“Non è facile far luce, e del resto, come diceva Montale, ci si deve accontentare dell’esile fiammella di un fiammifero. Ma è già qualcosa. L’importante è tentare di accenderlo. Anche un fiammifero Minerva.”
Questo è un post molto lungo, e persino un po’ datato, perché la lettera di Antonio Tabucchi ad Adriano Sofri, con ampia incursione nelle parole di Umberto Eco, è addirittura del 1997. Parla di intellettuali, categoria di cui da anni si dice tutto il male possibile, e il problema è che non è più solo qualche politico – o tutti – a farlo, ma gli stessi intellettuali, se come tali devono essere definiti coloro che lavorano con le parole e il pensiero. Anche sui social. Gli intellettuali non ci sono più! Tacciono! Si sottraggono!, dicono costoro. Eppure, quando sono davanti a un gesto intellettuale, tacciano chi lo compie di superficialità, violenza, vena autopromozionale. Chi non lo fa, tace, o magari solidarizza, chissà, in privato, fosse mai che si perde la possibilità di un passaggio televisivo.
Dunque, care e cari, ecco cosa significa essere intellettuali. Ecco a voi l’intervento strepitoso di Antonio Tabucchi del 1997. E’ lungo e spesso non facile. Ma leggendolo impariamo tantissimo, e così dovrebbe essere sempre.
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Ancora sugli intellettuali? Sì, certo, e soprattutto adesso. Degli intellettuali si dice tutto il male possibile, e il problema è che non è più solo Renato Brunetta a farlo, ma gli stessi intellettuali, se come tali devono essere definiti coloro…