Immagino quel che può essere passato nella testa di Emma Bonino ieri sera ad Annozero, quando un ripugnante Ghedini le ha dato della “parruccona”, accusando di bigottismo (ma da che pulpito!) tutti coloro che chiedevano rispetto (per le donne, per le persone) da parte di chi è alla guida del paese.
Immagino anche quel che ha pensato la Bonino quando la giovane imprenditrice ha gridato all’ingiustizia perchè si associa bellezza femminile a stupidità: la giovane imprenditrice ha molta ragione e conosce già la regola del coprire con la propria voce quella dell’interlocutore, purtroppo. Il problema è che la priorità estetica è quella che viene richiesta da chi decide le candidature, ed è stata richiesta pubblicamente e più volte. Anche agli uomini, certo: ma per le donne vale di più, come al solito.
Immagino tutto questo perchè mi sono posta il problema mentre scrivevo Ancora dalla parte delle bambine. Il confine è molto esile: un passo, e si rischia l’accusa di moralista in sandali che attenta alla libertà di espressione e seduzione. Eppure, bisogna continuare a discutere di cosa intendiamo per libertà e di quanto, davvero, siamo liberi. Libere, nel caso.
Detto questo, continuo a rimuginare sulla domanda di Giovanna. E forse la mia risposta è che bisogna continuare a parlarne. Anche perchè fra pochissimo, svanito l’effetto-Veronica, dell’argomento non si discuterà più, e Cesare Lanza continuerà a proporci la Gregoraci sotto la doccia. Per cambiare l’immaginario bisogna essere dolorosamente consapevoli dello stato delle cose e continuare ad esserlo, senza abbassare la guardia. Poi, certo, bisognerebbe cambiare le persone che quell’immaginario scrivono. Perchè di Cesare Lanza la televisione è stracolma. E non solo la televisione.
Ps. Per gli Strega-dipendenti, i dodici candidati, dall’articolo di Maurizio Bono per Repubblica.
“Al primo e autocandidato (ma oggi ufficialmente supportato da Bompiani e autorevolmente presentato dagli Amici della domenica Umberto Eco e Angelo Guglielmi), Antonio Scurati, si sono man mano aggiunti Andrea Vitali (Garzanti, presentatori Enzo Golino e Nico Orengo), Tiziano Scarpa (Einaudi, con Ammanniti e Montefoschi), Cesarina Vighy (Fazi, presentata da Dacia Maraini e Margaret Mazzantini), Filippo Bologna (Fandango, con l´appoggio di Alberto Asor Rosa e Giorgio Van Straten), Giorgio Vasta (minimumfax, Francesco Piccolo e Stefano Giovanardi), Simonetta Poggiali (Neri Pozza, Francesco Durante e Diego De Silva), Linda Ferri (e/o, Elisabetta Rasy e Filippo La Porta), Dario Buzzolan (Baldini e Castoldi Dalai, Guido Davico Bonino e Alberto Bevilacqua), Gaetano Cappelli (Marsilio, Cesare De Michelis e Silvio Perrella), Massimo Lugli (Newton Compton, Aurelio Picca ed Emanuele Trevi) e Cristiano Cavina (Marcos y Mracos, Ernesto Ferrero e Valeria Parrella)”.
C’è anche una domanda da un milione di dollari proposta in cima e in fondo al documentario.
Perché le donne non sono scese in piazza?
Questa è in realtà la punta dell’iceberg. Possiamo trovare tante ragionevoli risposte, ma la questione fondamentale è che nell’universo femminino non si sono alzate voci corali contro certe nefandezze della televisione.
Che le registe, le autrici e le conduttrici non abbiano alzato ciglio.
Io credo, Loredana, che a questo punto sia necessario iniziare ad inviare il cavallo all’interno della fortezza. Cercare l’appoggio della base è senz’altro fondamentale ma non basta.
Bisogna colpire la piramide al vertice.
E sentire la reazione.
A dinosauro, per quanto dispiaccia perchè davvero si può passare per prevenuti, va detto che insiste a non (voler?) capire, dunque: quando la Hack definisce “mostruose” Parietti, Carlucci & Co. NON si riferisce alla loro eventuale bruttezza, ma al fatto che sono artefatte, innaturali, di plastica, inumane, finte, sintetiche ecc. ecc.
Quindi la “comparazione” con l’aspetto della Hack non va fatto, essendo lei esteticamente non bella (e grazie, a 85 anni..), ma se stessa, al naturale. Fin qui ci risiamo?
Detto ciò, secondo me dino solleva una questione giusta: questo un po’ stucchevole insistere sulla “bellezza” di Bonino e Hack, non è che, fermo restando che son donne al naturale, noi le troviamo “belle” perchè son della nostra parte?
Certo, dicono cose col cuore, con la passione, con l’anima e questo ci affascina e ci attrae.
E si dirà: ma s’intende “belle” come persone…ma, e se fossero di destra?
Poniamo che la Hack sia di destra e dica cose terribilmente di destra, la troveremmo ugualmente bella? La Binetti, che è pure “nature” e appassionata, la trovate “bella”? Io francamente no.
Dal blog di Marina Terragni: Perché ce lo lasciamo fare?
Beh. Da Marina Terragni almeno un commentino me lo aspettavo, dal momento che, se non erro, sostiene con convinzione che il patriarcato è morto e sepolto…
Immagino ti riferisca al suo libro ‘la scomparsa del femminile’, che io non ho letto.
Solo ieri ho scoperto il suo blog e su molte cose che dice sono d’accordo, si altre no, ma i consensi plebiscitari a me provocano molto più che l’orticaria.
Purché i confronti siano onesti a ma vanno bene e a me Marina Terragni non sembra proprio una che bara.
Allora, ripartiamo dall’intervista a Sara Tommasi al Corrierone. Ragazza bella di Terni annoiata che vuole “successo” e sale a Milano, a fare la bocconi, e nel frattempo studia recitazione… Beh, più o meno.
Tappe di carriera: Bocconi, seno rifatto, calendario di Max 2006, TV.
http://tinyurl.com/hpz6d cito il pezzo “fuori quadro” rispetto al itratto da ragazzina carina voglio-i-riflettori-su-di-me:
«La televisione ha tutto quello che mi piace fare: divertirmi e comunicare al tempo stesso. In realtà in questo momento sono in una fase frivola, dove sto ricoprendo ruoli che sono solo di apparenza… ma in futuro, visti anche gli studi in cui mi sono fatta un mazzo così, mi piacerebbe puntare a qualcosa di più alto come dei programmi culturali. Un domani non mi stupirei se mi trovassi a fare la giornalista o piuttosto la politica, perché no».
Ecco, il personaggio può non piacere, ma se fossi giornalista, io una così (magari in un momento di stallo di carriera) la intervisterei e le chiederei quanto della sua preparazione effettivamente interessa al mondo dello spettacolo, quanto del “mazzo” che si è fatta alla Bocconi davvero conta, quali difetti vede nel mondo della televisione, che ruolo dovrebbe avere la cultura nella società e così via… non per scoprirne l’inconsistenza, che sennò si chiude a riccio sui luoghi comuni delle amiche viste a Matrix, ma per mostrare quanto non le è dato di far vedere…
Immagino che valeria si riferisca al libro La scomparsa delle donne, che io ho letto tempo fa. Devo dire che su molti punti del testo non mi ero trovata d’accordo: sostanzialmente la Terragni ritiene che la chiave imprescindibile per la riscoperta della donna sia l’amore, con tanto di recupero della dimensione “magica” dell’inconscio che fa tanto “strega” del XXI secolo. Immerge le donne d’oggi in un bagno neoromantico intriso dell’umanesimo nazionale, mentre altrove, le donne ascendono ai più alti scranni grazie alle conoscenze scientifiche (la Merkel ha studiato fisica e chimica quantistica, per intenderci!) Ma lei è impegnata a dirci che dobbiamo riscoprire come “saper eccitare il bisogno maschile” (cfr. pag.83), abilità, del resto, in noi già ben sviluppata in passato…
Ma per favore…
Loredana, cosa ti aspettavi?
Da quello che scrivi, Paola, quel libro mi pare un frullato di melassa e lamponi, nel blog non mi pare di aver letto niente di simile, ma ieri ero concentrata su altro (il lancio dell’Italia monoetnica mi ha letteralmente sconvolto).
E però non mi sembrava che nel post che ho linkato dicesse cose così poco condivisibili. Lo rileggerò con attenzione.
Paolo, scusa ma perchè dici “se fossi giornalista, io una così (magari in un momento di stallo di carriera) la intervisterei “?
Stallo di carriera del giornalista o di ‘una così’?
@ Valria: stallo di carriera della Tommasi (da IMDB: Sara Tommasi “Down 12% in popularity this week)”. Cioè, in un momento in cui non è presa dal turbine delle cose da fare ma ha tempo per riflettere e meditare sui prossimi passi. L’idea sarebbe che quando ne va del mio lavoro lo difendo anche se ha qualche aspetto negativo: preferisco mostrare il culo e andare in TV che non mostrarlo con la conseguenza di non andarci. Ma il punto è, cos’ha in testa ST che non sia un “ruolo di sola apparenza”? Vorrei che ce lo spiegasse.
Lo dico perché mi viene in mente che anni fa quando lessi un’intrvista alla Parietti in cui diceva “leggo Schopenhauer” riferendosi ai trattatelli pubblicati in Piccola Biblioteca Adelphi. E la prima cosa che mi saltò in mente fu “quella non è filosofia sul serio”. Ma ero studente: ora, da lavoratore, penso che chi ha voglia di leggersi un PBA di Schopenhauer anziché [riempire a piacere] merita comunque rispetto, fosse anche una carogna. Ero vittima di un brutto pregiudizio… avrei quantomeno dovuto sospendere l’incerdulità!
Mi pare chiaro che ci sono delle posizioni preconfezionate alle quali chi regge i fili dello spettacolo vuole inchiodarci. Le veline a mostrare le chiappe, noi a lamentarci, loro a controllare il gioco senza cambiarlo. Bisognerebbe trovare moodo di cambiare questo framing coinvolgendo le veline. Si può fare?
Ma, sai, i pregiudizi sono double face. Perché far sapere che si legge Shopenhauer?
E comunque sì, credo che i framing non si possono cambiare tramite un deus ex machina, è indispensabile coinvolgere gli attori.
E’ sul ‘come’ che non mi vengono idee.
E comunque se ne sta parlando pure su ‘MALE NON FA’.
p.s. Ti ho letto sul blog di Giovanna Cosenza. Ti rispondo qui perché, per i miei gusti, sto intervenendo su troppi forum, non mi pare una cosa sana.
Io apprezzo molto le cose scritte da scrittori su altri scrittori.
Passo e chiudo definitivamente. Ciao.
Ciao Paolo, ma che interesse avrebbero le veline a uscire dal
loro ruolo? Mica hanno il cervello della Hack, tolte dalla ostensione delle chiappe e dai ruoli di pura apparenza cosa d’altro potrebbero fare, le commesse?
Le donne la cui unica ma anche remunerativa qualità è la bellezza, in cambio o in nome di cosa dovrebbero rinunciare a sfruttarla? Per solidarietà di genere?
“Ogni donna è seduta sulla sua fortuna”, ci si può dolere che sia un proverbio coniato da una maitresse, ma non è meno vero per questo.
E, per tornare alle “plastiche”, in molti casi checchè ne pensi la Hack funzionano alla grande, che sarebbe la Falchi, per dirne una, senza il silicone?
Certo, vedere ogni giorno in TV donne esposte come prostitute è avvilente, ma è peggio per le disgraziate sulla strada, anche loro sono carne in mostra, umiliata e comprata per pochi spiccioli (specie se nera).
io Schopenhauer l’ho letto tutto a 15 anni(un vecchio trucco per scoraggiare gli interlocutori invadenti.Casomai uno non riuscisse a guadagnarsi il timore reverenziale può sempre dire di averlo trovato talmente elementare da farlo decadere nell’oblio)
p.s e comunque secondo me dinosauro era l’ottimo Massimo Fini controvento.Ero bravo a mastermind,a 13 anni
Ciao Nautilus, vado con un altro esempio: Ambra Angioini, quella di non è la rai. All’epoca, il mondo si divideva in chi ce l’aveva come sogno erotico e chi le vomitava addosso ogni cattiveria. Beh, lei è una che, a conti fatti, ha saputo uscire dal ruolo riduttivo che le hanno ritagliato addosso quando era ancora minorenne — eppure all’epoca nessuno avrebbe puntato un cent su una sua metamorfosi, no?
Se, per principio, scommettiamo che una velina non è in grado di fare altro perché ha scelto di fare la velina le stiamo togliendo qualcosa. Senza sottovalutare il problema del regime di visibilità del corpo femminile in tivù, mi pareva giusto sottolineare che certi nostri pregiudizi ci possono far cadere nella trappola predisposta da chi mercifica: pensare che quelle che sgambano in tivù siano solo carne senza anima.
Ammetto che ciò su cui basiamo la valutazione (i programmi tivù appunto) offre pochi spunti per pensare il contrario: ma stiamo accettando di giudicare delle persone secondo un framing che ne distrugge l’essenza. Secondo me, colpevolizzare le veline significa diventare complici del framing almeno tanto quanto ne sono complici le veline che si esibiscono!
Scusate, Paolo e Nautilus, ma nessuno qui ha demonizzato le veline, né ha fatto delle ragazze che sgambettano in tv delle decerebrate cretine.
Questa è la riformulazione grossolana che fanno del discorso i vai Lanza e Rossella, per procedere poi con l’affondo del: “siete razziste, bacchettone e ipocrite. E, lasciatevelo dire, invidiose”.
Insomma una storia tra beghine e bocche di rosa. Anche questa una rappresentazione molto maschile della femminilità, del sesso e dei rapporti tra le donne. E tra le donne e gli uomini.
Possiamo andare oltre?
Solo per precisione: quella a cui Lanza fa fare la doccia la domenica pomeriggio, o meglio faceva fare, non è la Gregoraci, ma Sara Varone