“Eccomi qui a parlarvi della pace. È strano. Io che non mai conosciuto un solo istante di vera pace in vita mia, vengo a parlarne a voi? Eppure ritengo che proprio ciò che so della guerra mi dia il diritto di farlo.
Già da molti anni la mia vita, i miei libri, si dipanano in un questo miscuglio di guerra, di paura delle sue conseguenze, di ansia per Israele e per i miei cari che ci vivono, di lotta per il diritto ad avere una vita privata, intima, non eroica, in una situazione spesso monopolizzata dal conflitto, dalla tempesta, dalla candela.
E quanto più conosco profondamente la distruzione e la devastazione di una vita in uno stato di guerra, più sento il bisogno di scrivere, di creare, come se questo fosse un modo di rivendicare il mio diritto all’individualità, di dire “io” anziché “noi”.”
Così David Grossman a Francoforte, ricevendo il Premio per la pace nel 2010.
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Ieri sera su Facebook ho scritto questo: “Abbiamo parlato dunque di Primo Levi e dunque sono arrivati messaggi di chi diceva “basta con questi ebrei” e “dovete fare cultura, non politica”. Rispetto a qualche anno fa, un peggioramento: questi sms…
Dice David Grossman che ciò che dobbiamo temere è il cinismo. Quello che ci si chiude intorno come una corazza, e ci imprigiona, e non ci fa sperare, e neanche vedere, che esiste una possibilità migliore di quella che abbiamo….
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