SOPRAMONTE

It seems that every six months we’re forced to endure yet another report on the Death of the Novel, or Failure of the Novel, or the Shrinking Audience for the Novel, or—conversely but not coincidentally—the Rise of Nonfiction.

Accade che anche oltreoceano si dibatta di ben noti argomenti. Qui potete trovare un intervento di Brock Clarke sull’argomento (grazie a lui per la segnalazione).

A proposito. Non vi sarà sfuggito l’intervento di Andrea Cortellessa sull’ultimo Tuttolibri, in riferimento a quanto scritto sul genere da Valerio Evangelisti. Leggete l’integrale, o se volete saltate alle conclusioni (che lasciano la vostra umile eccetera alquanto sbigottita. Però, d’accordo, fa caldo, questa notte i miei vicini hanno litigato fino alle quattro e, insomma, ho le mie attenuanti).

Purtroppo per l’eventuale buonafede di chi spaccia a palate i suoi spaghetti gothic, a contenere in sé un reagente conoscitivo dal valore anche sociale resta proprio la noiosissima letteratura «vera». Quella, cioè, che funziona attraverso la differenza, e non la ripetizione. Quella che, se inventa sempre nuove forme, è perché non s’appaga soporifera di quelle ereditate (le forme artistiche, trascendentale allegoria di quelle dell’esistenza associata). Quella che non equivale certo, sic et simpliciter, alla «comunicazione»: e proprio per questo ha il coraggio di pagare (anche fuor di metafora) la propria mancata «sintonia con le domande della società». È questa la letteratura che prevede, fra i propri scopi ideali, la liberazione del pensiero di chi legge. E non è un caso che sia questa, oggi, a rischiare d’essere travolta dal «futuro» editoriale e mediatico dei monnezzoni «Classe 1984». Se ciò dovesse accadere, stia sicuro l’Inquisitore, non mancheremo, armi e bagagli, d’andarcene sopramonte. Non la sottovaluti, Eymerich, la resistenza: altri hanno fatto lo stesso errore.

29 pensieri su “SOPRAMONTE

  1. Do retta per una volta a Mozzi e prima di parlare metto in chiaro i miei pregiudizi: ho un debole per le cose che scrive Evangelisti. Mi piace la sua scrittura, le sue ironie, le sue storie e buona parte delle sue idee. Quindi sono di parte.
    Se fossi una groupie mi verrebbe da infierire su Corte-lessa, ma non sarebbe corretto. Del libro di cui parla ho letto solo gli stralci pubblicati in rete e non entrerei nel merito delle idee, ma della simpatia umana. Tuttavia alcune prese di posizione di Evangelisti sono note da sempre e quindi su quelle si può argomentare.
    Non so se Cortellessa si sia mai avvicinato a scrittori di fantascienza o di noir o di altro, al suo posto non butterei via a cuor leggero Dick o Ballard o Sturgeon o molti altri. Perchè buttare via un ‘condominio’ o ‘millennium peolpe’ di Ballard? cosa c’è di ‘basso’ in libri del genere? il ‘genere’? ma se quel ‘genere’ è capace di dire degli umani molto più di qualche trattato di sociologia o di un bel pò di libri con il continuo rimando colto perchè dovrei io (semplice lettrice) privarmene?
    Se nell’inquisitore Eymerch vedo un tipo umano non inusulae nella vita e nell’istituzione inquisitoria la precedente forma dei mille sistemi inquisitori che ancora ci circondano e se nella commistione di mondi trovo stimoli interessanti che mai, peraltro, mi impediranno di leggere Kafka (a proposito, la Metamorfosi non somiglia un pò troppo a quello che attualmente va a finire nei ‘generi’?) o Goethe o Manzoni, perchè dovrei dare retta a Cortellessa? perchè dovrei andare in montagna con lui a difendermi da ciò che lui teme?
    perchè come Illo dice:
    …….l’intrattenimento seriale da sempre è strumento di indottrinamento sociale
    ??????????
    perchè, quello alto, dei divi della letteratura non lo è o non lo è stato?
    Perche nessuno dei colti libri letti da Cortellessa si portava appresso idee di mondo che spesso (se non ci servissimo di strumenti critici) sono pure retrograde?
    Perchè l’idea che esista il Sublime e la Merda non è essa stessa uno ‘strumento di indottrinamento sociale’? e a che tipo di società mira un simile indottrinamento?
    Mi è capitato di rimproverare a Mozzi il continuo domandare, credo che d’ora in poi non potrò più farlo e questa è l’unica cosa che mi disturba della sfilza di perchè di cui sopra. Però ci terrei davvero a una risposta di Cortellessa, una risposta da Critico a lettore, una via che di solito l’idea della Sublime letteratura non prevede visto che al ristretto mondo della letteratura colta corrisponde solo un parco buoi e io ne faccio parte, ma, lasciatemelo dire, preferisco la mia stalla a tutte le torri d’avorio o Cortellesse in giro.
    Besos
    Ps: Se comunque le Cortellesse non lo conoscessero (basso valore poetico e pure cantastorie) De Andrè sosteneva che: dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.
    Per semplificare, da buzzurra letteraria qual sono: è inutile che uno si ingozzi di caviale e champagne se poi non può cagare e che dopo che si è fatta indigestione di preziosi cibi il cagare diventa la cosa non solo più desiderabile, ma quella che ci può salvare la vita (oltre che concimare per far ricresce altro champagne e foraggiare altro caviale).
    E aggiungo, del tutto in preda al mio fanatismo, che spero che questa mia bassissima replica sia ragione sufficente a far decidere Cortellessa per la montagna, magari dopo un decennio lo ritrovano, come quei giapponesi nella jungla, a cercare tra gli alberi i nemici che solo i Sublimi critici hanno visto, ma che nella realtà sono sempre stati in pace e in tutte le pagine di tutti i libri.

  2. giusto quello che dice la spettratrice, però il fatto è che di Ballard o Dick ne nascono uno ogni cento anni, non è così frequente leggere letteratura di genere di quel livello. In Italia poi è impossibile… Il pezzo di Cortellessa ce l’aveva coi monnezzoni di casa nostra, evangelisti compreso.

  3. E’ appunto perchè l’obiettivo erano gli scrittori italiani, caro orco, che il discorso di Andrea Cortellessa scricchiola, e di molto. E dal punto di vista critico, non da quello del gusto personale del singolo, incluso il tuo, naturalmente.

  4. E’ buona norma, per i bambini, parlare quando sono interrogati: sapevi che sono una mamma vecchio stile? 🙂
    Argomenterò, comunque, non temere.

  5. Ma chi ci garantisce che Cotellessa non sia un monnezzone?
    Quali sono i criteri per la monnezza e chi li stabilisce?
    Facciamo un referendum anche per questo o bisogna dare a Critici che nessuno ha votato il compito di provvedere?
    Se però i critici provvedono a criticare e nessun altro (lettrice compresa) ha più voce, che cazzo stiamo noi a leggere?
    Per quanto riguarda la produzione italiana di ‘generi’ per me Eymerich è molto originale, ho minore entusiasmo per altre cose di Evangelisti, ma non butterei via neanche quelle, mi dispiace per voi e Cortellessa che d’altronde potete continuare a leggere quello che vi pare (come me)e, se possibile, senza cercare di sentirvi ‘superiori’ solo perchè siete riusciti a leggere Proust tenendo gli occhi aperti con due stecchini.
    peace and love c’è spazio per tutti e non è detto che lo scrittore oggi considerato ‘basso’ non vi regali domani un bellissimo libro e non è detto che chi ha scritto bellissimi libri non abbia poi anche scritto cagate che solo in omaggio al ‘classico’ tutti si devono sciroppare.
    besos

  6. Faccio sommessamente notare all’orco che si è smentito da solo perché Dick e Ballard sono nati nello stesso secolo. Per la precisione.

  7. Essendo io un che ha letto Proust senza gli stecchini agli occhi e lo reputa una delle sue più straordinarie esperienze di vita, posso dire con sicumera che il pezzo di Cortellessa, tronfio e spocchioso, è talmente fastidioso nei toni che il fatto che alla pagina sucessiva ci sia una recensione al mio di romanzo, mi ha fatto meditare a lungo se mantenere per ricordo il foglio in questione (per la futura esaltazione del mio ego) o se buttarlo direttamente nella spazzatura per timore di infettare casa… 😉

  8. Credo che chi parla di monnezza per indicare i libri di Evangeslisti o non li ha letti, o ha dato solo una lettura superficiale e frettolosa.
    Sono libri con diversi “strati” di lettura, quelli dell’inquisitore Eymerich. Ma, insisto, sono convinto che Cortellessa non li abbia mai nemmeno letti quei libri.
    Comunque l’articolo è davvero spocchioso e tronfio, come dice gianni, e fa montare una certa rabbia. Se si vuole fare critica (crostuttiva) si scriva diversamente e si argomenti.
    Hap

  9. semplicemnte cortellessa non ha letto il libro di evangelisti a cui fa riferimento. il che la dice lunga sullo stato della “critica” peninsulare.

  10. ‘azz Biondill, hai letto Proust senza stecchini, ti sei divertito e quindi hai di sicuro tutto il Peso e l’autorità per parlare con uno come Cortellessa da pari a pari, io che ancora non l’ho fatto al massimo discuto da paria.
    Non riesco a mettere ancora ben a fuoco la cosa, ma percepisco anche nella cultura (forse solo per breve periodo, nei 70, non è stato così) una voglia di rinserrare i ranghi a difesa prima ancora che della Cultura di una serie di privilegi di casta. Ogni tanto scrittori considerati di serie B (Dick lo è sempre stato e anche a me, povera paria più realista del re, capitava di irridere chi lo leggeva) salgono il gradino di quell’uno ogni cento anni per finire in cattedra o, se morti, in un business. C’è sempre stato un’elitismo (a volte anche etilico) sposato con la Cultura alta, ma adesso che questo mondo marcia verso l’esclusione (tutto il mondo è sempre più una società di esclusione e di esclusi) e il solo secchio di saperi e poteri che tracima (se è saturo e se ne ha voglia) è l’unica cosa che collega il mondo dei privilegiati e degli esclusi si rinsaldano le fila anche della concezione della Cultura.
    Il sapere scientifico, da questo punto di vista, è già fortemente accalappiato dai centri di sapere e opzionato dai potentati economici. Questo connubio sta dando vita alla più squallida applicazione di copyright sul sapere, sulle sue applicazioni e sulla natura che la terra abbia mai visto.
    Evangelisti è ottimista e pensa che la paraletteratura (che non è letteratura paracula) ha già contaminato e contaminerà quella alta, in parte lo vedo e gli credo, ma non sono così ottimista e forse neanche mi interessa esserlo se questo significa la creazione di nuovi ‘fenomeni’ o Messia letterari.
    La guerra per escludere dalla Cultura di serie A (quella che vince tutti i campionati)i meno adatti (in percentuale un bel pò di miliardi di umani) potrebbe sembrare affine al discorso della Restaurazione, ma non è così. Quelli che parlano di restaurazione vogliono solo altre persone (secondo loro illuminate e capaci di illuminare) sulle poltrone del sapere (del potere)io vorrei un’altra concezione del sapere e della cultura che non sia il secchio delle classi alte (della cultura alta) che quando tracima inumidisce anche il deserto sottostante (che deserto per quelli del secchio deve continuare a essere), questo non mi interessa,sarei interessata a una concezione, fruizione e pratica di ‘cultura’ libertaria e egualitaria. Thanks.
    No, a me proprio non spaventa il fatto che molta gente scriva, legga robe di serie qualsiasi e si nutra con immaginari insoliti a me spaventa il fatto che esistano distinzioni di ‘valore’ create per l’esclusione e soprattutto per favorire l’autoesclusione (quella che si introietta in vari modi e luoghi sia di cultura che non) dal momento che per avere tutti i criteri dell’inclusione è sostanzialmente obbligatorio ‘conoscere la Treccani a memoria’(per tornate al buon De Andrè che a sua volta visitava Master) e mancherebbe sempre e comunque qualcosa al pedigree.
    Evangelisti, ti prego, lascia a Cortellessa la serie A e divertiamo nella B, se avevano ragione alcuni miei compaesani (non di certo tra i più ‘inclusi’)è meglio stare nella confuzione dell’inferno che nella noia e nella puzza sotto il naso del paradiso 🙂
    besos
    Sto considerando l’idea di leggere Fanon e il suo: facce nere, maschere bianche. Dev’essere per l’aria che tira dalle sue pagine che mi sto fiondando in questi discorsi.
    Ovvio che la faccia nera a questo punto per me è quella della paraletteratura :-)e che quindi la vorrei salvare dalla maschera bianca che è il sudario di quella alta 🙂
    Vabbè, meglio se vado a mangiare và.

  11. Da ragazzo, come scrittore esordiente, Philip K.Dick si manteneva lavorando anche come commesso in un negozio. Dove però era costretto, racconta, a nascondere le riviste di letteratura fantastica che leggeva, e sulle quali scriveva, per non rischiare il licenziamento da parte del padrone, che l’aveva diffidato dal portare “quella roba” nel suo rispettabile negozio.
    Quando ho letto di questa storia, mi sono detta, ridendo “Gesù, com’era cieca, certa gente, negli anni 50!” Ma vedo che, per certa gente, gli anni 50 non finiscono mai. 😉

  12. Angelini,
    io non sottovaluterei (non è un’allusione con secondi sensi, tranquil) la proposta che hai ricevuto. Certo che richiede abilità e caratteristiche fisiche, ehm, particolari. Dovrai misurati con l’Holmes della canzone di Elio e Le Storie Tese (lo ricordo per quello visto che in azione non ci tengo a contemplarlo) e quindi valuta attentamente.
    La Fattucci, ha ragione un tuo commentatore, potrebbe pure apprezzare e ritornare sui suoi passi 🙂
    besos

  13. Il fatto è che la vita è brevissima e bisogna economizzare al massimo i tempi. Preferisco spendere il mio (scarso) tempo libero per leggere le cose che sento davvero importanti (necessarie) per la mia vita. Certo è una questione soggettiva: magari uno può anche affermare che Evangelisti sia più “necessario” di Proust (o di Svevo. Moravia, Pasolini, Soldati ecc.). In tempi di relativismo tutto si può dire e il contrario di tutto. Questo metro, ripeto, è soggettivo, è un metro da orchi. Ma merita lo stesso rispetto del vostro (voi patiti dei monnezzoni). O no?

  14. Caro l’orco, in che senso Svevo o Proust ti sono più necessari dei monnezzoni? Il relativismo è possibile solo al prezzo di evitare di definire il “necessario”, o di ridurlo a categoria privata. Trattandosi di “necessario” per il lettore, potrebbe anche andare… però questo sarebbe l’ennesimo indice della dispersione (termine neutro, sia chiaro) della letteratura…

  15. Eh Lippa, se tu avessi usato il tuo congegno repressivo di parole, quelle della “piccola storia ignobile”, i “vergogna” di qua e di là, per chi lo merita davvero… Invece, chi è bravo e fa qualcosa lo tratti come un masturbatore nelle ricostruzioni di Foucault; invece chi fa del male alla letteratura è degno di un “la vostra umile è sbigottita”. Umile dovresti esserlo in altre occasioni. Era questo di Cortellessa il topic da intitolare piccola storia ignobile.

  16. CORTELLESSA UN PUTRIDO PALLOSO GIORNALISTA
    CHE DESCRIVE COME NOIOSI I SURREALISTI,
    SPERO CHE QUALCHE ASPIRANTE FANTOMAS GLI FACCIA UN SALTO IN CASA E PER FINIRE GLI LASCI SECONDO USANZA ZINGARA UN BEL REGALO MARRONE AL CENTRO DEL SALOTTO

  17. caro peret,
    vedi il problema di Cortellessa e di altri come lui è che possono trovare noiosi persino i propri sbadigli e quindi anche i surrealisti, perchè no?, ma che dovrebbero avere l’accortezza di rendersi conto che le loro sparate mistiche non possono essere base di nessuna religione, soprattutto non possono essere base di religioni imposte a chi non le condivide (non condivide spesso nessuna religione). La libertà di culto dovrebbe essere assicurata anche in letteratura.
    Noi semplici lettori d’altro lato potremo leggerli per ampliare i punti di vista possibili, ma mandarli a c. non appena vogliono decidere per noi.
    besos

  18. Però, per favore, commenti come quello di Peret sono inutilmente sgradevoli e offensivi: le contestazioni si fanno sulle idee, e civilmente, mai sulle persone.
    Grazie

  19. a parte il fatto che la signora lipperini ha già richiamato all’ordine questo fantomatico peret (e, aggiungerei, chi ha postato anonimamente subito dopo), io vorrei solo esortarvi a leggere con un minimo di attenzione ciò su cui poi andrete a sputazzare. Andrea scrive con evidentissima ironia “quei noiosi dei surrealisti”, e se non riuscite a capire nemmeno quello, mi domando quali luminosi contributi pensate di portare alla discussione.

  20. D’accordo con Luigi Weber su noia, ironia & surrealismo, tuttavia mi sembra molto più grave quello che ha fatto il recensore. Perché se c’è una persona a cui andrebbe rivolto l’invito a “leggere con un minimo di attenzione ciò su cui [andrà] a sputazzare”, quello è proprio Andrea Cortellessa.
    Questa presunta recensione di “Alla periferia di Alphaville” è indegna dell’acume di chi l’ha scritta (che sono ben lungi dal considerare un cretino o uno sprovveduto).
    Con tutta evidenza, è stata buttata giù dopo aver letto – in fretta e furia – soltanto i primi due capoversi dell’introduzione all’antologia e “tirando via” – ancor più in fretta e con ancor più furia – sui capoversi successivi (chissà, forse adotta uno di quei metodi di lettura rapida, forse legge il testo in diagonale, o soltanto le iniziali di ogni parola…)
    Scrivendo la recensione subito dopo, per giunta in preda al “sacro fuoco” (forse il fuoco di S. Antonio?), Cortellessa si scorda clamorosamente dell’incipit (“In apparenza, la battaglia è vinta”, corsivo mio) e quindi commenta un testo “ribaltato”, mettendo l’ironia dove non c’è e perdendola di vista dove è presente. Per questo equivoca il rovesciamento con cui Evangelisti trasforma il bollettino della vittoria del “genere” in una critica spietata al “genere” medesimo, alla situazione di stallo in cui si trova, al suo crogiolarsi in clichés etc.
    Ragion per cui, va a finire che per tutta la recensione Cortellessa critica Evangelisti rinfacciandogli posizioni… contro cui Evangelisti si è appena espresso nel testo recensito.
    Passiamo ora all’evidente pregiudizio con cui Cortellessa ha compulsato – sempre più in fretta e con sempre più furia – il resto dell’antologia, “pizzicando” una frasetta qui e una frasetta là e ribattendo a ciascuna con affermazioni apodittiche, date per indiscutibili, assiomatiche, e che io invece trovo vaghe, del tutto inconsistenti, spesso platealmente false.
    Ad esempio, prendiamo la frase già indicata da diversi commentatori: “l’intrattenimento seriale da sempre è strumento di indottrinamento sociale”. Mi sa che non sono il primo a dirlo, ma sarebbe bastato scrivere che certo intrattenimento seriale è stato spesso strumento di indottrinamento sociale, e la frase avrebbe avuto una sua verità. Così invece è solo una sparata scritta da una persona che ignora totalmente la storia del romanzo popolare, la fortuna del ciclo malese (e non “maltese” come lo ha chiamato qualcuno) di Salgari in contesti post-coloniali, le influenze reciproche tra movimenti sociali e cultura popular, le riflessioni sulle telenovelas da parte di intellettuali latino-americani (Taibo, per fare un nome) etc.
    Soprattutto, Cortellessa ignora che la fruizione dell’entertainment non è sempre e soltanto passiva, ma può avere anche una dimensione partecipativa, di interpretazione e appropriazione. I partigiani con nomi di battaglia presi dai fumetti de “L’avventuroso” – gente che supramonte ci andò davvero – erano forse dei rincoglioniti?
    Tutto questo, poi, per attaccare Evangelisti, il quale ha appena criticato il “genere” italiano anche e soprattutto per il suo eccessivo attaccamento al seriale!
    Quella che mi sembra assente, in “prodezze” come questa, è l’etica minima del recensire.
    E’ assodato: anche a un campione può capitare di fare un fallo da espulsione e squalifica. Quel che rimane da appurare è se Cortellessa sia un campione, e come mai in certe partite non si estragga mai un cazzo di cartellino rosso, anche quando i tacchetti scalfiscono le tibie.
    [Ecco, ho prenotato la stroncatura del nostro prossimo romanzo :-)]

  21. Forse non tutti sanno che Agamben cominciò con la fantascienza (n.6 di “Futuro” 1964, che conservo gelosamente aspettando che cresca ancora un po’ la quotazione). Io non avrei difficoltà poi a gettare il foglio di giornale, avendo letto un giallo di Biondillo. Certo che se a votare tra ricino e caramelle sono dei bambini… L’ottica giusta mi sembra quella di Genna, che ha dimostrato sui Miserabili le proprie analogie con Kafka (tra l’altro, Genna ha più pagine).

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