. Per quando mi riguarda, comprendere tutto, educare a qualcosa di diverso. Altrimenti, come ho già scritto, per me ci si estingue. Perchè si estinguono le relazioni eh, mica per altro.

  33. “se ciò che ci importa è che una persona sia “libera” di scegliere con chi fare sesso, come può essere discriminante che l’azione avvenga dietro pagamento o dietro corteggiamento?”
    posto che gli interventi degli altri se presi in considerazione vanno presi per intero, e che nello specifico il mio ( magari pessimo ) commento seguiva da dialogo precedente, rimetto la domanda in un’ottica più comprensibile. e l’ottica è che per quanto io provi come la maggior parte delle persone qua lo stesso senso di malessere nei confronti della prostituzione, non credo che sia l’idea in sé del vendersi la discriminante. e che dato che dobbiamo fare i conti con ciò che non ci piace, cercavo di identificare con una domanda il vero punto di ciò che non ci piace, e ponevo come condizione ipotetica di principio assoluto, la possibilità di scelta.

  34. e una donna che si offre e basta? come mai per gli uomini è così facile insultare le donne chiamandole puttane? sarà forse perché considerano degradante una donna disponibile?

  35. @ zauberei
    non ho capito due punti del tuo ultimo commento. “La fatica degli uomini a non discriminare la connotazione di sudditanza”. stai parlando degli uomini che frequentano prostitute o di un pensiero più o meno diffuso tra gli uomini? e “la negazione della relazionalità dell’eros” che a tratti ritieni patologica. è una negazione che permette di considerare “normale” frequentare prostitute o ancora è inserita in un pensiero più diffuso?

  36. Rispondo a Laura e @___@ insieme, perchè è come se vedessi le loro posizioni su due estremi, Ho punti di accordo con entrambi e con entrambi di divergenza.
    Siamo in una cornice postmoderna:vuol dire che le persone nella concretezza possono elaborare scale di valori ribaltate rispetto alle graduatorie maggioritarie. E’ sempre stato così solo ora è fenomenico, razionalizzato, risolto in tanti modi. Questa cosa vale per tutto, prostituzione inclusa e credo che in questo capisco bene l’obbiezione di @___@ quando allude all’arroganza, mi tocca in un nervo sensibile, perchè è vero quando si comincia a sapere cosa è bene per l’altro è il momento in cui si rischia di prevaricarlo, universalizzando il proprio sguardo. Laura, te dici che hai visto tanto porno? Eh ehmbè? Non mi da nessuna garanzia, perdonami perchè se si ha a monte una prospettiva già decisa come sufficiente e satura non si avranno che conferme. No io non trovo il porno squallido, men che mai certe forme di godimento sessuale che inscenano un’asimmetria: il sado maso, certi gesti a letto che recitano la prevaricazione. Credo nella possibilità piuttosto frequente della felice masquerade postmoderna di un gioco di ruolo. E credo che sia fondamentale saper distinguere il caso in cui la violenza è giocata, l’asimmetria riprodotta ludicamente, e il caso in cui è esercitata senza gioco. Quello che mi preoccupa è constatare come spesso e volentieri le rappresentazioni di queste relazioni erotiche, passino per la reificazione della donna: ma non è colpa dell’eros e del porno, è colpa del grado di sessismo della cornice culturale che li muove. In questo basta un po’ di folmografia nordamericana recente per capire a cosa alludo – se si desidera, e se non si vuole demonizzare il sesso a prescindere. Però noi non siamo in Usa, noi tuttalpiù flirtiamo con la profonda provincia degli Usa- e questo confonde.
    Anche la prostituzione gode dello stesso vantaggio postmoderno. Le domande di @___@non sono così dissennate. Però per me il problema rimane, in questo ambito nei termini in cui ne ho parlato sopra, e non è necessariamente il gesto di andare a prostitute a essere problematico, come il gesto di fare la prostituta, perchè in entrambi i casi ci può essere una contingenza di qualche tipo, ma il non rendersi conto di cosa implica una transizione economica del sesso per giunta nella nostra cornice culturale è si segno che un tasto psichico è muto. Quindi per rispondere a @____@ il problema eventuale non riguarda le persone che frequentano la prostituzione, ma le persone che la leggono acriticamente. Non credo che sia un pensiero tanto diffuso. Se puttana è un insulto, questo vuol dire qualcosa di preciso, in tal caso bisogna concepire un altro tipo di problema ulteriore a questo…:)

  37. @zaub
    “perchè se si ha a monte una prospettiva già decisa come sufficiente e satura non si avranno che conferme.”
    zaub, col riferimento alla mia esperienza diretta non intendevo “l’ho visto mi sono documentata e quindi posso parlare pure io; l’ho visto così che io possa adesso avvalorare la mia tesi; l’ho visto sdegnata e scandalizzata ma li ho visti e dunque ne so qualcosa”. tutt’altro. intendevo l’ho visto quando ero più giovane, senza alcun pregiudizio, da fruitrice, non so come dire lo “volevo” vedere. so cosa vuol dire, capisco davvero che alcune cose possano piacere, ma, appunto, sono percorsi personali. non so, a me in questi casi viene in mente, a fare un po’ da paradigma, il percorso di Lindo Ferretti. (e il fatto che venga considerato una sorta di traditore, o cmq uno che si è rincoglionito). Cioè ok io di base tendo ad irrigidirmi e penso non sia troppo utile, perchè alla fine ho a cuore un ideale di bene comune. dici che siamo nel postmoderno e che solo ora è diventato fenomenico che si abbiano scale di valori diversi, e ok. e la morale comune, però, qual è? (zaub, non intendo la “morale” quella che un tempo bandiva gli omosessuali, e oggi no. intendo i più altri principi laicissimi di rispetto, di valore dell’essere umano). anche ella cambia? non so. non sto dicendo che dovremmo vederla tutti nello stesso modo su ogni cosa, ovvio. però credo fortemente che gioverebbe a tutti prendere le distanze da alcune manifestazioni sì dell’essere, sì dell’umano, ma obiettivamente controproducenti per l’umanità stessa. E’ così arrogante, lo dico invece umilmente, è così arrogante pensare che alcune cose siano “dannose”? se passasse che è maleducato e brutto schiamazzare sotto casa degli altri, non per formalità, non solo per rispetto delle regole, non solo perchè da’ fastidio a me vicina, ma come sostanza, come disvalore umano nell’atto di essere volgari e schiamazzanti, e passasse appunto come valore collettivo, dove non è che gli eventuali schiamazzatori vengono messi al rogo, ma anzi educati e man mano un giorno sta cosa non si dovesse manco più ribadire, ne avremmo perso, o guadagnato, come collettività?
    (più sopra citavo il caso del sito rotten. qualche tempo fa parlavo con un ragazzo del fatto che sono turbata di fronte alla libera circolazione di certi contenuti, così come del fatto che circolino video di violenza, vedi snuff movie. venivo tacciata di invito alla repressione, e del fatto che non fosse giusto, perchè il fatto che turbi me, non significa che turbi tutti. allora mi chiedo: da questa cosa come se ne esce? perchè devo accettare l’accusa di moralismo ma ancor di più che nessuno dica nulla, e continuare a ventilare l’ipotesi che un mio figlio, un giorno, potrebbe imbattersi in una cosa del genere, voluta lì da gente che pensa che quella cosa lì debba esserci? ok, molto spesso è da qui che viene la mia rigidità. io sento quelle opinioni come angoscianti. e me ne difendo mettendo un muro ancora più difficile da buttare giù. perchè è come se fosse l’unico modo per sentirsi al sicuro da una certa realtà che si vuole legittimare ad esistere ancora. d’altronde io credo assolutamente, ci credo davvero che pagare una donna per delle prestazioni sessuali sia orribile. sia orribile per tutti. sia un danno sociale. non posso farci niente.)

  38. (e poi nel dettaglio: dici che non trovi squallide forme di godimento che inscenano un’asimmetria, nel segno del gioco, importante che non si reifichi la donna (sintentizzo, e dunque perdona se banalizzo)).
    ok allora poniamo che io sia una donna libera che decide col compagno di giocare a questa asimettria (già diciamo che quasi sempre l’asimettria pende verso la donna). gioco e mi faccio insultare. la cosa finisce lì, io non sono DAVVERO quello che mi è stato detto, nè un oggetto. bene, secondo me non è così facile e automatico, sempre per quel discorso di binaghi di cui sopra. senti zaub, ti dico come la vedo, secondo me, desiderare di farsi offendere ci può anche stare, ma il discrimine è poi tra il farlo davvero, e tenerlo per sè. quelle parole, dette per gioco, risuonano, altro che. non sono parole “casuali”. sono offese esplicite all’esser donna e al fatto stesso di fare sesso, e di volerlo fare. io non trovo sano ovvero non patologico quel tipo di desiderio. molto molto in piccolo magari, ma nn è una cosa che difenderei a spada tratta come un diritto.)

  39. Laura, mi sa che qua non se ne esce. Qua non è questione del “diritto di farsi offendere a letto”, io difendo il diritto di due adulti consenzienti di fare a letto ciò che vogliono incluse pratiche che possono ripugnare me e che io non farei..insomma credo in un mondo dove c’è spazio per ciò che è “tradizionale” come per ciò che è “bizzarro” con tutte le commistioni tra le due categorie e sempre nei limiti del consenso e del rispetto reciproco.
    Tornando al mio amato cinema, io sono piuttosto onnivoro, apprezzo cinema d’autore ma anche pellicole meno ambiziose (molto meno ambiziose), mi piacciono le commedie romantiche, le storie d’amore ma anche film più cupi, violenti finanche splatter..tu sei libera di dire che ti fa schifo, cerca pure di non farli vedere a tuo figlio piccolo puoi anche pensare che sono malato perchè mi piacciono “certe schifezze” ma non puoi impedirmi di vederle, anche il pensare che sarebbe giusto (“per il mio bene”) impedirmelo io lo vedo come un pensiero arrogante, lo respingo
    So bene che il paragone è un po’ azzardato ma provo a farlo: anche se pensi che una donna che vuole abortire o che vuole tenere il bambino nonostante le difficoltà in cui si trova, stia sbagliando e starà male e se ne pentirà, puoi certamente parlarle (con rispetto) ma non puoi opporti alla sua volontà qualora non ti desse ragione..l’eventuale pentimento riguarda la sua coscienza, non la tua.
    Insomma dobbiamo accettare il fatto che c’è e ci sarà sempre gente che farà cose che noi non approviamo e che troviamo dannose, sbagliate, stupide, gente che ha gusti orrendi o coltiva vizi immorali eccetera, poi noi possiamo discutere quanto vogliamo sul perchè lo fanno, e perchè gli piace quella schifezza che noi non accetteremmo neanche morti/e eccetera, ciò che non possiamo fare è impedire alle persone di vivere la loro vita come vogliono nei limiti della legalità democratica. Se poi queste persone concluderanno di aver sbagliato, si pentiranno e decideranno di cambiare anche radicalmente (come deve essere capitato a Lino Ferretti) questo riguarda solo le loro coscienze, la loro interiorità.
    Non penso che Lindo Ferretti sia rincoglionito come non è rincoglionita Claudia Koll, è gente che in passato ha fatto scelte in cui oggi non si riconosce più, di cui si è evidentemente pentita e ha deciso di modificare radicalmente la propria esistenza, hanno, detto in maniera forse troppo semplicistica, “cambiato idea” che è una cosa legittima, io non li giudico, li rispetto ma li avrei rispettati anche se non l’avessero cambiata. Mi spiego?

  40. “Agisci in modo da trattare l’uomo così in te come negli altri sempre anche come fine, non mai solo come mezzo”. (Immanuel Kant)
    Vale a dire ai fondamenti laici dell’etica moderna.
    Collegateli all’atto di prostituirsi e all’atto di comprare sesso a pagamento e ditemi cosa ve ne risulta.
    Cara Laura, non lasciarti intimidire dalla prolissità e dalle circonlocuzione. La complessità è frutto di percezione della differenza e di una gerarchia di valori, la complicatezza invece quasi sempre è il prodotto di una volontà ideologica di conciliare l’inconciliabile.

  41. @paolo1984
    senza polemica speciosa, la legge è una cosa che fanno e che hanno fatto gli uomini. perchè non auspicare che un giorno possa diventare vietato e illegale la libera riproduzione di video di estrema violenza?
    intendi: non discuto sul merito in sè della cosa, ovvero se è giusta o sbagliata, ma sul fatto che una cosa lecita oggi, ovvero sino a oggi, non è detto che lo sia anche domani, e dunque non è detto che sia una cosa che valga solo per me, e verso la quale io debba rassegnarmi. scusa, ma la gente che letteralmente fa campagne per idee in cui crede?
    per il resto, ho ribadito più di una volta che non sono qui a giudicare nessuno, meno che mai sul tema aborto, figurati. non accostiamo please cose come l’andare a prostitute, o il diritto di vedersi un film splatter, con l’aborto. dai.

  42. caro binaghi, che ti devo dire? sono completamente d’accordo con te, in merito alla frase di kant. e il tuo di quaranta e passa commenti sopra resta, fin qui, per come la vedo io, il ragionamento più ficcante su tutta la questione.

  43. “perchè non auspicare che un giorno possa diventare vietato e illegale la libera riproduzione di video di estrema violenza?” Laura
    a meno che tu non abbia le prove che in quel video la gente è stata uccisa e torturata davvero (e quindi non si tratta di attori ma di vittime), a meno che tu non abbia le prove che è stato commesso un crimine puoi solo auspicare un divieto ai minori.
    Ma se auspichi che certi video diventino di per sè “criminali” perchè il loro contenuto ti fa schifo o lo giudichi “dannoso” allora lascia che ti dica che mi batterò con tutte le mie forze affinchè ciò che tu auspichi non venga mai realizzato. Su questo non transigo e non intendo discutere oltre. Come vedi, anch’io ho le mie rigidità e metto i miei muri

  44. paolo, ma sai cosa sono gli snuff movie? oppure, sai che un folle canadese attore porno ha ucciso qualche settimana fa un suo amico torturandolo e ha filmato il tutto e il video era facilissimamente visionabile? ripeto: era facilmente visionabile vedere un video, magari mentre si era in pausa pranzo a lavoro, di un essere umano che veniva ucciso e torturato. oppure. vai in qualunque sito porno e vedrai donne che si fanno letteralmente torturare CONSENZIENTI il deretano. sono moralista se vorrei che, non solo fosse vietata la circolazione, ma se un giorno si smettesse di fare cotale pratica, in quanto lesiva dell’essere umano (fregandomene del libero arbitrio di chi si vuole far torturare)?

  45. edit: facilmente visionabile in pausa pranzo non vuol dire ovviamente che ti casca sto video tra capo e collo, e te sei costretto, involontariamente.
    significa che se sei morboso e vuoi vedere la morte di una persona in un video, è molto molto facile, al giorno d’oggi.

  46. Sì lo so cosa sono gli snuff movies, so anche che molte volte vengono spacciati per snuff dei video dove in realtà è tutto finto (..ma non vedo che c’entri e in che modo le mie idee potrebbero difendere la libera visione di video dove la gente viene ammazzata davvero), so che lo snuff NON è cinema, e non ha niente a che vedere con i film di cui parlavo.
    Comunque per non sottrarmi alla tua domanda: no, tu non puoi impedire ad una persona adulta di farsi torturare volontariamente a meno che tu non riesca a farla interdire. Puoi parlare con lei, puoi dirle che è sbagliato e che si sta facendo del male, puoi offrirle il tuo aiuto e il tuo supporto per smettere ma la decisione spetta a lei, non a te. Posso farti un esempio anche più estremo: se vedo qualcuno che si vuole suicidare è mio preciso dovere tentare di fermarlo, ma resta sempre il fatto che se ha davvero deciso di morire ci riproverà e prima o poi ci riuscirà.
    Per le stesse ragioni (e scusa se torno sul solito esempio) non si può impedire ad una donna che vuole portare avanti la gravidanza anche a costo della sua vita, di farlo, si può tentare di convincerla ma l’ultima parola spetta a lei come le spetta sull’aborto.
    e, per inciso, qui non è questione di pornografia, personalmente il porno non mi ha mai attirato particolarmente, preferisco guardare altre cose, è che io non ce la faccio a “fregarmene” di ciò che una persona cerca e vuole per se stessa anche quando ciò che vuole la porta all’autodistruzione: ripeto, io posso cercare di fermare chi si vuole (dal mio punto di vista) autodistruggere ma non posso forzarlo, se poi ritieni che sia giusto “salvare” un adulto anche contro la sua volontà..non so che dirti, io non sono sicuro che sia giusto
    So che alcuni potranno giudicarmi un mostro o un portatore di una cultura di morte, ma sinceramente non m’importa

  47. Paolo, più che altro sei un buon ragazzo con scarsa esperienza ma intossicato da ideologie relativiste. Fra qualche anno ti sveglierai e ti capiterà quel che è capitato a me o a Giovanni Lindo Ferretti: quando le idee non collimano col nostro più profondo sentimento della vita, si buttano saggiamente le idee e si cerca una Parola di Vita. Oppire, semplicemente, accetterai che oltre al relativo e al soggettivo esistono l’oggettivo e il certo.

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