Sul piano personale, che non ha troppa importanza, sono così malconcia che è probabile che dovrò saltare la mia permanenza a Pordenone, a cui tenevo moltissimo. Ma si sa che i cambi di temperatura così violenti mi fanno male: in genere succede a ottobre, stavolta con quindici giorni di anticipo. Amen.
Sul piano collettivo, che è quel che conta, ho letto sul Corriere della Sera la lettera che Dacia Maraini ha scritto a Papa Francesco a proposito della sua presa di posizione sui candidati alle presidenziali degli Stati Uniti.
Scrive, tra l’altro, Dacia:
“Lei afferma che fra Donald Trump e Kamala Harris non ci sono differenze, perché l’uno vuole cacciare gli emigranti dal paese lasciandoli morire e l’altra rivendica l’assassinio dei bambini nella pancia delle madri che dovrebbero nutrirli e metterli al mondo.
Quindi: «votate per il male minore», ha concluso salomonicamente.
Mi perdoni se mi permetto di rilevare che per un comune lettore (e sappiamo quanti lettori ed estimatori lei abbia), risulta chiaro che chi uccide i figli che devono nascere non è il minore ma il maggiore dei mali”.
Dacia Maraini ricorda anche quello che viene detto da cinquant’anni e più: interrompere una gravidanza non è il desiderio di uccidere, ma la rivendicazione della libertà di decidere se essere o meno madri. Quante volte è stato ripetuto questo concetto? Infinite, da quando avevo vent’anni.
Aggiunge Dacia:
“Storicamente le donne non hanno mai goduto della liberta di decidere del proprio corpo, da sempre considerato destinato ad accogliere il seme maschile e mettere al mondo dei figli per la continuazione della specie. La sola alternativa all’aborto chiaramente è una maternità responsabile, ma è proprio questa responsabilità che non è stata permessa alle donne, considerate una proprietà passiva dell’uomo.
Le posso garantire che se il mondo fosse fatto a misura di donna l’aborto non esisterebbe affatto. Le donne infatti avrebbero trovato il modo di evitare lo strazio di un progetto di vita interrotto bruscamente, nonché una ferita al proprio corpo”.
E’ desolante continuare a ripetere cose che dovrebbero essere chiare, ma evidentemente il tempo, andando avanti, è tornato indietro. Penso alla sventurata ragazza della provincia di Parma e allo sconcerto che ha provocato in tutte e tutti il suo portare avanti due gravidanze (così pare) per poi seppellire i bambini in giardino. E’ chiaro che nessun giudizio può essere espresso senza conoscere bene la sua storia, né sommario né ponderato: ma fa impressione l’idea che una ventenne di oggi non sappia o non voglia sapere che appunto interrompere una gravidanza è possibile in sicurezza, e anche senza coinvolgere la propria famiglia. Dove è avvenuto lo scollamento? Cosa non ha funzionato? Come è possibile che nel 2024 si torni a un clima medievale dove si parla di castrazione chimica? Che ci succede, infine?
“L’aborto, insisto, è il prodotto di una cultura misogina che ha volutamente impedito la consapevolezza della prevenzione. Purtroppo questa cultura esiste ancora e continua a riprodursi nonostante le grandi conquiste dell’emancipazione, pagate a volte molto caramente.”
Sto leggendo il libro di Maura Gancitano, Erotica dei sentimenti, dove si parla esattamente di questo, e si parla anche dei passi indietro che riguardano le relazioni sentimentali. Qualcosa, ripeto, è andato storto, ma tocca rimediare, e rimediare presto.
Grazie Loredana, innanzitutto per la chiarezza in cui rendi leggibile la complessità di alcuni argomenti che, spesso, sono manipolati e stravolti con l’intento di cambiare il significato e la percezione della realtà.
Gentile Loredana, nel condividerne i principali cardini, che attengono all’esclusivo diritto della donna ad autodeterminarsi alla maternità libera e consapevole, mi permetto di richiamare un passaggio della lettera di Dacia Maraini rivolta al Papa:
“Le posso garantire che se il mondo (mondo che oggi in Italia consente -si spera ancora…- l’esercizio di quel diritto, ndr) fosse fatto a misura di donna l’aborto non esisterebbe affatto. Le donne infatti avrebbero trovato il modo di evitare lo strazio di un progetto di vita interrotto bruscamente, nonché una ferita al proprio corpo”.
Poiché io credo che quel diritto entri in gioco allorquando non si possa parlare di un ‘progetto di vita’ libero, consapevole e condiviso, le propongo che possa gentilmente girare all’Autrice o (cosa preferibile e magari più facilmente praticabile) che sia Lei, come donna a commentarlo o magari a delineare ad un uomo, forse sprovveduto come il sottoscritto, i tratti che raffigurano un ‘mondo fatto a misura di donna’. Tengo ben a sottolineare che la richiesta è mossa da spirito tutt’altro che polemico o comunque malsano, bensì dalla autentica difficoltà a rappresentarmi, come uomo, ripeto, la misura di quell’augurabile mondo.
Nell’auspicio di una rapida ripresa, la ringrazio anticipatamente.