Sul “giardino degli angeli” al Laurentino, Roma, leggete questo post de Il Fatto e soprattutto leggete i commenti, segnalati ieri sera da Lorella con giusta costernazione. Coraggio. Ma leggete anche la notizia apparsa su Il Mattino nel luglio di quest’anno, che sempre Maddalena mi ha inviato via mail:
L’Azienda Ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta nella persona del commissario straordinario Antonio Postiglione e l’associazione «Difendere la vita con Maria» rappresentata dal presidente nazionale don Maurizio Gagliardini hanno stipulato un Protocollo d’intesa al fine di promuovere il seppellimento dei «Bambini non nati», con la presenza della commissione locale dei volontari dell’Associazione, del cappellano Ospedaliero Padre Rosario Perucatti, e dei direttori Carmine Iovine e Michele Izzo.
L’iniziativa fa seguito ad un convegno, promosso sempre dall’azienda ospedaliera casertana, sui traumi post-aborto, che aveva messo a confronto voci diverse, dal vescovo Pietro Farina alla parlamentare Giovanna Petrenga, dal sindaco Pio De Gaudio al presidente del consiglio comunale Gianfausto Iarrobino. «Si tratta del primo protocollo d’intesa di questo tipo firmato in Campania ed uno dei primi in ambito nazionale», fanno sapere dall’azienda ospedaliera. L’associazione «Difendere la vita con Maria» con sede a Novara è un’organizzazione di volontari che si occupa della promozione culturale e spirituale della vita umana nonché della difesa dei diritti del nascituro dal concepimento fino alla morte naturale. L’obiettivo è quello di assicurare una degna sepoltura a quelli che sono definiti tecnicamente «prodotti abortivi». Lo stesso Comitato Nazionale di Bioetica della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1996 ha formulato le seguenti conclusioni: «Il comitato è pervenuto unanimemente a riconoscere il dovere morale di trattare l’embrione umano, sin dalla fecondazione secondo i criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persone». Don Maurizio Gagliardini ha apprezzato l’iniziativa esaltandone la tempestività e la condivisione etica da parte dell’Azienda Ospedaliera di Caserta, «con la consapevolezza che questo protocollo certamente sarà il testimonial e la locomotiva che trainerà nel mezzogiorno d’Italia, altre aziende sanitarie nella cultura del patrimonio comune del rispetto e della vita». «Con la sottoscrizione di questa convenzione, l’azienda Sant’Anna e San Sebastiano ha quindi dimostrato ancora una volta sensibilità e rispetto nei confronti della dignità della vita, rendendosi non semplice Istituzione dedicata all’assistenza sanitaria, ma Ente garante della vita umana in tutti i suoi aspetti ed in ogni sua fase temporale».
la violenza ha tante forme e modi nel suo manifestarsi. Sono degli invasati. Mi limito ad un aggettivo: aberrante.
Capisco che chi perde il proprio bambino durante la gestazione a causa di una malattia o di qualche fatalità, magari in fase di gravidanza avanzata, desideri avere un luogo dove seppellirlo e piangerlo. Soprattutto per chi è credente, pensavo che già avvenisse… Il dolore di queste madri va rispettato in pieno. Proprio per questo trovo particolarmente odioso strumentalizzarlo: perchè evidentemente il punto non è dare conforto al dolore di chi ha perso un figlio ancora prima di poterlo abbracciare, se no perchè parlare di “difesa della vita”? Ma poi dico, sono frequentissimi gli aborti spontanei nelle prime dodici settimane di gravidanza: anche se non si è credenti può far male, malissimo, perdere quel mucchietto di cellule che già si amava e si sentiva parte di sè; però mi sembrerebbe davvero morboso e che qualcun altro (che manco mi ha mai visto in faccia) seppellisse e piangesse il mio endometrio e l’invisibile grumo di sangue. Morboso e orrendamente invasivo. Non posso neanche soffrire questo dolore come meglio credo? Ma forse il campo degli angeli è dedicato esclusivamente ai non nati da quelle assassine che hanno interrotto volontariamente la loro vita…
Se non ci fossero guerre permanenti i militari dovrebbero andare in pensione. Ovviamente, vale per entrambe le parti.
Penso che se c’è una precisa richiesta da parte dei genitori di seppellire un embrione o un feto, ci debba essere la possibilità che essa venga esaudita. Trovo invece violento che si proceda in tal senso nella generalità dei casi.
vi invito ad informarvi appieno su ciò che succede nel Lazio da ormai qualche anno attraverso una visita al sito di questa signora invasata, ascoltate bene la sua attività musicale e poi riparliamone.
http://www.olimpiatarzia.it/Musica.aspx
@Valter sei ridicolo, sei come quelli che difendono i fascisti del terzo millennio e la loro “cultura”. Purtroppo difendersi dalle persone poco intelligenti è veramente difficile, non sono disponibili all’ascolto, che è la premessa per la comprensione
milva
scusate, per chiarezza:
purtroppo per noi donne è difficile difendersi
Non se sia la crisi economica ad alimentare la crisi morale e certa follia imperversante o viceversa, fatto sta che stamattina leggendo i giornali e le notizie sul web mi pare di stare in un paese di invasati, c’è il professore che vorrebbe fare la strage in sinagoga, bruciare “i negroni” (scusate sono parole sue) e applicare le cure di Menghele alle donne di SNOQ, poi ci sono i leghisti che vanno in pellegrinaggio a Lourdes e sostengono che la Madonna parli bergamasco e voglia veder riconosciuta la Padania, ora questo post e il link di Milva.
Intanto i dati Istat parlano chiaro il 37% delle donne dopo aver avuto un figlio lascia il lavoro, allora invece di costruire “giardini degli angeli” e sostenere movimenti per la vita inutili, perché non finanziamo servizi veri per i bambini esistenti e le loro famiglie? tipo asili, scuole con orari compatibili con le nuove realtà lavorative, gruppi di sostegno seri e laici, oppure continuiamo a fare gli ipocriti, diamo delle assassine alle donne che interrompono una gravidanza perché il feto o l’embrione presentano malformazioni però poi ai disabili e ai diversamente abili nelle scuole leviamo gli insegnati di sostegno e chiudiamo le comunità perché non ci sono fondi?
Se qualcuno è in grado di spiegarmi questa follia in francamente non ce la fo’
Vedo che la solerzia della padrona di casa scatta a intermittenza.
Se avessi dato io del “ridicolo” a una commentatrice apriti cielo.
Cara Milva, è così ridicolo ragionare sul linguaggio anzichè schierarsi?
Mi limitavo a dire che il linguaggio della guerra ingrassa i generali (che ci costruiscono carriere politiche, tribunizie e pubblicistiche).
Naturalmente all’interno di ogni schieramento la narrazione è vittimaria: gli angeli fabbricati dall’IVG da una parte, le donne sempre e solo conculcate e oppresse in un sacrosanto diritto dall’altra.
Quanto alle dosi d’intelligenza qui elargite, chi legge giudichi.
@Valter
mi scuso se l’ho offesa ma vede un conto è discettare del più e del meno su questioni a noi distanti, come probabilmente fa lei, altro è mantenere la calma quando si tratta di ciò che ha a che fare strettamente con la nostra vita, e con le nostre condizioni di vita, quindi mi scuso veramente se ho esagerato nei giudizi.
Vede ho una figlia ormai vent’enne, ho fatto un aborto volontario quando ero molto giovane e mi è capitato di avere due aborti spontanei, mi è capitato di sperimentare vari tipi di anticonzezionale, di avere rapporti sessuali all’interno di relazioni lunghe e stabili e anche in situazioni estemporanee….la gestione del mio corpo della sessualità, della maternità non è mai stato per me qualcosa di accessorio, qualcosa per cui potevo delegare ad altri, e ritrovarmi a vivere in un paese in cui su questioni così decisive per la vita delle donne, e per la vita di tutti, decidono dei personaggi di dubbia intelligenza, sanità mentale, e preparazione specifica, come è in questo caso per i volontari del movimento per la vita, mi preoccupa molto.
milva
Strumentalizzazione o no, proprio non capisco dove sia il problema nel seppellire i feti abortiti.
Gino, il problema è l’ostentazione, cercare consenso politico sulla pelle di altri e altre, in nome di una spiritualità molto dubbia (chi è che ha scritto di fare penitenza e pregare in segreto piuttosto che ostentare il digiuno?).
Questo genere di iniziative permettono ai militanti dell’aborto libero e gaio di concludere che chi non è come loro deve appartenere per forza a questi schieramenti crociati, che oggi seppelliscono feti e domani chiedono la guerra santa contro Al Qaeda.
Binaghi, non parlo dell’ubicazione della sepoltura e delle strumentalizzazioni politiche (che comunque ci sono sempre e in ogni occasione e per qualsiasi cosa). Parlo della possibilità della sepoltura in sé.
Gino a parte che strumentalizzare è di per sé odioso visto quel che c’è in gioco. Io ho già spiegato sopra quale è il mio punto di vista sulla questione, chi vuol seppellire il feto lo capisco profondamente, specie se crede che la vita cominci col concepimento, e che continui dopo la morte; però se io considero quello che mi esce morto dal ventre come il corpo di un figlio da seppellire o come materia ormai inerte è affar mio, seppellirmelo a forza in terra consacrata è come se mi mandassero il prete a confortarmi per forza, parlandomi di un Dio che per me non esiste.
E’ inquietante che si sprechino tante risorse e lo si acclami come una conquista per la vita.
Sottoscrivo completamente quello che dice Francesca. Purtroppo ho un’esperienza personale di aborto spontaneo a 12 settimane. Ho subito un raschiamento e ho chiesto di poter vedere il feto. Cos’era rimasto se non un grumo di sangue e cellule grande come un’unghia?
E’ questo che vogliono seppellire? Per chi? Per la madre o per loro stessi?
…
Sempre pronti a fare le guerre sante. A sapere cos’è più giusto per tutti. A violare SEMPRE la sensibilità e la vita delle persone.
Caro Binaghi, ma quale ostentazione. Semplicemente non considerare rifiuto speciale ospedaliero un fetto, come è avvenuto fino ad oggi è necessario moralmente e culturalmente. Non si vuole attraverso il seppellimento dignitoso colpevolizzare chi compie
l’atto abortivo.
@francesca violi esatto non capisco perché queste persone debbano forzatamente intervenire nelle questioni più personali della vita di un altro e decidere cosa sia giusto ed etico fare di un embrione ma poi se ne sbattono altamente se un figlio ce l’hai già e non sai dove e con chi lasciarlo quando i genitori o il genitore è al lavoro?
Perché in questi casi non si lascia semplicemente esprimere la volontà della diretta interessata o dei genitori senza dare giudizi o intromettersi? Ogni donna che conosco che abbia vissuto l’esperienza dell’aborto (Spontaneo o volontario) ha avuto reazioni diverse, ognuna merita rispetto e comprensione.
scusate se oggi imperverso ma la questione mi preme molto, qui sotto vi copio altri elementi utili per chi ha voglia di informarsi. Credere che il cimitero per i feti non abbia nulla a che fare con la volontà di dettare legge sulla salute riproduttiva delle donne è da disinformati
milva
http://www.olimpiatarzia.it/adesioni.aspx
Omniroma-CONSULTORI, PISANA: BELVISO D’ACCORDO CON LEGGE TARZIA
(OMNIROMA) Roma, 30 set – “E’ un disegno di legge assolutamente condivisibile”. Così, riferisce l’area informazione del consiglio regionale, l’assessore alle politiche sociali del Comune di Roma, Sveva Belviso, nel corso dell’audizione in Commissione Lavoro e politiche sociali sulla riforma dei servizi sociali che si è svolta oggi alla Pisana. “Vorrei solo un chiarimento – ha proseguito l’assessore Belviso – su quali siano gli organi ai quali compete l’erogazione degli aiuti economici. Qualora fosse il Comune, dovrebbe essere previsto un finanziamento da parte della Regione. Altrimenti, dovremmo negare gli aiuti”.
Valter lo chiedo senza polemica, perchè magari sono io che non lo so, chi sono i militanti dell’aborto libero e gaio? Puoi linkare qualche sito, documento (in cui associazioni o individui ci mettano nome e faccia), paragonabili a pagine del Movimento per la Vita o della Olimpia Tarzia?
Per me sono importanti anche i nomi dati alle cose e alle associazioni. Non fatico a credere come molte coppie o donne single – immagino, ma spero di non urtare nessuno con ciò, soprattutto chi ha, dopo mille ripensamenti, scelto per un aborto terapeutico sia una reale esigenza chiudere il ciclo del lutto con una sepoltura. Abbiamo, a volte, anche bisogno dei riti – e ciascuno ha i suoi. Mi sembra un po’ più strano il nome dell’associazione che se ne occupa – ha un nome un filo sinistro ” Difendere la vita con Maria” non “Associazione per l’elaborazione del lutto di una gravidanza andata male”. La via dell’inferno è davvero lastricata di buone intenzioni.
Molte coppie e donne hanno bisogno – una necessità “normale” – di avere un posto dove far stare ciò che hanno percepito come una vita. Altre no. I desideri di tutti andrebbero rispettati. Lasciando fuori Maria e la difesa della vita – ché, oltre tutto c’è anche un sacco di gente al giro preferente un rito laico o buddista.
Tuttavia, nella mia personale opinione, è sbagliato negare tale bisogno (quello del lutto e del seppellimento) solo perché un gruppo di esagitati fanatici se ne appropria.
Benchè pensi che ognuno abbia il diritto di fare ciò che crede. Non posso evitare di considerare un “cimitero di feti ed embrioni” una perversione, non perché interrompere una gravidanza sia un fatto allegro, ma perché il senso del cimitero è di mantenere vivo il ricordo di una persona che si è amata in vita, non serve tanto ai morti quanto ai vivi, che vanno al cimitero “a trovare” i cari estinti. Per quanto io possa volere un figlio e questo figlio mi muore dentro all’ottavo mese di gravidanza, non trovo salutare, da un punto di vista psichico metterlo in un cimitero e tornare a trovarlo periodicamente, mi sembra che questo alimenti il dolore piuttosto che alleviarlo.
Si è sempre abortito, non solo volutamente, ma soprattutto spontaneamente, gli aborti spontanei sono frequentissimi nei primi tre mesi di gravidanza, tanto è vero che nel sud Italia, o almeno a Napoli, non si dice nemmeno ai parenti stretti d’essere incinta, prima dei tre mesi, certo per superstizione, ma la superstizione spesso è il frutto di un meccanismo di messa in sicurezza psicologica: se non lo dico a tutti, ci sono meno aspettative o non è ancora vero e soffrirò di meno, o nessuno potrà ricordarmelo, se abortisco.
Magari Zauberei può avere dare una lettura professionale su questo punto.
Aggiungo a seguito del commento di Barbara, che appunto l’elaborazione del lutto è fatto personale e normale, ma che non può essere gestito in nessun modo dall’esterno, cioè da altri.
Anche nei casi di ivg, questa resta la mia vita e la mia relazione e della mia famiglia col feto/embrione.
@Serbilla
Non sono affatto d’accordo su quel che dici di un feto morto all’ottavo mese di gestazione. E’ cosa completamente diversa. Io riportavo il caso di un aborto nel primo trimestre, aimé fatto piuttosto frequente.
Ma quando muore un bambino che stava per nascere (si chiama morte perinatale e non più aborto), allora è tutto diverso. Non ti fanno un raschiamento, devi partorirlo. Non è un grumo di sangue ma un corpicino di 3 kg, che sembra un neonato addormentato…
Visto che pretendiamo rispetto dai fautori di questo abominevole movimento per la vita, vediamo di essere altrettanto rispettosi nei confronti di chi magari un lutto del genere lo ha davvero vissuto.
Eccome se ci vuole un luogo dove andare a piangere in quei casi.
Non confondiamo i due piani per favore.
Intanto bisogna guardare bene dove c’è l’obbligo di seppellire i feti e dove invece è una scelta. In secondo luogo, da come l’ho capita, in certi posti si fa differenza fra embrione e feto. La giornalista, forse, avrebbe dovuto spiegare meglio queste cose.
D’altronde, l’alternativa al seppellimento è che il grumo di cellule in questione (non meno “inutile” di altri, anche più grossi, se per le multinazionali vale miliardi di investimenti), che non appartiene alla donna, alla comunità, all’ospedale, all’azienda farmaceutica o alla politica (è bene ricordarlo), finisca in un inceneritore. Il fatto che venga sepolto, secondo me, è soltanto una questione di dignità nei confronti dell’essere umano in genere.
Certo, mi fa abbastanza specie sentir parlare di quelli che fanno strumentalizzazioni sui corpi degli altri, e poi la stessa cosa da parte degli avversari. L’unica differenza è questa: inceneritore insieme ai rifiuti o seppellimento? Non altre.
Serbilla non lo so – su questo siamo tutti diversi. E anche a me piacerebbe sentire la voce di Zauberei su questo punto. Tolta di mezzo la palese mala fede dell’associazione in oggetto – so di molte donne che hanno perso il bambino quasi alla fine della gravidanza e hanno chiesto una sepoltura trovandovi conforto. E’ chiaro era a loro – e al loro partner – che serviva. Ma non deve mica per forza essere insano. Forse è solo un modo diverso di vivere un lutto. Ripeto, mi pare odioso strumentalizzare ai fini di un “diritto alla vita e perdipiù sotto le insegne non neutre di Maria” ciò che per molti esseri umani – maschi e femmine – è vitale per riprendere a vivere: ossia avere un rito che aiuti a mettere un punto fermo. I tempi sono duri e brutti – ma non si dovrebbe cedere all’idiozia di lasciare ai profittatori la gestione dei sentimenti privati di ciascuno. Per altro, le persone di cui parlavo hanno sepolto in cimiteri normali – non in angoli speciali dedicati ai “bambini non nati”.
Capisco cosa vuoi dire e non volevo urtare la sensibilità di nessuno, certo la morte all’ottavo mese di gestazione è un fatto drammatico e psicologicamente diversa da un aborto ai primi mesi.
Continuo però a pensare che un cimitero a parte sia inutile e che si potrebbe fare richiesta di seppellimento nel cimitero normale, proprio in quei casi in cui si tratta di una morte prenatale o per tutti i casi dietro richiesta della famiglia in generale.
Si su questo condivido: non un cimitero a parte, ma poter seppellire (se lo si vuole) il proprio bambino nato morto nel cimitero dove stanno le altre tombe di famiglia.
Il mio commento di sopra era per ElenaElle, ma concordo con te Barbara, che ognuno ha una sensibilità diversa e reagisce alle cose in modo differente, ee che comunque bastano i cimiteri normali. Ed anche sulla chiara strumentalizzazione.
Avevo capito Serbilla -))) Ho letto i commenti sul fatto e sono ammutolita. Quel che mi fa stare davvero male è l’impossibilità di discutere, con un minimo di civiltà come qui ora, sulla possibilità che qualcuno senta il bisogno di seppellire un feto per trarne conforto senza finire in bocca a questa roba immonda e irrispettosa.
…io ho una sorellina sepolta in cimitero, nella tomba di famiglia, morta all’ottavo mese. Mia madre dopo quasi trent’ anni ancora ne risente, parecchio. Non so se vado OT, ma anche in questo caso, ad esempio, non so per quale motivo medico, mia madre ha dovuto fare un parto indotto, senza anestesia, con la consapevolezza di avere dentro di sè un cadavere. Ecco, forse ho paura anche solo di pensare cosa possa averle provocato tutto questo. E ho paura anche di domandarmi sul serio perchè i medici non le abbiano risparmiato quello strazio, con un sedativo qualsiasi, che lei non ha avuto.
che sia strumentale ad una certa ideologia è innegabile, ricordiamo che è uno spazio specifico ideato e sostenuto da un movimento che si definisce “difendere la vita”, con Maria o meno mi sembra che comunque questo sia un punto centrale nell’ideazione dello spazio – è comunque un ricordare che lì la vita è stata negata, e la negazione della vita va evidenziata e stigmatizzata. perchè si seppellisce appunto qualcuno che c’è stato, una presenza concreta – eccolo lì nel giardino vicino agli angeli. lo vedi, donna che lo hai rifiutato, per un motivo qualunque, che non interessa? è lì a perpetuo memento di quello che poteva essere e non hai voluto. che conforto se ne può trarre? non vogliono che se ne tragga conforto, vogliono che non si esca dal lutto ma lo si ricordi, si ritualizzi, questo rende l’aborto ancora più concreto e colpevole, si faccia come se fosse stato un bambino nato e ucciso, appunto. altrimenti, perchè non seppellire nello spazio normale del cimitero? si poteva fare benissimo una delibera per cui chi voleva seppelliva il feto al cimitero, punto. tra l’altro, nei primi tempi di gravidanza si tratta appunto di un insieme di cellule e tessuti vari, come si è sopra detto più volte, l’idea quindi di raccogliere questi poveri resti, metterli in una scatola e seppellirli lì proprio in quel posto preciso serve solo a colpevolizzare chi già sta male, e parecchio, di suo. il discorso può essere diverso per le situazioni di gravidanza più avanzata, ecc come si è detto sopra, ovviamente, ma non sono quelle il target dell’iniziativa, quando ti capita un’interruzione spontanea il movimento in difesa della vita non ha senso, o no?
Il problema che ci poniamo tutti, credo, è quello di fare delle distinzioni impossibili: a partire da quale giorno la gravidanza è “avanzata”?come si fanno a decidere queste cose? Il vero problema, forse, è che i “discorsi sulla morte” sono uno spazio ancora in gestione all’autorità religiosa. Di qui lo sconcerto di chi religioso non è, mio in primis. Gli atei non hanno spazi, riti, appoggi per superare la morte, per parlarne. Qual è l’alternativa al cimitero cristiano?
Sottoscrivo in pieno la frase di Barbara: “Tuttavia, nella mia personale opinione, è sbagliato negare tale bisogno (quello del lutto e del seppellimento) solo perché un gruppo di esagitati fanatici se ne appropria”.
Sinceramente io mi sentirei espropriata del mio cervello, dei miei sentimenti e della mia sensibilità se ogni volta che penso dico provo o faccio qualcosa (o desidero farlo) devo considerare prima quale uso distorto e strumentale ne potrebbero fare gli altri.
Significa dare al fanatismo un potere enorme, affidargli una specie di leadership che io non intendo riconoscergli.
Aggiungo: oggi abbiamo la possibilità di parlare in questo blog di vita e di morte, in relazione alle gravidanze non portate a termine. Putroppo ho la sensazione che pochissime donne, o coppie, che hanno avuto questa esperienza possano fare altrettanto al di fuori della ristretta cerchia degli amici. Socialmente, pubblicamente, per il mondo, è solo la Chiesa ad occuparsi del passaggio tra la vita e la morte. Ci manca un’alternativa laica, per non rimanere schiacciati da un’unica visione della vita che, espressa in queste forme, è un modo chiaro per colpevolizzare chi ha abortito, senza tenere conto della sua storia.
Valeria, però ad oggi non esiste un modo di venire incontro al desiderio di lutto e seppellimento che non sia religioso, con tutto il codazzo di pregiudizi che ne consegue!!
Non ne sono sicura, Laura. So di genitori, soprattutto madri ma anche padri, che hanno vissuto questo tipo di lutto e che, insieme, hanno costruito spazi fisici e anche virtuali per parlare di questo dolore, per elaborarlo.
Ripeto: a volte, spesso, uno (persone o istituzioni) il potere lo mantiene, perchè gli altri glielo lasciano.
Sulla morte e sul lutto in generale, poi non mi pare che la società laica oggi mostri una qualche propensione non dico ad affrontarla, ma pure a vederla, riconoscerla.
sarò una pazza separatista, ma penso che chi non è in grado di capire una certa sofferenza dovrebbe prima di tutto rispettarla con il suo silenzio, a meno di fare un serio e profondo sforzo di ascolto e di comprensione. poi c’è anche chi ha le orecchie foderate di piombo e non ha la capacità di vedere nell’altra un essere umano le cui ragioni, quando si tratta di questioni tanto vitali, vanno colte anche con quella qualità umana che si chiama empatia. sono talmente terrorizzati dalla possibilità di vedere minacciata la loro posizione virile – che è poi quella del prete che parla dal pulpito – che non indossano i panni di una donna neanche metaforicamente.
mi riferisco a molti commenti letti sul sito del Fatto, ma anche a cose trovate qui ogni volta che si affrontano argomenti del genere.
condivido in pieno quello che scrive milva, e per questo il mio commento è tanto arrabbiato. eppure non arriva neanche lontanamente al livello di rabbia e di determinazione che sarebbe giusto, come risposta, che esprimessimo.
Da qualche anno a Roma esiste uno spazio pubblico dentro il cimitero del Verano dove i laici possono organizzare un funerale come meglio credono. Si chiama tempietto egizio e l’uso è del tutto gratuito, il personale molto sensibile. Purtroppo mi è toccato in sorte di doverlo usare ed ecco è un modo, per i laici non famosi, gli agnostici o chiunque desideri un rito non religioso per esprimere i propri sentimenti.
Penso, sperando di non offendere la sensibilità di nessuno e senza voler rubare la voce a chi ha attraversato l’esperienza che esistono tanti modi diversi di affrontare un aborto. Chi non vuole proprio una gravidanza ha un atteggiamento diverso da chi ha un aborto spontaneo di una gravidanza desiderata e,magari, appena scoperta. Chi si decide per un aborto terapeutico ha un vissuto diverso da chi scopre di dover dare alla luce un feto morto nella pancia. Tutti i vissuti vanno rispettati e tutte le scelte per superare il dolore hanno pari dignità. A me offende un’associazione che pretende di parlare per tutti e tutte e prepara un monumento al senso di colpa. Ma è l’intenzione, non il seppellimento.
Infatti, Valeria! Intendevo proprio dire esattamente quello che tu hai espresso meglio: . Nel momento in cui le famiglie sono deboli e hanno bisogno di un sostegno non hanno quasi mai altri appoggi (figurati nel paesino in cui vivo..). I cattolici (o alcuni di essi) possono permettersi i “monumenti al senso di colpa” proprio per questo! ed è già un passo avanti parlarne adesso, come si vede dalla pioggia di commenti degli ultimi giorni…abbiamo bisogno di confrontarci su questo, sulla vita e la morte!
“Ma è l’intenzione, non il seppellimento.”
Quoto.
Aggiungo che l’UAAR spesso parla di riti funerari non religiosi e di proposte in tal senso: http://www.uaar.it/search/node/funerale%20laico
anch’io sono del tutto d’accordo con barbara, e specifico che io mi riferivo ovviamente alle situazioni derivanti da interruzione volontaria di gravidanza, che d’altronde sono il target dell’iniziativa. …
scusate, non ho capito se la sepoltura avvenga o meno con il consenso dei genitori. qualcuno lo sa ? grazie
Da qui http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/01/04/news/bimbi-27589429/
Dice: L’obbligo di sepoltura non è previsto dalle legge, ma l’iniziativa del Comune permetterà ai genitori “di avvisare le Asl che a loro volta chiameranno i servizi cimiteriali. Dietro le lapidi, tutte uguali, ci sarà un codice mentre davanti si potranno mettere anche nomi di fantasia”
Però aggiunge: “risponde all’esigenza di dare un luogo di sepoltura ai corpi dei bambini mai nati che senza una richiesta esplicita vengono smaltiti alla stregua di rifiuti ospedalieri speciali nelle discariche.”
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Non è un obbligo ma lo devi dire che non vuoi vada lì, in pratica, o sbaglio? Cioè, non c’è niente da fare, ti devi pigliare tutto il dolore che c’è in questa esperienza, perchè altrimenti stai troppo bene capito? Non sia mai che dopo perdi per un attimo la cognizione della “morte del mai nato”.
In lombardia c’è il seppellimento. La famiglia può decidere se vuole prendersi l’incombenza al posto dell’ospedale, al massimo.
Non credo, francamente, abbia qualche senso parlare di “obbligo di seppellimento”. Perché, ripeto, l’alternativa è l’inceneritore con altri rifiuti. Riconoscere anche all’inizio della vita dell’essere umano un valore un pochino sopra a quello di un qualsiasi altro rifiuto, mi sembra una cosa da persone civili.
Per me il mio corpo morto, proprio il mio, può finire ovunque, perchè ormai sarò morta. Sono i vivi che hanno bisogno dei cimiteri, decido di come sarà sistemato il mio corpo solo in relazione ai vivi – se abito a Londra da sola, dispongo che il mio corpo venga portato a Napoli dove c’è la mia famiglia, per facilitare loro le cose. Dunque se io non sento il bisogno di destinare ad una tomba l’embrione di cinque centimetri che sarebbe potuto essere mio figlio, quindi il mio parente più prossimo sul quale io decido, come deciderei se fosse un figlio nato e minorenne – e poichè l’embrione non può lasciar scritto un documento in cui afferma la propria volontà – ho il diritto di non farlo, cioè di destinarlo all’inceneritore con altri rifiuti organici. Perchè è il mio sentimento che conta. Non so se riesco a spiegarmi.
Ti spieghi. Legalmente, però, la potestà genitoriale è limitata (per esempio sull’aborto) e revocabile. Mi sembra abbastanza ovvio che chi abortisce volontariamente perda automaticamente la potestà su ciò che ha abortito. Sia che si tratti si sepoltura sia che si tratti di mandare la cosa all’inceneritore, la scelta spetta allo stato e all’ospedale, indipendentemente da qualsiasi “sentimento”.
Appunto Gino, appunto, indipendentemente da qualsiasi sentimento, e si pretende di far passare questa cosa come un “inno alla vita”.
Ma è solo, pura e semplice, violenza, operata da una parte della società, incapace di “concepire” la differenza di pensiero e di rispettarla, nello specifico, di “concepire” le donne e il loro sentire.
Perchè devo avere col concepito un rapporto così intenso da metterlo al di sopra della mia esistenza, è il mio “bambino” dal primo istante in cui l’ovulo viene fecondato, però se cerco di vivere veramente la relazione col mio bambino si intromette lo stato, la chiesa, i bigotti e i dittatori.
Adducendo quale motivazione? Il meglio per lui? Certo, il meglio per un feto morto – dei/lle vivi/e chissene. Continuando a chiamare tutta questa perversione “inno alla vita”.
Ribadiamolo che sensibilità, sentimento, empatia, non c’entrano niente in tutta questa storia, perchè sia chiaro, l’unica cosa che c’entra è il controllo.
Luisa Pronzato sul blog del Corriere della Sera, 27 ora, immaginando le lapidi e le statue di angioletti del cimitero dei bambini mai nati si domanda:”che cosa rappresenta quella lapide bianca?Un punto di unione verso un bambino che non c’è o una fonte di colpa? La consolazione o la perpetuazione di un dolore? Quel camposanto benedetto oggi che cosa dice a una donna: che è stata inadeguata per non essere riuscita a portare a termine la gravidanza o colpevole per aver voluto interromperla?” Ed io aggiungo che in quel camposanto l’unica ad essere maledetta sarà la donna che ha scelto di vivere in piena scienza e coscienza il suo desiderio di essere madre.
Arrivo tardi – e anche un po’ di malavoglia perchè l’argomento in qualche modo che capisco anche poco, mi tocca. Ma ho letto tutti i commenti e ho apprezzato molto Valeria e Barbara.
Mi è stato anche chiesto un parere, anche se Valeria e Barbara hanno detto già cose abbastanza sagge, qualcuna di queste la ripeto.
Penso che sia del tutto normale e dal mio punto di vista persino auspicabile che una coppia che si trovi a confrontarsi con un aborto terapeutico, una morte perinatale, un aborto spontaneo varcata la soglia dell’inizio del quarto mese, dichiari il bisogno del rito. Nella mia prospettiva – diciamo professionale – questa cosa della fine non oggettivabile, non esperibile nella concretezza del rituale, lascia tracce che remano a lungo nei territori inconsci. Poi non si fa, poi non è necessario, poi si risolve altrimenti, e poi soprattutto le persone non sono tutte uguali. Ma ci sono storie che forse di questo epilogo hanno un bisogno psico – logico, cioè una necessità per andare avanti e superare la questione. Quindi il bisogno in se, si per me non ha niente di strano.
Ma è vero che il nome dell’associazione e sinistro, come è vero che mancano molte informazioni, quando chi come? ed è anche piuttosto terribile, mi metto nei panni di una persona che avverte questo doloroso desiderio, e che si trova nello scacco di poterlo esaudire ma lasciandosi strumentalizzare da chi non ha il minimo interesse per la sua vicenda. Perchè quelli non vorrebbero mica seppellire gli aborti spontanei e le morti perinatali, ma gli aborti veri e propri e anzi, se potessero manco seppellirebbero, esporrebbero in vetrina. C’è qualcosa di altamente patologico anche in questo, non tanto nel pensiero antiabortista per me anche comprensibile, ma quando questo pensiero viene esplicitato in questo modo, mi pare che ci sia qualcosa di perverso, qualcosa che non ha più a che fare con l’aborto, la religione, le donne etc, qualcosa che invece ha un tratto ossessivo e sinistro.
Insomma mentre permetterei la scelta alle persone che ne fanno richiesta, richiederei una perizia psichiatrica ai soci di Maria che se ne approfittano.
mi sembra che la notizia più clamorosa che viene fuori dallo stringato articolo e dai commenti sia la seguente: chiunque ha un opinone diversa dalla”nostra” è un abominevole invasato passibile di visita psichiatrica. Se non lo è per quello che fa ( dare una sepoltura ) lo è per il nome che porta ( difendere la vita), se non lo è per questi due motivi suoi, allora invasato abominevole e passibile di visita lo è per le sue sciagurate intenzioni, che, come sempre accade, le decidiamo Noi.
beh mi pare anche che ci sia poca voglia di scherzare, e pure capisco le reazioni dopo l’allarmante raffica di testimonianze di donne oppresse.comunque.
finoa qualche settimana fa c’era un “signore che quando gli piaceva una donna, la invitava nella propria lussuosa residenza, le donava gioielli preziosi, offriva buste piene di soldi, appartementi,. comprava sesso e piacere. probabilmente si preoccupava anche di igiene e contraccezione. come dire, se non ora. Quando?
dopo 48 commenti di persone che non sono in accordo tra loro ma che cmq ragionano intorno a una questione complessa arriva @k e trova la soluzione.
Allora confermo ciò che un pò sopra le righe dicevo stamattina e cioè che è difficile avere a che fare con le persone poco intelligenti, non scanbiano nulla perchè hanno già la verità in tasca, probabilmente è dio che l’ha depositata in loro…..le parole e i pensieri degli altri servono solo per esercizi retorici, sono solo gradini su cui innalzarsi per proclamare la verità in loro infusa, dal concepimento probabilmente, bah! beato chi non ha dubbi, insomma. io ce ne ho molti.
buonanotte.
milva