SOGNO DI UNA NOTTE DI TARDA PRIMAVERA

Spazzatura. Sigarette. Aria, quella che si può, almeno, da sotto la mascherina che sembra togliertela. Un’uscita di quindici minuti esatti, cronometrati, e al ritorno, su un muro vicino casa, leggo una scritta, “Libertà per me”. Chissà chi l’ha tracciata, penso, e quando. Il perché è evidente. Anche quelli di noi meno socievoli, che amano la casa come una cuccia e non vedono l’ora di tornarci, la vivono ormai come una prigione. Così è, così bisogna, mi dico.
Poi mi torna davanti agli occhi un ricordo lontanissimo. E’, credo, il 1983, tarda primavera, forse maggio. Il luogo è piazza dei Cavalieri di Malta. La ragazzina ignorante che ero pensava che fosse solo la piazza con un portone un po’ magico, con un buco della serratura da cui si vede la cupola di San Pietro. Invece, mi spiegò un colto fidanzato, era la piazza di Piranesi, bellissima se solo ci si voltava a guardarla.
Da allora, piazza dei Cavalieri di Malta fu, per una parte della mia giovinezza, il luogo degli appuntamenti e degli amori. E in quella sera di maggio, con la luna piena, arrivammo in quattro. I miei tre amici erano una fotografa, una ballerina, un sassofonista. Sognavamo progetti folli e grandiosi. In parte, li ho raccontati in L’arrivo di Saturno. Una sceneggiatura per un video, da ambientare nella città morta di Galeria: una giovane donna inglese dell’alta nobiltà parte nel 1924 per assassinare Mussolini. La donna, ci dicevamo, non nutre alcun interesse per la politica, né ha mai conosciuto l’uomo che ha deciso di uccidere, ma “è della stirpe dei grandi assassini della poesia”. La sceneggiatura si chiamava “Perdita di fiato” e iniziava con una citazione di Robert Musil: “Giunge nella vita un periodo in cui essa rallenta singolarmente il suo corso, come se esitasse a procedere o volesse mutar direzione. E’ facile, allora, incorrere nella sventura”.
Sognavamo, come si fa a quell’età. E quella notte, infine, smettemmo di parlare. Il sassofonista cominciò a suonare, la ballerina cominciò a ballare, la fotografa scattò foto. E io guardavo la luna, immaginando tutto quello che avremmo potuto fare, negli anni a venire.
Ed ecco, dalla nostra clausura, il motivo per continuare a sognare: far sì che i figli, e i loro figli, possano trascorrere una notte di maggio in una piazza deserta, sotto la luna piena.

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