SOLO PER UNA VOLTA

Parliamone. E’ bastata la segnalazione su Facebook di un gruppo che chiede l’analgesia epidurale per il parto (qui la petizione) e i commenti sono arrivati a valanga. La sollecitazione è venuta da Paola Banovaz, che sull’epidurale ha scritto un libro. Faccio una sola, irripetibile eccezione alla mia linea di non parlare per nessun motivo di testi pubblicati a pagamento, perché l’argomento è necessario.  E, ancora una volta da quel che leggo fra i commenti sul social network, richiama in ballo l’antico discorso natura/cultura cui soprattutto le donne sono inchiodate.

70 pensieri su “SOLO PER UNA VOLTA

  1. Luna.
    Il mio primo commento è stato questo:
    “Per quanto riguarda il parto in analgesia, anche senza una particolare retorica del dolore, lo si può rifiutare. Come si può rifiutare l’analgesia per le cure dentistiche o per qualche intevento minore durante l’allattamento, per esempio. Liberare le donne vuol dire offrire, informare, e non colpevolizzare le loro scelte autonome.”
    Il senso era quello di suggerire che non c’è solo la mistica del parto naturale e del dolore a tutti i costi: il rifiuto – dell’idea di partorire in analgesia- può anche essere successivo ad una analisi costi-benefici.
    Facciamo in modo che garantire il diritto a non soffrire inutilmente non diventi una battaglia contro le donne che fanno scelte diverse.
    (Mi è stato suggerito che forse non ero qualificata a parlare…)
    Che epidurale e cesareo sono argomenti diversi, lo so, mi sembra che siano stati accomunati sotto la voce: “diritti da garantire alle donne”, ma non da me. Se ho frainteso mi dispiace. A me sembra però che se invece questa “contiguità” c’è, come mi è sembrato di capire leggendo diversi commenti, sia fuori luogo.
    Fonti accreditate per me vuol dire lavori pubblicati su riviste scientifiche soggette a review. I racconti di esperienze personali lasciano un po’ il tempo che trovano. Ma se volete vi racconto le mie storie personali 😉

  2. Oddio, siamo al paradosso completo…
    LGO ma conosci qualche donna che è stata obbligata all’epidurale?
    Oppure pensi che noi che siamo a favore della scelta per l’epidurale (sottolineo SCELTA) osteggiamo le donne che non la scelgono?
    Pensa che da come scrivevi ti credevo uomo.
    Però scusa se insisto, ma parlare in teoria senza aver provato sulla propria pelle QUEL dolore è pura semplice inutile astrazione.

  3. Sull’epidurale mi pare abbiano detto tutto le commentatrici che mi precedono.
    Sul cesareo, dato che io sono stata una di quelle che ne ha parlato come di un diritto, mi spiego. Io, sì, penso che sia un diritto della donna quello di non avere un parto naturale se per qualche motivo non se la sente. Le storie personali lasceranno il tempo che trovano, ma racconto questa per fare un esempio: una mia amica è riuscita a rimanere incinta a 40 anni dopo anni di tentativi falliti e un viaggio all’estero per tentare l’inseminazione eterologa, finalmente riuscita. Ha voluto il cesareo, perché era più sicuro per la bambina. A quarant’anni e dopo tutta quella fatica e quelle sofferenze,non se la sentiva di partorire naturalmente. Vogliamo biasimarla?
    In un mondo fatato dove le coppie non devono spendere migliaia di euro per un inseminazione artificiale e dove gli ospedali sono attrezzatissimi per risolvere qualunque complicazione del parto probabilmente una simile scelta sarebbe stata paranoica, ma oggi?
    Chiedo scusa se ieri ho introdotto questo argomento, quando effettivamente non c’entrava.

  4. LGO nel blog epidurale trovi tutti gli studi che vuoi sull’epidurale. Solo che per capirli e giudicarli bisognerebbe essere del mestiere.
    mettiamola così: in UK il 70% delle donne partorisce in peridurale, in Italia forse (non ci sono dati ufficiali seri) un 10%.
    I medici inglesi sono tutti matti?
    Altro dato. La pillola abortiva. In Francia te la prescrive il medico e te la prendi a casa tua (questo da 20 anni). In Italia in nome di studi ebm ecc… la RU486 è arirvata pochi giorni fa e te la somministrano solo in ospedale…
    Taccio sul nimesulide.. ritirato in molti paesi europei ma da noi, malgrado i danni al fegato… è ancora lì bello bello 🙂
    Tutto sto giro di parole per dire che gli studi non sono il vangelo. Vanno interpretati.. e l’interpretazione è influenzata anche dal soggetto.
    Insomma non esiste una verità scientifica… ma solo il buon senso. In scienza e coscienza insomma.

  5. Mah…continuo a non capire: chi avrebbe detto che la battaglia per l’epidurale sia anche la battaglia contro il parto naturale e pro-cesareo?
    Le “fonti accreditate” , si devono saper leggere.
    Inoltre questo non mi sembra un luogo adatto a fonti accreditate. Certamente adatto invece a dibatti.

  6. ElenaElle, cosa vuoi che ti dica? Non devo convincere nessuno. E non ho intenzione di esibire i miei referti medici perchè tu mi conceda il permesso di parlare.
    Luna, credo che questo non sia più un dibattito. Se ti va lo continuiamo in separata sede: io credo che rileggendo i commenti in sequenza emerga la relazione tra battaglia pro-epidurale e battaglia pro-cesareo.
    Gekina, per trovare i riferimenti che citi nel blog bisogna leggere tutto il blog, non c’è un link diretto. Se li volete rendere accessibili potrebbe essere utile: in giro per il mondo c’è anche gente che sa prendere in mano un lavoro scientifico e farsene un’idea. Sulla Ru486 (che in Italia è arrivata almeno un anno fa, non da pochi giorni – così come le vaccinazioni obbligatorie in Italia ci sono eccome) e il resto, se ti rispondo, poi tra dieci commenti qualcuno c’è il rischio che salti su a chiedere cosa l’ho tirata fuori a fare :-/
    Comunque, ribadisco che non ho mai detto che sono contraria all’epidurale durante il parto, anzi. Ho solo scritto più volte che sarebbe opportuna una informazione chiara, ma se mi rispondete che non sono in grado di capire per me è una risposta sufficiente.

  7. LGO mi scuso per il tono che ho usato: rileggendo mi rendo conto di essere stata aggressiva. Però continuo a non essere d’accordo con te.
    Quello che non capisco è proprio il punto: perché temi che qualche donna non sia abbastanza informata da poter rifiutare la peridurale? Non è sotto gli occhi di tutte che al contrario si è completamente disinformate sulla possibilità di richiederla?
    L’analgesia peridurale viene fatta solo se la donna la richiede: nessun ginecologo obbligherà mai la donna a ricevere un’anestesia non richiesta (o rifiutata, per usare la tua espressione).

  8. @ LGO,
    a lincare degli studi autorevoli non ci vuole nulla.
    Per esempio questo spiega bene come non ci siano evidenze tra epidurale e incidenza di aprti cesarei… non solo, la peridurale può essere iniziata già a un centimetro di dilatazione. Il che per il nostro paese equivale a una sorta di rivoluzione copernicana dato che in moltissimi ospedali non te la fanno prima dei 4 e dopo i 6…
    Su epidurale e allattamento ti lascio il riferimento bibliografico allo studio più accreditato e serio (BIRTH 26:2 June 1999):
    Effect of Labor Analgesia on Breastfeeding Success
    Stephen H. Halpern, MD, FRCPC, Tracey Levine, BS, Donna B. Wilson, MN, Jo MacDonell,
    MScN, IBCLC, Sandra E. Katsiris, MD, FRCPC, and Barbara L. Leighton, MD, DABA
    Non sono comunque la persona più adatta per discutere di ebm e letteratura medica (non sono medico).
    Devo dire che ogni volta che si parla di diritto all’epidurale viene quasi sempre sollevato il timore di irridere chi l’epidurale non la vuole fare perchè desidera partorire senza aiutini; il terrore che un’epidurale gratuita e garantita a chi la chiede, possa in qualche modo mettere in pericolo il parto “naturale” (le virgolette sono d’obligo datoi che in natura non esistono osteriche, vasche per il parto e cd musicali).
    Questi timori non li capirò mai… è come se la legge 194 – soo per il fatto che esiste e teoricamente è garantita a tutte le donne – imponesse a ogni donna incinta di abortire almeno una volta nella vita….

  9. La cosa molto curiosa è che ci sono persone che appena si parla di epidurale, chiedono immediatamente referenze di letteratura medica (spesso senza essere medici).
    Di fronte a tutte le tecniche naturale “contro il dolore” (scusate le virgolette..ma non riesco a NON metterle) e la loro provata efficiaca, nessuno chiede nulla.
    Sul parto in acqua nemmeno.
    Sulle indicazioni , rischi e complicanze di un taglio cesareo ancora meno.
    Sui rischi e complicanze di una gravidanza e parto qualsiasi….MAI VISTO CHIEDERE NULLA DA NESSUNO.
    Qualcuno mi sa spiegare IL PERCHE’?

  10. @ Luna,
    una domanda che mi pongo pure io e alla quale non ho mai avuto risposta.
    Personalemnte – ma credo sia pure il tuo pensiero – mi pare che tutto ciò che è naturale evochi solo benefici e tutto ciò che è farmacologico intossicazioni e danni a breve, medio e lungo raggio…
    E’ un dogma di fede credo…

  11. ElenaElle: sicuramente ho una percezione distorta della realtà, ma io non conosco nessuna donna che non sappia che cos’è l’epidurale. Quello che vedo è che spesso sono i ginecologi che informano le donne che devono partorire, e moltissime donne vengono poi indirizzate verso strutture private. Vivo in una grande città. Ho contatti frequenti con medici, e da questi scambi ho ricevuto l’impressione che la gente, in generale, tenda a sottovalutare i rischi di alcune pratiche o tecniche. Tutto qui.
    Luna: non so se ti riferisci a me, o stai generalizzando. A me piace cercare di capire le cose, anche se spesso non ci riesco. Se si parla di epidurale chiedo spiegazioni sull’epidurale, qui non mi pare si facesse un discorso generale sulla terapia del dolore o sulle complicanze delle gravidanze. Nel caso specifico, su complicanze di gravidanze e parti qualsiasi, o su quelle del cesareo, sono abbastanza informata, anche se tendo a rimuovere.
    Io credo, l’ho già detto, che questa conversazione non sia più utile. E’ diventata una polemica un po’ sterile che forse non interessa i lettori di questo sito, no?
    Spero che un giorno avremo in Italia soldi e risorse pubbliche per garantire a chi vuole un parto senza dolore. Spero che allora il consenso informato non sia una semplice formalità da sbrigare in fretta.

  12. Grazie Loredana per la segnalazione, seguo da più di un anno il blog di Gekina e la sua battaglia appassionata contro un’anomalia tutta italiana.
    Vorrei rispondere a LGO quando dice che “non conosco nessuna donna che non sappia che cos’è l’epidurale”: io sì, ne conosco che hanno partorito senza sapere nemmeno che esistesse. Tornando al rapporto costi/benefici: come mi è stato permesso di raccontare qui (http://genitoricrescono.com/epidurale-e-dolore/, scusate l’autocitazione è per brevità) una mia compagna di corsia dopo 24 ore di travaglio, aver chiesto il cesareo senza essere accontentata e nessuna proposta di epidurale, ha smesso di ascoltare le ostetriche e si è messa a spingere con soli 6 cm di dilatazione, commentando poi con me “e lì è stato BRRRAM!”. Forse qualche ginecologo potrà commentare anche sulla percentuale di casi del genere; io comunque dubito che un parto espletato così possa non avere conseguenze sul piano della salute ginecologica, e credo che possa/debba essere un argomento di discussione.
    E’ vero che il parto è un vissuto naturale e quindi non è un dolore imposto; ma il sapere che proverai (tanto) dolore e vedere che nessuno si prende la briga di fare nulla, per me equivaleva ad un dolore imposto. In gravidanza, più leggevo le pagine entusiaste dei naturalisti, più le confrontavo con le testimonianze dirette, specie di quelle che hanno avuto un parto indotto: il dolore è così forte che alcune hanno la sensazione di morire e usano la parola “sopravvivere” per descrivere la nascita del figlio. I naturalisti risponderebbero che le induzioni non vanno mai fatte, ma se nulla si muove, non credo sia possibile aspettare oltre un certo termine. Insomma si parla tanto di “medicalizzazione” e “cattiva medicalizzazione”, intendendo i cesarei di comodo (è vero che non soffri durante ma il post-operatorio è lungo e almeno io, per due settimane camminavo piegata in due), le induzioni le episiotomie le kristeller ecc. fatte non per necessità ma per accelerare: ecco e mi domando quanto in questo voler accelerare sapendo che si renderà il travaglio un inferno, non ci sia in fondo il pensiero che “tanto soffrirebbe comunque”.

  13. LGO, il mio è un discorso in generale, ma certamente mi sono riferita a te perchè dopo pochissimi commenti hai parlato di “fonti accreditate”.Come fanno molte persone quando si parla di epidurale. Sugli altri argomenti invece, mai letto la richiesta di “fonti accreditate”. MAI.
    Lo trovo curioso.
    SE vai al centro sud e giri un pò, ti reni conto che la parola epidurale NON ESISTE nel dizionario di quasi nessuno. questo anche al nord, soprattutto nei paesini . E se la parola compare nel dizionario…mancano spesso sia le info che gli ospedali dove la praticano.

  14. Vorrei aggiungere due parole sull’induzione del parto: non solo la si fa quando il parto non arriva dopo la 41. settimana, ma si applica da protocollo alla 39. settimana in caso di diabete gestazionale, come è capitato a me.
    Se in una gravidanza completamente medicalizzata come è stata la mia (chiedo scusa per l’autoreferenzialità, ma è ovvio che ciascuna è soprattutto testimone di quello che ha provato sulla propria pelle) con insulina e fraxiparina e digitopuntura ogni due ore ecc. ecc. Insomma in questa situazione così poco naturale il ginecologo induce il parto.
    E’ naturale partorire con l’ossitocina?
    E in virtù di questa naturalità si deve rifiutare la peridurale?
    Sono queste le domande che ho posto a tutte quelle donne che mi hanno sempre incitata al “naturale” tout court. Perché loro avevano partorito in modo naturale e mi consideravano evidentemente meno brava per non averlo fatto (che poi la mia epidurale non funzionò, ma questo è un altro discorso).
    E poi un giorno parliamo anche di allattamento…

  15. Luna, io spero che le persone che ti chiedano informazioni sull’epidurale nel futuro possano essere sempre di più, e spero che molte di queste ti chiedano riferimenti in letteratura. Lo considererei un segnale molto positivo.
    Quanto a me, ribadisco che essendo una rompiscatole di natura cerco informazioni e dati su tutto quello che mi interessa. Anche se non sono un medico – anzi, proprio perchè non lo sono! credo di aver diritto a una corretta informazione. Perché se ci limitiamo ciascuna a raccontare le proprie esperienze personali, magari la visione della realtà che ne esce è un po’ distorta. Nei commenti a questo post e a quelli su genitoricrescono i casi di epidurale “andata male” sono frequenti, per esempio. Cosa che voi dite essere statisticamente irrilevante, e non ho dubbi a crederlo.

  16. @ LGO,
    i medici quando informano non lo fanno sullabase di esperienze personali ma appunto sulla letetratura medica (quella seria).
    Quando compri una macchina disel chiedi gli studi su questo tipo di motore?
    Credo che alal base ci debba essre un rapporto di fiducia.
    L’informazione sull’epidurale (e non solo) è carente e spesso partigiana. La causa principale di tanta disinformazione è una cultura del sospetto piuttosto radicata in Italia; sospetto su tutte le tecniche e i farmaci che leniscono o tolgono il dolore. Il più delle volte per il timore di tutti quei principi attivi che appartengono alla famiglia degli oppiacei (Zavoli ha scritto unn bel libro su questo, “Il dolore inutile, la pena in più del malato”).
    I casi di epidurale “andati male” sono tutti da dimostrare. Esempio. Conosco una mamma che ha partorito nel mio ospedale con peridurale. La bambina è andata in sofferenza e trasportata d’urgenza a Treviso. Ora ha una disabilità grave.
    In quelle ore terribili ginecologo e ostetrica hanno avvicinato il padre e spiegato che la “colpa” era dell’epidurale… La bugia è stata subito accolta perchè è piuttosto diffusa l’idea che la peridurale allunghi il travaglio (la letteratura parla di una media di 15 minuti nella seconda aprte del parto).
    Ma con la denuncia sono partite anche le perizie e i fatti sono andati diversamente scagionando l’anestesista e lascindo sul banco degli imputati ginecologo e ostetrica.
    E’ più facile che l’epidurale non faccia effetto (gli anestesisti dovrebbero sottolineare che si registrano casi di questo genere fino al 10%). Ma di questo è meglio che parli luna.
    Io spero che ai corsi preparto l’informazione sul dolore nel parto e sulle diverse metoche di contenimento e sull’unica valida di analgesia (l’epidurale) diventi informazione seria ed equilibrata. Spero che l’Istituto Sueriore di Sanità la smeta di parlare di “percorso nascita” come di una sorta di ritiro spirituale per donne che devono magicamente farsi madri… e spero che in libreria tutti quei libri stile Odent, Leboyer, Schmid, Gaskin trovino compagni di scaffale che raccontino il parto e il dolore in maniera più obiettiva e meno “romantica”

  17. @ Elena Elle,
    Loredana Lipperini su “ANcora dalla parte delle bambine” riporta una vecchia intervista della Badinter sull’allattamento al seno. Cito il passo:
    A metà degli anni ottanta è cominciato il discorso ecologico, sostenuto anche dalle sinistre. Un ritormo alla natura, al biologico, al rifiuto del consumismo, dell’artificiale. E […] proprio in quel momento, si è ricominciato a parlare dei benefici dell’allattamento al seno, con la benedizione del movimento delle donne. […]
    Fino a metà degli anni ottanta gli psichiatri infantili consigliavano l’allattamento misto, per offrire alla madre una certa libertà e al padre la possibilità di essere più coinvolto nella crescita del bambino, sin dai primi mesi

  18. Buongiorno a tutte/i.
    l’argomento mi interessa molto, dato he tra meno di due mesi darò alla luce il mio primo figlio (dico primo per eccesso di ottimismo!!).
    Sono di Torino e qui c’è un ottimo ospedale ginecologico, dove l’epidurale, alla luce delle esperienze viste, viene fatto senza particolari problemi di organizzazione o ideologia. rimane il fatto però che effettivamente è l’unico ospedale in zona dove viene praticato.
    Quello che però volevo raccontare è un altro aspetto. come molte donne sono partita con l’idea di richiedere assolutamente l’epidurale. Non credo che la donna debba dimostrare la propria forza soffrendo (allora perché non chiedere ad un uomo di farsi curare un dente senza anestesia per dimostrare la propria virilità?). PERO’…. però in avvicinamento al parto mi sono resa conto di altri aspetti legati al momento del travaglio e del parto. Cioè la possibilità di affrontare il proprio parto con tranquillità, serenità e pazienza.. ovvero nel rispetto dei tempi del proprio corpo. Questo vuol dire non accelerare i tempi del travaglio e avere la possibilità di movimento assoluto durante il travaglio e durante il parto… questo per evitare traumi fisici che diventano traumi anche psichici (la posizione sdraiata, anche se è la socialemnte più accettata (quanti parti nei film abbiamo visto!) e più comoda per gli operatori non è sicuramente la più adatta). Purtroppo la cosidetta medicalizzazione del parto non permette questa possibilità, rendendo il tutto più difficoltoso per la donna.orse anche questo aspetto dovrebbe diventare oggetto di discussione… la possibilità della donna di gestire un momento importante per il proprio fisico. Anche così il dolore potrebbe essere se non proprio diminuito, almeno sopportato meglio. sottolineo che personalmente non credo nel percorso mistico della nascita e so che il parto non ha niente di spirituale, anzi lo vedo come un momento totalmente fisico, meglio, viscerale! Concludo, dicendovi la mia scelta: ho scelto (per ora, poi chissà) di non ricorrrere all’epidurale ma di poter effettuare il parto in un reparto ospedaliero meno medicalizzato (ovvero dove non viene previsto, tranne in caso di urgenza, l’uso del letto o farmaci per accelerare il travaglio), nella speranza di non avere bisogno di ricorrrere all’episiotomia, che invece è più frequente per i parti svolti nel letto. Ma questo è quello che ho scelto io e non vuole essere assolutamente un proclama contro l’epidurale, anzi. è solo che io ritengo per me più importante… ridurre il mio stress non avendo medici intorno. Credo che sia necessario fare conoscere alle donne tutte le possibilità e metterle nella condizione migliore per scegliere ciò che ritengono giusto per loro stesse… e quindi anche di dare la possibilità di chiedere e ottenere l’epidurale in ogni ospedale e di ottenere maggiore ascolto e attenzione da parte degli operatori.

  19. Elena,
    credo che si possa essere serene e tranquille pur decidendo per l’epidurale. O magari lasciandosi semplicemente aperta quest’opzione.
    Non tutte le donen scelgono l’epidurale perchè terrorizzate dal dolore. Molte credono serenamente che il dolore può essere evitato perchè per loro semplicemente inutile.
    Non credo nemmeno sia giusto dover scegl.iere tra diverse strutture ospedaliere. TUTTI i centri nascita dovrebbero garantire a TUTTE le donne determinati standard assistenziali.
    Il rispetto per la fisiologia (no induzioni e ossitocina aggratis), l’espulsivo non necessariamente litotomico, le libere posizioni… ma anche epidurale gratuita e garantita ecc…
    Non è possibile che in più iospedali ci si o l’uno o l’altro… o peggio, vere e proprie “filosofie di pensiero”. Un esempio a caso:
    L’ospedale di Montebelluna (TV) http://blog.venetoesalute.it/2010/07/diventare-mamme-in-provincia-di-treviso/comment-page-1/#comment-359
    Leggiamo nel materiale informativo dell’ospedale a proposito di parto:
    “Parto naturale: L’ostetricia naturale è la filosofia che regola il reparto. Tramite l’osservazione della frequenza cardiaca fetale rapportata alle contrazioni dell’utero materno e l’interpretazione accurata dei tracciati, i cesarei sono ridotti al minimo, tanto che Montebelluna ha il 13% di cesarei contro una media nazionale del 25%,
    con bassa incidenza di parto operativo. Anche le precesarizzate possono tentare il parto naturale a Montebelluna, particolarmente specializzato in questo settore.”

  20. Elena C., vorrei dirti solo una cosa: le opzioni sono tutte legittime ma chi promette un parto meno medicalizzato deve comunque garantire alcuni standard assistenziali, per esempio un neonatologo di guardia anche di notte.
    Ti confesso che trovo difficile parlare con una donna incinta, perché io stessa, da incinta, recepivo molto male chi mi indirizzava verso il grande ospedale – 3° livello, generalmente più anonimo ma con neonatologia – rispetto all’ospedale medio – 2° livello, con assistenza più personalizzata ma spesso senza neonatologia; mi sembrava che venissero messe troppo da parte le mie esigenze di persona.
    Alla fine sono andata in un 3° livello solo perché il 2° livello era davvero troppo lontano e… figurati la mia sorpresa quando ho visto che l’assistenza alla mamma era eccellente e non c’era proprio nulla di anonimo!
    E figurati poi la mia sorpresa nello scoprire che invece sulle paure delle gestanti si è creato un mercato di piccole cliniche che ti promettono un “parto dolce” senza offrire vere garanzie di sicurezza. Si tratta dei piccoli centri con meno di 500 parti anno, che hanno percentuali astronomiche di cesarei – appunto perché sanno che non possono garantire vera assistenza in caso di emergenza – e che il Ministero della Salute chiede che vengano chiusi da……….. 10 anni? Insomma bisogna pretendere rispetto per sé stesse ma, come si dice, cum grano salis.

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