Avviene ogni anno, e avviene in genere proprio alla fine dell’estate, quando i corpi, dopo la libertà della pelle nuda e dei piedi senza scarpe, tornano a essere un problema. Però succede di più, ogni volta. Chiunque frequenti un social viene invaso da proposte che riguardano lo yoga sulla sedia (se over 60, soprattutto), o tutti i modi per portare a termine con successo la strategia del digiuno intermittente, e sul suo schermo danzano gli avocado e le uova della dieta chetogenica, e produttori di formaggio vegano sussurrano che la differenza col pecorino serravallese proprio non si sente. E poi ci sono le star del penitenziagite, che ti ricordano che devi morire e che morirai prima se assaggerai un solo goccio di vino, o se tirerai una boccata di sigaretta. Il che è anche vero, ovviamente. Ma credo che ognuno di noi, a meno che non abbia la vocazione dell’altrui fustigazione, sappia bene che abbandonare una pessima abitudine non è affatto semplice, e che non tutti hanno la volontà della Ligeia di Edgar Allan Poe (“Né l’uomo è inferiore agli angeli, né vien domo dalla stessa morte che per difettò della povera sua volontà”: in realtà Ligeia cita Glanwill).
L’ossessione per il corpo mi dà sempre da pensare, perché aumenta.
Siamo entrati nell’ordine di idee che si possa e debba controllare tutto. E’ giusto e sano e importante che, negli anni, ci si renda consapevoli di quanto alimenti e comportamenti possano essere dannosi per il nostro corpo, e che ci si metta in guardia contro le abitudini sbagliate. Ma è la violenza con cui si fa a preoccuparmi. Il controllo sociale, se vogliamo, sulle nostre vite, e lo stigma qualora i nostri comportamenti non siano virtuosi (ed è una delle rare occasioni in cui gli aggressori si dimostrano preoccupati per il servizio sanitario nazionale su cui i viziosi gravano, onestamente).
Il corpo è la nostra ossessione nel tempo in cui quel che contano sono i nostri corpi immateriali, opportunamente abbelliti e filtrati e con il giusto sfondo. E se questo è il modello fornito dagli adulti, cosa mai dovrebbero fare gli adolescenti, i figli e le figlie che agli adulti guardano?
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Pensavo, leggendo stamattina il nuovo mensile di Repubblica su salute e stile di vita, alla narrazione del corpo. Pensavo a quello che ha scritto Mauro Covacich nel suo ultimo, bellissimo romanzo, “Di chi è questo cuore”, dove analizza, fra l’altro,…