Un’altra storia sulla contraccezione di emergenza. Sulla quale, vi annuncio, si sta cercando di organizzare un incontro entro febbraio. Vi darò notizie.
Quando ho avuto bisogno della pillola del giorno dopo per la prima volta avevo 21 anni e mi trovavo nella città “rossa” per eccellenza, quella che ha fatto della gestione laica e all’avanguardia dei beni pubblici il suo punto d’orgoglio. Era la seconda notte che passavo con lui, un ragazzo che conoscevo appena. Tempo dopo, quand’è diventato un caro amico, mi sono trovata a immaginare come sarebbe stato avere un bambino o una bambina con lui. Non immaginavo una vita in più, ma semplicemente cercavo di figurarmi il mix dei nostri geni, e mi chiedevo se avrebbe avuto i miei capelli, il mio naso e la sua altezza o i suoi magnifici occhi. Suppongo sia questa la differenza tra volere un figlio – volere una vita in più nella tua – e immaginarne la possibilità.
Insomma, quella mattina mi serviva la pillola del giorno dopo. Io e lui, che all’epoca era per me praticamente uno sconosciuto, andammo di corsa all’ospedale. Lì ci dirottarono al consultorio, inspiegabilmente, ma noi ce ne andammo gambe in spalla senza fare altre domande. Raggiungemmo il consultorio e spiegammo la situazione alle addette alla reception, poi ci mettemmo in attesa del nostro turno. Dopo un po’, per fortuna, lui se ne andò. La sala era piena di donne incinte o in compagnia di figli piccoli, e aspettare con quello sconosciuto al fianco mi rendeva ancora più nervosa. Ci vollero un paio d’ore prima che mi chiamassero.
Spiegai alla ginecologa che avevo già preso la pillola anticoncezionale in passato, e che avevo anche subito un piccolo intervento, quindi ero certa di non avere problemi cardiocircolatori che potessero rendere pericoloso l’uso della pillola del giorno dopo. Le dissi anche che era la prima volta che mi capitava una cosa del genere, ed ero un po’ preoccupata.
Mi chiese che cos’era successo. L’inutilità di quella domanda – non è abbastanza chiaro cos’è successo? – e il suo palese intento accusatorio mi fecero subito sentire in forte disagio. Ho avuto bisogno altre volte della pillola del giorno dopo, e tutti i medici con cui ho avuto a che fare mi hanno chiesto cos’era successo. Anche medici di base, che non potevano avere alcun interesse, diciamo, professionale.
La dottoressa poi mi fece stendere sul lettino e mi visitò. Constatò che da quello che vedeva potevo proprio trovarmi nel periodo fertile. Anche qui, quale altra utilità poteva avere quella visita, se non quella di farmi paura e di mettermi ancora più a disagio? Farsi visitare la vagina in quelle circostanze, è ovvio, non è proprio come farsi controllare le tonsille.
Mi trattenne ancora per spiegarmi l’utilità di assumere un farmaco anticoncezionale (ma ti ho già detto che ne ho presi in passato!) e alla fine della ramanzina, che mi fece sentire una ragazzina incosciente, potei finalmente andarmene. Uscii dal consultorio arrabbiata e frastornata, e certa di non volerci più mettere piede.
Invece, purtroppo, m’è capitato di tornarci, per lo stesso problema (non riesco a prendere la pillola anticoncezionale per più di qualche mese, mi fa stare malissimo). Da allora però ho imparato, e ogni volta che ho dovuto chiedere la pillola del giorno dopo ho sempre indossato la mia corazza più robusta. Mi sono mostrata torva, determinata, sbrigativa, scortese. Quando m’è servito, ha funzionato, ma ovviamente non è bastato a togliermi di dosso la rabbia per essere stata di fatto giudicata e punita in un luogo che invece esiste appositamente per applicare leggi che sanciscono il diritto a non avere figli, e a non essere giudicate per questo. In parole povere, ad essere rispettate nelle proprie scelte, senza essere continuamente messe nella posizione di creature solo parzialmente capaci di intendere e di volere secondo giustizia. Persone non pienamente consapevoli, che vanno bacchettate ogni tanto perché rimangano nel recinto di ciò che è lecito.
Mi rendo conto che la mia esperienza (per mia grandissima fortuna) è robetta in confronto a chi si è trovata ad affrontare un aborto con l’aria che tira negli ospedali, ma te l’ho raccontata lo stesso perché mi sembra sia l’esempio di una normalità che, pur senza raggiungere le vette di sadismo che altre hanno descritto, è terribilmente discriminatoria e umiliante, e per questo intollerabile.
Cara Loredana, sono perfettamente d’accordo. Per me la cosa assurda, tra le altre, è la difficoltà psicologica, dovuta a una moralità discutibile, di considerare una pillola con parametri diversi, a distanza di poche ore. È fuori da ogni logica, come quasi tutto ciò che riguarda la sessualità nel nostro Paese.
Buonissime cose
Pietro
Capisco l’esperienza sgradevole – ma l’uso della pillola del giorno dopo come anticoncezionale lo trovo di un masochismo pazzesco. Anche io attaccherei infinite ramanzine, forse lavorando sul tono, forse cercando di fare una chiacchiera tra pari e non asimmetrica, ma mi fa specie che una ragazza vada a letto con uno che conosce a malapena e non usa il preservativo, e dice che spesso usa questo sistema come protezione. la pillola normale si e quella del giorno dopo no? E i preservativi che t’hanno fatto? la visita ginecologica sarà stata pleonastica? Non lo so, non ho i mezzi per giudicare. Ma la ragazza ha avuto il suo contraccettivo di emergenza e non si è scontrata mi pare con una struttura che non gliene volesse dare per motivi ideologici, ma con chi sbaglia linguaggio per comunicare una più che condivisibile critica all’irresponsabilità verso la propria salute prima che psichica – fisica.
Forse questo post tocca altri temi – il problema di come relazionarsi quando da più adulti ci ritroviamo a dialogare con i più giovani in virtù delle posizioni di responsabilità che occupiamo, e non sappiamo trovare le parole per trasmettere l’attenzione e la cura di se che platealmente i nostri interlocutori mostrano di non avere. Anche questo è un problema molto importante per la questione dell’aborto, della sua prevenzione della sua elaborazione quando disgraziatamente capita. Perchè pensandoci, oltre ai casi più che frequenti di differenza di età, forse la maggioranza, la donna che si reca in una struttura del genere è sempre in una posizione di asimmetria, di meno potere. Dall’altra parte si deve quindi non solo non abusare di una certa posizione, ma anche saper comunicare.
Quoto Zauberei. Con il massimo rispetto per le scelte di ciascuno sulla propria salute riproduttiva, su questi temi c’è poca informazione e spesso si tende a informare in occasioni apparentemente poco consone – tipo quando si richiede una pillola del giorno dopo. C’è sia un problema di comunicazione da parte del personale sanitario – evidentemente ma c’è anche un problema collettivo (di maschi e di femmine) sulla gestione del proprio corpo. E per gestirsi bene bisogna avere le informazioni di base. Lungi da me il voler fare la morale a Valentina apperò non ha incontrato una struttura ostile o un medico obiettore – di certo si sono spiegati male. Potevano fare meglio. Epperò bisognarebbe pure scrivere sui muri – e vale per entrambi i sessi – che usare il preservativo è sano, è giusto e tenersene una scatola a casa è buona abitudine. Non so, magari io so reazionaria. Ecco, l’ho detto.
Io a questo punto però mi perdo. Sono d’accordo con Zaub, anche sulla questione della comunicazione asimmetrica e su come si dovrebbe fare. Nella carenza di informazioni per quel che riguarda la contraccezione, credo sia inevitabile che una operatrice si senta investita pure di una funzione ‘pedagogica’ nei confronti della persona molto giovane che si trova davanti e che mostra nei confronti di se stessa una sorta di masochismo, per ripetere le parole di Zaub.
L’assunzione di questa funzione ‘pedagogica’, a prescindere dei modi in cui viene espressa, è davvero del tutto arbitraria e intrusiva oppure rientra tra le responsabilità di un medico?
Il mio commento si sovrappone a quello di Barbara, che non avevo letto, ma sono del tutto d’accordo con lei.
Valeria, non lo so – non sono medico. Certo è che, per esempio, il ginecologo ti “consiglia” anche sul tipo di contraccezione a seconda della tua situazione (sei in coppia, sei single) e sulle tue condizioni di salute. Credo questo sia parte della deontologia – che hai voglia l’autodeterminazione, ma ci vuole anche un parere di un tecnico. Per dire – hai visto mai la pubblicità di quella macchinetta che pare si usi per trovare i giorni fertili? Ecco, la mia ginecologa sostiene essere un ottimo strumento per cercare una gravidanza, non per evitarla. Ma dalla pubblicità mica si capisce. Eh sì – ma questa è una sensazione personale, mescolata ascoltando le storie di diverse persone – che, spesso, chi lavora (anche appassionatamente) nelle strutture pubbliche teme di non rivedere più quella persona e diciamo, coglie l’attimo per passare le informazioni. Non so se sia il modo giusto – dipende molto anche dalla persona.
Per esempio io non capisco – sempre con il rispetto dovuto – cosa lamenti Valentina… Per me un medico che ti prescrive la pillola del giorno dopo e poi ti informa sul resto della contraccezione, non ti sta giudicando ma informando. Rispetto la sua sensibilità, la mia è solo diversa – non più giusta.
Loredana, temo che storie come questa siano sin troppo frequenti e ti ringrazio per raccontarle. Io vivo in una piccola città, mi è capitato di dover cercare il più vicino consultorio aperto a 20 km da casa mia. Non sono una ragazzina, convivo da anni e ho due figli, forse per questo il personale medico mi ha trattata con professionalità e grande cortesia. Forse le donne come me, già madri, godono del privilegio di un rispetto che dovrebbe essere garantito a tutte.
Valeria secondo me la seconda che hai detto, soprattutto il medico del consultorio secondo me ha proprio il dovere di ribadire ad ogni donna che deve proteggersi da gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili. La differenza è tra farlo in modo sprezzante, paternalistico ecc. o in modo empatico e rispettoso, come si farebbe con la propria sorellina.
Ciao a tutt* e grazie a Loredana per la pubblicazione. Beh, che dire…capisco benissimo le vostre osservazioni, ma i preservativi a volte si rompono.
Devo essere sincera, io non trovo una differenza sostanziale tra chi usa la pillola del giorno dopo come contraccettivo d’emergenza ogni tanto (a me è capitato qualche volta in diversi anni) e chi assume la pillola anticoncezionale magari per anni e anni. Se c’è incoscienza, la vedo in entrambi i casi. La realtà è che ogni farmaco ha effetti collaterali, ma su quelli della pillola del giorno dopo, mi pare, ci si concentra in modo nettamente maggiore. Ho conosciuto donne che si tenevano i mal di testa e il seno dolorante dati dalla pillola con assoluta rassegnazione.
In altri paesi la pillola del giorno dopo è venduta con molta più libertà rispetto a qui, ma non mi pare ci sia una moria di giovani donne. Se avete dati a riguardo, mi ricrederò.
…secondo me l’ uso degli anticoncezionali è una delle poche cose chiare a questo mondo: pillola per chi la tollera SOLO in una relazione stabile dove si ha la certezza di non prendere malattie, preservativo in TUTTI gli altri casi. Pillola del giorno dopo in caso di rottura del preservativo, non come “contraccettivo d’emergenza”! Perchè esporsi al rischio di malattie, di una giornata persa tra i consultori?? Queste sono le basi!!!
Intanto per me la pillola sulla lunga durata è un costo che si impone alla donna, e ha costi reali sul corpo. Vulnerablilità specificihe – trovo insano prenderla a lungo, allora meglio altre cose – diaframma, spirale. Poi sospetto che in medicina come in tante altre cose, il tutto non è la somma delle parti e la pillola del giorno dopo non equivalga alla pillola normale – come credo un calcio violento nei reni, non sia uguale a una serie di calcetti – il corpo reagisce all’impatto e fa dell’intensità una grandezza qualitativa, oltre che quantitativa. Non bisogna mica arrivare a morire per stare male, e soprattutto non ragionare come certi contadini che conosco, i quali siccome non vedono che muoiono di caccro il giorno dopo, gli danno giù sulla roba che mangiano dei peggio pesticidi. Non si ha cura così del proprio corpo.
Poi i preservativi si rompono, ma eh mica capita sempre. Sarai stata proprio tanto tanto sfigata ecco – perchè in quarant’anni di amiche e amici sessualmente attivi, non si raggiunge la media di uno a testa.
Capisco di essere antippatica, me ne scuso, forse non sto esercitando l’attenzione che vorrei – ma mi fai un po’ arrabbiare Valentina come se fossi una mia amica.
Sicuramente sto ripetendo un concetto che è stato già espresso più volte nei commenti agli altri post sull’argomento contraccezione: nel rapporto, è l’uomo che deve farsi carico dell’onere e deve assumersi la responsabilità di usare il profilattico. Non mi sembra giusto che Valentina abbia dovuto subire il cazziatone da parte degli operatori sanitari, mentre il suo partner (nel migliore dei casi) rimaneva in anticamera a leggere riviste.
Al di là che la pillola del giorno dopo faccia più o meno male di quella contraccettiva normale, il rischio per la salute è anche avere un rapporto occasionale non protetto, esponendosi a malattie sessualmente trasmissibili. Poi un conto è ricorrere alla pillola del giorno dopo perchè il profilattico si rompe, un conto perchè non si è usato affatto (e magari lui non è riuscito a trattenersi come promesso): in questo senso l’operatore che chiede cosa è successo, può voler sapere se è stato un incidente, o se invece c’è una prassi e una storia di rapporti non protetti, in modo magari da consigliare anche altri accertamenti tipo test del sangue ecc. (anche se ripeto tutto andrebbe fatto con il dovuto rispetto, come si consiglia caldamente a chi è a rischio di infarto di smettere di fumare).
Cara Loredana, credo che questa volta tu abbia avuto veramente coraggio a sollevare questo tema. E’ assolutamente insopportabile che le donne che decidono di non dare seguito alla loro gravidanza, in modo perfettamente legale, vengano trattate come delinquenti, e che si continui ad inneggiare alla maternita’ in qualunque modo o maniera essa si manifesti. L’oscurantismo di questo Paese e’ insopportabile, e il prezzo pagano ovviamente sempre le donne.
Trovo veramente desolante che ci siano donne che si “rassegnano” ad un solo metodo contraccettivo quando in realtà ce ne sono molti di più oltre alla pillola e al preservativo (penso all’anello vaginale, al cerotto, al dispositivo sottocutaneo- nexplanon- che ho visto usare in Francia già 5 anni fa). Queste, per esempio, sono alcune opzioni che la ginecologa del consultorio mi elencò e descrisse durante la visita (gratuita) per la contraccezione. Scelsi il metodo che più si adattava alle mie esigenze e al mio stile di vita, ma se avessi avuto qualche problema sarei potuta tranquillamente ritornare da lei per prenderne in considerazione un altro.
@valentina: io la differenza sostanziale un po’ la vedo. Si attuano misure di emergenza dinanzi a fatti straordinari (fuori dall’ordinario), ma sinceremente mi/vi auguro solo del sesso straordianario (nel senso di fantastico, ovviamente).
Non so se il “desolante” si riferiva a me…tranquilla sono informata!…certo che ci sono altri modi oltre alla pillola e al preservativo…però mi sembra che l’argomento sia: i contraccettivi ormonali (che non proteggono dalle malattie) o quelli di barriera (che lo fanno). In particolare, Valentina sosteneva che la pillola del giorno dopo potesse far male quanto o meno della pillola quotidiana…ecco magari un contraccettivo ormonale più “leggero” (tipo anello) potrebbe essere un buon compromesso per chi non tollera la pillola!
Sono sconcertata nel leggere commenti di donne ad altre donne così privi di pietas e pieni solo di giudizi. Non e’ bastato il partorirai con dolore, anche abortirai con dolore…
@Laura V. Tranquilla, il “desolante” era riferito alla rassegnazione delle donne, citate nel commento da Valentina, che sopportano gli effetti collaterali della pillola…
Premesso che non sono medico e non ho alcuna intenzione di fare la morale ad alcuno, le modalità a volte ce le scegliamo noi. Da quanto leggo Valentina ha scelto di mandar via il partner che l’aveva accompagnata in consultorio e non penso la dottoressa potesse impartire a lui una lezione sui contraccettivi in sua assenza. Se fossero entrati entrambi presumo avrebbero ricevuto le stesse informazioni – mi stupisce molto non sia stato consigliato un esame del sangue per eventuali malattie sessualmente trasmesse. Per dire, i profilattici si rompono – certo – ma non tutti i giorni e, in genere, più la struttura cui ti rivolgi è accogliente più ti/vi consiglia anche esami medici pure se sei in coppia stabile. A me questo, se fatto nei giusti toni e col giusto modo, non mi sembra un atteggiamento paternalistico ma semplicemente deontologico e di servizio alla coppia e alla donna.
Ciascuna si sceglie la contraccezione con cui si trova più a suo agio, tuttavia se si chiama d’emergenza un motivo c’è. Ed è per questo, senza alcun moralismo, sarebbe preferibile usarla quando serve e non sostituirla alla normale contraccezione. Valevole per i maschietti e le femminucce. Poi, in quanto alla cura di sé, forse dovrei l’ultima persona a parlare visto che sono una fumatrice indefessa. Lo so, fa male.
Dov’è che si parla di aborto qui? Qui si parla di contraccezione di emergenza o mi sbaglio?!?
Anch’io trovo insopportabile la tendenza a giudicare le donne, a trattarle con sufficienza, a fare loro ramanzine in forma di “informazione” a schernirle. Trovo insopportabile questo senso di superiorità con il quale si approccia una donna che mette a disposizione la sua esperienza. Trovo insopportabile che il morarilismo e la misoginia maschile siano distribuiti negli animi femminili in forme affatto diluite ma, se possibile, peggiori.
Io credo invece che sia utile un dibattito su come decidiamo di usare o meno gli anticoncezionali! Ho riletto i commenti e mi sembra che qui sia stato fatto con il massimo rispetto. Vero è che Valentina è un’adulta, e non ha bisogno dei consigli di nessuno!
Ileana non mi pare ci siano stati giudizi morali o misognini nei confronti di Valentina e della sua storia. A meno che ogni minimo dissenso o spiegazione non venga preso come tale. Il che è francamente insopportabile tanto quanto l’atteggiamento degli obiettori alla contraccezione d’emergenza.
@Zauberei: la spirale che io sappia non viene utilizzata sulle donne giovani che non hanno mai avuto figli.
Poi non è che io mastichi pillole del giorno dopo a colazione. Non posso prendere anticoncezionali ormonali (e lo sono anche il cerotto e l’anellino, che hanno dosaggi simili a quelli delle pillole più blande, che ho già provato) perché sto molto male. Quando mi è capitato di avere bisogno della pillola del giorno dopo (e mi è capitato per sfiga, ma anche per l’idiozia dei miei fidanzati dell’epoca, è vero), l’ho presa. Che dovevo fare? Non capisco davvero tutti questi rimproveri (gli ennesimi che mi becco). Perché la mia scelta dev’essere sezionata e ispezionata in questo modo? Perché non la si può considerare, semplicemente, una scelta, che avrà le sue ragioni d’essere? Un conto è fornire a qualcun altro tutte le informazioni, un altro è trattarlo da fratellino o “sorellina” minore, oppure peggio da imbecille totale, da creatura incapace che va spaventata affinché non lo rifaccia più, come ha fatto con me quella dottoressa.
Di storie, sapete, ne ho tante. Una mia amica un giorno mi ha chiesto “ma davvero non sei mai rimasta incinta?”. Non riusciva a spiegarsi il fatto che, pur facendo sesso, non avessi figli. Lei viene da una famiglia molto cattolica, e nessuna pillola anticoncezionale ha avuto accesso in casa. La pillola del giorno dopo nemmeno: è una vergogna, è una cosa sbagliata, hai fatto lo sbaglio e ora devi beccarti il rischio. Entrambe le sue sorelle hanno avuto figli che erano ancora minorenni. La più piccola, 15 anni, all’inizio voleva abortire e si era rivolta ai medici, ai consultori e alla fine persino a un giudice per portare avanti la sua decisione contro il parere dei suoi genitori. Non ha trovato nessuno che sapesse parlarle in un modo paritario, che non la facesse sentire una “sorellina” minore.
Io non sono nella posizione di dare dei consigli a Valentina. Un medico del consultorio o di una struttura pubblica (che non è il suo ginecologo, quindi non l’ha mai vista, non sa quanto lei è consapevole, informata, o se invecee vive in una situazione che so di emarginazione e difficoltà) invece secondo me può e deve farlo, ovviamente, ripeto, coi dovuti modi.
Valentina mi scuso se ti sei sentita giudicata. Però, per fortuna, non sei incappata in alcun obiettore di coscienza per la contraccezione d’emergenza. Forse la persona che ha parlato con te non è stata una maestra della comunicazione e forse sì ci si dovrebbe approcciare in un altro modo. Ma ci sarà una strada per discutere senza giudicare e senza essere giudicati? Detto questo mi scuso per le irruzioni nel commentarium.
Valentina, mi dispiace se hai avuto questa sensazione…Certo che se non si possono usare contraccettivi ormonali la vita sessuale diventa più complicata! Credo che tutte noi abbiamo avuto degli inconvenienti simili ai tuoi, nel mio caso ho agito con più incoscienza perchè “ho sperato” e non sono andata in consultorio (che idiota!)…e mi è andata bene!…quindi: io sicuramente non voglio farti la morale…secondo me però è indubbio che quella che descrivi non è la situazione ideale in fatto di contraccezione, perchè (come è successo credo alla maggioranza di noi) si rischia di prendere qualche malattia.
Valentina “sorellina” è una mia espressione infelice, che intendevo in questo senso: che comunque tra medico e paziente c’è una relazione di asimmetria di conoscenza e potere, anche perchè il paziente si trova in un momento di fragilità, e spesso questa asimmetria viene fatta pesare in modo sgradevole (appunto trattandoti da scema, con scherno, o in modo brusco e sbrigativo ecc). Poichè non si può annullare l’asimmetria, ci si potrebbe aggiungere quel tatto e rispetto e empatia che una persona normale userebbe con una sorella in difficoltà.
Ma infatti, quando dicevo nell’altro thread che non è opportuno parlare delle donne che raccontano la loro storia, ma della storia, volevo dire proprio questo: nessun giudizio, né in positivo né in negativo. L’empatia e la solidarietà mi pare che nei commenti c’è sempre stata, espressa in modo più o meno esplicito, ma non mi pare che questo, in questi thread almeno, si sia mostrato un commentarium giudicante.
Rimane però la riflessione sulla struttura sanitaria pubblica e privata, sul ruolo del medico, sul suo comportamento, sulle informazioni sulla contraccezione, sull’uso che le donne fanno di queste (informazione e contraccezione), sul ruolo dei compagni fissi o occasionali che siano, ecc.
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Una domanda preliminare, ingenua e assolutamente non retorica, alla discussione è: la prescrizione per legge della pillola del giorno dopo è nata dalla volontà di controllare il corpo della donna o dall’intenzione di tutelarlo o comunque dalla considerazione che ‘quella’ pillola non è esattamente uguale a tutti gli altri tipi di contraccezione?
Se decidiamo che sia dovuta a un controllo intrusivo allora è chiaro che ogni atteggiamento da parte del medico sarà considerato come prevaricatore (sta lì, ma a fare le funzioni di un despenser automatico e quindi emetta la ricetta e stia zitto), se decidiamo per la seconda opzione allora le cose cambiano, e diventa comprensibile anche l’indagine che fa il medico per sapere alcuni dettagli dei comportamenti della paziente, le eventuali informazioni che ritiene di dare e anche una visita ginecologica, qualora la ritenga opportuna.
E questo rientra nella disimmetria tra il ruolo del medico e quello del paziente, in tutti i casi, non solo per le questioni delle interruzioni di gravidanza e della prescrizione della pillola del giorno dopo. Ci può piacere o non piacere, ma sta nelle cose.
Scusate ma qui secondo me si sta evitando di vedere il problema dove sta.
La discussione si è tutta spostata sulla necessità di trovare il metodo contraccettivo giusto e sulle modalità che dovrebbe usare un medico per avvisarti dei rischi.
La mia impressione però è che la storia di valentina parlasse di qualcos’altro. Mi pare che semplicemente le cose non sono andate per valentina come dovrebbero andare nel migliore dei mondi possibili -che è quello a cui dovremmo aspirare- e cioè che se mi serve la pillola del giorno dopo (perchè mi serve dovrebbe essere abbastanza chiaro) vado al consultorio e il ginecologo di turno mi dà la pillola. Se DOPO vuole parlare con me (parlare non è fare la ramanzina) per cercare di capire se sono informata sulla contraccezione è assolutamente legittimo.
Invece costringere una ragazza ad una visita ginecologica per avere la pillola mi pare uno schifoso ricatto. Non è necessario guardarmi la vagina per sapere se ne ho bisogno davvero o no! La necessità dovrebbe essere chiara dal semplice fatto che te l’ho chiesta. La chiacchierata che si può fare DOPO dovrebbe essere rispettosa della maturità e delle scelte dell’altro.
Per concludere vorrei ricordare che la pillola del giorno dopo va presa nel minor tempo possibile quindi far passare le ore -qualunque sia il motivo- è semplicemente criminale. Per averla dovrebbe essere sufficiente andare in farmacia, dove non ci sono medici che possono farti visite ginecologiche o sgridate. E questo solo per dire che né la visita né la sgridata sono necessarie.
In Francia mi è capitato di aver bisogno della pillola del giorno dopo. Sono entrata in farmacia (!) e l’ho chiesta. La farmacista è andata a prenderla e mentre me la dava mi ha chiesto “lei sa, vero, che questo non è un metodo contraccettivo?” e io ho risposto “certo, solo che il preservativo si è rotto”. Ho pagato e sono uscita.
Così dovrebbero andare le cose.
Jules…mi sa che hai ragione!
@valeria: provo a rispondere alla tua domanda. Per tutelare la salute della paziente in caso di prescrizione di una pillola del giorno dopo, il medico dovrebbe farle fare degli esami. Ma è logico che non è possibile. La visita ginecologica a mio parere non ha nessunissimo senso, soprattutto considerando la circostanza. Nessuna vorrebbe farsi visitare in quella situazione, e questo dovrebbe avere la precedenza su eventuali ragioni mediche. Inoltre non è che puoi fare una diagnosi su eventuali infezioni veneree a occhio nudo (e che io sappia dopo un rapporto non puoi neanche fare un pap-test). Quindi secondo me la prescrizione per la pillola del giorno dopo non ha alcun senso. Ovviamente dovrebbe esserci una seria informazione nei confronti degli anticoncezionali, ma dovrebbe esserci a prescindere, in modo che ciascun* possa comportarsi come meglio ritiene giusto per se.
Altra osservazione: la spirale aumenta il flusso mestruale e il rischio di infezione (per questo non si utilizza su donne che non hanno mai avuto figli) e la pillola ha più o meno le stesse controindicazioni della pillola del giorno dopo (idem per anello e cerotto). Però la pillola del giorno dopo viene considerata innegabilmente peggio, perché? Perché per avere accesso a questa possibilità bisogna superare tanti dubbi e raccomandazioni? Utilizzarla quando succede che ce ne sia bisogno (nessuna persona dotata di un granello di sale in zucca la userebbe come anticoncezionale vero e proprio, anche se in una società oscurantista come la nostra forse accade, non so) è davvero peggio che prendere ormoni per anni, o perdere ogni mese più sangue del normale? Oppure aspettare con le dita incrociate?
Valentina scusa in anticipo perchè un uomo (vergine, tra l’altro) forse non dovrebbe permettersi di parlare, ma se non tolleri la pillola (nemmeno le più blande) resta il preservativo e pillola del giorno dopo nei casi di sfiga. C’è pure il diaframma e la contraccezione naturale, ma (mi dicono) è meno sicura di quella ormonale: Billings e metodo sintotermico poi richiedono un’altissima conoscenza del proprio corpo e dei suoi ritmi, oltre alla limitazione oggettiva che se vuoi evitare gravidanze devi farlo solo in certi giorni e non in altri..però per chi non sopporta qualsiasi tipo di contraccezione ormonale può essere un’alternativa oltre al già citato profilattico (che sarebbe consigliabile per tutti mettere sopratutto nei rapporti occasionali o con chi si conosce poco poichè solo il preservativo protegge dalle malattie sessualmente trasmissibili), come è già stato detto, consultati col tuo medico e decidi quale metodo si adatta alle tue esigenze e alla tua situazione affettiva e di salute. Comunque, buona fortuna e buon sesso!
Dunque, al di là dei comportamenti più o meno sindacabili dei medici, dovremmo chiedere che la pillola del giorno dopo sia venduta in farmacia, senza prescrizione. E se proprio la prescrizione ci deve essere, dobbiamo pretendere che sia fatta e basta.
Scusate se ho ossificato al massimo la questione ma, al di là delle singole storie ripeto e delle sfumature e il rispetto che richiedono, dovremmo arrivare a dei punti fermi.
Scusami Valentina, avevo visto solo il commento di Jules. La mia secca semplificazione serviva solo a fissare alcuni punti, mi pare che tu sia stata molto più articolata.
Che in ogni caso una debba aver diritto alla pillola del giorno dopo, e ad averla senza giudizi morali o senza difficoltà e lungaggini, mi sembra che qui si sia tutti d’accordo. Tuttavia se per averla passi tramite un medico (poi se questo passaggio vada abolito, parliamone), a maggior ragione un medico pubblico, è anche logico che questo medico si interessi al tuo benessere in modo più generale, e non si limiti a erogare sta pillola e saluti. Che quindi voglia sapere perchè ne hai bisogno, cioè perchè ti si è rotto il preservativo, o perchè la usi regolarmente come metodo anticoncezionale, o perchè boh ti hanno costretto ad avere un rapporto sessuale contro la tua volontà, se il rapporto è stato con un parner abituale e sano o con uno sconosciuto, o magari voglia verificare se si può evitare di usarla perchè non sei in un periodo fertile, per me ci sta. Se poi questo secondo me corretto interesse diventa la scusa per una forma di vessazione è schifoso…
Aggiungo solo che anche per la pillola anticoncezionale normale serve la prescrizione medica.
Valentina, come hai giustamente rilevato, non è il caso di giudicare i metodi anticoncezionali altrui, sempre che siano sicuri e ponderati. Anche un “naturalismo” eccessivo non è amico delle donne: la pillola ha una leggera incidenza sul tumore al seno, ma diminuisce i rischi per i problemi alle ovaie e molte altre cose. Visto che ultimamente siamo in una nuova ondata newAge, ne ho sentite dire di ogni sul fatto che prendere la pillola non è rispettoso per la donna…uff!! Chi non la tollera se ne tenga alla larga, per carità, ma come sempre le cose sono soggettive.
@Francesca: invece secondo me questo è il caso in cui il medico dovrebbe limitarsi a erogare sta pillola e saluti. Perchè è una questione di tempo. Perchè domandartene il motivo è stupido. Perchè se sei stata costretta ad avere un rapporto che non volevi non è certo la sua domanda che farà emergere la cosa. Perchè sapere se si è rotto il preservativo a lui non cambia niente. Perchè se vuole informarti sui metodi contraccettivi lo può fare dopo semplicemente chiedendoti se è necessario che lo faccia. E se gli rispondi no allora grazie e arrivederci.
E per favore smettete di informare valentina sui vari metodi, mi pare che sia chiaro dai suoi commenti che ne sa abbastanza e quindi evidentemente sa lei cosa può usare e cosa no. Questo continuo consigliarle il preservativo piuttosto che la pillola sta imbarazzando anche me.
PS: per la cronaca, io sono una “figlia della spirale”. Nessun metodo è sicuro al 100%
Si basta con i consigli! Poi approfondire le informazioni e arrivare, per esempio, a sapere che subito dopo le mestruzioni si verifica, in genere, una seconda ovulazione della quale nessuno parla.
Devo leggere bene ancora tutti i commenti ma anch’io ho avuto le stesse identiche perplessità di zaub (;) e ho mosso interiormente le stesse obiezioni. e non trovo le mie per nulla reazioni reazionarie, perdonate le ripetizioni. voglio dire, come avevo già testimoniato, anche a me, al policlinico umberto I, accolsero con molto rispetto, ma non mi risparmiarono la ramanzina. ovvero non mi fu fatta una lezione morale, ma una piccola paternale sì. e da una donna dolce, gentile, mossa da alcuna ideologia, che come ho già raccontato mi disse: “figlia mia, sei grande, proteggiti! ma ti pare che una donna della tua età, libera, single, debba non proteggersi a questo modo; una che vive la sua vita sessuale in maniera non totalmente indipendente…sporadico o meno, il sesso occasionale se deve essere vissuto con serenità dalla donna deve soprattutto essere “effettuato” in modo tale che la stessa donna sia indipendente”…e ci fu pure uno scambio di vedute perchè anche qui, come zaub, problematizzo la pillola (ammetto di farlo anche per l’educazione ricevuta. ma oggi lo faccio esclusivamente perchè non mi piace il modo in cui incide sulle mestruazioni e sul corpo)…
in sostanza, quello che voglio dire, al di là del racconto di oggi, è che rimasi colpita da quella donna, che sosteneva quanto fosse da “ragazzina” esporsi a quel tipo di incidente con gratuità. ma io riconobbi subito che non c’era alcun giudizio morale, non stava giudicando il fatto in sè, stava giudicando eventualmente il mio modo di fare. mi resi conto che a parlare era una donna che voleva farmi capire che prima di tutto quanto il resto, se si vuole essere davvero rispettate, bisogna saper mettere dei confini, con l’altro. non aprirsi con troppa facilità. non metterci di mezzo il proprio corpo, fino a quel punto “là”. e sì che da gran “moralista”, sono una che si picca subito se intravedo il predicozzo! ma aveva ragione. c’è poco da fare (parlo per me): a volte si è irresponsabili, “leggeri”, si abbassa la guardia. spesso però, si impara proprio così.
Laura.
Quoto jules in toto. Per me non dovrebbe esserci l’obbligo di prescrizione. L’informazione è ovvio che va fatta, ma non è necessario farla proprio in quel momento. Come già detto, il medico che si trova davanti una sconosciuta che chiede una pillola del giorno dopo non ha nessun modo per preservare la sua salute, e allora la sua funzione diventa dare informazioni, un’attività che spesso e volentieri sfocia nella ramanzina pura e semplice (e non la ramanzina bonaria che ha subito Laura). Che bisogno c’è di un simile passaggio? Perché esiste se non per colpevolizzare e intimorire, e far percepire ancora una volta una disimmetria che non è, evidentemente, solo quella tra medico e paziente?
Laura V, capisco il tuo discorso sui rischi di una visione New Age, ma spero si capisca che non intendo sparare sui farmaci tout court, ma semplicemenete evidenziare il fatto che la considerazione negativa di cui gode la pillola del giorno dopo secondo me è in parte non ascrivibile a questioni davvero di salute.
aggiungo una cosa, per chiarire ancora meglio: io penso che se si è single e si, scusate il termine, scopa a destra e a manca, combinando pure un po’ di casini, non ci sia niente di sbagliato se una persona amica ci dica: vuoi fare così? ok. evita di metterci il cuore tutte le volte però, sennò ti fai male. non usare il sesso come nulla. goditelo, se vuoi. ma non mettere in ballo il tuo corpo. quello no. devi saperle fare le cose. non si può, in nome di un diritto sacrosanto, comportarsi da irresponsabili con l’alibi che “ci è concesso”. e scusate ma io penso sia giusto. (a prescindere dal fatto che uno può continuare a farlo (per farlo intendo ricorrere alla pillola del giorno dopo in modo “leggero”) tutte le volte. se qualcuno ce lo fa notare, però, nei modi sopra indicati, secondo me, non è moralismo. non è in’intromissione reazionaria. di fatto intrusione lo è. ma siamo al confine tra educazione/indifferenza civile.). ecco, spero mi sia spiegata meglio.
Laura.
Laura, ripeto per l’ennesima volta che una donna deve essere analfabeta e per di più anche scema per usare la pillola del giorno dopo come anticoncezionale. Poi può essere pure che accada eh, ma accade di tutto al mondo. Per parafrasare quello che ho letto in una discussione di qualche giorno fa, non esistono militanti della pillola del giorno dopo libera e gaia.
cara valentina, ma infatti parlavo di me, non di te. ovvero, scomodavo una mia esperienza testimoniando di persona che a volte, A VOLTE ripeto, capita che chi si fa i fatti nostri lo faccia per “noi”, non per “sè”. ed è facilissimo capire la differenza, la vedi subito. la senti.
Laura.
Io quoto Francesca Violi.
Un medico non può limitarsi a erogare la pillola. È un medico! Ha anche una responsabilità!
Secondo me Valentina non è stata trattata male, tutt’altro. Il consultorio ha ANCHE questa funzione, quella di informare, dare dei consigli. Come hanno detto sopra,
il ginecologo del consultorio non sa se ha davanti una persona informata; non sa se deve prescrivere una pillola per un incidente o perché non è stato fatto uso di alcun contraccettivo fin dal principio.
E anche di dire che la pillola del giorno dopo ha un dosaggio di ormoni elevatissimo, e che quindi i suoi effetti sono molto più potenti che la pillola normale. Il famoso “calcio nei reni” di cui parla Zauberei, paragonato a “tanti piccoli colpetti”.
Io sono d’accordo con jules. Valentina, secondo me le ‘sorellone’ (le quali ti vogliono bene) hanno solo paura che tu ti possa beccare una malattia, perché sai, un bimbo non voluto è brutto, ma l’hiv sembra una cosa peggiore e anche di aids se ne parla così tanto poco, mentre per me invece, sarebbe la principale preoccupazione in caso di rottura di preservativo. A meno che non ti piaccia praticare un sesso non sicuro in questo senso, c’è chi ama questo tipo di rischio. Ma non l’allungo, sennò può diventare una critica con intento moralizzante anche la mia. 🙂
Tutti i contraccettivi – eccetto il preservativo – per un verso o per un altro passano per la consulenza di un ginecologo. Se usi il diiaframma devi imparare ad usarlo, la spirale va inserita e manutenuta, la pillola necessità della ricetta medica. Questo è – se non ci piace possiamo cercare di modificare la legge e, come accade in altri paesi chiedere la libera vendita dei contraccettivi ormonali – sia normali sia d’emergenza. I consultori, poi, nascono con uno scopo anche informativo. Lungi da me contestare le emozioni di Viola, il suo sentirsi giudicata e a disagio. Tuttavia la sua storia si prestava per aprire una discussione su come gestiamo la nostra salute riproduttiva e come percepiamo la sessualità in relazione alla possibilità di contrarre malattie sessualmente trasmesse. Probabilmente è stato un errore.
Secondo me ci stiamo scagliando troppo contro il medico che invece ha fatto una domanda più che legittima …”cosa è successo?”.
La domanda è lecita perchè se vai li a prendere la pillola vuol dire che hai avuto un incidende la cui natura porta a diverse conseguenze e misure da adottare( si è rotto il preservativo? è stata vittima di violenza sessuale? ha assunto droghe o sostanze che possono alterare il funzionamento della pillola? ecc). Inoltre nel caso di rottura del preservativo, una rapida visita ginecologica potrebbe essere un buon modo per controllare che dei frammenti non siano rimasti dentro con il rischio di fare infezione o peggio.
Tutto IMHO ovviamente
Il racconto è ambivalente, nel senso che da parte del medico ci vedo del paternalismo e un intento pedagogico che è venuto fuori anche in altri contesti – penso proprio ai due post nel blog Epidurale linkati da Barbara qualche giorno fa, in cui tutti i medici che commentavano sono non obiettori ma hanno tradito la loro irritazione di trovarsi davanti casi di curiosa leggerezza o addirittura “abortitrici seriali”.
Nel caso di Valentina: il medico che ha pazienti sempre diverse e disparate, nel senso che non è un medico di base che finisce per conoscerti come un amico di famiglia, secondo me alla fine tende a fare di tutt’erba un fascio. E’ umano.
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Io vorrei fare una domanda e mi scuso se per caso se ne è già discusso ma scorrendo i post ho notato un’informazione per me incredibile e non ho trovato discussioni ulteriori in proposito:
se ho letto bene, Chiara Lalli quantificava una crescita esponenziale di obiettori di coscienza, passati dal 58% (?) del 2005 al 90% circa nel 2009.
Ho letto bene?
Che cosa è successo in questi 4 anni? C’è stato un turn-over di persone, minacce di licenziamento, un’infornata di concorsi per promozione?