Succede che a Firenze si facciano concorsi per le scuole, chiedendo ai ragazzi delle medie e superiori di immaginare pubblicità fuori dagli stereotipi. L’ho visto accadere a Venezia, diversi mesi fa, e si può vedere ora. Non è difficile, basta volerlo.
Invece, informa l’Adci, le pubblicità attuali trasmettono un numero maggiore di messaggi negativi rispetto al passato. Lo pensa il 58% degli italiani, stando al sondaggio commissionato nel mese di marzo all’Istituto Piepoli. E, per rifarsi a uno dei post più importanti di Adci,
“tutti noi che per mestiere usiamo i mass media contribuiamo a forgiare la società. Possiamo renderla più volgare. Più triviale. O aiutarla a salire di un gradino”.
L’interazione tra l’inquinamento cognitivo mediatico e il depauperamento valoriale di una società è, parafrasando Gregory Bateson, un esempio di coinvoluzione: un fenomeno che si verifica quando l’involuzione del fattore A favorisce l’involuzione del fattore B che a sua volta favorisce l’ulteriore involuzione di A, e così via.
Relegarci con rassegnazione in una posizione deresponsabilizzante (siamo solo effetto e non causa) ci ha emarginati in un ghetto socialmente equivoco. Ci ha privati del nostro ruolo di operatori culturali, ruolo che in passato ci era riconosciuto da “intellettuali del calibro di Eco, quando ci chiedevano di scendere in campo e partecipare alla battaglia sul divorzio o sull’aborto, a temi di rilevanza assoluta per la società civile”.
Oggi non ci chiamerebbero. Siamo guardati con sospetto, nella migliore delle ipotesi.”
Appunto.
al concorso di Firenze ero nella giuria, invitata dalle organizzatrici a cui va il merito di essere riuscite -tra l’altro- a realizzare il tutto nei tempi strettissimi di fine anno, a fronte di una partecipazione inaspettatamente numerosa.
Anche tra i lavori che non si sono potuti premiare ce n’erano di molto belli e soprattutto originali. Visioni nuove, ingenue e fresche quelle delle medie inferiori, elaborate e ironiche quelle delle superiori.
A dimostrazione che un altro immaginario è possibile – volendo.
E vedere alla premiazione le ragazze e i ragazzi a commentare eccitati i lavori in mostra, con genitori e insegnanti, dava veramente l’idea di un progresso che, nonostante tutto, si sta sviluppando 🙂
ma che bell’idea! Da esportare subito in altre scuole.
Riguardo agli intellettuali non saprei, ma la pubblicità, “guardarla con sospetto” è Veramente la migliore delle ipotesi. La peggiore è pensare che gli spot possano veicolare messaggi educativi o positivi. L’iniziativa delle scuole indicata nel post, se può avere un lato positivo è appunto quello di favorire nei ragazzi una posizione critica , non certo quella di poter immaginare un sistema pubblicitario portatore di valori buoni, anzi l’oscenità maggiore è proprio pensare quello, che cioè i ragazzi ( o i vecchietti) possano ricevere “educazione passando davanti a un maxischermo o davanti a un televisore che propone smalto per le unghie o patatine.
(Invece che dai propri genitori o dalle persone che gli vogliono un po’ di bene. )
Educare alle virtù ed invogliare all’acquisto sono intenti inconciliabili, quando questo avviene siamo di fronte al peggio.
Qualche anno fa il nostro stimato Fazio faceva una laica pubblicità al gioco del Lotto in cui si sottolineava che parte dei proventi andavano a sostenere il patrimonio artistico della penisola. Adesso, ci sono milioni di persone che distruggono se stessi e la propria famiglia per il vizio del gioco, il patrimonio artistico, manco a dirlo cade a pezzi.
Ma almeno lui, ( mi piace concludere con una nota positiva), se la passa ancora bene.
Ciao,k.
Grazie Loredana,
il concorso lo abbiamo organizzato come Comitato Se Non Ora Quando di Firenze? Prendendo l’idea dal Comitato SNOQ Di Napoli che lo aveva fatto l’anno scorso. Per noi fare rete è questo, prendere le belle idee che funzionano e riprodurle. E’ stato un progetto davvero emozionante, l’anno prossimo lo rifaremo e lo diffonderemo in tutta la Regione, grazie alla CPO regionale, che ci ha sostenuto e a tutti i comitato SNOQ della Toscana che si faranno carico del lavoro. All’anno prossimo!